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Mode Italo-adolescenziali #3: Accessorry

Terzo e ultimo appuntamento con gli scheletri nell'armadio della nostra adolescenza.

In questo terzo e ultimo capitolo della saga della vergogna, abbiamo deciso di affrontare un argomento forse addirittura più spinoso dei precedenti: gli accessori. Con "accessori" vogliamo indicare tutta quella massa indefinita di cose, cosucce e perlopiù cosacce che ci mettevamo addosso con l'intenzione di abbellire ciò che sembrava povero di dettagli. Impressione il più delle volte sbagliata. Qualsiasi cosa recuperata per strada o nell'armadio del bagno poteva essere attaccata, infilata, aggiunta alle estremità dei nostri già deprecabili vestiti. E, ovviamente, questa tendenza è stata prontamente assecondata dal mercato, che—soprattutto negli anni Novanta—è riuscito a far andare di moda alcuni pezzi che neanche il tuo peggior incubo hippy oserebbe più sfoggiare. Ecco alcuni dei più rappresentativi.

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ASTUCCI E COLLANE DI LANA COTTA

A partire dalla fine degli anni Novanta, quest'invenzione degli Obej Obej milanesi si è rapidamente diffusa in tutta Italia, diventando uno degli accessori più difficili da estirpare dalle borsette delle italiane. La bustina di pannolenci o lana cotta, utilizzata per contenere tabacco, fumo, cilum o semplicemente i trucchi, è a tutt'oggi un bene di prima necessità, e la sua popolarità è ancora ben lontana dal conoscere una fine. Se la versione plain, a tinta unita, senza fronzoli attaccati alla cerniera, può comunque essere considerata un comodo porta-tutto, la sua variante con sopra fiori e/o folletti multicolori ricamati in rilievo è ben difficile da perdonare.

L'upgrade delle bustine di lana cotta arrivò poco più tardi, nella forma di collane con pallozze colorate, spille floreali, orecchini pendenti e copri-orecchie alla capitano Spock. Data la sua diffusione e il fatto che diverse amiche lo sfruttano tuttora come alternativa economica alle menosissime trousse Muji (che possiedo in numero e dimensioni imbarazzanti), sento di dover essere piuttosto clemente nei confronti dell'astuccio in pannolenci. Ma i collari arcobaleno da beone rivoluzionario mi fanno venire voglia di fondare uno squadrone antiveganesimo e irrompere nei ristoranti vegetariani mangiando carne cruda a mani nude.

DREADLOCK SOLITARIO

Le cose vanno fatte bene: o tutto o niente. Ecco cosa vorrei mi avesse detto mia madre quando un piovoso giorno di novembre mi sono presentata a colazione sfoggiando una specie di lungo stronzo rinsecchito, che dall'attaccatura dei capelli finiva giù in fondo, dove il resto della mia chioma si incastrava sotto le ascelle. Grazie a questa scelta ingloriosa, ancora oggi, nel punto in cui mi ero annodata i capelli insieme a delle preziosissime perle in vetro di Murano, si può notare una lieve calvizie. La mia professoressa di matematica era stata ben più lungimirante di me, quando durante un'interrogazione, spazientita dalla mia ignoranza, mi aveva urlato: "Cos'hai, Miranda, le perline ti hanno invaso il cervello?!" Insomma, se non sei abbastanza temerario da toglierti da Facebook e usare un PC, è inutile che te ne vai in giro con un Nokia 3310, vantandoti della libertà che ti regala l'assenza dall'interwebbb. COLLANINA DI LEGNO SILVIO MUCCINO / CATENINA TOM DeLONGE Variante maschile delle pallozze in pannolenci, la collanina elastica con perline di legno è stata giustamente soprannominata dalla mia amica Lucia "la collanina da sfigato, quella che puoi tirare e fa 'sdeng!'" L'immagine e didascalia qui sopra sintetizzano perfettamente il concetto. Non c'è molto altro da aggiungere, se non il fatto che la generazione Silvio Muccino l'ha indossata come la generazione precedente indossava il ciondolo di Jovanotti, aka la T del Tao: troppo. La variante tough e invernale era quella con le sfere di ferro, in pratica le collanine del Mardi Gras rivisitate in chiave metallara. Prima di possederne parecchie, diverse per forma, lunghezza e colore, avevo saccheggiato il bagno di casa, privando i tappi di lavandino e vasca dalle loro catenine di metallo. Insieme alle spille da balia infilate nei buchi delle orecchie e alle linguette delle bibite in lattina per "decorare" lo zaino, questo è uno degli accessori a cui più tenevo e di cui vado ancora adesso molto orgogliosa. Il fatto che bastasse una sola goccia di sudore per ossidarsi e lasciarmi sul collo evidenti strisce verdognole ha dato solo a posteriori un senso alla fatidica domanda dei miei: "Ma ti droghi?"

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CAPPELLO ALLA PESCATORA

" You get what you give" dei New Radicals ha stravolto una mia intera estate e l'idea di copricapo di metà della popolazione maschile nata tra l'82 e l'88. Nel video il cantante indossava un cappellino alla pescatora color beige calato sugli occhi ed è—a oggi—forse l'unico caso di essere umano con tale accessorio a non sembrare un coglione. Anche gli Sugar Ray ci andavano giù pesante, ma il loro caso si inseriva perfettamente nella tipica triade dell'abbigliamento cretino: cappello alla pescatora-mèches bionde-occhiali da sole colorati. Non esplorerò oltre le preferenze in campo di cappelli di gruppi come Aqua o *Nsync perché temo di scoprire altri 89 accessori che il mio cervello è riuscito a rimuovere solo recentemente, dopo anni di Topexan e duro lavoro.

COLLARINO TATTOO

La desideravo tantissimo e non sono mai riuscita ad averla. Non ho mai capito dove si potesse acquistare, ma ho sempre avuto il sospetto che la vendessero in luoghi misteriosi come l'edicola o il tabaccaio, dentro a confezioni ancora più oscure, tipo le bustine delle figurine o dentro il cellophane del Cioè. Le ragazze più grandi di me la indossavano con una fierezza da regine, spesso in pendant con contorno labbra marrone e sopracciglia disegnatissime. Manco a dirlo, insieme alla collanina girocollo di velluto con ciondoli annessi, la collana tipo tatuaggio è recentemente tornata di moda; ma ancora adesso mi chiedo come chi la indossi non sia terrorizzato all'idea che i dentini di plastica gli possano tagliare la giugulare.

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Nei post precedenti:

Mode Italo-adolescenziali #2: nuovi scheletri nell'armadio

Mode italo-adolescenziali: un post per non dimenticare

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