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Leggere "Il mio Papa" è stata un'esperienza mistica

Da quando papa Francesco è subentrato a Benedetto XVI, la stampa si è letteralmente scatenata, scalando agilmente l’Everest dell’imbarazzo. La nuova vetta si chiama "Il mio Papa", la rivista interamente dedicata a Jorge Mario Bergoglio che abbiamo...
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Da quando papa Francesco è subentrato a Benedetto XVI, la stampa italiana (e non solo) si è letteralmente scatenata, scalando agilmente l’Everest dell’imbarazzo. L’opera di beatificazione è partita immediatamente dopo la nomina, quando Bergoglio è stato definito (in ordine sparso) un “rivoluzionario”, una “rockstar”, uno “strafico” o direttamente un santo in pectore che ha già all’attivo un miracolo—quello di aver fatto funzionare per qualche ora il trasporto pubblico di Roma.

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E questo è stato solo l’inizio. Dopo aver sofferto per la scarsa notiziabilità di Ratzinger (ad eccezione delle Prada rosse), al giornalismo italiano non è parso vero trovarsi per le mani un papa che, non avendo ancora sviluppato l’abilità di volare, deve prendere l’ascensore come tutti gli altri esseri umani; che è in grado di salire su un aereo reggendo una borsa; o che addirittura non è immune, a 70 anni suonati, alla febbre.

Se già questo—insieme al martellamento costante di telegiornali, speciali, dirette, salotti pomeridiani, quotidiani, Porta a Porta ed Eugenio Scalfari—vi sembra eccessivo, sappiate che è nulla in confronto a quello che è successo ieri. Dal 5 marzo, infatti, la copertura del pontificato di Papa Francesco ha fatto il salto dello squalo e si è dotata dell’Arma Finale dell’Impazzimento Giornalistico Collettivo: un intero settimanale unicamente dedicato al Santo Padre, onore che nemmeno la propaganda nordcoreana si è sognata di tributare a Kim Jong Un.

La rivista si chiama Il mio papa, si presenta come “il primo settimanale al mondo su Papa Francesco,” è diretta Aldo Vitali (direttore di Tv Sorrisi e Canzoni) ed è edita da Mondadori. Stando al comunicato ufficiale, Il mio papa “ha un taglio positivo e popolare, con una grafica di facile lettura, colorata e vitale, e fotografie di grande impatto emotivo.” Il magazine è decisamente ambizioso: la tiratura per il primo mese di lancio dovrebbe essere di “tre milioni di copie,” e la campagna di comunicazione prevede persino l’impiego di “strilloni in piazza San Pietro.”

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Insomma, le aspettative per questa rivista sono altissime. Nel suo editoriale, Vitali spiega così la scelta (in controtendenza con i trend catastrofici della carta stampata) di aprire un nuovo settimanale: “Il papa non si ferma mai, ogni giorno ci stupisce con le sue forti prese di posizione e i suoi gesti imprevedibili e così umani che ce lo fanno sentire vicinissimo.” Poi si rivolge ai lettori, gettando un ponte emotivo tra le ricerche di mercato della Mondadori e la pensionata-target di Macerata: “Se state leggendo queste righe vuol dire che abbiamo una cosa in comune: l’ammirazione e l’affetto profondo per papa Francesco.” La mission de Il mio papa, spiega il direttore, non è “celebrare” Bergoglio ma piuttosto “aiutarlo a […] migliorare il mondo.”

Sfogliando le prime pagine ci si accorge che la rivista è estremamente facile da leggere. Il tenore degli articoli, infatti, è più o meno questo: “Il Santo Padre non manca mai di abbracciare i piccoli che i genitori gli porgono;” “Immancabilmente le mamme chiedono un bacio per i bimbi e al cospetto del Papa arrivano neonati che piangono e cuccioli felici di stargli accanto;” “Papa Francesco risponde all’entusiasmo dei fedeli con altrettanta gioia, e così la grande piazza vaticana diventa la casa di tutti;” e così via.

Il pezzo forte dei servizi, tuttavia, sono le foto “di grande impatto emotivo” che ricalcano in tutto e per tutto lo stile degli altri periodici “popolari.” Il punto è che qui le foto delle vacanze al mare di Paolo Bonolis sono sostituite da quelle di Papa Francesco in piazza San Pietro che “fa due giri di saluto tra la folla festante.”

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A pagina 17 arriva la prima notizia-bomba, ossia la produzione di una fiction sulla vita di Bergoglio tra il 1976 e il 1981. Il futuro papa Francesco sarà interpretato, ça va sans dire, da Pierfrancesco Favino.

Le pagine successive offrono un resoconto degli affari correnti, tra cui la predica contro le guerre nel mondo e l’anatema contro i “comportamenti di corte” lanciato lo scorso 23 febbraio durante il Collegio dei cardinali. L’esortazione di Papa Francesco è mirabilmente sintetizzata dall’articolista con questa frase: “la Chiesa ha bisogno di pastori, non di complotti.”

Esaurita la sortita “politica”, Il mio papa sciorina consigli per godersi al meglio l’Angelus (“il Papa si vede meglio nel primo quarto di piazza a destra, appena entrati”) e illustra la vita quotidiana di Bergoglio, che “ha rinunciato all’appartamento pontificio” e “preferisce vivere in una camera d’albergo.” C’è persino la piantina dell’appartamento papale, illustrata come se fosse un plastico di Vespa.

Le pagine successive contengono i primi due capitoli della vita di papa Francesco (in cui vengono evidenziate le “radici italiane” del “vescovo di Roma”) e due poster di papa Francesco con cui decorare “la vostra casa o il vostro luogo di lavoro” affinché “il sorriso del Santo Padre e un suo pensiero vi accompagnino nella vita di tutti i giorni.”

Più avanti compare anche una specie di fotoromanzo del primo anno di pontificato, tra cui spicca il selfie scattato con alcuni ragazzi piacentini il 29 agosto 2013 accompagnato dal titoletto "È un papa tecnologico." Il riferimento alla tecnologia torna qualche pagina più avanti, con la pratica guida all’iscrizione Twitter per “ricevere i messaggi di Francesco sul telefonino (È facile ed è gratuito).”

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La pagina 55 è di gran lunga la mia preferita. S’intitola “Francesco ci dà una mano” e consiste nella spiegazione della mossa di Hokuto del Papa, meglio conosciuta come la “Preghiera delle cinque dita.”


Via Tumblr.

Tutte queste pagine—in cui si mescolano quotidianità vaticana, omelie e dottrina—sono intervallate da una sfilza di pubblicità chiaramente indirizzate a quello che dovrebbe essere lo zoccolo duro dei lettori, evidentemente non più giovanissimo. Riporto alcune pubblicità giusto per rendere l’idea: “Kilocal donna aiuta a contrastare l’aumento del peso e i disturbi legati all’età del cambiamento;” “Sveglia l’intestino combatti la stitichezza;” “ricarica il tuo intestino di batteri buoni;” “l’ipoacusia contribuisce all’invecchiamento precoce del cervello.” Non possono mancare, naturalmente, le réclame di montascale, apparecchi acustici, creme per la pelle e farmaci per avere “gambe sane e belle come a vent’anni.”

Dato che Il mio papa, sebbene tratti di argomenti leggermente più elevati di flirt tra celebrità, è pur sempre un rotocalco, la fine del giornale è riservata allo svago e al tempo libero. Via libera al “cruciverba del mio papa”, che nel corso delle varie settimane immagino si alternerà con sudoku e altri espedienti ludici da Riviste Per Matrone Sotto L’Ombrellone.

Richiuso il primo numero de Il mio papa rimane una domanda: cosa può pensare il diretto interessato di questo settimanale? A giudicare dall’intervista concessa al Corriere della Sera, non particolarmente bene. Il papa, infatti, ha detto a Ferruccio De Bortoli di non voler essere dipinto come Superman o una rockstar, perché comunque rimane “un uomo che ride, che piange, dorme tranquillo e ha amici come tutti, una persona normale.”

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Pochi giorni fa, inoltre, il vaticanista Sandro Magister ha dato conto di un mantra “messo in circolo” dopo la destituzione di Dino Boffo da direttore di TV2000: “Francesco è un papa che non vuole essere raccontato né interpretato.” Sarà. Intanto, però, l’incredibile enfasi data alle gesta di papa Francesco è una miniera d’oro da cui tutta la stampa sta attingendo a piene mani.

Naturalmente questo spropositato entusiasmo (chiamiamolo così) è già stato oggetto di ironia. Nel marzo dell’anno scorso su Mother Jones era apparsa una parodia di Tiger Beat (l’equivalente statunitense di Cioè) con Bergoglio in copertina. In pratica si trattava di una specie de Il mio papa con un anno d’anticipo; ma la realtà, come abbiamo visto, ha nettamente surclassato la satira.

In definitiva, il primo numero del “primo settimanale al mondo su Papa Francesco” è riuscito nell’impresa di trasformare un classico tabloid da parrucchiere nella parodia definitiva sugli eccessi dell’infatuazione giornalistica per Jorge Mario Bergoglio.

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