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Cosa abbiamo capito dal primo dibattito presidenziale tra Trump e Clinton

In una normale tornata elettorale si direbbe che Hillary ha stravinto, ma non c'è nulla di normale in una elezione in cui Trump è il candidato repubblicano: un'analisi del dibattito presidenziale.

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È stato bizzarro. Ed è stato avvincente. Di solito i dibattiti presidenziali americani sono incontri olimpici di fioretto. Si conta questa o quella stoccata. L'affondo giusto. La punchline usata per rispondere a quella dichiarazione troppo tronfia. Il primo dibattito fra Hillary Clinton e Donald Trump, invece, è sembrato un incontro di wrestling fra un politico di lungo corso e un commento su YouTube.

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Diversi sono stati i momenti mai visti su un palco così importante. Le urla, le costanti interruzioni, il perenne tirare su con il naso di Trump. Per alcuni, come per l'ex candidato e presidente del Partito Democratico Howard Dean, un tirare troppo sospetto.

Notice Trump sniffing all the time. Coke user?

— Howard Dean (@GovHowardDean)27 settembre 2016

Negli ultimi giorni la curiosità era stata enorme riguardo le possibilità—e capacità—di Trump di poter accorciare le distanze con Clinton. Nel 2012 Obama trattò la campagna per la sua rielezione come un tour degli Harlem Globetrotters nelle scuole, poi perse il primo dibattito televisivo con Mitt Romney e improvvisamente fu costretto a fare sul serio. Trump è riuscito a fare lo stesso?

La maggior parte del dibattito non ha, probabilmente, spostato le intenzioni di voto di nessuno. Clinton ha parlato della sua esperienza come Segretario di Stato in visita in oltre 120 Paesi e delle undici ore di fila torchiata dall'House Select Committee sullo scandalo Benghazi. Trump ha detto di aver costruito un country club per il golf a Palm Beach. E questo dimostrerebbe che non è razzista. No, sul serio: ha detto questo. Ma se le centinaia di gaffe e dichiarazioni simili negli ultimi dieci mesi non hanno spostato le percentuali di voto dei sostenitori di Trump, cosa potrebbero mai fare 90 minuti di dibattito?

In una normale tornata elettorale si direbbe che Hillary ha stravinto, ma non c'è nulla di normale in una elezione in cui Trump è il candidato repubblicano. Trump non è stato umiliato, quindi ha prevalso dimostrando resilienza. Perché quando basi tutta la tua campagna sul non essere un politico ma un businessman e ti vanti di non pensare e agire come loro, non risultare brillante nel più politico degli avvenimenti politici può essere un vantaggio.

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L'unico, grande, errore strategico di Trump è stato quello di voler perseguire nel negare sempre tutte le sue spacconate passate. Nel confutare ancora prima di lasciare terminare il moderatore o il suo avversario. Respingere di aver detto cose che lui stesso ha scritto e sono ancora presenti su Twitter, con conseguenti retweet e sberleffi sui social.

Così, quando Hillary dice davanti a 120 milioni di americani che Trump crede che il riscaldamento globale sia un concetto inventato dai cinesi per colpire l'industria americana e Donald nega di averlo mai affermato non può che succedere questo:

Dude, it's still on your twitter account — Christopher Hayes (@chrislhayes)27 settembre 2016

Oppure quando Hillary ricorda l'opinione sulle gravidanze di Trump, ovvero che sono "bad for business" e quest'ultimo incalza subito con "I never said that" su Twitter 12mila persone rilanciano questo.

— BuzzFeed (@BuzzFeed)27 settembre 2016

Hillary non ha mai avuto momenti forti come questi tweet virali, non ha mai detto nulla che meritasse un'uscita dal palcoscenico dopo aver lasciato cadere il microfono a terra. Ha lasciato che Trump inciampasse da solo preferendo lo sfiancamento psicologico e pungolando il suo unico, storico, punto debole: i soldi.

Trump non è ricco quanto la sua testa gli suggerisce di essere. Diversi giornalisti economici da Forbes al WSJ hanno pubblicato studi dimostrando una enorme disparità fra quanto dichiarato da Trump e la realtà. E sono stati tutti, sempre, querelati, minacciati, insultati. Ogni singola volta che qualcuno ha scritto di Trump come di un finto miliardario Trump ha perso il controllo.

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Non passa mezz'ora dalla stretta di mano che Hillary dichiara "non è ricco quanto dice di essere."

È stato un passaggio importante non solo perché ha trasformato la sua faccia in una smorfia contrita, ma perché con gli americani non si fotte sui soldi.

Why won't Trump release his tax returns? 'Maybe he's not as rich as he says he is.' — CBS News (@CBSNews)27 settembre 2016

Con i soldi, negli Stati Uniti puoi vincere ogni tipo di battaglia intellettuale, dalle primarie repubblicane ai dissing fra Drake e Meek Mill. Puoi permetterti di chiamare le donne che ti stanno antipatiche puttane e mucche grasse, puoi dire che i messicani sono degli stupratori seriali, puoi annunciare che chiuderai le frontiere ai musulmani.

Ma quando non ne hai? Quando hai mandato in bancarotta gran parte delle tue iniziative imprenditoriali? Quando ti manca la liquidità per gestire lo staff della tua campagna e comprare spot televisivi? Non sei più il temerario capitano d'industria che se ne frega del politicamente corretto; sei l'ex compagno delle medie fallito e incazzato con la vita che tutti nascondono su Facebook perché condivide JPG di vignette razziste. Da simbolo per persone che aspirano a essere te perché sei controcorrente e di successo, diventi patetico.

Negli ultimi mesi Hillary ha cercato di trasformare Trump in patetico. Tutta la sua enorme capacità di fuoco mediatica, dai social, alle celebrità amiche compiacenti, alle apparizioni televisive è stata indirizzata verso questo obiettivo. Non c'è mai riuscita perché rimane uno dei candidati più deboli e respingenti della storia del Partito Democratico.

Gli ultimi sondaggi realizzati prima di questo dibattito indicano infatti il conduttore di The Apprentice più vicino che mai alla Casa Bianca. Gli americani odieranno pure Trump e le sue gaffe, ma odiano più l'idea che la Clinton diventi presidente solo perché ha contro un idiota come Trump.

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