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Mancano due mesi al referendum, ed è già una farsa

È stata annunciata la data del referendum costituzionale, e dato che il voto del prossimo dicembre sarà più che altro politico, la propaganda dei due schieramenti è partita più forte che mai.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

Ci siamo: il prossimo 4 dicembre si terrà il referendum costituzionale in grado di "cambiare il verso" alla politica italiana—nel bene e nel male. Per Matteo Renzi e la sua compagine di governo il successo della "madre di tutte la riforme" è una questione di vita o di morte. Qualche mese fa il premier aveva detto che, in caso di vittoria del "No," avrebbe considerato "fallita" la sua "esperienza politica"; poi ha ammesso di aver fatto "un errore a personalizzare troppo"; e infine, giusto per non "personalizzare troppo," ha annunciato di voler tornare on the road per spargere il verbo riformista.

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Per Confidustria, che sostiene il Sì, la mancata approvazione innescherebbe una reazione a catena degna di un disaster movie : il "caos politico," la recessione pluriennale, la fuga dei capitali, un'ulteriore stretta al credito e la perdita di 258mila posti di lavoro.

Il fronte del "No," invece, tiene insieme quasi tutta l'opposizione, diversi giuristi e costituzionalisti, e anche una fetta della minoranza PD. Le maggiori critiche riguardano la sostanza—ossia il rischio di una "svolta autoritaria"—il metodo con cui la riforma è passata nelle Camere, e persino il testo del quesito sulla scheda elettorale, assimilato da alcuni a una sorta di phishing istituzionale.

Fra pochi minuti su La7 a 'Otto e mezzo' con Lilli Gruber, Marco Travaglio e…la scheda elettorale — Matteo Renzi (@matteorenzi)22 settembre 2016

Ma al di là del merito della riforma—inutile che ce la stiamo a raccontare: molto probabilmente rimarrà in secondo piano—il voto di dicembre è eminentemente politico. E considerate la posta in palio e la natura polarizzante dello strumento referendario, il vero terreno di scontro tra i due schieramenti sarà quello comunicativo e propagandistico. Per questo ho raccolto un po' di possibili tendenze che sono già emerse in questi ultimi giorni, e che molto probabilmente non faranno che aumentare d'intensità nei prossimi due mesi.

DAI DIBATTITI TELEVISIVI NON SI CAPIRÀ PRATICAMENTE NULLA

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Il 23 settembre a Otto e mezzo è andato in scena un confronto tra Matteo Renzi e Marco Travaglio, uno dei più vocali sostenitori del "No." In un'ora scarsa, i due contendenti hanno battibeccato su qualsiasi cosa: i numeri, le copie vendute dal Fatto Quotidiano, gli aspetti della riforma, e anche le descrizioni reciproche ("sei come Fonzie"; "le suggerirei di non fare come Ralph Malph"). Il risultato è che—sprovvisto di una guida un minimo imparziale—lo spettatore non aveva altra scelta che rafforzare la propria opinione e tifare per il proprio eroe. Forse questo venerdì potrebbe andare meglio.

LO STORYTELLING RENZIANO RAGGIUNGERÀ VETTE IMBARAZZANTI

In questi anni ci siamo abituati alle esagerazioni della narrativa renziana, che sui social media acquistano un surplus di imbarazzo grazie all'alacre lavoro della squadra dei comunicatori del Partito Democratico. Eppure, in questo frangente è lecito pensare che arriveremo a livelli mai toccati prima, come testimonia il tweet qui sotto:

Oggi celebriamo — Francesco Nicodemo (@fnicodemo)27 settembre 2016

E la relativa risposta di Maurizio Gasparri:

— Maurizio Gasparri (@gasparripdl)27 settembre 2016

I PARAGONI FUORI LUOGO SARANNO LA NORMA

Il diritto costituzionale è parecchio complesso—e una riforma del genere, specialmente se non si è mai studiato la materia, non è certo facile da spiegare. Ma ci sono almeno tre scorciatoie alla portata di mano di tutti. Il primo è l'abuso di paragoni con periodi storici diversi ma ben connotati,

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Io continuo a pensare che in questa scheda il quesito sia espresso in modo molto chiaro :-) — Luca Telese (@lucatelese)27 settembre 2016

Il seconda è la politicizzazione di quella piaga che è l'instant marketing.

Non sempre — Sinistra Italiana (@Sinistrait_)22 settembre 2016

E il terzo è cambiare direttamente il focus della consultazione: non si vota per la modifica del Titolo V o la fine del bicameralismo; si vota per il SOCIALISMO.

QUALSIASI CELEBRITÀ TORNERÀ UTILE ALLA CAUSA

Mentre sfogliavo i quotidiani, stamattina mi sono imbattuto in un'intervista ad Alba Parietti sul referendum. Lo ripeto: un'intervista ad Alba Parietti sul referendum . Se la circostanza non fosse già di per sé strana, il titolo lo è ancora di più: "Questa riforma va contro i principi della Resistenza." E pure il testo non scherza. Citando più volte il padre partigiano, l'attrice indossa i panni della politologa e dice: "Non voglio parlare a nome dei partigiani, però gli uomini che hanno dato la vita per la Costituzione temo si rivolterebbero nella tomba nel vedere la cosidetta sinistra fare la riforma con Denis Verdini."

Il fronte del "No" può contare anche su Piero Pelù, che il 24 settembre ha pubblicato uno status su Facebook per sottolineare la necessità di levarsi dalle palle Renzi e "i suoi scagnozzi."

Spostandosi sul versante del "Sì" si trova l'alpinista Reinhold Messner, che al comitato promotore ha spiegato come da questo referendum possa venire fuori un'Italia "dinamica, moderna" e orgogliosa della propria autonomia.

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Anche per Reinhold Messner — Basta un Sì (@bastaunsi)15 settembre 2016

I MEME DI PROPAGANDA DIVENTERANNO SEMPRE PIÙ ASSURDI

Nell'ambito della propaganda politica, i meme sui social network stanno diventando sempre più importanti—basti pensare al caso del fondatore di Oculus Rift, Palmer Luckey, che si è scoperto essere il finanziatore della "macchina dei meme" pro-Trump.

In una scala ovviamente ridotta rispetto agli Stati Uniti, le pagine e i gruppi legati (anche in maniera non ufficiale) ai vari partiti stanno producendo un apparato di immagini e video non indifferente. Nella pagina "Per Matteo RENZI insieme," ad esempio, si pubblicano suggestioni alla John Lennon.

"Matteo Renzi News", invece, promuove efficaci video motivazionali,

O dona alle parole di Renzi una sontuosa veste tipografica.

Naturalmente, la galassia che gravita intorno al Movimento 5 Stelle non è da meno. Da un lato, infatti, la notizia della data del referendum è stata accolta come la già avvenuta liberazione dell'Italia.

Mentre dall'altro come un modo di regolare i conti con la "GENTE VISCIDA" che infesta il parlamento. Anche i supereroi sono della partita e votano convintamente "No": ci sono Batman e Robin,

Il "Capitan Italia" uscito dall'affilata penna del vignettista ufficioso del M5S, Marione;

E infine, il più importante di tutti: Alessandro Di Battista.

MASSIMO D'ALEMA ANDRÀ FINO IN FONDO

Seppur sottotraccia, da qualche settimana Massimo D'Alema ha lanciato il "comitato nazionale per il No" e sta riempiendo i teatri di mezza Italia a suon di frecciatine al nemico Renzi e frasi memorabili come "non ci faremo rottamare, venderemo cara la pelle," o "non ci interessa il Pd come oggetto del nostro impegno, ma ci interessa il Paese."

Ma per chi ha un minimo di dimestichezza con la psicologia politica dalemiana, quest'ultima frase segnala l'esatto contrario: l'opposizione al referendum è l'ennesima variazione sullo spartito preferito da D'Alema—ossia l'eliminazione dei "nemici interni del partito." Per un po' di tempo lo avevamo dato tutti per disperso, o addirittura per finito. Ma non avevamo capito nulla, anche perché—come ha detto lui stesso—"noi ci siamo sempre, ci siamo sempre."

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