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Poltronette

Il film meno cinico dell'Universo (Marvel)

Veramente in pochi vanno al cinema a vedere un film Marvel per la trama. Ci si va per le scene di apocalisse totale e CGI, o ci si va per il supereroe. Però I guardiani della galassia fa anche ridere un sacco.

QUESTA È UN'INTRODUZIONE GENERALE

“No guarda che questo è quello definitivo. È il più oscuro di tutta la trilogia. Quello coi sentimenti veri.” Ci ho creduto spesso. Il cavaliere oscuro era davvero quello oscuro, Spider-Man 2 era davvero quello definitivo e—se proprio—invecchiato un po' male, Iron Man era davvero il futuro auspicabile dei film di supereroi Marvel.

A guardare la questione con un po' di scetticismo, le regole di mercato vogliono che sia sempre il prossimo film a essere quello “definitivo.”

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È difficile astenersi da un minimo di cinismo nel caso dei supereroi Marvel, perché la loro onnipresenza nei prodotti cinematografici recenti deriva da una logica di puro business: siamo negli anni Novanta, i supereroi al cinema sono un avvenimento sporadico, e la Marvel si trova sull'orlo della bancarotta. La compagnia stipula una serie di accordi con alcuni studi cinematografici e vende loro i diritti su una selezione dei propri personaggi. La Sony si accaparra Spider-Man (cattivi inclusi), la Fox si prende gli X-Men, Daredevil, i Fantastici Quattro. La Marvel non si trova in posizione di dettare condizioni, e accetta un misero 5 percento sulle entrate dei film. Qui, un'infografica della situazione.

Una clausola nel contratto, tuttavia, implica che, per mantenere i diritti intellettuali sui personaggi acquistati, le case di produzione devono rispettare una serie di scadenze sull'inizio delle riprese; in caso le scadenze non vengano rispettate, i diritti ritornano alla Marvel. Questa clausola spiega perché nel 1994 la Fox abbia prodotto un Fantastici Quattro senza avere intenzione di distribuirlo, e spiega l'altrimenti inspiegabile Amazing Spider-Man.

In parole povere: finché ci sarà domanda, Fox e Sony saranno disposte a fare letteralmente di tutto, anche a perdere soldi producendo film che non vedranno la luce del giorno, pur di tenere le cosce serrate attorno ai personaggi Marvel di cui posseggono i diritti.

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D'altra parte, la domanda di pubblico c'è, questo è fuori da ogni dubbio, in caso contrario le case di produzione rivenderebbero i diritti alla Marvel (è il caso di Ghost Rider, inspiegabilmente male accolto, che è stato rispedito al mittente lo scorso anno). Ancora da stabilirsi è ciò che accadrà con Civil War, le voci della cui realizzazione si sono diffuse a partire da settimana scorsa: Civil War vedrebbe la comparsa di praticamente tutti i supereroi dell'universo Marvel, e a quel punto le assenze degli acquisti Sony/Fox sarebbero più che percepibili.

Ricomprare i diritti da Marvel non solo sarebbe poco pratico (offrire il 5 percento delle entrate è, oggi, una galassia lontana lontana), sarebbe impossibile: dall'uscita di X-Men, nel 2000, e dal successo di Spider-Man, nel 2002, la Marvel ha cominciato a tessere la più feroce delle vendette, ponendo le basi di un impero multimiliardario cominciato con Iron-Man nel 2008 e coltivato con l'amore di una mamma che abbia incassato settecento milioni di dollari al botteghino.
Se la Marvel fosse un essere umano, nella fattispecie me, attenderebbe la propria vendetta, seduta su una poltrona e accarezzando un gatto bianco, sorridendo un sorriso di gioia pacata. Perché la Marvel sa che un giorno vedrà Fox e Sony entrare dalla sua porta strisciando.

E questo, cari amici, è il motivo per cui non vedremo mai, in questo universo di monopoli, Spider-Man tra gli Avengers.

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E ora, musica.

QUESTA È LA PARTE SU I GUARDIANI DELLA GALASSIA

Il problema centrale del surplus di film coi supereroi è il seguente: perché dovrei seguire le avventure di un supereroe particolare rispetto a un altro? Certo, i loro alter-ego “umani” hanno personalità diverse nel mondo dei fumetti, ma nello spazio ristretto di 120 minuti il lato umano dei protagonisti è limitato.

In aggiunta a ciò, la struttura dei film di supereroi è una macchina ben rodata che viene replicata di volta, in volta, in volta. Tutti i film sulle origini hanno la stessa struttura da film sulle origini, in cui il protagonista insicuro/arrogante/poco autocosciente viene a contatto con la propria vera natura, prima le si oppone, poi le si adegua, diventando il superbuono che sradica i supercattivi. È così che finiamo per seguirli tutti, nella speranza che arrivi “quello definitivo.”

In questo senso, la Marvel Cinematic Universe si comporta come un'azienda di cereali che inizialmente mette sul mercato dei cereali crusca, uvetta e banana e poi mette sul mercato dei cereali crusca, uvetta e banana SCATOLA COLOR VIOLA, nella speranza di creare competizione e aspettativa. Omettendo l'informazione che, in entrambi i casi, il risultato sarà crusca umida.

E qui entra in gioco I guardiani della galassia.

Occorre fare una premessa: da un punto di vista strutturale, il film è praticamente identico a ciò cui la Marvel ci ha abituati negli ultimi sei anni, con la Lotta Epica nell'ultimo quinto di film. Sotto molti altri aspetti, è uno dei più portentosi passi avanti nella storia contemporanea dei film coi supereroi.

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James Gunn, il regista, si è fatto le ossa sui film Troma, i film di serie Z la cui casa di produzione (la Troma, appunto) ha lanciato svariate carriere.

Date le origini, non sorprende che i lavori di Gunn fino a questo momento siano caratterizzati dalla capacità di inserire dettagli comici e vagamente trash. Il regista non ha trattato I guardiani della galassia in maniera troppo diversa: insieme alla co-sceneggiatrice Nicole Perlman (prima sceneggiatrice donna per un film Marvel), è riuscito a trovare una serie di espedienti che donassero al film l'originalità che gli si riconosce innegabilmente.

I PROTAGONISTI NON SONO TUTTI FIGHI COME GLI AVENGERS. Un procione, Vin Diesel a forma di albero e un wrestler occupano sullo schermo lo stesso spazio e tempo dei due capigruppo piuttosto piacenti (Zoë Saldana verde e Chris Pratt). Questo era già nel fumetto. Passiamo oltre.

LO ZENITH ASSOLUTO DELLA MUSICA MONDIALE: I JACKSON 5. Con una mossa molto saggia, Gunn affida a Peter Quill, il protagonista del film, il dettaglio più “personale” di un film Marvel. Quill ascolta brani anni Settanta da uno walkman che ha ricevuto prima di lasciare il Pianeta Terra. Cosa significa, ciò, in breve?

Un sacco di dialoghi noiosissimi evitati sull'essenza terrestre di Peter Quill, e una connessione immediata con il suo pianeta d'origine, che ci rende il personaggio umano (letteralmente) e simile per gusti musicali.

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Lo zenith assoluto della musica mondiale in un solo film.

Dove gli AC/DC erano un ottimo dettaglio sul personaggio di Tony Stark in Iron Man e ne costituivano la colonna sonora in maniera esterna (c'è addirittura chi direbbe “non diegetica”), qui le canzoni erano state tutte scritte in sceneggiatura.

Soffermiamoci un istante sul punto 1. Uno dei problemi principali dei film di supereroi standard è il fatto che, per quanto i protagonisti facciano battutine o si esprimano sul proprio passato, non sappiamo molto di loro, né ci importa, perché in gioco non c'è molto. Sappiamo solo che, alla fine, trionferanno. Con i cinque Guardiani della Galassia è diverso.
Il più grande successo di un film come questo è la sua capacità di scrivere i personaggi nella maniera più minuziosa possibile, e il walkman di Peter Quill è solo uno degli esempi che si potrebbero fare. Vi basti sapere che una scena con Vin Diesel albero è la scena che mi abbia commosso di più al cinema nel 2014.

Sia chiaro, veramente in pochi vanno al cinema a vedere un film Marvel per la trama. Tradizionalmente, ci si va per le scene di apocalisse totale e CGI, o ci si va per il supereroe. La trama de I guardiani della galassia non fa eccezione, e se letta su Wikipedia è una delle esperienze più noiose di sempre:

Ed è solo il primo paragrafo.

FA RIDERE TANTO. I personaggi hanno molto più spazio che la trama in sé del film, tanto che non ci importa molto “come faranno a districarsi da una situazione x” ma, piuttosto, “come si comporteranno gli uni nei confronti degli altri.” Se in Avengers ci importava qualcosa dei vari supereroi come singole entità, qui ci importa qualcosa del gruppo. È dalle dinamiche del gruppo che proviene tutta la gioia del film, e tutta la sua comicità.

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È come se la Marvel avesse messo da parte, solo per un momento, quell'idea della vendetta con il gatto bianco in grembo, e avesse fatto un film unicamente per divertirsi.

Lungi dall'essere un film anti-establishment, I guardiani della galassia si dà da fare come gentile riformatore del genere. Non che sia tutto originale o innovativo: i cattivi sono male abbozzati e ininfluenti, la protagonista femminile è uno dei personaggi meno interessanti, la struttura è la stessa di sempre.

Però tutte le scene che sarebbero, in un film standard, le scene “sovraccariche” di emozione vengono smontate dall'interno: a un certo punto del Discorso Motivazionale del Capogruppo, uno dei personaggi diventa consapevole di trovarsi all'interno di un discorso motivazionale.

Quello che James Gunn sembrerebbe esprimere è: i cliché sono tali perché funzionano, e all'interno di un film Marvel siamo tenuti a sfruttarli (siamo i riformisti, mica i rivoluzionari dei film Marvel), ma non stiamo cercando di farla franca, quindi ecco che ammettiamo pubblicamente di averli usati, questi cliché, e la buttiamo sul ridere.

È una comicità incredibilmente meta, ma fa ridere? Risposta: sì. E soltanto perché è utilizzata con molta attenzione,  rigorosamente in linea con i vari personaggi, e mai soltanto per il gusto di.

In sostanza, il più grande miglioramento offerto da I guardiani della galassia al suo genere di appartenenza è il tono, il farci sapere di essere consapevole di tutti quei cliché, e di usarli per il nostro bene, il suo ritirarsi e lasciarci piangere da soli quando non è il momento di battute.

È difficile che una formula simile si ripeta senza problemi, tant'è che l'idea di un Guardiani della galassia 2 rattrista, perché la serialità potrebbe essere letale per un'operazione così ben riuscita. Forse, davvero, questo era quello definitivo.