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Risate isteriche

Per la comicità di YouTube, andare in tv non fa un cazzo ridere

Guardare la tv italiana avvicinarsi alle serie comiche online è come vedere un over 50 avvicinarsi a Facebook: sarà attratto e intimorito dalla novità, ma gli piacerà tantissimo pensare di poterle capire, senza effettivamente riuscirci.

Immagine da Il Candidato.

Secondo la visione creazionista della nascita delle serie comiche online in Italia (cioè quella che non ha voglia di utilizzare un metodo scientifico di ricerca della vera origine), in Principio era il Verbo e il Verbo era Maccio Capatonda. Non che sia nato online, ma i suoi video di Mai Dire sono andati in rete e da lì (tra YouTube e il sito della casa di produzione di Maccio, la Shortcut) si sono moltiplicati in ore di montato fatto per sganasciarsi. Grazie a lui, a partire dalla fine degli anni Duemila, la domanda di video comici che fossero un po' più strutturati di "uomo si fa male ai testicoli in 100 modi diversi" è aumentata, così come i gruppi di ragazzi pronti a scriverli, a girarli e a caricarli su YouTube, trasformando un sito per caricare video in un "fenomeno culturale", "fucina" di "nuovi talenti" che "salveranno" la "comicità nostrana" (sto facendo le vigolette con le dita e roteando gli occhi mentre scrivo).

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All'ultima edizione dei Macchianera Blog Awards 2014, nella sezione YouTube due su tre dei primi classificati sono gruppi di giovani che scrivono, girano e montano video comici—primi The Jackal, gruppo di Napoli, e terzi Il Terzo Segreto di Satira, gruppo di Milano. C'erano anche i romani The Pills nella lista dei nominati, e anche loro fanno video comici. In YouTube si trovano anche singole serie comiche, come Esami, che ha appena vinto Migliore Opera Italiana alla Roma Web Fest, oppure Tutte le Ragazze con una certa cultura—che si vanta di non essere una sketch comedy, come se questo bastasse a renderla una bella serie. Esistono anche i cosiddetti Youtuber, tipo Cane Secco o Frank Matano, ma quello è tutto un altro mondo da cui mi terrei volentieri lontana. In ogni caso, anche loro fanno parte della comicità online, e mai come ora tutti questi gruppi/personaggi sono seguiti e benvoluti, tanto da aver iniziato una migrazione in TV.

Guardare la tv avvicinarsi al web è come vedere un over 50 avvicinarsi a Facebook: sarà attratto e intimorito dalla novità, ma gli piacerà tantissimo pensare di essere abbastanza giovane da capire il mezzo, che ovviamente non capirà. E in questo momento gli esempi migliori di quello che può succedere ai gruppi del web quando passano in TV sono i casi di The Pills e Terzo Segreto di Satira.

Nel 2013 i The Pills hanno incontrato Pietro Valsecchi, responsabile (e lassù sarà giudicato per questo) del successo di Checco Zalone e I Soliti Idioti, che da Re Mida della TV trasforma tutto ciò che tocca in nazionalpopolare. Ha preso quello che i The Pills facevano online e l'ha messo per 22 minuti di notte su Italia Uno. Chi li conosceva già ha visto qualcosa che già conosceva, chi non li conosceva dormiva, e tutti erano contenti. A novembre passeranno in Rai con la sketch comedy Zio Gianni, con Paolo Calabresi, e questa cosa mette un pochino di paura. Tenendo ben presente il mantra "dare spazio ai giovani è più importante dei loro fastidiosi accenti," il fatto di passare in Rai è un bel rischio, soprattutto per quel velo di polvere e odore di nafta che le produzioni di fiction (dalle sketch-com ai film tv) riescono a posare su ogni cosa passi per loro.

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Il discorso cambia per chi ha spazio all'interno di altri programmi, come Il Terzo Segreto di Satira, cinque autori/registi/montatori abbastanza modesti da delegare la parte di recitazione ad attori professionisti. I video del Terzo Segreto hanno una collocazione simile a quelli di Maccio, cioè stanno all'interno di altri programmi televisivi. Ma se una volta c'era Mai Dire a lanciare carriere, ora i programmi comici-contenitore sono pochi—e per lo più imbarazzanti—e il futuro della satira è lasciato ai talk show politici, dove ultimamente appaiono i loro video. I programmi che li hanno trasmessi (In Onda, Report) hanno dimostrato di essere illuminati, e meglio un video loro dell'ennesimo servizio con giovane giornalista appostato sotto il Parlamento che insegue politici urlando "NON SCAPPI!", ma per chi vorrebbe vedere satira in televisione separata dal luogo in cui succedono le cose di cui dovrebbe parlare la satira (perché la politica succede tutta negli studi tv, no?) questo è un corto circuito.

E oltre al danno di doversi infilare in spazi che non hanno niente a che vedere con la comicità pur di fare un salto in tv, c'è anche la beffa:

Il Candidato è stata definita da qualcuno una web series, che però va prima in onda su Ballarò, che però ha attori già apparsi in fiction della Rai—e infatti è prodotta da Rai Fiction e dalla Cross Production, la casa di produzione di Piloti e Cotti e Mangiati, due sketch comedy che se avete passato un pomeriggio infrasettimanale in casa avrete sicuramente visto. Guardate le sketch comedy e guardate Il Candidato: poco cambia. Gli autori sono del gruppo La Buoncostume, che in passato si era occupato di web series (come Kubrick), ma che rispetto agli altri gruppi citati finora è tra quelli con meno visualizzazioni—Kubrick non vale, era sul canale dei The Jackal.

Cos'ha di "nuovo" Il Candidato? La nomea dei suoi autori, e basta. Il formato è identico a quello dei programmi che da anni occupano la fascia preserale, e come molti di loro il format non è neanche originale (ma francese, Hénaut Président). Continuare a sottolineare che gli autori chiamati per l'adattamento vengano dal web non serve a niente, se non a farsi belli di un'operazione a cui quelli della Buoncostume potevano arrivare tranquillamente da soli senza passare per un formar straniero. Quindi, perché tutto questo?

Nel 2013 è uscita sul sito del Corriere una web series chiamata Una Mamma Imperfetta, scritta da Ivan Cotroneo (che per chi non lo sapesse ha sceneggiato tutte queste cose). Una serie di puntate ciascuna di otto minuti girate in varie location con un discreto sforzo di produzione e un bel cast. Piaccia o non piaccia non è questo il punto. Gli episodi sono stati online dal 6 maggio al 7 giugno, hanno avuto un discreto successo, e da settembre 2013 sono andati in onda su Rai Due con risultati definiti "avvilenti" (3-4 percento di share).

Questa sarebbe una delle dimostrazioni che le web series, senza un contenitore adatto, rischiano di perdersi nel marasma dei contenuti televisivi—che poi, facendo del GOMBLOTTO, sembra più che la RAI abbia voluto testare un contenuto "rischioso" prima sul web, senza capire che tv e web si fruiscono in modo diverso. C'è un però: nonostante Una Mamma Imperfetta sia qualcosa di molto vicino a una struttura e tematica da tv generalista, comunque non è andata. Mentre la serie The Pills ha fatto l'8 percento di share a tarda notte. E non credo onestamente sia solo una questione di minuti, di fascia oraria o di qualità. È che forse è giunto il momento di prendere i soldi e darli in mano a qualcuno che non si è adagiato nel mondo cristallizzato delle fiction ma a chi si è formato nella trincea di Youtube, dove se qualcosa non funziona non c'è Davide di Maggio a usare aggettivi come "avvilente", ma un esercito di passivo-aggressivi che ti consigliano il suicidio.

Segui Chiara su Twitter: @chialerazzi
Edit: una prima versione del pezzo indicava Neri Marcorè al posto di Paolo Calabresi.