FYI.

This story is over 5 years old.

Poltronette

Speciale Gita a Roma!!!

Andare e vedere il film di Woody Allen e lamentarsi del fatto che faccia schifo, è come uscire senza ombrello con la pioggia e lamentarsi di essersi bagnati.

Mi si perdoni per questa generalizzazione ma, in genere, quando un film straniero (statunitense) viene girato in Italia lo si riconosce, al momento dell'uscita nei cinema, dalla scia—solida e percorribile—di lamentele da parte degli attori italiani che vi avevano preso parte e che sono stati, poi, abbandonati in fase di montaggio. La formula, normalmente, ha due ramificazioni. Se l'attore italiano compare nel film, userà anche l'espressione "Grande Maestro" riferendosi al regista del film. Se l'attore italiano NON compare nel film, non se ne parla mai più
Il fatto spiazzante è che interpreti di un certo rilievo smaniano per far parte di un progetto a prescindere da quanto esso sia, in effetti, di dubbia riuscita. A Roma si faceva la fila per comparire in quel film sinistro, La versione di Barney, in cui un vecchio compassionevole rovina per sempre il ricordo di Mordecai Richler.

Pubblicità

Un paio di settimane fa è uscito il nuovo film di Woody Allen. È ambientato a Roma, come ben saprete se non vivete in una città priva di autobus di linea.

Ancora una volta, Roberto Benigni fugge dal discernimento.

L'eco di lamentele, in questo caso, non si è limitata alla cerchia degli attori. Se alcuni hanno detto "carino", un'ondata di recensori si è affrettata giù dalla collina della propria dignità nazionale, brandendo asce e coltelli, al grido di "Oh Dio mio, che stereotipi affrettati, che scarso polso sul contemporeaneo, guarda come raffigura le maestrine della piccola città, il nostro maestro non è più quello di una volta." Boo hoo hoo, recensori, dove eravate sei anni fa?
Il nuovo film di Allen è indubitabilmente brutto, sebbene sia punteggiato da una serie gradevole di trovate, inclusa la parte interpretata dallo stesso Allen (che arriva, dice la sua battuta su Dio, e poi torna fuori scena a meditare su quanto sia brutto morire presto) e, spiace dirlo, l'intero segmento di Benigni, abbastanza surreale da reggersi sui propri piedi senza dover incespicare sulle altre storie. To Rome with love non è brutto perché Allen incappa in stereotipi che solo lui è convinto che esistano e non ha il giusto polso sul paese reale. È inutile andare al cinema con il piglio lamentevole perché "Woody Allen, che era così bravo, si ostina a fare film," perché il 50 percento, o probabilmente di più, della colpa è nostra, o meglio vostra, che vi ostinate a ignorare il contratto che sottende la visione di ogni film di Allen: Woody Allen è un nonno brillante, sarà contento se lo andate a trovare, ma di certo non gli potete andare a parlare di Mass Effect 3, e comunque, cazzo, nonno, smettila di scoreggiare.
Lasciatelo in pace.

Pubblicità

Ora te la faccio vedere io, Majin Bu.

In effetti, però, To Rome with love presenta delle pecche su cui è impossibile sorvolare. Ed è per questi motivi (solo parzialmente elencabili), non perché "dipinge noi italiani come scemi," che è un film malriuscito.

1) LA PARABOLA DEL BUON SELVAGGIO. Ora, nel film è presente un personaggio, italiano, proprietario di una ditta di pompe funebri, che nella doccia canta bene. Benissimo. Woody Allen, squalo pensionato della lirica, un giorno lo sente e fa in modo di sfruttare la trovata. Premettendo che questa è una delle storie meglio riuscite, è oltraggioso e ai limiti del violento il fatto che Allen abbia potuto pensare a un intreccio il cui nucleo si basa su un tale che non vuole cantare in pubblico perché, italiano di buon cuore, si vergogna.

2)

Evidentemente a Woody Allen qualcuno ha detto "Quel Jesse Eisenberg somiglia proprio a te!" e Allen, contrariamente a quanto aveva fatto in passato con—per esempio—Biggs, Branagh, Ferrell, ha pensato "Non voglio che questo parvenu prenda il mio posto!" e ha ceduto a Eisenberg una parte insipida, fuori luogo e traboccante di Ellen Page, lontana da quella che avrebbe potuto essere la prova attoriale di Eisenberg per scrollarsi di dosso l'aura di geek rancoroso che gioca a scarabeo. Eisenberg, che ha fatto film come Holy rollers, perciò conosce la vergogna, girella per Roma, è uno studente di architettura con la passione per l'architettura, si innamora di una ignorante isterica perché gli cita le cose.

3) IL VIGILE DELLA SCENA DI APERTURA. VAFFANCULO WOODY ALLEN.

Vedete qui di seguito il trailer di un film che potrete tranquillamente prendere a noleggio, o non vedere mai:

Leggi anche: Poltronette: Le dieci migliori scene di cazzi mozzati nella storia del cinema