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A9N5: Sauna salvadoregna

Recensioni

Come ogni mese, quali dischi ci hanno fatto vomitare e quali ci hanno dato il sorriso.

HIS ELECTRO BLUE VOICE

TY SEGALL

MACHINEDRUM

SEBADOH

YUNG LEAN

Unknown Death 2002

Mishka

Ci sarebbe da scrivere un saggio per raccontare tutto quello che c’è da raccontare su Yung Lean e il suo collettivo, i Sad Boys. Per adesso mi limito a dirvi che un bamboccio svedese di diciassette anni appena compiuti è riuscito a produrre con i suoi amichetti di merenda il mixtape rap dell’estate 2013.

YUNG RENZ

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EARL SWEATSHIRT
Doris
Tan Cressidia/Columbia

Volendo usare un’espressione che potrebbe suonare fuori luogo, Earl doppia S è davvero

competente

. L’album non scende mai sotto un certo livello, e qua e là trovi anche disseminate delle vere e proprie bombe che ti fanno venir voglia di scendere in strada e picchiare gli sconosciuti alla fermata dell’autobus, vedi ad esempio “Molasses”, con produzione e ritornello di RZA.

RENZO STUCAZZOPENDO

KA

The Night’s Gambit

Iron Works

Volevo tanto non impostare il mio giudizio critico sulle OVVIE lodi a Ka in quanto raro artista serio in un mondo di rapper pupazzi, ma è praticamente impossibile. Inizia campionando i Black Sabbath e persino quello gli esce come una roba di classe. Un pugno di pezzi pervasi da umore genericamente di merda e flow con un mattone di paranoie bloccato in gola. Se me ne fregasse qualcosa direi che è il disco rap dell’anno. BIG FISH CON L’IMPERMEABILE

PRIMITIVE ART

Problems

Hundebiss

Hanno praticamente monopolizzato la presenza live a Milano, un po’ anche per colpa di VICE e per mancanza di competizione, ma soprattutto perché je la fanno. Su disco si sente di più quanto ci sia di soul straniato e infreddolito nel loro suono. Specialmente nella confusione mentale di “Untitled (Tragedy)”, c’è sempre una certa tensione che poi si trasforma in malinconia.

BIG FISH CON LE BRETELLE

Ghostly

Impetuosa fatica del giovane creativo dal beat martellante, punta di diamante delle nuove leve della scena underground anglosassone, porta alla ribalta un lavoro magistrale di focalizzazione sulla voce lentigginosa dell’autore baritonale.

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CRITICA MUSICALE

NINE INCH NAILS

Hesitation Marks

Columbia

A un certo punto Trent Reznor ha cambiato studio, produttori e collaboratori in blocco. Dieci secondi dopo i dischi hanno iniziato a far vomitare; all’inizio davo la colpa al fatto che fosse diventato una persona tranquilla, ma Hesitation Marks mi fa pensare in via definitiva che il genio dei Nine Inch Nails in realtà NON ERA Trent Reznor. Magari prima di sera viene fuori che Bon Jovi non è il vero genio dei Bon Jovi. FRANCE SOLDI

HUERCO S.

Colonial Patterns

Software

Certe volte vorrei essere la persona normale che quando ascolta un disco tipo questo dice, “Eh, però c’è un sacco di fruscìo di fondo,” o anche quello un po’ più competente che la butta sul “dacci meno riverbero, equalizzalo meglio”. Invece so che il motivo per cui non ho amici è che un disco tipo questo per i miei gusti è persino troppo melodico. BRADIPO ASCOLANO

SHIGETO

No Better Time Than Now

Ghostly

Se questo fosse il suono degli ascensori, della metropolitana, dei bancomat e di qualsiasi spazio comune dove di norma ci trovi musica orrenda, il mondo sarebbe sicuramente un posto migliore. Forse è da brutte persone trovare rilassante musica fatta da uno che si è appena mollato, che ha scritto melodie in un momento triste o comunque non il migliore della sua vita, ma Shigeto è riuscito dove molti altri hanno asciugato:

No Better Time Than Now

sembra una di quelle frasi da motivatore fallito, ma a quanto pare su di lui ha funzionato.

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NATALIE IMBROGLIA

FOREST SWORDS

Engravings

Tri-Angle

Fai un EP che piace a tutta internet e mentre la gente è pronta a lanciarti banconote attraverso il monitor prendi e sparisci. Torni alla civiltà dopo tre anni, nudo, brandendo un disco di quercia (che comunque anche stavolta piace a tutti). O sei un fesso o sei un genio. In questo caso genio. GO FORREST

MACHINEDRUM

Vapor City

Ninja Tune

Non è bello ciò che è bello ma è bello ciò che Machinedrum fa. Per uno che ha collaborato ai pezzi migliori di Jesse Boykins III, Theophilus London e Azealia Banks, è metà dei Sepalcure con Praveen Sharma e JETS insieme a Jimmy Edgar, non c’è da stupirsi se il primo disco per Ninja Tune, vada oltre il bellissimo: ottima cosa per un americano a Berlino che ha scelto la drum’n’bass. Quasi.

IL MOZZO DI FIRENZE

DESTRUCTION UNIT

Deep Trip

Sacred Bones

Mi so accorto che ogni mese mi capita di recensire dai venti ai quaranta dischi di Sacred Bones, e mi dispiace che non ci sia più competizione nell’ambito delle etichette ruock che piacciono ai giovani. Sticazzi, tanto per ogni Gianfranco Zola Jesus che esce c’è una roba come questo nuovo DU che è forse il loro migliore, fa una caciara d’inferno e c’è di mezzo, ovviamente, la droga. Wow, ho scritto droga, erano circa dieci minuti che non lo facevo.

BIG FISH CON LA CAMICIA A FIORI

CRASH OF RHINOS

Knots

Big Scary Monsters/Top Shelf/To Lose La Track

Riconosco il tuo odore: sudore rancido, ammoniaca, sale, geosmina e birra stantia. Scommetto che ti sei di nuovo ascoltato quella lagna di

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Knots

e sei tutto su di giri, eh; avrai passato una bella nottata a piangere tra seghe e sbronze. Te l’ho già detto una volta e te lo ripeto: vali quanto la merda che ascolti, anche se è la merda migliore del mondo. Non vuoi più ragionarci sopra e ti basta la nostalgia, lo capisco, però il mondo va avanti e vorrei davvero andassi avanti anche tu.

PEASY DEASY

HIS ELECTRO BLUE VOICE

Ruthless Sperm

Sub Pop

Gli HEBV li ho sempre amati tantissimo e finalmente ecco un’uscita di una certa consistenza, su Sub Pop, e magicamente tutto il mondo ora sa dove si trova Como. Sempre più disciplinati, loro, e incaponiti nel riconciliare due lati dell’oceano: la sfiga rumorosa degli Wipers dentro un’epica anarchopunk bella tosta. Emotivamente pare ancora di tirare capocciate contro il muro, ma stavolta si ha quasi l’impressione che nessuno dei due si sfonderà.

BIG FISH COL CHIODO

NO AGE

An Object

Sub Pop

Io mi ricordo i No Age quando si chiamavano Wives e avevano un batterista messicano nano che ciucco senza un domani intratteneva i pochi presenti in un luogo ameno della periferia milanese battendo le dita a caso su un pianoforte sdentato. La stessa sera era capitato quello che si rivelerà un presagio di morte e sventura: il cantante mi aveva chiesto dove trovare delle cose di Louis Vuitton farlocche da indossare per ridere. Vogliamo ricordarli così, perché questo disco, lagne atone di coppia, di bello non c’ha manco l’artwork. LOU RIDO

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WATAIN

The Wild hunt

His Master's Noise

C’è un detto che recita “Quando ti fai l’etichetta, la cagata arriva in fretta.” E i Watain l’hanno fatta grossa e fumante. Partiamo dagli assoli, roba da far vergognare il chitarrista di Vasco. E soprattutto c’è una ballad! Non so se mi spiego… una BALLAD! Spero solo che tutti i soldi che faranno gli vadano di traverso. JON ‘NDOVAIT

WHITE HILLS
So You Are… So You'll Be
Thrill Jokey

Questo disco dei White Hills è molto psichedelico e molto heavy, con passaggi drone e cavalcate kraut. Il disco prima era molto psichedelico e molto heavy, con passaggi drone e cavalcate kraut. Quello prima ancora era molto psichedelico e molto heavy, con passaggi drone e cavalcate kraut. Quello prima ancora… Il titolo è quantomai appropriato. BIG FISH CON LA CRAVATTA REGIMENTAL

Sunbather

Deathwish

Ah, i Lifelover… Se nel 2014 mi ricapita sotto il naso l’ennesimo insulso riff shoegaze-black metal, giuro che vado ad impalare Neige degli Alcest a uno di quei raduni di metallari spalmati di miele. OMOFORBICO

SEBADOH

Defend Yourself

Domino

I Sebadoh sono roba che ti calma perché è sempre più stupida e meno di moda di qualunque altra cosa gli metti al confronto, a patto che sia non sgradevole. Cioè, per dire, i Gogol Bordello sono più stupidi e meno di moda ma ascoltarli rompe il cazzo. Invece i Sebadoh han sempre qualche pezzo che spacca i culi in maniera più equa e solidale e tranquilla, lo spaccare il culo della domenica, lo spaccare il culo noioso che prende bene. Spaccare il culto.

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OSCAR IANNONE

“La voce baritonale dell’autore lentigginoso che esprime la rabbia delle periferie londinesi mette d’accordo pubblico e critica” (cit.

Repubblica

). Gli metto una faccia-vomito solo per essere in disaccordo con Critica.

SI FACCIA UNA DOMANDA SI DOMANDI UNA FACCIA

GOLDFRAPP

Tales Of Us

Mute

Non credo che abbiate mai riflettuto seriamente sulle proprietà depurative del lesbismo, che—a parimerito con la pulizia del colon e il ritiro amish in località ancora poco battute della Pennsylvania—risulta nella top ten dei modi più semplici per giustificare comportamenti quali vestirsi di bianco, chiurlare come un’allodola al mattino e immaginare situazioni vittoriane senza che le maniche vi si allaccino automaticamente dietro la schiena.

TETTE SOTTO UN TETTO

THE WEEKND

Kiss Land

Universal Republic

Nel paese dei baci sei un ragazzo che chiaramente non può stare dietro agli standard di altri individui del tuo quartiere, allora cosa fai: decidi di darti al cantautorato tentando di strappare mutande con un lamento costante su basi di canzoni degli altri. Diretto competitor in categoria “Strappafregna”: Frank Ocean, che fortunatamente si autoelimina andando a puntare a un target del tutto differente. C’è ancora figa per te, The Weeknd.

FINE SETTIMARTA

ALUNA GEORGE
Body Music
Universal/Island

L’altro giorno mi hanno dimostrato testi alla mano che si può aprire il cerchio, e che l’Uroboro verrà forzato in infinito biscione lineare dall’Oltreuomo. Forse i tempi non sono ancora maturi, perché eccoci davanti all’Eterno ritorno di Nelly Furtado.

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I KANT

JANELLE MONAE

The Electric Lady

Atlantic

Giannella Monella. Fin da piccola giocava con le ortiche. Fin da piccola faceva le treccine alle code di lucertola. Fin da piccola a colazione raudi di tipo C per dare uno sprint iniziale alla giornata. Giannella monella. Che peperino. Prot.

MONA GIALLA

ZOLA JESUS

Versions

Sacred Bones

Tempo sprecato da parte di tutti, degli ascoltatori, ma soprattutto di JG Thirlwell, evidentemente sedotto con una cariolata di quattrini, che si è preso la briga di riarrangiare per quartetto d’archi alcuni brani vecchi di ZJ + un inedito. L’unico risultato interessante di queste nuove versioni è che fanno emergere parecchie somiglianze timbriche tra la voce della Danilova e quella di Rihanna.

BIG FISH CON LE HOGAN

TY SEGALL

Sleeper

Drag City

TY Segall è la giusta colonna sonora che troveresti in un centro commerciale pieno di tutto quello che chiameresti hipster se il termine oramai non andasse bene giusto per descrivere i propri bisogni intestinali. È un disco bello? No. È un disco brutto? Nemmeno. La domanda giusta da porsi è “Ne sentivamo il bisogno”? Mentre perdete la vista ad apprezzare le reminiscenze di Klimt nella copertina.

PHILIPPE DAVERO

Joke In The Hole

DFA

Lo status di Copeland—con o senza Black Dice—presso DFA è passato da “secondo me ci escono perché li ricatta” a “unico motivo per cui qualcuno caga ancora DFA”. Una bella vittoria, specialmente dal momento che a ogni disco afferma(no) quanto poco gliene freghi. Si balla su beat electrofunk gambizzati e strafatti di etere, come se Copeland volesse mostrare a gente tipo Heathsick who’s da boss pe davero.

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BIG FISH CON IL PANAMA

ONEOHTRIX POINT NEVER

R Plus Seven

Warp

Bella per lui, che ha anche fatto la scalata a Warp, il rinnovato OPN sembra incastrato in un flusso di informazioni carpite per sbaglio a intermittenza dentro un profilo tumblr che carica male. Non sai mai se le emozioni che suggerisce sono vere o un rovesciamento ironico. Di fatto si passano 45 minuti in un non-luogo. “An airport waiting lounge of the mind,” come diceva Warren Ellis.

BIG FISH COL CAPPELLO DA ALPINO

MIKA VAINIO

Kilo

Blast First Petite

La stanza è un cubo. All’interno si ripetono costantemente gli stessi mantra. La successione di sillabe che li compone si riflette sulle pareti. Mi chiudo dentro e serro ogni entrata. Mi barrico ancora più dentro. Continuo finché non manca l’aria. Continuo finché non ho più bisogno d’aria. Sono ritmo puro, e rumore d’altri bordi: di me non resta altro che pulsazioni e atmosfera.

JOE CELOPHANE

GRONGE

Cremone Gigante Per Soli Adulti

Japrecords

Sono anni e anni che questi guastatori capitolini danno fuoco alle polveri, ma qui trattasi di ristampa imperdibile. Anno 1989: Tiziana Lo Conte sembra Antonella Ruggiero versione Cage, il gruppo fa un avant pop che, se fosse arrivato alle alte sfere, avrebbe rivoluzionato le classifiche italiane. D’altronde—in piena filosofia Gronge—il disco più accessibile non poteva che essere introvabile. Ora che si trova, però, non fate lo stesso errore con gli altri dischi del loro catalogo, ci perdete voi.

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POLPETTONE MAGICO

NYC, Hell 3:00 AM

Hippos In Tanks

Ogni tanto Ferraro si prende male, e deve “confrontarsi coi suoi demoni.” Forse perché nessuno si è inculato i suoi ultimi merdosissimi lavori. La terapia prescelta è una specie di reggae plastificato, suoni “brutti” decontestualizzati in maniera asettica e acritica. Smette di menarsela e finalmente fa un nuovo album carino.

BIG FISH NUDO COI CALZINI

Bed Of Nails

Il senzanome viola vira decisamente verso l’horror statico, tipo Fabio Frizzi alle prese con un carico di lamiere. Il beat si evolve subdolo, si contorce e trasforma in una sessione di frustate. Rimane sempre nello stesso punto, e alla fine non si è davvero mai mosso, ma tu ti ritrovi comunque con la gola tagliata. Addio.

BIG FISH CON LA MAGLIA DI BATMAN