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La guida di VICE al referendum costituzionale

Perché voto Sì al referendum anche se non sopporto Renzi

Non mi piace Renzi. Non mi è mai piaciuto, ho votato contro di lui alle primarie, e l'ho criticato in tutti i modi. Poi il referendum è arrivato nelle nostre vite, e mi ha letteralmente e lentamente messa in crisi.

Foto via Flickr.

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Non mi piace Renzi. Ho votato contro di lui ogni volta che mi è stato possibile, cioè a entrambe le primarie della sinistra a cui ha partecipato. La prima volta mi è andata bene, la seconda un po' meno. Le cose che non mi piacciono di lui sono tante, più di quelle che non mi piacciono di una gastroscopia, e non è per dire: le ho contate. Peraltro non penso di essere molto originale, perché soffro quello che soffriamo tutti: lo trovo accentratore, arrogante, poco incline alla profondità di ragionamento, poco rispettoso dell'Istituzione e della nostra storia politica, molto velleitario, molto democristiano.

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Infatti ero abbastanza serena nella mia quotidiana frustrazione: sfottevo i Cinque Stelle, inoltravo meme su Maria Elena Boschi e quando ero in soldi andavo a fare la spesa da Eataly vergognandomi di fare la spesa da Eataly.

Poi il referendum è arrivato nelle nostre vite. Non è stato immediato. È stato un crescendo quotidiano, finché improvvisamente era un tutti contro tutti con una rabbia che neanche dopo il finale di Lost, e dal nulla eccomi incazzata su Facebook a discutere di oscure normative parlamentari insultando in caps lock parenti a cui tutto sommato voglio bene.

Ovviamente è stata colpa di Renzi. Radicalizzare lo scontro sulla sua figura è stata una scelta precisa e consapevole, anche perché il quesito referendario in sé non avrebbe mai attirato tutta questa acredine: troppo lungo, troppo noioso. Invece adesso ci troviamo in quest'atmosfera da pillola blu/pillola rossa che costringe tutti a esprimersi con la disponibilità all'ascolto e le sfumature di un kamikaze sotto anfetamina—un fatto che di per sé non aiuta particolarmente il dialogo.

Io comunque voterò Sì: lo dico adesso così eventualmente puoi smettere subito di leggere.

I motivi in realtà sono tanti e ci ho messo un po' a convincermi, ragion per cui sono partita dalle domande. Ad esempio una domanda che mi sono posta davvero è: come comportarmi con la costituzione? Al contrario di Renzi, la Costituzione mi piace, e non vorrei dilaniarla/svuotarla di significato come sostengono molte persone del "fronte del No" riferendosi alle ragioni del Sì. Insomma, non vorrei passare il resto della mia vita a pensare di aver distrutto le basi democratiche del mio Paese perché avevo paura di Di Battista.

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Ma quello che verrà cambiato non sono i principi fondamentali che determinano la sua anima: sono delle misure di sicurezza che non sono più necessarie. Quando è entrata in vigore la nostra Costituzione il rischio autoritario era davvero forte e concreto. Uscivamo da una dittatura che ci aveva portato a una guerra. Era il 1948. Voglio dire, hanno scritto la Costituzione ma curavano anche le persone con i salassi. Vedere attorno a noi lo stesso paesaggio sociopolitico ci renderebbe o distaccati dalla realtà o Sabina Guzzanti.

In realtà però non sono i punti tecnici quelli su cui facciamo un po' più fatica, credo. Non so se sia così per tutti, ma la cosa con cui ho lottato di più io è stata la strisciante percezione che Renzi sia "di destra" e che volesse per qualche incomprensibile motivo convincermi del contrario. Apprezzare una qualsiasi delle sue proposte mi ha sempre fatto venire dei pacati brividini, tanto da vedermi già prenotare tavoli al Twiga e dimenticare il 90 percento di tutto ciò che avessi mai letto.

Quello che è successo al netto delle mie psicosi è stato che, al posto di una graduale evoluzione, il cambiamento è detonato all'interno del PD quando Renzi ne ha preso il controllo. La visione e l'approccio politico che, nel bene e nel male, hanno caratterizzato la vita di quel partito sono stati pressoché ribaltati nel giro di un paio di giorni. Questo è stato evidente soprattutto su un livello di disciplina economica e del lavoro. Ma soprattutto è stato interpretato da molti elettori tradizionalmente di sinistra—tipo me—come un "rincorrere la destra" alla ricerca disperata di consensi lasciati indietro da Silvione.

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Per quanto mi riguarda, però, la questione non si esaurisce in ambito economico. Di nuovo: entrambe le proposte su depenalizzazione della marijuana e diritti civili erano ben lontane dalla perfezione—se non come spot per Renzi stesso, ovviamente, dove funzionavano da dio—ma nel giro di pochi mesi il Parlamento si è trovato per la prima volta a discutere di temi simili.

Fino a un paio di anni fa sarebbe stato più probabile un contatto con una civiltà aliena o che Massimo D'Alema mettesse in dubbio un suo ragionamento. Questo lo sappiamo tutti. Non dipende neanche solo dalla vergogna, però. Se davvero le persone si vergognassero e negassero di votare Renzi come si vergognavano e negavano di votare Berlusconi non staremmo qui a parlarne perché Renzi stesso avrebbe già comprato una squadra di calcio di Serie A e governerebbe indisturbato fino al 2125.

C'è anche un altro aspetto, che è lo stesso per cui Clinton ha perso contro Trump e lo stesso per cui il PD ha perso per vent'anni con Berlusconi, appunto. Ciò che offrivano era, per usare un tecnicismo, sempre la stessa merda. Non sono riusciti in nessun modo a prospettare un cambiamento a moltitudini di persone esasperate e scarnificate da giornate di lavoro infinite che avevano un bisogno urgente di nuove soluzioni. Arroccarsi sulle proprie indiscutibili posizioni, sui propri metodi (anche se questi si sono rivelati sistematicamente fallimentari), guardare indietro in generale non può mai essere una soluzione—non una soluzione politica, almeno. Perché le persone hanno un istinto (giusto) e una tensione naturale verso chi gli propone qualcosa di nuovo, di più contemporaneo e concreto rispetto a quello che gli è stato proposto fino ad adesso. Se il PD non è in grado di offrire questa prospettiva, come mai prima di Renzi è stato in grado, l'elettorato la cercherà naturalmente nel Movimento 5 Stelle—e non penso che quest'ultimo sia pronto a governare (detto ciò, sono abbastanza sicura che referendum o meno ci sia una forte volontà popolare che spinge verso un governo del M5S, che avverrà e basta, che sia colpa di Renzi o meno. Quindi almeno su questo punto mi rassegnerei).

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Poi ci sono le cose che fanno male davvero. Non c'è un modo gentile di dirlo, per cui lo dico così: non ci sono alternative. Non per chi desideri vedere la sinistra al governo, almeno. Un sacco di persone fanno l'esempio di Bernie Sanders, dicono che puntare su Renzi è come puntare su Clinton e forse hanno ragione, ma la mia domanda rimane: chi è il nostro Bernie Sanders?

La candidatura di Sanders era pazza ma sensata, perché generava qualcosa che Clinton non riusciva a generare in nessun modo: entusiasmo. Dal primo istante, vedere Hillary che faceva una battuta durante un comizio era esattamente come vedere Tu Madre che faceva la regazzina. Non comunicava visione, non comunicava un qualsiasi cambiamento, l'unica cosa che aveva da offrire era una continuità con l'establishment. Sanders aveva una vibra amorosa che gli faceva schiacciare preferenze come un mangiasassi perché le persone in qualche strano modo ricavavano una speranza dalla sua candidatura. E poi proponeva cose impensabili per i mangia-hamburger, roba folle come sanità gratuita e università pure.

A me Civati fa venire voglia di piangere mentre mi taglio le braccia e soprattutto non è stato mai in grado, nel corso della sua carriera politica, sempre in mia modesta opinione, di comunicare qualcosa che suonasse nuovo—e non una specie di polemica di scarto.

Comunque se ci sono altri candidati, per favore, segnalatemeli così magari mi calmo. O magari insomma ci calmiamo tutti. Visti i toni che ha preso tutto il dibattito è il caso di dire che nessuno si sente superiore a nessuno. Che non c'è, secondo me, un voto giusto obbligatorio per tutti. E che c'è qualcosa di puro nel voler evitare di comprimere la propria moralità, le proprie scelte politiche dentro un candidato o una forza politica che non potrà mai rappresentarle appieno.

Però.

C'è qualcosa di puro e c'è anche qualcosa di inutile, perché implica il rassegnarsi all'idea che Bersani e tutto quello che è venuto prima di Renzi sia il meglio che la sinistra italiana ha da offrire. Io non credo che Renzi sia il meglio che possiamo esprimere, ma penso semplicemente che votare insieme al M5S e alle destre vorrebbe dire aver perso la minima progettualità necessaria per fare politica, la voglia di prendersi i cazzi e le responsabilità infinite del governare che—spoiler—sono molti di più di quelli che comporta lamentarsi 24 ore su 24.

Se davvero desideriamo opzioni migliori non sono moltissime le cose che possiamo fare tranne: cominciare a fare politica, partecipare al dibattito collettivo, fare gli adulti in generale. Per quanto odioso, questo clima per la prima volta dopo millenni ci ha fatto interessare nuovamente alle cose pubbliche, mettere in dubbio, studiare, informarci.

Votate quello che volete, però continuiamo.