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I Nazi chic asiatici, la sottocultura degli adolescenti che si vestono da nazisti

Da anni, i giovani del Sudest asiatico si vestono da nazisti, comprano magliette e tazze con l'effige di Hitler e respingono ogni critica sostenendo che il nazismo è un tabù soltanto europeo.

A novembre, le Prinz, un gruppo K-pop al femminile, sono state investite da una marea di critiche dopo essersi presentate sul palco con un look a dir poco particolare. Nel mondo del K-pop gli artisti sono costruiti a tavolino, perciò non è insolito che i loro abiti e i loro testi vengano sviscerati dal pubblico e dagli addetti ai lavori. Solo che in questo caso gli abiti della band non sono stati criticati per questioni stilistiche o estetiche, ma perché ricordavano molto le uniformi naziste.

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L'outifit delle Pritz era composto da camicie color nero lucido, con il collo alto, e delle fasce rosse con il disegno di una croce nera al centro di un cerchio bianco—diversa da una svastica per sole quattro linee. Mentre sul gruppo piovevano critiche e accuse di insensibilità sia da parte dell'opinione pubblica sudcoreana che di quella straniera, il loro manager ha detto che a nessuno, all'interno del loro team di creativi, sembrava che tali costumi potessero essere al nazismo. Per i creativi, la fascia intorno al braccio doveva ricordare il cartello stradale con quattro frecce che puntano verso l'esterno e rappresentare il desiderio del gruppo "di espandersi senza limiti in tutte le direzioni."

In effetti, è molto raro che un ragazzino coreano di oggi—a distanza di svariati decenni e migliaia di chilometri dal nazismo e dalla seconda guerra mondiale—entri in contatto con la figura di Adolf Hitler. Per cui, si può essere tentati di accettare la spiegazione data dal manager delle Pritz e di considerare il tutto una semplice coincidenza. Ma la verità è che questo incidente è solo uno dei tanti esempi—spesso molto più palesi—di come il nazismo influenzi tutt'ora la moda e la cultura sudcoreane.

Già nel 2000, il Time aveva pubblicato un articolo sui locali a tema Terzo Reich presenti nel Paese. Quel fenomeno non ha mai preso piede del tutto, ma per i giovani coreani travestirsi da agenti della Gestapo non è così impensabile.

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Conosciuto come Nazi chic, si tratta di un fenomeno che non è limitato alla sola Corea—in Cina qualche tempo fa andava di moda vestirsi da ufficiali nazisti ai matrimoni, mentre a Hong Kong c'era un negozio con simboli nazisti appesi alle pareti. Nel 2012, ad Ahmedabad, in India, ha aperto un negozio a tema Hitler—con tanto di svastica sopra la i, al posto del puntino. A Bandung, in Indonesia, dal 2011—nonostante una chiusura di breve durata—c'è il Soldatenkaffee, un bar che deve il suo nome a un locale nazista parigino e che è decorato con citazioni di Hitler e bandiere del Terzo Reich. Di recente, il cantante indonesiano Ahmad Dhani si è presentato a una manifestazione di supporto per Prabowo Subianto, candidato alle presidenziali del 2013, vestito da nazista.

Ma il paese in cui il Nazi chic è più presente è la Thailandia. Nel 2007, alcuni studenti thailandesi hanno organizzato una parata a tema nazismo, mentre nel 2012 una scuola ha organizzato un raduno sportivo a tema SS. In alcuni libri usati per insegnare la lingua thai si usa il nome di Hitler negli esercizi, e per un breve periodo la versione thailandese del KFC ha usato la faccia del Führer invece di quella del colonnello Sander del marchio originale. Nel 2013, la prima università del paese si è dovuta scusare dopo che gli studenti avevano dipinto un grande murales a tema supereroi, nel quale era raffigurato anche Hitler, facendosi poi ritrarre vicino ad esso mentre facevano il saluto nazista.

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Ma questi sono solo i casi più eclatanti, quelli che hanno attirato l'attenzione internazionale. Dalla Cambogia, al Giappone, alla Birmania è piuttosto comune trovare bancarelle che espongono caschi da bicicletta adornati di svastiche, magliette di Hitler e poster del Führer di ogni forma e dimensione.

Non che i giovani asiatici siano stati i primi ad appropriarsi dei simboli nazisti. Anche gli europei e gli americani lo hanno fatto, in passato: sia nell'ambito della moda che come scherzo di cattivo gusto (basti pensare al costume da ufficiale nazista sfoggiato dal principe Harry nel 2005).

"In Europa, i gruppi skinhead razzisti usano l'immaginario nazista per diffondere la loro ideologia," mi ha spiegato Laura Kidd, professoressa di fashion design e merchandising alla Southern Illinois University di Carbondale. "Ma il Nazi chic come fenomeno che interessa la moda e la cultura popolare è iniziato con la nascita del punk rock nel Regno Unito. Fino agli anni Novanta, l'estetica nazista non era una fonte di ispirazione per gli stilisti," mi ha detto Kidd. "Poi, però, alcuni di loro hanno cominciato a lanciare collezioni influenzate dall'estetica del nazismo. Anche se tutti hanno sempre negato qualsivoglia legame con l'ideologia nazista… Ma i più continuano a considerare di cattivo gusto l'utilizzo dell'immaginario proprio del nazismo nell'ambito della moda."

"La scopo della moda è sempre stato quello di sconvolgere, di attirare attenzione," ha concluso Kidd. "E in questo senso lo stile Nazi chic è molto efficace, specie nei paesi occidentali."

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Ma le motivazioni dietro all'inserimento di simboli nazisti nella moda asiatica sono di natura diversa. Secondo Kidd, in Asia lo stile Nazi chic sta crescendo molto più velocemente di quanto non avvenga in Occidente—perché da queste parti la figura di Hitler è meno ingombrante e mettersi una svastica non provoca lo stesso shock.

"[In Asia], lo stile Nazi chic è comparso negli anni Ottanta, e da allora si è affermato sempre di più," mi ha detto Kidd. "I due filoni dell'estetica Nazi chic asiatica sono lo swastikawaii in cui la svastica è usata come motivo principale degli abiti, e il 'Führer chic', basato su caricature dell'immagine di Adolf Hitler."

Anche se molti giovani asiatici, come il movimento Dayar Mongol in Mongolia, indossano abiti a tema nazismo perché aderiscono a tale ideologia, molti altri lo fanno con intento ironico e paradossale. In Thailandia, ad esempio, è abbastanza comune trovare magliette con stampata l'immagine di Hitler fusa a quella di Ronald McDonald o dei Teletubbies.

"Non è che mi piaccia Hitler," ha detto nel 2012 al Jerusalem Post Hut, una stilista Führer-chic thailandese. "Ma ha una faccia divertente e le sue magliette vanno di moda tra i giovani."

Israele e alcune organizzazioni ebraiche hanno denunciato la rapida diffusione di questa moda, chiedendo spiegazioni e scuse alle autorità. Pochi anni fa, l'ambasciatore israeliano in Thailandia, Itzhak Shoham, infastidito per non essere riuscito a convincere la stilista Hut a smettere di produrre abiti Nazi chic o almeno a rimuovere dal suo negozio un manichino ibrido di Hitler e Ronald McDonald (che Shoham vedeva ogni mattina sulla strada per l'ufficio), ha avuto un alterco con lei, nel corso del quale ha danneggiato la merce in esposizione. Invece che scusarsi, a quanto pare Hut ha iniziato a chiudere il negozio o a togliere dalle vetrine la merce raffigurante Hitler quando vedeva avvicinarsi degli stranieri.

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Parte della resistenza asiatica a queste critiche deriva dal fatto che molti si chiedono quale diritto abbia l'Europa di decidere cosa è offensivo e cosa non lo è, o perché debbano anche loro rispettare "tabù"—come il nazismo—che appartengono a luoghi e tempi molto lontani

"Che legame c'è tra i soldati tedeschi e l'Indonesia?" si è chiesto il cantante indonesiano Dhani—lui stesso appartenente alla piccolissima minoranza ebraica del paese—quando è stato duramente attaccato per essersi presentato vestito da nazista a un evento per supportare la candidatura di Prabowo Suibanto alle presidenziali del 2014. "Non siamo stati noi indonesiani a uccidere milioni di ebrei, o sbaglio?"

"Il nazismo è un tabù tutto europeo," ha detto lo storico indonesiano Zen Rachmat Sugito rispondendo alle critiche mosse nel 2013 contro il Soldatenkaffee di Bandung. "Qui in Indonesia non lo è, e questo non vuol dire negare l'Olocausto."

C'è poi l'argomentazione secondo cui i simboli nazisti siano stati semplicemente rubati a mitologie anteriori al nazismo, alcune delle quali sarebbero di origine asiatica. È così sconvolgente il fatto che per molte persone Hitler sia solo un tipo dall'aspetto buffo e la svastica un simbolo che fa da sempre parte della loro cultura?

"In Asia, la svastica è un simbolo vecchio di secoli, che rappresenta la pace e la fortuna," mi ha spiegato Kidd. "Inoltre, è spesso associata a credenze religiose; le svastiche sono presenti su molti templi asiatici, usate in modo simile a come sono usate le croci nelle chiese cristiane."

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"Perché questo caso dovrebbe essere diverso dall'ossessione dell'Occidente per Che Guevara?" si è chiesto un blogger del Sudest asiatico nel 2013, dopo le polemiche suscitate dall'accostamento di Hitler ai supereroi nel murales dell'università thailandese.

Ma i critici temono che la diffusione dell'estetica Nazi chic possa portare a un pericoloso sdoganamento di altri aspetti del nazismo. Ad esempio, in alcuni mercatini che vendono oggetti Nazi chic è facile trovare copie del Mein Kampf, mentre in Giappone esiste un fumetto piuttosto popolare basato proprio su quel libro.

"Me ne sono accorto personalmente," mi ha detto il rabbino Abraham Cooper, un esperto di estetica Nazi chic che collabora con il Simon Wiesenthal Center. "A Mumbai, ho visto agli angoli delle strade dei venditori ambulanti che proponevano la biografia di Steve Jobs e il Mein Kampf. In India il libro era—e credo lo sia ancora—venduto agli studenti di economia, spacciato come l'opera di una mente molto organizzata."

Anche se il rabbino non pensa che di per sé la diffusione dell'estetica Nazi chic vada di pari passo con quella della simpatia per il nazismo, è comunque preoccupato che questa connessione possa svilupparsi in futuro.

Kidd è convinta che questo utilizzo della figura di Hitler possa far sì che risulti più difficile riconoscere il legame tra la sua figura e gli orrori provocati dall'ideologia che rappresenta. "Hitler viene spesso rappresentato in modo carino, come un orsacchiotto, oppure sulle cartoline di auguri di San Valentino, o persino nelle vesti di Topolino," mi ha detto. "Se lo si dipinge in questo modo, può diventare difficile associare la sua immagine all'uomo che ha mandato milioni di persone a morire nelle camere a gas."

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Secondo molti osservatori, il successo dell'estetica Führer chic o di quella swastikawaii sarebbe alimentato solo dall'ignoranza storica e politica dei giovani asiatici. "Credo che questi ragazzi non se ne rendano conto," ha detto l'estate scorsa al Chiang Mai City News Jason Alavi, insegnante di Inglese a Bangkok. "Nelle scuole thailandesi, l'insegnamento della storia e della geografia è davvero inadeguato. La maggior parte della popolazione thailandese ha una conoscenza davvero scarsa della storia del resto del mondo."

"Le loro intenzioni non sono cattive," ha detto Shoham al Jerusalem Post nel 2012. "Siamo realistici: il problema è che i thailandesi non conoscono la storia, neanche la loro."

Nello stesso articolo, il giornalista del Jerusalem Post chiedeva a uno studente universitario che aveva appena comprato una maglietta Führer-chic cosa sapesse di Hitler. Questa è stata la risposta del ragazzo: "Sembra un tipo interessante. In realtà, non so molto di lui. A scuola studiamo solo la storia thailandese. Ma so che è stato un leader comunista."

Cooper e Kidd sono entrambi sicuri che più informazione e educazione su cosa è stato l'Olocausto possano far conoscere ai giovani asiatici gli orrori della Germania nazista e porre fine alla moda Nazi chic.

In realtà, la stessa Kidd ammette che, dagli anni Novanta in poi, l'estetica nazista è sempre meno un tabù anche in Occidente. Lo scorso dicembre, un'azienda di giocattoli polacca ha messo in vendita delle costruzioni Lego a tema nazismo, sostenendo che fosse un buon modo per insegnar la storia ai bambini. L'iniziativa ha ricevuto più critiche di quante possiate immaginarvi, ma l'azienda non è tornata sui suoi passi nemmeno quando alcuni negozi svedesi hanno interrotto la vendita dei suoi prodotti.

Non c'è niente di nuovo nel riappropriarsi di simboli e infrangere regole e tabù, e questo è molto più facile quando sei abbastanza lontano dall'origine di quei simboli da poter zittire facilmente le voci che ti si oppongono. Quindi forse il mondo dovrà imparare a convivere con la versione Teletubby di Hitler, almeno finché i bambini asiatici non si stancheranno di lui.

Segui Mark Hay su Twitter: @goraladka.