Sono una ragazza e adoro il porno

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Sono una ragazza e adoro il porno

Non so se si sia capito, ma io amo il porno. Lo amo da sempre e lo amo al punto tale da non aver mai pensato che potesse essere dannoso o che qualcuno potesse essere fermamente contrario alla sua esistenza finché non ho letto il contrario.

La prima esperienza con il porno risale ai miei tredici anni. Allora i siti pornografici contenevano gallerie fotografiche tra cui si poteva scegliere in base al titolo e all'immagine che fungeva da anteprima per l'intera sequenza. Credo che le foto fossero fermo-immagine di video e film a pagamento. YouPorn e tutti gli altri siti sarebbero arrivati un paio d'anni più tardi.

Non credo che scorderò mai la prima sequenza che vidi. L'attrice era una pornostar bionda sul genere Alexis Texas, bellissima e formosa, e aveva uno di quei culi grossi e rotondi—non quelli troppo sodi che sono belli solo da vedere ma che poi al tatto risultano marmorei e altezzosi. Quando la proprietaria era immobile sembrava gonfiato con l'elio, ma appena veniva toccato cominciava a ondeggiare elegantemente e ad ammiccare allo spettatore. All'epoca non pensavo esistesse quel genere di forme, se non attaccate alla schiena di qualche eroina di videogiochi. Fatto sta che questa bionda si faceva scopare in piscina, sia fuori che dentro l'acqua (anni dopo il mio rispetto nei suoi confronti sarebbe cresciuto ancora di più, una volta scoperto quanto l'acqua non collabori in alcun modo alla penetrazione).

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C'era però un intoppo: a 13 anni non sapevo cosa fosse il clitoride. Questo fece sì che la mia reazione a questo nuovo mondo fosse simile a una punizione mitologica: non capivo cosa dovessi farci con quell'eccitazione irrefrenabile unita a immagini così galvanizzanti, quindi passavo ore a sfogliarle per poi decidere di andare a fare qualcos'altro per distrarmi e non pensarci più. Ancora adesso quando trovo un video che contiene qualcosa di completamente nuovo e originale, ma che allo stesso tempo sembra incarnare da sempre le mie fantasie, riprovo quella sensazione elettrizzante di novità che riesce a svuotarmi e a farmi scordare per qualche istante cosa sia il clitoride. È raro, ma succede. I miei genitori scoprirono la mia relazione con il porno dopo pochissimo tempo, e mi ritrovai a lottare fino all'ultimo contro l'installazione del parental control: ero in una fase di ascolto assiduo di punk hardcore molto scadente e così provai a dire ai miei che, purtroppo, digitando la chiave di ricerca "hardcore" a scopi esclusivamente musicali, finivo su questi siti pieni di culi di cui però non m'importava niente. Stranamente non mi credettero.

Ricominciai a navigare tristemente attraverso l'internet censurato per un paio di settimane finché non mi venne l'illuminazione: così come mia madre usava WinMx (o Emule, non ricordo quale dei due fosse al tempo) per scaricare film di registi coreani che poi mi costringeva a guardare, anche io avrei potuto scaricare film pornografici. Il primo che scaricai era tedesco. Le donne erano bellissime, anche loro bionde, e giravano per una città non identificata per fare sesso più o meno con chiunque: entravano in due in un'autofficina piena di meccanici, si imbucavano in una sessione di bodypainting insieme a un paio di modelli palestrati. Addirittura, mentre doppiavano il loro stesso film porno, si facevano a turno il tecnico nella sala registrazioni.

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Non so se si sia capito, ma io amo il porno. Lo amo da sempre e lo amo al punto da non aver mai pensato che potesse essere dannoso o che qualcuno potesse opporsi fermamente alla sua esistenza finché non ho letto il contrario. Il porno, per la complessità delle reazioni che suscita e per tutto quello che rappresenta, è un tema spinoso che va affrontato un po' alla volta. In questo pezzo mi limito a parlare di alcuni aspetti su cui mi sono interrogata durante la mia lunga e felice relazione con la pornografia. PORNO E CERVELLO Se siete degli appassionati del genere, vi sarete accorti che spesso più guardate porno, più i vostri gusti sessuali ne verranno influenzati. Ricordo periodi in cui ero già naturalmente incline alla visione di contenuti rough che sfociavano in giorni di video talmente deliranti da farmi canticchiare tutta la colonna sonora di The Rocky Horror Picture Show mentre sullo schermo delle persone si rotolavano nella loro pipì.

Quello che succede in questi casi è analogo a quello che succede con la droga: dopo aver goduto dello stimolo per un certo periodo di tempo ci desensibilizziamo, la soglia per l'attivazione del picco di piacere si alza e ci mettiamo alla ricerca di qualcosa di più estremo che possa di nuovo ricompensarci. Tutto vero. Ci sono anche un altro paio di cose da dire. Gli studi nel campo delle neuroscienze vengono sempre pubblicizzati con una certa dose di determinismo: il porno restringe il cervello, l'ossitocina può curare gli autistici, i neuroni specchio sono l'origine dell'empatia e via dicendo. I neuroscienziati in realtà provano a fornire delle linee guida su come funzionano i circuiti e formulano ipotesi ragionevoli per i set di dati ottenuti—se tutto quello che le neuroscienze dicono fosse un imperativo naturale, saremmo dei drogati perennemente in botta di porno, gioco d'azzardo e droga. Il motivo per cui non è così è che ci sono infiniti fattori intervenienti che regolano il nostro comportamento e la nostra personalità. Un'altra cosa che avrete notato è che se non vedete porno per un po' i vostri gusti tornano a una baseline meno estrema. Questo perché la plasticità del cervello funziona in entrambi i sensi. E il porno, a differenza della droga, non implica potenti sostanze eccitatorie di origine esterna, per cui tutto il fenomeno descritto sopra, per quanto vero, è relativamente debole. PORNO E DONNE Un altro tema con cui mi sono confrontata spesso in quanto ragazza e amante del porno è quello della rappresentazione della donna nell'industria pornografica. Un filone femminista che potremmo definire della "vecchia guardia" considera il porno come un atto violento e dannoso per le donne. Le attrici sono viste nell'ottica di vittime della società maschilista che le ha spogliate di una volontà propria. Il loro ruolo è quello di essere perenni schiave sottomesse al piacere maschile. E il danno viene perpetrato nei confronti non solo dell'attrice stessa ma di tutto il genere femminile. Questo tipo di visione è stata apprezzabile fino alla metà degli anni Novanta circa. Prima di allora i contenuti pornografici erano prodotti e distribuiti da mani maschili. La pornografia era fatta dagli uomini per gli uomini.

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Attualmente questa visione del mondo mi sembra reazionaria e non particolarmente aderente alla realtà. Pensandola così, si nega di fatto il lento processo di emancipazione femminile (ancora lontano dall'essere concluso) che ha investito e sta investendo quasi tutti gli ambiti lavorativi con più o meno successo. La pornografia non è esente da questo fenomeno. Il numero di donne con un ruolo di potere nell'industria sta via via aumentando, così come sta aumentando il numero di donne che ammette di consumare pornografia. Questo ha fatto sì che le regole del porno siano cambiate, se non del tutto, almeno in parte.

Un esempio è l'evoluzione della rappresentazione del piacere femminile nella pornografia, rappresentazione che fino a qualche anno fa non godeva di alcuna considerazione.

Contemporaneamente l'industria ha perso nel giro di pochi anni il monopolio dei contenuti e della distribuzione pornografica. Con l'avvento dei siti di porn-sharing e la conseguente comparsa dei video amatoriali, le categorie pornografiche si sono moltiplicate e l'offerta si è diversificata al punto da rendere Redtube, PornHub e Youjizz i domìni più liberati e democratici del web.

Pensare che la pornografia e la sessualità non possano essere impugnate dalle donne come uno strumento di potere, espressione e gratificazione personale è un concetto antiquato. Allo stesso modo, assimilare le pornostar a donne a cui è stato fatto il lavaggio del cervello è offensivo e sminuente per tutto il genere femminile. Un articolo di Katrina Forrester comparso un mese fa sul New Yorker e intitolato Making Sense of Modern Pornography riporta alcune parole di un'intervista del 2009 a Sasha Grey, una delle pornostar più famose degli ultimi anni: "I'm a pervert. I want to tell young women that sex is O.K. It's O.K. to be a slut. You don't have to be ashamed." E ancora: "If I am working out any issues through porn, it's anger at society for not being open about sex."

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PORNO PER DONNE Queste affermazioni ci riconducono a un altro aspetto che riguarda il porno e le donne: il porno per donne. I video che hanno come protagonista Sasha Grey rappresentano più o meno marcatamente una situazione di sottomissione femminile. Mi è capitato di guardarli, così come è capitato a molte ragazze con cui ho parlato durante la stesura di questo pezzo. Che una buona percentuale di donne abbia un immaginario sessuale improntato alla sottomissione non è una novità.

Di conseguenza quello che ho difficoltà a capire è, ad esempio, la categoria "per donne" di Pornhub. A parte alcuni casi, la maggior parte dei video condivide una serie di caratteristiche che evidentemente fanno parte di uno stereotipo sulla sessualità femminile: il sesso non è mai violento, in molti casi dominano i colori pastello e gli attori si muovono con estrema lentezza. In Italia, una specie di corrispettivo è il progetto cinematografico Le ragazze del porno, così riassunto su MyMovies: "L'idea che la pornografia sia solo un passatempo per uomini solitari è un retaggio che appartiene al passato, ma per elevare i film hard a opere cinematografiche servono idee, creatività e buon gusto. Proprio questo è l'obiettivo delle registe di età compresa tra i 25 e i 70 anni che stanno lavorando insieme per realizzare un film formato da dieci corti pornoerotici." Ecco, io con prodotti di questo tipo mi sono sempre trovata a disagio: nessuno contesta la diversificazione dell'offerta attuale, ma il fatto che con la caduta di un'industria esclusivamente dedicata ai maschi si sia arrivati al delineare un ulteriore stereotipo sulla sessualità femminile mi sembra un paradosso.

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Sono favorevole alla produzione e condivisione di ogni tipo di pornografia (negli ovvi limiti legali e di rispetto per gli esseri umani), ma non capisco perché il cosiddetto porno femminista si debba imporre con una visione rigida e superba di cosa piaccia alle donne. Perché i contenuti per donne dovrebbero essere erotici e non pornografici? Perché il porno per piacere alle donne deve diventare un'opera cinematografica? Quello che Sasha Grey dice in maniera provocatoria e incisiva è che le donne hanno il diritto a qualunque fantasia sessuale, anche violenta, anche degradante, e questo non vuol dire sottostare passivamente alle fantasie maschili. Mi sembra che questa affermazione tuteli molto di più la sessualità femminile rispetto a un insieme di cortometraggi che vuole elevare culturalmente il porno proponendo contenuti erotici adatti alle donne, e a un ♀ posto accanto a una categoria che propone solo video che mi fanno prosciugare la figa. PORNO E REALTÀ Per concludere, credo che oltre a quanto detto ci sia un malinteso globale che avvolge il porno e l'ottica da cui se ne parla che può essere riassunto con: il porno non è reale. Questa frase, apparentemente scontata, è il cuore del problema. Ho letto infinite volte commenti e giudizi che screditano il porno come "finto", "plastificato" o "non realistico". Quello che non capisco è rispetto a che cosa dovrebbe essere finto. Alle relazioni? Al sesso? Eppure non ha alcun senso comparare il porno a queste due cose. Il porno è assimilabile alle fantasie—che, per definizione, non sono ancorate alla realtà—ed è qui che giace la sua bellezza.

Se il porno non esistesse e fossimo costretti a fantasticare senza alcun input esterno, dubito che il nostro immaginario aderirebbe alla realtà concreta. Qualche volta capita di masturbarsi pensando a una persona precisa in una situazione più o meno credibile. Ma la maggior parte delle volte, anche se non mi aiuto con Youjizz, le mie fantasie hanno veramente poco a che fare con la realtà di tutti i giorni. In questo senso, il porno fornisce una serie di stimoli che arricchiscono l'immaginario sessuale e fantasioso dello spettatore.

Qualche volta mi ritrovo a vedere in loop un paio di inquadrature e, davvero, spesso non ho idea del perché mi piacciono così tanto quei precisi due secondi. Che si tratti di guardare una mano che tocca in un certo modo un clitoride o un culo che si allarga per fare entrare un buttplug, il punto non è l'atto in sé, che potrebbe essere analogo a un milione di altre trame pornografiche. Sono dettagli, sfumature che sembrano evocare un mondo di simboli e archetipi estremamente intimi e personali e non del tutto comprensibili. Il porno è finto? Sì. Le nostre fantasie sono vere? No. Il porno non può e non vuole essere equiparato alla realtà. Il porno sintetizza e riassume una costellazione di simboli sessuali che compongono la nostra personalità, che sono il frutto delle nostre esperienze. E, visto che la sessualità, così come ogni aspetto della nostra identità, è liquida e sfaccettata, è raro che per tutta la vita una persona guardi unicamente un tipo specifico di pornografia.

Ognuno ha le proprie preferenze e le proprie perversioni, ma queste fluttuano e variano a seconda del periodo della vita che stiamo attraversando, delle persone che incontriamo, così come possono cambiare i nostri gusti in merito al cinema o alla musica nelle varie fasi della vita, nei limiti di quanto gli è concesso. Non è poetico?

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