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L'app ufficiale dell'odio

Come Ruzzle ti porta a odiare il prossimo.

Il sole, il mare, Barbara d'Urso.

Ho sempre amato l’enigmistica, come potete vedere dal reperto fotografico della mia ultima vacanza a Marina di Cecina esposto qui sopra. I cruciverba sono i miei giochi preferiti, in particolare i cruciverba crittografati, che mi fanno sentire come fossi la coppia di linguisti di mezza età all’inizio di Zodiac. Sono passatempi che lusingano la propria intelligenza senza dover passare per i pareri esterni, esponendo al rischio di trovare anche pareri contrari. Zia Marina lo spiega meglio.
Sono venuta a sapere di Ruzzle quando tutti i miei amici con l’iPhone hanno contemporaneamente iniziato a slegarsi dalla realtà, circa tre settimane fa. In quei giorni, sul filobus 92 in direzione stazione centrale alle ore 20.05 circa, ho visto quattro ragazze impegnate contemporaneamente a giocare a Ruzzle, e due compagne del liceo avevano pubblicato dei meme legati a Ruzzle. Quando qualcosa arriva alle mie compagne del liceo, è per me intollerabile non esserne informata. Così mi sono ricordata di possedere un iPod Touch e sfruttando la wifi dell’ufficio (non ce l’ho a casa, ed È PER RICERCA), ho scaricato Ruzzle. Era giovedì 24 gennaio 2013. Ho deciso che non avrei mai più utilizzato quel gioco domenica 27 gennaio 2013, dopo aver messo a repentaglio il mio lavoro, il mio rapporto sentimentale, le mie amicizie e la mia labile stabilità emotiva*.
(*questa parte di testo potrebbe contenere tracce di iperbole)

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Questo è quello che è successo, in breve, nei quattro giorni di possesso di ciò che credevo fosse una versione graficamente contemporanea delle parole intrecciate: Giovedì, 24/01/2013: ore 13.30, in pausa pranzo scarico l’applicazione, evito di connetterla a Facebook, inizio a cercare un avversario a caso. Poco dopo gioco la prima partita, senza riuscire ad accettare il fatto che non posso selezionare le lettere come cazzo mi pare. Entrambe le volte che vado in bagno nel pomeriggio, ci sto due minuti esatti. Dopo parecchio tempo mi rendo conto che entrambi i miei avversari mi hanno battuta, e immediatamente prendo un Bounty alla macchinetta. Quando esco dall’ufficio, scopro di poter giocare una partita senza connessione, e sono felicissima. Trovo la mia prima parola più lunga di sei lettere, mi sento Leopardi. Non avendo la wifi in casa, non posso giocare a Ruzzle. Indico immediatamente una riunione con i coinquilini su chi si intesta Fastweb. Venerdì, 25/01/2013: ore 13.30, sempre in pausa pranzo, vedo delle partite attive. Mentre gioco la prima, un collega mi chiede di andare a bere un caffè. Non capisco, lui ripete a gesti, alzo la voce, “Cosa cazzo mi vuoi dire?” Comprendo che qualcosa non va quando a casa del moroso gioco a Ruzzle in qualunque momento lui sia impegnato a fare altro, e mi sforzo di rispondere gentilmente a quello che mi dice mentre vorrei gridare “RAI NON È UNA PAROLA” (Rai è una parola, sinonimo di occhi). Sabato, 26/01/2013: ore 15, gioco a una partita in sospeso sul tram, sono felice soprattutto quando mi ricordo che anche gli articoli determinativi sono parole. Per la prima volta supero gli 800 punti in una singola partita. Ore 17, parlo con un’amica di Ruzzle, che commenta l’applicazione dicendo: “Oh, sì, ti ritrovi sempre a dare dello stronzo all’avversario: sia che quello stronzo ti abbia battuto, sia che quello stronzo abbia perso.” Condivido, e penso di non aver mai odiato tanto nella mia vita. Una leggera tachicardia mi accompagna per tutto il giorno. Domenica, 27/01/2013: a casa dei miei genitori, dopo pranzo, mia madre gioca a solitario, io a Ruzzle. Lei ha una faccia serena, io smascello. Anche qui rispondo educatamente a discorsi che sento a metà mentre vorrei urlare "TORNA A FARTI UMILIARE, ANONIMA MERDACCIA!" Decido che questo non mi fa bene. Vedo che l'anonima merdaccia (già battuta quattro volte) torna online, lo batto per la quinta, e decido di chiudere così l’esperienza.

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A sinistra, l'Anonima Merdaccia nel giorno in cui ho totalizzato più di 800 punti in un turno. A destra, una persona che dovrà imparare a guardarsi sempre le spalle.

Ruzzle può sembrare un banale gioco di enigmistica solo a chi non lo conosce. Non è un passatempo. Non lo si porta in bagno quando si deve fare la grossa. La differenza con Angry Birds, Cut the Rope, o qualsiasi altra applicazione gioco (quelle che vanno bene per la grossa), è che non si è mai soli quando si gioca a Ruzzle. La versione multiplayer viene prima del single player, e non solo: la versione single player si paga 2.99 euro, che nella dimensione spazio-temporale dell’iTunes Store corrisponde a circa 50 euro della vita vera. Quando si accede per la prima volta al gioco è come ritrovarsi al primo giorno di stage, alla prima volta sul posto di lavoro dopo la laurea: non hai idea di che cosa cavolo dovrai fare, la spiegazione che ti viene data a riguardo è approssimativa, ma ti viene immediatamente piazzata davanti una persona nella tua stessa situazione a ricordarti che per andare avanti dovrai MANGIARGLI LA FACCIA. Con il tempo acquisirai anche quello che serve per lavorare bene, ma è comunque secondario all’elemento incontrollabile dei possibili fallimenti che elimineranno il tuo pari dalla tua strada verso il successo.

È un mondo difficile? Sì. Se avete capitali potete anche partire da zero con un’attività in proprio e quando avete qualcosa di pronto, mettervi a competere sul mercato—che sarebbe il corrispettivo nella dimensione lavorativa di spendere 2.99€ sull’iTunes Store.

Tutto questo è assolutamente geniale a livello di marketing e cazzate simili, ma si inserisce in quella serie di minuscole strategie della tensione che i social network stanno mettendo in piedi negli ultimi tempi, come gli avvisi con orario di lettura delle mail su Facebook, quelli che riducono giovani ragazze intelligenti a porsi domande da quattordicenni quali “Ha letto la mia mail due ore fa e non mi ha ancora risposto, perché fa così?” Sempre su Facebook, le notifiche di Ruzzle hanno la didascalia “Tal dei Tali ha vinto contro tot persone a Ruzzle”, a cui seguono nomi di fidanzate, migliori amici, mariti, con un'impagabile mancanza di tatto, eleganza e lungimiranza rispetto ai pugni sui denti che gli avversari, qualunque sia il grado di affettività col vincitore, vorrebbero tirargli. È di fronte a questa atmosfera densa di odio che ho deciso di cancellare l'app e di tornare a vivere una vita lontana dagli schermi e dalle dipendenze.

E di votare D.N.A.* (*potrebbe non essere vero)

Segui Chiara su Twitter: @chialerazzi