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"Se un delinquente si fa male, cazzi suoi"

Mentre il disegno di legge contro la tortura è in discussione al Senato, il SAP (Sindacato autonomo di polizia) è sceso in piazza insieme a Matteo Salvini e altri politici di destra per protestare contro l'introduzione del reato.

Il segretario del Sindacato autonomo di Polizia, Gianni Tonelli, con Matteo Salvini a Roma, 25 giugno 2015. Foto via Facebook.

Da un po' di tempo a questa parte in Italia si è tornati a parlare di tortura, e soprattutto dell'assenza di un reato che la punisca nel nostro ordinamento. La discussione è tornata in auge più o meno da quando lo scorso 7 aprile la Corte europea dei diritti dell'uomo ha condannato il nostro paese per il massacro della scuola Diaz durante il G8 di Genova—un episodio che per quattordici anni ha fatto discutere e indignare tutto il mondo, ma che fino allo scorso aprile non sembrava averci creato troppo imbarazzo.

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I giudici di Strasburgo non solo hanno detto che quello che è accaduto la notte del 21 luglio 2001 è qualificabile come tortura, ma hanno anche ripreso l'Italia per la mancanza di "una legislazione adeguata." Più che di vera e propria lacuna, forse, si potrebbe parlare di clamoroso ritardo. Il fatto che nel nostro paese manchi il reato di tortura è infatti quanto meno bizzarro, se si pensa che la Convenzione delle Nazioni Unite al riguardo risale al 1984 e che l'Italia l'ha ratificata appena quattro anni dopo, nel 1988. L'anno successivo c'è stato il primo tentativo di disegno di legge, a cui ne sono seguiti ben 86—tutti puntualmente naufragati.

Un'ultima bozza è stata presentata ad aprile del 2013 dal senatore Pd Felice Casson, poi licenziata dal Senato un anno dopo. Il disegno di legge è riuscito ad arrivare dopo ancora un altro anno alla Camera, che lo ha approvato, con una certa fretta, due giorni dopo la sentenza della Corte europea. Del resto, Matteo Renzi—accusato di aver taciuto dopo la decisione di Strasburgo— l'aveva detto chiaramente: la risposta alla condanna europea sarebbe stata l'introduzione del reato di tortura.

Nonostante sia un notevole balzo in avanti, la legge—che tornerà al Senato per l'approvazione definitiva—ha sollevato da più parti qualche perplessità, specialmente perché, a dispetto della sua formulazione originaria, qualifica la tortura come reato "comune"—che può essere commesso da chiunque—e non "proprio," ossia tipico dei pubblici ufficiali. Il ddl è piaciuto ai magistrati, ma ha destato notevoli preoccupazioni nella polizia, convinta di ritrovarsi "con le mani legate."

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Questa paranoia di non fare "un reato contro la polizia" è stata ribadita qualche giorno fa dal ministro dell'Interno Angelino Alfano, che ha sottolineato che "il caso Diaz è un capitolo chiuso, la polizia è sana" e "non è giusto rievocare spettri del passato ogni volta che accade qualcosa che non va."

Uno dei soggetti più attivi nell'opposizione al reato di tortura è indubbiamente il Sap, il Sindacato autonomo di polizia che conta 18mila iscritti. Ieri pomeriggio, infatti, si è tenuto il "T-Day," Tortura Day, un'iniziativa "per dare battaglia al partito dell'antipolizia" che "pretenderebbe di gettare tutti i poliziotti, tutti i pubblici ufficiali e la brava gente di questo paese nelle mani dei delinquenti e dei mascalzoni".

Per capire di chi stiamo parlando, il Sap è lo stesso sindacato che ad aprile del 2014 ha regalato cinque minuti di applausi—anche se loro dicono che si è trattato di una "taroccatura" della Rai—a tre dei quattro agenti condannati in via definitiva per la morte di Federico Aldrovandi e che, dopo l'assoluzione di medici e agenti nel processo Cucchi, si è lasciato andare ad affermazioni del genere: "Se uno ha disprezzo per la propria condizione di salute, se uno conduce una vita dissoluta, ne paga le conseguenze."

La manifestazione principale del T-Day si è tenuta a Roma, davanti a Palazzo Chigi, ma ci sono stati presidi anche davanti al sito di Expo 2015 e a Palermo, dove sono stati distribuiti i pieghevoli "Brava gente sotto tortura", prefiguranti scenari apocalittici in caso di approvazione del decreto—"Saremo gettati nelle mani dei delinquenti", o "Italiani abbandonati al loro destino"—con tanto di vignette "satiriche."

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La campagna, oltre che di protesta, ha anche lo scopo informativo di "far capire ai cittadini che in Italia esistono già le fattispecie di reato che puniscono pesantemente gli eventuali abusi delle forze dell'ordine." Un punto su cui sicuramente non concorda la Corte europea dei diritti dell'uomo, che ha richiamato l'Italia anche per questo motivo.

Il sindacato si è detto pronto a una discussione, "ma partendo dalla normativa esistente. Attraverso la nostra pubblicazione, dove sono presenti testi e vignette che chiariscono ogni aspetto del problema, cercheremo di spiegare alla gente come stanno davvero le cose." Cioè così:

La giornata è stata aperta da un video pubblicato dal segretario generale del Sap Gianni Tonelli, in cui spiegava che secondo questo progetto di legge non si può "guardare male" o "minacciare di dargli una sberla" a un delinquente "che ha appena rapito una bimbetta per cercare di forzargli la mano per restituire la bimbetta ai genitori."

Sotto il caldo micidiale delle tre e mezza di pomeriggio, si sono radunati davanti a Palazzo Chigi circa una cinquantina di agenti, qualche vigile del fuoco del sindacato Conapo, aderente all'iniziativa, e uno stuolo di giornalisti, richiamati dalla notizia uscita in mattinata che il segretario della Lega Nord Matteo Salvini avrebbe fatto un salto alla manifestazione.

E in effetti, dopo una breve incursione del presidente della Lombardia Roberto Maroni—salutato da commenti nostalgici sulla sua esperienza come ministro dell'Interno—Salvini è arrivato e ha subito indossato la casacca del Sap. Dopo aver avvertito che "ovviamente nel 2015 qualunque essere umano è contro la tortura," il segretario della Lega Nord si è scagliato contro il ddl, una legge "sbagliata e pericolosa" che "lascia gli uomini delle forze dell'ordine alla mercè del primo delinquente, del primo spacciatore, del primo rapinatore di turno che può denunciare di essere stato arrestato con troppa irruenza o di essere stato psicologicamente torturato in cella."

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Quello delle strumentalizzazioni delle "torture psichiche," anch'esse previste dalla Convenzione internazionale, è un argomento molto utilizzato dai detrattori del ddl. Per l'Associazione Antigone, tuttavia, non è "per nulla ancorato alla realtà." Il Sap, continua il comunicato, paragona questo genere di torture "all'alzare la voce durante un interrogatorio, avvertendo con durezza l'indiziato sui rischi che corre," mentre le torture psichiche sono in realtà ben altro: "finte esecuzioni, la privazione costante e per giorni del sonno, l'obbligo di radersi per i prigionieri di fede musulmana, minacce di stupro, isolamento prolungato, deprivazione sensoriale."

Il momento più alto del discorso di Salvini è stato però probabilmente quando ha detto che un delinquente, se necessario, va "preso per il collo," e che "se si sbuccia un ginocchio o si rompe una gamba cazzi suoi, evita di fare il delinquente." Quello del leader leghista, tuttavia, non è stato l'unico endorsement politico ottenuto dall'iniziativa del Sap. Poco dopo è arrivato in piazza anche Maurizio Gasparri, e su Facebook ha mostrato solidarietà anche Giorgia Meloni.

Con il @Sindacato_Sap ora a Roma, no alle leggi bavaglio contro le forze di polizia pic.twitter.com/rySLwaNObB
— Maurizio Gasparri (@gasparripdl) June 25, 2015

Ma non c'è solo la destra a sostenere la polizia. Nonostante la legge sul reato di tortura sia appoggiata dal Movimento 5 Stelle, spesso il blog di Beppe Grillo ha ospitato interventi di esponenti delle forze dell'ordine dai contenuti precisi. Come, ad esempio, quello in cui i segretari del sindacato di polizia Consap chiedevano l'introduzione di un reato "di tortura e sevizie contro le forze dell'ordine in servizio." Dall'altra parte, invece, c'è stato un silenzio pressoché totale, fatte salve due dichiarazioni di due esponenti di Sel e Pd.

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La manifestazione di ieri, tra l'altro, si è svolta esattamente un giorno prima della Giornata internazionale contro la tortura. Il presidente di Antigone Patrizio Gonnella ha definito la posizione del Sap "fuori dalla comunità internazionale," poiché la "previsione di questo crimine non è un capriccio italiano, né tanto meno di un presunto partito contro le forze dell'ordine, ma arriva direttamente dalle Nazioni Unite."

A un giornalista che gli ha chiesto come questo stop al reato di tortura si concilierebbe con la sentenza della Corte europea, Salvini ha semplicemente risposto che la Corte "potrebbe occuparsi di altro senza rompere le scatole all'Italia. Per l'errore di qualcuno a Genova non bisogna esporre a rischio di vita centinaia di migliaia delle forze dell'ordine."

Il fatto è che nella storia delle vessazioni da parte delle forze dell'ordine Italia non esiste solo la Diaz. Per fare gli esempi più eclatanti ci sono le torture ai brigatisti nei primi anni Ottanta, o quelle nel reparto d'isolamento del carcere di Asti. Negli ultimi quarant'anni, quindi, la tortura è stata praticata in Italia, e ridurre il fenomeno all'"errore di qualcuno" durante il G8 del 2001 è un'evidente forzatura.

Il rischio, insomma, è che se questa campagna spalleggiata da alcune forze politiche riuscirà ad affossare, per l'ennesima volta, il tentativo di recuperare il ritardo accumulato dall'Italia, anche l'anno prossimo la Giornata Mondiale sarà per il nostro paese una ricorrenza da passare in vergognoso silenzio.

Segui Claudia su Twitter: @clatorrisi