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A9N6: Il settimo annuale di narrativa

Ragazzina provocante

Conobbe Jack a una festa che la matrigna aveva organizzato per suo padre. Se ne stava seduta da sola in un angolo, annoiata, quando Jack si sedette accanto a lei.

Foto di Marilyn Minter.

Conobbe Jack a una festa che la sua matrigna aveva organizzato per suo padre. Se ne stava seduta da sola in un angolo, annoiata, quando Jack si sedette accanto a lei. Indossava un completo senza cravatta e un bel paio di scarpe. I suoi occhi erano di un azzurro profondo, come quelli di lei, e i suoi capelli castani. Sembrava giovane, e abbronzato, e bello. Parlarono per 20 minuti sul divano, e, dopo quella volta, al telefono. Lui la aiutava a preparare il test di ammissione all’università. Quando lei totalizzò 1400 in un test pratico lui la portò fuori a cena. Lui ordinò le cozze. Quando lei gli disse che non le aveva mai assaggiate, lui ne prese una dal guscio, la fece roteare nel piatto, e le passò la forchetta. Lei pensò di sporgersi e mangiare direttamente dalla forchetta di lui, invece si limitò a prenderla. “Ho cercato di entrare nella squadra delle cheerleader alle medie.” “Davvero?” disse Jack. “Mmhmm.” Marie annuì e si risistemò sulla sedia. “Non ce l’ho fatta il primo anno, e non ci ho più provato. Me ne sono pentita. Non credo di essere il tipo di ragazza che fa la cheerleader.”

Jack insistette per prendere il dolce, e uscendo le aprì la porta. Salirono sulla macchina di lui e lei si mise a girare le stazioni finché non trovò un mash-up di Biggie Smalls. Quando Marie e Jack si fermarono di fronte alla casa di Marie, Jack si voltò a guardarla. Era seduta al posto del passeggero con una sigaretta fra le dita e i piedi nudi sul sedile. “Mi ricordi una bambina piccola,” disse lui. “Oh no.” “Una piccola bambina fumatrice.” Marie esalò il fumo. Disse, “Vuoi venire dentro un secondo?” “I tuoi genitori non se la prenderanno?” “No, tanto stanno dormendo. Possiamo arrampicarci fino alla mia finestra.” Ci volle un po’ per convincerlo, ma lei pensò che ne sarebbe valsa la pena. Oppure, non permise a se stessa di sperare che ne sarebbe valsa la pena, ma ci sarebbe rimasta male se non fosse stato così. Si arrampicarono sull’albero vicino alla casa. Aveva dei rami spessi e un sacco di posti in cui appoggiare i piedi, ma il vestito di Marie continuava a rimanere impigliato, e Jack non era bravo ad arrampicarsi come Marie aveva pensato. Ma gli piacque ancora di più per questo. Raggiunsero entrambi il ramo vicino al tetto. Jack si buttò oltre Marie e raggiunse il tetto, sfiorando le gambe di lei con le sue. Aprì la sua finestra, e le tese la mano. Lei la afferrò, salì sul tetto e poi si calò precipitosamente in camera. Rise, e si voltò per aiutarlo, ma lui era già entrato. Lui si sedette sul suo letto, e lei si sedette accanto a lui. Lui si sdraiò. E lo fece anche lei. Rimasero in silenzio per un minuto. Marie si sentiva in imbarazzo ogni volta che sbatteva le palpebre, ed era preoccupata per il rumore del suo respiro. Iniziò a piovere. Si sentiva l’odore della pioggia, che a Marie ricordò Seattle. Ma questa pioggia sembra più la pioggia del Texas, pensò. “Jack?” chiese lei. “Tu come mi vedi?” “Come un’amica, come una compagna.” “Bene.” Marie si voltò su un fianco, verso di lui. “Jack, se ti faccio una domanda prometti di rispondere onestamente? Non urterai i miei sentimenti se sei onesto. Voglio solo sapere.” “Ok.” “Pensi che io sia carina?” “Sì.” “Davvero? Non sei obbligato a dirlo, lo sai.” “Davvero Marie, sei molto carina.” “Grazie,” disse Marie. “Jack?” “Sì, Marie?” “Sei attratto da me? E rispondi onestamente per favore. Non urterai i miei sentimenti.” “Sì, Marie.” Lei sorrise. Voleva stendere le braccia, quindi si girò sull’altro fianco. Chiuse gli occhi, e si concentrò per rallentare il respiro, così da poter far finta di dormire. Disse, “Sento che stai per addormentarti e non voglio, poi sarò sola.” Jack si rimise seduto. Vide un libro e lo prese. “Adoro questa raccolta,” disse. Lo aprì e lesse qualche riga ad alta voce. “Sì, quella parte è stupenda,”disse Marie. Si mise a sedere. “Anche se parla di religione.” “Non credo che sia così. So quello che pensa la gente. Ma credo che si tratti soltanto di questo. Parla di una ragazza sospinta dal mare sulla spiaggia.” Sedevano vicini. Voleva stendere le gambe su di lui e appoggiargli la testa sul petto. “Vuoi ancora essere mio amico?” gli chiese. Lui la avvolse fra le sue braccia, come un padre o uno zio. “Sarebbe stato diverso se fossi stata maggiorenne?” disse lei. “Cosa intendi?” “Voglio dire, ti piaccio?” “Sì, Marie.” “Mi diresti una bugia?” Non poteva lasciare che l’emozione prendesse il sopravvento. “No, Marie.” “Se non vado in giro a dirlo a tutti, cosa importa se sono più giovane? Non potrebbe essere un segreto? Perché l’età ha importanza? Ognuno è diverso. Cosa cambierebbe a 18 anni, in fondo? Conosco diciottenni che non dovrebbero essere considerati adulti. Dovremmo valutare da persona a persona se non fosse così difficile e non richiedesse tanto tempo.” “Su alcune cose hai ragione,” disse Jack. Marie cercò di sembrare seria, ma era troppo eccitata. Premette la faccia sul cuscino, poi si voltò e lo guardò. Aveva le spalle inarcate, leggermente doloranti, e pensò che non dovesse donarle molto. “Quali cose?” Jack si limitò a sorriderle e distolse lo sguardo. Era la prima volta che Marie lo vedeva comportarsi timidamente. “Se fossi maggiorenne, adesso mi baceresti?” Le sembrò di essere un po’ insistente, ma a quel punto, cosa importava? Jack si sdraiò, espirando nei suoi capelli, e disse “Sì, Marie.” Lui voltò il viso di lei verso il suo e le sfiorò le labbra con un dito. Lei sorrise con la bocca chiusa. Lui ritrasse la mano. Poi le passò una mano nei capelli, la fece scivolare lungo il collo, le spinse la faccia verso la sua, e la baciò. Da quel momento, Marie era una di quelle ragazze che non finiscono il liceo. Altra narrativa:

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