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Non hanno depenalizzato un bel niente

Giovedì scorso su internet ha iniziato a circolare la notizia per cui in Italia la coltivazione di marijuana a uso personale sarebbe stata depenalizzata. Ma in realtà non c'è niente da festeggiare.

Dopo la notizia di giovedì, immagini come questa sembravano molto più a portata di mano. Via.

Giovedì scorso alle ore 16.27 l’Ansa ha pubblicato la notizia secondo cui in Italia la coltivazione di marijuana a uso personale sarebbe stata depenalizzata.

L’argomento ultimamente non è trascurato. Prima c’è stata la sentenza del Tribunale di Ferrara che scagionava due ragazzi colpevoli di aver coltivato in casa loro, poi la proposta di legge Farina (sostenuta dal PD tramite alcuni suoi parlamentari, ma non con una posizione ufficiale del partito in merito) e infine, mentre nessuno guardava, la botta improvvisa di giovedì.

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L’emendamento in questione ha come primo firmatario il senatore PD Giuseppe Lumia e porta le firme di altri sei parlamentari.

Immediatamente la notizia è stata ripresa da molte altre testate e una lunga, lancinante sirena contraerea ha cominciato a suonare nelle camerette dei fattoni di tutta Italia, attivando il protocollo nazionale in caso di emergenza: correre in massa su Facebook per esprimere gioia e sgomento, avvisare gli amici che non hanno sentito l’allarme e postare foto di piantine rinsecchite come anziane signore, accompagnate dalla scritta in caps “FINALMENTE LIBERA.”

Anche io mi sono chiesta come fosse possibile che dopo millenni di Million Marijuana March, petizioni, raccolta firme, manifestazioni, sfiorate morti di Pannella, proprio il senatore Lumia ci fosse riuscito così, nella sorpresa generale. Ho chiamato l’avvocato Carlo Alberto Zaina, con cui abbiamo già approfondito le leggi attuali sugli stupefacenti, per capire cosa prevede veramente questo decreto dall’aria storica.


Il lancio Ansa fonte di molte illusioni.

VICE: In molti citano la sentenza del Tribunale di Ferrara da lei ottenuta come un precedente importante di questo decreto sulla depenalizzazione. È soddisfatto?
Carlo Alberto Zaina: Il decreto in realtà non prevede nulla di quello che è stato descritto dalla stampa. Io ne ho ricevuto segnalazione da miei assistiti estremamente felici ed esultanti e ho controllato sul sito del Senato. Si tratta di un disegno di legge più ampio, che riguarda diversi provvedimenti in materia penale. Ho guardato l’emendamento in questione e mi sono reso conto che non c’era alcuna modifica del regime sanzionatorio sulla coltivazione.

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Cosa dice questo emendamento?
Più in generale è un decreto in cui si dà la delega al governo per depenalizzare alcuni tipi di contravvenzioni, per cui la pena prevista sia ammenda amministrativa o arresto. Ma parliamo sempre di contravvenzioni, non reati. La coltivazione è un reato. Fra gli emendamenti presentati dai vari parlamentari ad arricchire la struttura generale del disegno di legge c’è quello di cui stiamo parlando. Porta la firma di Lumia (PD) e altri sei parlamentari e non parla affatto della coltivazione da parte dei privati, di quelli che vengono arrestati con tre piantine e portati al processo.

E chi riguarda?
Quelli che sono autorizzati. Non so, i centri di ricerca, le università, laboratori di biologia. Quello che viene depenalizzato in questo caso, è il mancato provvedimento a condizioni necessarie per avere l’autorizzazione. I consumatori comuni non c’entrano niente, quello che è stato pubblicato è assolutamente fuorviante.

Sì, ma non è che ci sia stata qualche smentita dai firmatari della proposta o da altri.
Ah ma questo è un altro discorso. Non so dirle se ci sia stata volontà politica nel non illustrare la cosa con chiarezza o la tendenza dei giornali a ingigantire. Questa non è una norma destinata a riguardare chi abbia due piantine sul balcone, comunque.

Quindi si rischia ancora nel coltivare?
Non è cambiato nulla! Ho visto gente che già festeggiava, che andava dicendo e scrivendo ovunque “io coltivo!” ma praticamente sono delle autodenunce. È un fatto piuttosto grave far passare per depenalizzazione questo provvedimento, si dà un’informazione falsa in relazione a un reato.

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È inutile anche fare lo sforzo di considerarla un’apertura, seppur piccola, sul tema, quindi.
Assolutamente. Non vale nulla in questo senso. La legge sugli stupefacenti si deve modificare in modo completo, serio e strutturato, non così. Alcuni si sono innamorati della proposta di legge Farina che forse è anche peggio..

Perché peggio?
È una proposta giuridicamente infondata. Si pone l’obiettivo di legalizzare il piccolo spaccio, peraltro, senza curarsi granché di quali sarebbero le conseguenze. Non tiene nemmeno conto dei vincoli che abbiamo con i trattati internazionali. È una materia molto complessa e l’impressione è che si ricerchi del consenso facile, invece. Continuando a ragionare in questi termini non è possibile trovare soluzioni valide e concrete. Se vogliamo cambiare una legge pessima come la Fini-Giovanardi non si può fare a macchia di leopardo. Va sostituita in blocco. Interventi pensati così sono come dare aspirina contro un tumore.

Quale dovrebbe essere il primo passo?
Cambiare la struttura di tutte le norme che prevedono delle sanzioni per certi comportamenti. Togliere le sanzioni amministrative, che non producono nessun effetto. Al contrario oggi chi detiene a fine personale e se la cava col penale poi deve cominciare l’inferno della pubblica amministrazione, spesso con funzionari che non si intendono affatto della materia. Bisogna cambiare la disciplina sull’uso personale. Pensa alla Spagna dove la coltivazione personale è ammessa e il limite è di un chilo l’anno. Il cambiamento da fare è molto più importante e completo di quelli proposti fino ad ora.

Segui Laura su Twitter: @lautonini

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