Il fotografo Marco Sconocchia vive a Londra, ma durante una delle sue visite a Torino, città dove è cresciuto, ha deciso di sviluppare un progetto sull'eroina. In quella che sei anni fa veniva considerata la capitale europea delle droghe pesanti, racconta, "ho visto il degrado aumentare in modo esponenziale.""Se da una parte ci sono le zone soggette alla gentrificazione che diventano sempre più 'di lusso', le zone tradizionalmente considerate malfamate non fanno che peggiorare," spiega riferendosi "soprattutto ai quartieri Barriera di Milano e Porta Palazzo."
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La fama di centro culturale del capoluogo piemontese fa oggi da schermo, ma è stato proprio il "rinascimento" cittadino cominciato con il 2006—anno delle Olimpiadi invernali e del lancio del cosiddetto "sistema Torino"—a rappresentare l'inizio di una nuova ondata di degrado.Mentre in Italia e all'estero si speculava sul futuro urbano e si tentava di rilanciare la città con un'economia basata sul turismo, dall'altra parte la crisi aveva colpito forte, le fabbriche chiudevano e secondo le stime Torino era la città più povera del Nord Italia.
"Ma nessuno sembra essersene accorto davvero," continua Sconocchia. "Un po' perché a peggiorare sono state appunto quelle zone in cui nessuno va—per quel modo di fare tutto piemontese che se da piccolo ti hanno insegnato ad avere paura di un posto perché è pericoloso, tu non ne vuoi sapere di quel posto. E l'eroina è tornata come conseguenza del degrado, soprattutto tra i più giovani."Il fotografo ha quindi seguito alcuni ex compagni delle elementari dei fratelli minori: Stefano, 17 anni, eroinomane con un figlio in comunità, e Alessio, 20 anni, dipendente dalla white, un mix di eroina e sostanze di taglio, in questo caso cocaina—e proprio tramite i fratelli è venuto a sapere di una realtà che, appunto, è ben mimetizzata."Ma nelle zone più degradate della città, dove seguivo questi ragazzini, se la gente per strada vedeva che c'era uno con una siringa in mano non faceva una piega, era come se avesse un accendino."
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Non che il legame tra la città e l'eroina sia cosa nuova: già negli anni Settanta e soprattutto Ottanta era forte, ma se allora—e non era meglio né peggio—le rivendicazioni politiche e la quasi ingenuità riguardo gli effetti creavano un contesto diverso al consumo, oggi secondo il fotografo l'eroina può essere il punto di arrivo di una strada in discesa."Questi ragazzini non sanno niente di quello che stanno facendo, hanno cominciato magari anni prima con qualche altra sostanza e il passaggio sembra 'spontaneo'. È la destinazione obbligatoria, iniziano da giovanissimi a fare tutto e anche se finiscono lì, lo sanno che finiscono lì. Non c'è nemmeno più la cosa di sentirsi fighi, è proprio solo disperazione dell'ambiente intorno."E la città non sembra pronta a reagire: se ci sono, come in tutta Italia, SERT, distributori di siringhe e farmacie aperte tutta notte, di eroina a Torino si continua a sentire parlare poco, al di là degli obbligati articoli su qualche arresto: sia in città, sia sui giornali. E tanto la tossicodipendenza quanto il silenzio sembrano fare parte, per metterla come Sconocchia, della "relazione chimica con la città."Segui Elena su Twitter
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