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Fight Club fa ancora schifo

Il quindicesimo anniversario di Fight Club è alle porte, ma non c'è bisogno di festeggiare, è sempre lo stesso film sessista e pseudo-intellettuale di cui avete memoria.

Quando uscì

Fight Club

lo considerai l'accusa più feroce alla società consumistica che avessi mai visto. Ok, avevo sedici anni, e non ero molto esperta in fatto di accuse alla nostra cultura. Ora ovviamente non ho più sedici anni, e tra poco

Fight Club

festeggerà il suo quindicesimo anniversario. Di recente il film è stato uno dei protagonisti del Comic-Con. Hanno partecipato il regista David Fincher, e l'autore, Chuck Palahniuk. E indovina, all'inizio dell'anno prossimo l'ode dei 'maschi alfa' avrà finalmente un sequel, e questa volta in veste graphic novel.

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Fight Club incarna perfettamente lo spirito del nostro tempo, e logicamente, molti degli argomenti che toccava e le previsioni che faceva sulla decadenza del mondo occidentale sono diventate fin troppo reali. Nelle strade regna il caos, i cittadini non si fidano più di chi dovrebbe proteggerli, il divario nel reddito delle diverse classi sociali si fa sempre più vasto, e le grandi compagnie diventano sempre più grandi, unendosi a una velocità pari solo a quella della fusione nucleare. Era prevedibile quindi che arrivati a questo punto abbracciassimo ancora un volta la favola nichilista di Palahniuk e Fincher. Il problema è che così facendo stiamo abbracciando qualcosa di decisamente offensivo.

Saranno dieci anni ormai che non dormo in uno studentato, e di conseguenza è da un po' che non vedo un poster di Fight Club. Questo per dire che il film, almeno fino a qualche settimana fa, mi era praticamente uscito di testa. Gli ulimi eventi, però, mi hanno fatto venire voglia di rivederlo, e di decidere una volta per tutte se valesse l'amore incondizionato di una ragazza di sedici anni o se io, in quanto adolescente, a quei tempi avessi la testa piena di merda. Facendo questo ragionamento però mi sono resa conto che sì, la mia testa doveva essere per forza piena di merda, avevo sedici anni, e gli adolescenti, in generale, sono pieni di merda. È una caratteristica insita nell'adolescenza stessa, quasi quanto l’acne, i problemi sessuali, o la convinzione che l’anarchia sia una strada da percorrere per risolvere i problemi della società.  Concluso questo punto, ho scricato Fight Club, illegalmente, perché è quello che Tyler Durden avrebbe voluto che facessi. “Rabbia, rabbia” mi sembrava di sentire la sua voce che mi implorava “contro il sistema.” Dopo essermi versata qualcosa da bere e aver aperto un nuovo pacchetto di sigarette (ancora, come avrebbe voluto che facessi Durden) mi sono preparata al verdetto finale. Fondamentalmente il film rappresenta un viaggio cyberpunk, allucinogeno e molto anni Novanta attraverso le sinapsi di un cervello umano, il tutto condito da momenti di musica elettronica. Un immaginario tanto obsoleto quanto l'idea stessa del film, ossia che in qualche modo, la società sia in grado di salvarsi da se stessa. Assomiglia molto ad un videogioco, il ché ha perfettamente senso perché ai tempi, fu proprio studiato per fare presa su quella categoria umana che ai videogiochi ci gioca, li paga 50 euro e passa il tempo a lamentarsi di quanto facciano schifo capitalismo e civiltà. Altro aspetto fondamentale, la scena di apertura mostra una pistola puntata dritta nella bocca del protagonista. Estremo no? Pensate di riuscire a sostenere questo livello di intensità pecorelle? Il nostro insonne protagonista è il narratore, e allo stesso tempo è la personificazione del mondo contemporaneo e della sua anonimia. È solo, ed è disperso in un mare di Starbuck's e mobili IKEA. Essendo alla ricerca di un qualche significato, frequenta i gruppi di sostegno per uomini con cancro ai testicoli—gli uomini che incontra però non sono veri uomini, sono capaci di piangere, di provare affetto e di autocommiserarsi. Un membro del gruppo ha le tette, da qui il nome, Bob [Boob in inglese]—e queste tette pare lo rendano ancora meno virile. Che razza di uomo è? Ha le tette, fine del discorso. Una volta abbracciati i compagni eunuchi, comprese le tette di Bob, il nostro narratore viene ricompensato con la dolce evasione dalla realtà che gli viene data dal sonno. Questo finché non arriva lei. E ovviamente “Lei. Ha rovinato. Tutto.” A che punto arriva la sua pazzia? Lei fuma nei gruppi di sostegno per i malati di cancro! Cammina in mezzo al traffico! Ruba! E deruba il nostro protagonista della capacità di dormire. È la femme fatale per eccellenza, la sua presenza come unico rappresentante del gentil sesso in un film completamente privo di donne non può passare inosservata. Lei è il classico personaggio incasinato alla Zelda Fitzgerald, è un essere meschino che Tyler si scopa solo per mettere in guardia il narratore dalla sua capacità di succhiarti l'anima. Tyler la scopa con violenza, l'equivalente sessuale del club al quale lei non può accedere perché è una donna e per di più inaffidabile. Durden avverte il narratore che se dovesse parlare a lei di lui [Tyler], l'epica fratellanza dei due andrebbe in frantumi. Sarebbe cacciato via dall'Eden, e non gli sarebbe più possibile sedersi così virilmente nella vasca da bagno come fa Tyler. “Se solo avessi speso due minuti per andare a vedere Marla Singer morire”, si lamenta il nostro eroe, “niente di tutto questo sarebbe successo.” “Siamo una generazione di uomini cresciuti dalle donne”, dice Durden, mentre giace, sempre in maniera assolutamente virile, in una vasca da bagno vicino alla mente tormentata del narratore. È divertente realizzare che per essere uomini cresciuti dalle donne, questi qui non ne hanno alcun bisogno. Durden fa proseliti, “I nostri padri erano come Dio, se loro se la svignavano, questo cosa ti fa pensare di Dio?” La risposta a questa domanda è che Dio è un uomo, e che le donne non potranno mai farci niente. “Mi fanno pena quei ragazzi ammassati in palestra che cercano di assomigliare a quello che gli dicono Calvin Klein o Tommy Hilfiger”, così dice il narratore. “È così che deve sembrare un uomo?” E così risponde Durden guardando una pubblicità di Gucci. “L'auto-miglioramento è masturbazione”, aggiunge, “l'autodistruzione invece…” Il film poi prosegue con una scena di due uomini a petto nudo che se le danno di santa ragione, sudati, con una muscolatura perfetta e abbronzata esattamente uguale a quella della pubblicità di Gucci. La brutalità che esprimono i personaggi sfiora la pornografia. Nessuna società ha mai imposto la regola che non si debba combattere, nessuno ha mai detto a un branco di maschi di non combattere, nessuno gli ha mai imposto di rinunciare ai propri istinti animali, anzi semmai è l'opposto. L'MMA è uno degli sport più diffusi dei nostri tempi, non ve ne siete accorti? La violenza è di moda, quindi contro che cazzo si stanno ribellando questi tizi? Una scena fa riferimento a Ginsberg. Il narratore ha visto le più grandi menti della sua generazione finire a lavorare nelle pompe di benzina, diventare impiegati e fare lavori che odiano per comprare cazzate di cui non hanno bisogno. “La nostra Grande Guerra è quella spirituale”, dice. “La nostra Grande Depressione [pausa enfatica] è la nostra vita.” La società ha convinto lui e tutti i suoi seguaci di una qualche inevitabile grandezza, di un futuro migliore, un futuro che poi è svanito e di cui a questo punto del film nessuno vede più i contorni. E guarda caso, è per questo che sono tutti “molto molto incazzati”. Anche gli sfigati la pensano così, ma di solito è il ragionamento che tirano fuori quando non riescono a trovare un buco in cui infilarlo—me l'hanno promesso, me lo merito, perché non lo trovo? Fight Club, ripensando a quest'ultima scena credo che tu sia il Reddit dei film. Palahniuk ha scritto Fight Club pensando a Fight Club come a una satira, uno studio degli orrori più intimi dell'identità giovanile umana, e maschile. Alla fine del libro, come del film, il narratore si trova di fronte alla distruzione che dice di aver creato, e rimpiange ciò che ha fatto. È cosa buona e giusta, ma non è lo stesso messaggio che viene percepito dal pubblico medio, o dall'utente medio di Reddit che partecipa alle discussioni della categoria Red Pill. I proprietari di tutti quei poster appesi negli studentati di mezzo mondo vivono nel mito di quella violenza e di quella misoginia di cui le due ore prima della fine del film sono piene. Alcune persone vogliono semplicemente vedere il mondo bruciare, non importa se poi sono le uniche entità che quel mondo lo popolano. Da questo punto di vista, il nichilismo non è altro che narcisismo. In realtà il narratore non vuole tutto questo, non vuole far parte della mentalità criminale di Durden. Ciò nonostante la maggior parte dei fan pensa che il protagonista alla fine agisca irrazionalmente, che si stia solo cagando sotto. Se la satira non viene compresa dalla maggioranza, rimane comunque satira? Oppure si tratta soltanto di una violenza socialmente condivisibile (e commerciabile) con appiccicato un banalissimo messaggio critico? Questa è l'opinione contrariata di Jane. Segui Megan su Twitter