Ritratti di donne afghane condannate per "crimini contro la morale"

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Ritratti di donne afghane condannate per "crimini contro la morale"

Nel suo progetto 'Almond Garden' Gabriela Maj ha ritratto le donne afghane abbandonate dalle famiglie e incarcerate spesso ingiustamente, o per aver reagito alla violenza usata contro di loro.

Le donne fotografate hanno preferito rimanere anonime

Nonostante la caduta dei talebani nel 2001 abbia aiutato a ridurre la violenza sulle donne in Afghanistan, moltissime donne afghane non possono ancora vivere una vita sicura. Così, mentre le truppe straniere stanno abbandonando piano piano il territorio e la presenza internazionale si fa più discreta, e mentre i fondi e il sostegno ai programmi di sviluppo vengono ridotti, c'è chi teme che la situazione possa peggiorare.

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A marzo, una studentessa è stata picchiata a morte da una folla di uomini nel centro di Kabul. Il suo corpo è poi stato bruciato e trascinato nel fiume più grande della città. La morte della ventisettenne, che secondo Reuters sarebbe stata "erroneamente accusata di aver bruciato una copia del Corano," ha portato all'esplosione di violenti proteste per le strade della città.

In altri casi dietro le condanne c'è l'accusa di " zina", ovvero il rapporto sessuale tra due persone al di fuori del matrimonio.

La fotografa polacco-canadese Gabriela Maj è stata in sette prigioni femminili dell'Afghanistan e ha parlato con centinaia di donne per capire perché fossero state incarcerate. Ha presentato le loro storie nelle foto di Almond Garden, traduzione di "Badam Bagh"—il penitenziario femminile più famoso del paese, nella periferia di Kabul. Ho chiamato Gabriela per parlare di cosa ha imparato dalle sue visite a quelle carceri.

VICE: Ciao Gabriela, puoi parlarmi delle condizioni in cui vivono le donne dentro le prigioni?
Gabriela Maj: Generalmente in ogni cella ci sono dalle cinque alle dieci donne. Durante il giorno le celle sono aperte, quindi sono libere di muoversi e passare del tempo all'aria aperta. Generalmente le condizioni di vita sono essenziali, ma accettabili. Le donne hanno accesso all'acqua corrente e ai bagni. Vengono serviti due pasti al giorno.

La cosa interessante è che queste strutture sono relativamente nuove—sono state costruite grazie a finanziamenti stranieri. Per esempio, il governo italiano recentemente ha investito una somma piuttosto importante.

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Quali erano i reati commessi dalle donne che hai fotografato?
Molte donne erano state arrestate per crimini contro la morale. Ovvero, spesso erano accusate di "zina," che può significare anche che erano scappate da casa o da un matrimonio combinato, o che magari erano state violentate ed erano rimaste incinte in seguito alle violenze.

Sono donne innocenti che vivono in istituti di detenzione piuttosto liberi, spesso fianco a fianco con donne pericolose e potenzialmente violente. Il che rende quelle prigioni ambienti molto difficili, specialmente per crescerci un bambino. Non viene offerto nessun sostegno psicologico, anche se spesso queste donne soffrono di disturbo post traumatico da stress.

Nel tuo libro dici che alcune invece erano davvero colpevoli, per esempio avevano ucciso il marito o un aggressore strangolandolo o tagliandogli la gola. In questi casi, pensi che la sentenza sia "meritata"?
Molte di loro sono state arrestate e incarcerate ingiustamente. Dopo un po' ho smesso di distinguere i casi in cui erano "colpevoli" o "innocenti"—se queste donne avessero avuto esperienze di vita diverse, un accesso all'istruzione o alla protezione legale per le vittime di abuso, probabilmente avrebbero fatto scelte differenti. Molte volte mi sono trovata a pensare che al loro posto avrei potuto fare lo stesso. Che cosa avresti fatto se tuo marito ti avesse obbligato a prostituirti, o se uno sconosciuto ti avesse stuprata?

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C'è una storia che ti ha inquietato in particolare?
C'è solo una persona che mi ha reso "inquieta". Si trattava di una serial killer, che era stata arrestata con altri cinque membri maschi della sua famiglia per 137 omicidi. Era stata vittima di abusi in tenera età e nel corso della sua vita era stata costantemente esposta alle orribili violenze a cui aveva anche dato il suo contributo. Era evidente che soffriva le ripercussioni psicologiche. Era completamente imprevedibile e aveva scatti di violenza.

Nelle foto, molte donne sono con i loro figli. Hanno partorito in prigione? I bambini possono stare là e vivere con le loro madri?
Molte donne vengono arrestate quando sono incinte, spesso in seguito a stupri o a relazioni illegittime. In alcuni casi, partoriscono in istituti speciali fuori dalla prigione, ma spesso non hanno nemmeno questa opzione.

Spesso le famiglie ripudiano sia la madre che il figlio, dato che il reato di "zina" è considerato un disonore per tutta la famiglia. Nei casi peggiori c'è anche una seria minaccia per la loro vita, dato che i delitti d'onore sono ancora diffusi in Afghanistan. Il che significa anche che il bambino al di fuori della prigione non ha un posto in cui andare. Tecnicamente i bambini possono stare in prigione fino all'età di cinque anni.

Cosa succede quando devono andarsene?
Tornano dalla famiglia o finiscono in qualche centro per minori. Purtroppo, molti finiscono per strada e hanno pochissime opportunità. È chiaro che quest'aspetto della giustizia non solo prosciuga risorse già molto limitate—mantenere queste donne in prigione costa—ma distrugge intere comunità e famiglie. Non rovina solo le vite delle donne, ma anche quelle dei bambini.

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Ci sono problemi giudiziari endemici in Afghanistan, o l'idea di "reato contro la morale" è ancora profondamente radicata nella mente della gente?
Il sistema giudiziario afghano è corrotto. Ma se fosse solo un problema legislativo, risolverlo sarebbe facile. Il problema è che si tratta di una percezione sociale. Le donne delle famiglie che ho incontrato erano inorridite dal fatto che avessi passato del tempo in carcere, e specialmente con le donne che erano state accusate di crimini contro la morale.

Un'accusa di questo tipo è quasi una condanna a morte nella società afghana. Disonorare la famiglia è la cosa peggiore che una donna possa fare.

Esistono gruppi di sostegno?
C'è Women for Afghan Women, un'organizzazione afghana gestita da donne afghane che riceve anche fondi dall'estero. Gestiscono un sistema di centri di accoglienza per le donne che sono scappate dalle loro famiglie, o che sono state rilasciate e non hanno un posto dove andare. Gestiscono anche delle scuole per i bambini e offrono supporto legale. Ma le richieste di aiuto vanno oltre le loro possibilità.

L'aiuto che arriva dalla comunità internazionale è sufficiente?
Dopo il 2001 sono cominciati ad arrivavare un sacco di finanziamenti dalla comunità internazionale, attraverso programmi per la salute e l'istruzione femminile. Nelle prigioni, c'erano programmi per l'alfabetizzazione e vari corsi per permettere a queste donne di assicurarsi uno stipendio una volta uscite di prigione.

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Adesso, gran parte di questi aiuti si sono esauriti. Le truppe si stanno ritirando, e lo stesso stanno facendo i finanziamenti. La situazione di queste donne è disperata. Quando lasciano la prigione è quasi peggio, perché non hanno i mezzi e le risorse per sopravvivere.

Almond Garden è uscito questa primavera per Daylight books

@alicetcherno