FYI.

This story is over 5 years old.

News

Un tuffo nella xenofobia grillina

Dopo la scomunica di Grillo sull'emendamento M5S per l'abolizione del reato di clandestinità, ripercorriamo le posizioni di leader e partito su immigrazione e diritti di cittadinanza.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

L’altro ieri il Movimento 5 Stelle è riuscito a far passare un emendamento in Commissione giustizia al Senato che prevede l’abolizione del reato di immigrazione clandestina. “Siamo orgogliosi di aver eliminato il reato di immigrazione clandestina,” aveva dichiarato trionfante il senatore Maurizio Buccarella, “che portava disagi e anche dei costi, oltre ad essere una norma ingiusta.”

Ad alcuni l’emendamento non era andato giù per nulla. Mariastella Gelmini, ad esempio, subito dopo il voto aveva posto un’angosciante domanda retorica:

Pubblicità

Abolito in commissione giustizia il reato di clandestinità? Ma siamo impazziti?
— Mariastella Gelmini (@msgelmini) October 9, 2013

In un certo senso, il tweet stizzoso della Gelmini era la conferma che l’emendamento del M5S (per una volta) andava nella giusta direzione. La circostanza era stata messo in risalto anche sulla pagina Facebook di Beppe Grillo: “Non lasceremo più morire nessuno in maniera inumana, ci sarà più sicurezza, più legalità e più umanità.” Tuttavia, nello stesso post c’era una frase che spostava il focus dall’abrogazione di un reato odioso a qualcosa di sensibilmente diverso: “Da oggi le espulsioni dei clandestini sono più semplici.”

La contraddizione (chiamiamola così) è poi esplosa definitivamente nel famigerato post di scomunica firmato insieme a Casaleggio, in cui i due leader del M5S disapprovavano “sia nel metodo che nel merito” l’operato dei loro Cittadiniportavoce: “Nel merito questo emendamento è un invito agli emigranti dell'Africa e del Medio Oriente a imbarcarsi per l'Italia. Il messaggio che riceveranno sarà da loro interpretato nel modo più semplice. […] Quanti clandestini siamo in grado di accogliere se un italiano su otto non ha i soldi per mangiare?”. Ad accompagnare il post, inoltre, la foto di un’anziana china a raccogliere i pomodori di scarto di un mercato, che non faceva altro che rafforzare la retorica dell’invasione allogena e rimandare ai manifesti di Forza Nuova, Casapound e camerati vari.

Pubblicità

Come prevedibile, c’è stato un grande stupore intorno al diktat. Il deputato Pd Kalid Chaouki ha detto che Grillo, “con le sue dichiarazioni di contrarietà all’abrogazione del reato di clandestinità e il suo attacco ai senatori 5 stelle che lo hanno votato, ha finalmente gettato la maschera.” Ma davvero Grillo ha gettato la maschera una volta per tutte, mostrando il volto feroce del populismo formato nouvelle droite? Per nulla: è da parecchi anni, infatti, che in tema di immigrazione e diritti di cittadinanza il blog di Beppe Grillo è allineato su posizioni destrorse—se non apertamente xenofobe.

Il 5 ottobre 2007, all’apice della paranoia securitaria pompata al massimo dai mass media, nel blog venne pubblicato un articolo dal titolo piuttosto significativo: “I confini sconsacrati”. Grillo (o chi per lui) se la prendeva apertamente con i rom, descritti come “un vulcano, una bomba a tempo” che “va disinnescata,” e con l’Europa, che permette “migrazioni selvagge di persone senza lavoro da un Paese all’altro,” senza “la conoscenza della lingua” e “senza possibilità di accoglienza.” L’ultimo bersaglio del post era (ovviamente) la Kasta, che si era macchiata del gravissimo crimine di “sconsacrazione” dei confini della Patria.

In un post del 2009 (“Lazzaretto Italia”), Grillo prima partiva con la critica di un emendamento infame della Lega Nord al Decreto Sicurezza (quello che obbligava i medici a denunciare i clandestini), poi si abbandonava a scenari degni di uno zombie-movie: “Per scoprire un clandestino si mette a rischio la salute degli italiani. Non c’è che l’imbarazzo della scelta. Tra le malattie d’importazione vi sono tbc, scabbia, aids, colera, malaria, lebbra.” Grillo continuava prendendosela con degli imprecisati loro: “Hanno inventato le malattie clandestine. In Italia ci sono migliaia di casi di tbc, una malattia diffusa in Romania e Bulgaria, paesi comunitari.” L’allarme contagio raggiungeva l’apice alla fine del post: “I bambini italiani sono vaccinati contro il morbillo e dall'est arriva la tbc senza controlli alla frontiera. Le porte della stalla Italia sono sempre aperte ai virus e il Governo riesce sempre a peggiorare la situazione.” L’unica soluzione, proponeva Grillo, era quella di introdurre “il passaporto sanitario per gli immigrati dei Paesi a rischio.”

Pubblicità

Il post di scomunica di ieri, dal blog di Beppe Grillo.

Nell’aprile del 2011 Grillo tornava sull’argomento “clandestini”. Il post in questione li definiva “multiuso come un coltellino svizzero”, dal momento che i migranti sono utili “ai profitti delle aziende, ai partiti, alle mafie.” Allineandosi all’emergenza del momento (cioè il flusso migratorio dovuto alla Primavera Araba), il capo del M5S sostituiva i rom con i tunisini: “In Italia sono entrati 20.000 tunisini, della maggior parte di loro non si sa più nulla, che fine abbiano fatto. Pochi sono riusciti ad arrivare in Francia. Vagano per la penisola senza sapere una parola di italiano. In nessuno Stato del mondo questo è permesso con una tale serenità d'animo, da noi sì.” Ed è per questo, chiosava Grillo, che il Paese sta “giocando con la dinamite e con il futuro della […] nazione.”

Il tema dell’invasione incontrollata e delle frontiere violate è riemerso in un articolo (“Tora, tora, tora”) di qualche giorno fa. “Le acque territoriali italiane sono un colabrodo,” denuncia Grillo. “Churchill definì l'Italia ‘ il ventre molle dell'Europa’ e non a caso la prima invasione terrestre degli Alleati nel continente europeo avvenne in Sicilia nel 1943. Ventre molle? Oggi non c'è neppure più il ventre. C'è il vuoto.” Segue proposta ironica per risolvere il problema: “Aboliamo i confini, come sono ora non servono a nulla. Dichiariamo l'Italia ‘ Nazione aperta’ senza frontiere in cui non entrare più di nascosto, prendendo rischi anche enormi, sarebbe meglio di questa ipocrisia che si nutre delle disgrazie di cui è colpevole e che non fa nulla per prevenirle.”

Pubblicità

Grillo è intervenuto diverse volte, e sempre in termini negativi, su cittadinanza agli stranieri e ius soli. Nel 2012 affermò perentoriamente che “la cittadinanza a chi nasce in Italia, anche se i genitori non ne dispongono, è senza senso.” Nel maggio del 2013 Grillo precisò ulteriormente la sua posizione: “Chi vuole al compimento del 18simo anno di età può decidere di diventare cittadino italiano. Questa regola può naturalmente essere cambiata, ma solo attraverso un referendum nel quale si spiegano gli effetti di uno ius soli dalla nascita.”

Fin qui le posizioni di Grillo. Quali sono quelle dei suoi deputati? L’ultimo post sullo ius soli aveva creato non pochi malumori. Alessandro Di Battista si era dichiarato favorevole allo ius soli, salvo tornare velocemente sui suoi passi dopo le polemiche: “Sono d’accordo con Beppe”. E Di Battista, essendo uno dei più ferventi fedeli del Capo, è sempre d’accordo con Beppe.

Una cosa simile è successa anche al senatore Maurizio Buccarella, altro fedelissimo e uno dei firmatari dell’emendamento sul reato di clandestinità. Intervistato dall’ Huffington Post, Buccarella si dice sicuro “di non aver commesso errori” e ammette una circostanza incredibile: “Forse abbiamo sottovaluto la portata dell’emendamento, convinti che la maggioranza lo avrebbe respinto.” In pratica, i Cinque Stelle hanno presentato un emendamento che speravano fosse bocciato. Il giornalista dell’HuffPo chiede al Cittadinoportavoce, alla luce del post di Grillo, se il M5S voterà contro la sua stessa proposta. Risposta: “Be’, non so, valuteremo, vedremo il da farsi.” In serata, lo stesso Buccarella ha confermato l’intenzione di andare avanti: “L'emendamento sull'immigrazione clandestina arriverà in aula.”

Pubblicità

Altri deputati hanno idee molto meno chiare. Il capogruppo M5S alla Camera Alessio Villarosa, ad esempio, non sa nemmeno di cosa si parli quando si parla d’immigrazione e della relativa legislazione italiana.

Ad ogni modo, la stampa e alcuni politici del Pd tendono spesso a dividere le posizioni del Capo e di Casaleggio (di destra) da quelle di deputati e attivisti (sostanzialmente di sinistra). Repubblica parla addirittura di “base in rivolta” e riporta commenti delusi del tipo “così ci diamo le zappe sui piedi.” Andrea Scanzi, non certo uno strenuo oppositore del M5S, scrive sul Fatto che l’ennesimo ukase di Grillo questa volta capita decisamente a sproposito, poiché “i parlamentari lottano pressoché isolati contro casta e gran parte dei media.”

Tuttavia, ci sono stati alcuni casi di militanti a Cinque Stelle perfettamente sintonizzati sul “para-leghismo dei due guru” (la definizione è dello stesso Scanzi). Il 31 gennaio 2012 Daniele Berti, consigliere comunale di Legnano recentemente dimessosi, decise di prendere posizione nel suo blog sullo “scottante e scomodo” problema dei rom: “I Rom non hanno alcuna intenzione di integrarsi, non è nel loro dna [ la parola “dna” è stata rimossa in seguito], sono le autorità che devono intervenire con efficacia, il problema si è già perpetuato per troppo tempo, se si vuole arrivare ad applicare una parvenza di legalità, bisogna insistere: lo sgombero ad oltranza, con la riqualificazione a parco recintato è la nostra proposta, scomoda, dolorosa, disumana, tutte le critiche ci stanno, ma ci stanno anche gli anni di esasperazione di cittadini legnanesi che non ne possono più.”

Pubblicità

Il 10 novembre del 2012, a Pontedera (Pisa), Forza Nuova fece un’irruzione all’interno di un teatro dove le autorità comunali stavano consegnando degli attestati di cittadinanza onoraria a 603 bambini nati in Italia da famiglie straniere. Una settimana dopo, varie associazioni e movimenti organizzarono una manifestazione antirazzista per rispondere alla provocazione. Il Movimento 5 Stelle locale non aderì alla manifestazione, e spiegò i motivi del rifiuto in un lungo post (poi cancellato, ma salvato nella cache di Google).

I grillini spiegavano che a Pontedera la “questione dell’immigrazione e dell’integrazione” è “molto meno rosea di quello che si vuol fare apparire.” In città ci sono “interi quartieri che ormai sono diventati dei ghetti,” e gli immigrati non trovano niente di meglio da fare che stiparsi “in appartamenti sempre più microscopici.” Le donne italiane non possono camminare tranquille la sera “per paura di essere molestate da qualcuno che magari per la sua ‘cultura’ (ma vogliamo chiamarla così?) considera le donne esseri inferiori di proprietà dell’uomo.” Africani e albanesi “si frequentano solo fra loro” e i cinesi, oltre a non volersi integrare, si limitano a comprare “a suon di denaro contante le nostre attività.” Insomma, il M5S di Pontedera alla fine ha deciso di non partecipare alla manifestazione perché “non è a caccia di voti.”

In realtà, affrontare l’immigrazione in un certo modo conviene eccome. Lo ha riconosciuto Beppe Grillo proprio ieri: “Se durante le elezioni politiche avessimo proposto l'abolizione del reato di clandestinità, presente in Paesi molto più civili del nostro, come la Francia, la Gran Bretagna e gli Stati Uniti, il M5S avrebbe ottenuto percentuali da prefisso telefonico.”

Pubblicità

Cartellone esposto durante una manifestazione a sostegno di Grillo a Roma, giugno. Foto di Federico Tribbioli.

Non è un caso che Grillo e Casaleggio abbiano scelto proprio Francia e Gran Bretagna come esempi di paesi “molto più civili del nostro” in materia di politiche sull’immigrazione. Poco tempo fa il governo inglese, nell’ambito di una campagna contro l’immigrazione clandestina, ha mandato in giro per i quartieri più multietnici di Londra dei furgoni dotati di cartelloni non esattamente concilianti: “Andate a casa o sarete arrestati.” Alle ultime elezioni locali, un partito antieuropeo e xenofobo ha conquistato il 23 percento dei voti: si tratta dell’Ukip di Nigel Farage, un politico più volte citato e ospitato nel blog di Beppe Grillo, e che recentemente ha espresso le sue simpatie per il comico.

In Francia, invece, i sondaggi hanno dato per la prima volta il Front National—partito di estrema destra capeggiato da Marine Le Pen— come primo partito del Paese. Lo scorso aprile la Le Pen aveva rivolto un invito a Beppe Grillo: “Se Grillo vuole incontrarmi può chiedermelo. Dobbiamo prendere coscienza che le forze euroscettich e che vogliono il cambiamento devono incontrarsi.” È interessante notare anche come le due forze politiche usino praticamente le stesse parole d’ordine.

Nel 1996 il Front National lanciò lo slogan “Né destra, né sinistra: francesi!” con cui intendeva superare la dicotomia “destra-sinistra” che “ha dominato la vita politica francese. Oggi la scelta è tra i rappresentanti della socialdemocrazia mondialista al potere e noi, i difensori dell’identità francese.” Il 20 maggio 2013 Grillo scrisse sul blog: “Il MoVimento 5 Stelle non è di sinistra (e neppure di destra). È un movimento di italiani. Non vuole fare ‘ percorsi insieme’ a chi ha rovinato l'Italia. Pesi a bordo non ne vogliamo. Pd, Sel o Pdl, questi o quelli, per me pari sono.”

L’ambiguità dei vertici del M5S sull’immigrazione, del resto, ricalca in tutto e per tutto quelle dei movimenti nazional-populisti europei. L’obiettivo di queste nuove destre, come ha scritto lo storico francese Pierre Milza in Europa Estrema, è quello di fare “incetta di consensi presso le persone che subiscono direttamente gli effetti della globalizzazione, della deindustrializzazione e dell’anomia urbana”, nonché di intercettare “la parte del corpo del corpo sociale più interessata […] all’identità nazionale minacciata dall’‘invasione straniera’, dai ‘nemici dell’interno’, dal ‘capitalismo apolide’.”

È una precisa strategia elettorale che indubbiamente, lo si sta vedendo in tutta Europa, paga. Ma quando cominci a trovarti d’accordo con Salvini, Borghezio, Le Pen, Farage & co. forse è arrivato il momento di fermarsi a riflettere.

Segui Leonardo su Twitter: @captblicero

Nel frattempo:

Il paese che ama