Salvia Velada: ho partecipato a un rito mazateco con la Salvia divinorum

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Salvia Velada: ho partecipato a un rito mazateco con la Salvia divinorum

"Quando ho chiuso gli occhi ho avuto visioni della Salvia che cresceva, ogni nodo che emergeva dal precedente come una serie di mandibole telescopiche che si riproducevano all'infinito dalla bocca di un'anguilla."

La notte del 2 giugno 2016 mi sono diretto a nord della città di Huautla de Jiménez, nello stato messicano di Oaxaca, e mi sono addentrato nella foresta alla ricerca di Salvia divinorum. Indossavo un poncho e un cappello da vaquero (come dire da cowboy) e con la mano sinistra recavo una foglia cerimoniale. Durante il percorso ho attraversato terre private—alcuni cani mi abbaiavano contro, forte e senza tregua, dalle piccole case nascoste dagli alberi. Ho salito una collina e visto le piante, prima solo un paio qua e là sparse sul suolo pregno d'acqua intorno a un arbusto, e poi, continuando a salire, decine e decine tutte insieme.

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Coltivata indoor, la Salvia divinorum sembra sempre malaticcia, le foglie cadono di continuo e senza motivo, e lo stelo tende a rompersi quando la pianta supera i 60 centimetri d'altezza. Ma quello che ho visto a Huautla era tutt'altra cosa; erano piante alte quasi quanto me, con steli spessi e vecchie foglie larghe piene di smangiucchiature degli insetti. Seguendo le istruzioni di una vecchia curandera (curatrice e sciamana), colei che mi aveva mandato nella foresta in abiti tradizionali mazatechi, ho staccato le foglie una a una dallo stelo con la mano destra (nella sinistra ancora reggevo la foglia rituale in cui raccoglierle) fino ad averne 30.

Con le foglie in mano, sono tornato alla casa della sciamana a Huautla ed entrato nella stanza cerimoniale, una piccola scatola di cemento adornata di icone cattoliche. La sciamana mi ha fatto sedere in una piccola sedia di legno e ha cominciato a lavare le foglie in una ciotola d'acqua cantando in mazateco. Poi le arrotolava strette strette in tubicini. Poi mi ha passato i tubicini, che io ho mangiato senza parlare. Le foglie erano amare, ma non troppo, e io le ho masticate lentamente e attentamente per assicurarmi che rimanessero a contatto con la mucosa orale per molto tempo.

Dodici minuti dopo aver messo in bocca la prima foglia, ne ho sentito gli effetti: ho cominciato a sudare, e a sentire come un ritmo muovermi il corpo, facendomi dondolare sulla sedia. Ma la sciamana continuava ad arrotolare e offrirmi foglie, e io continuavo a mangiarle. Per 21 minuti, ho masticato e ingoiato otto rotoli di foglie, ognuno di venti foglie. Poi la sciamana ha pensato che potesse bastare. Ha smesso di prepararli. Avevo i denti e le labbra macchiati di clorofilla, e volevo tantissimo dell'acqua da bere ma non volevo chiedere perché mi sentivo a disagio a interrompere i suoi canti.

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Per due ore e mezza, sono rimasto seduto ad ascoltare la velada [vigilia] della sciamana, senza capire cosa dicesse ma commosso dalla seria concentrazione del suo rituale e dalla sua riverenza nei confronti della pianta. La mia capacità di udito è sempre rimasta normale, anzi è diventata più acuta, ma sono stato preso da strane allucinazioni sensoriali, come se ci fosse una forza che si sprigionava dall'offerta che ancora tenevo in mano. I nastri rosa e blu dell'huipil [l'abito tradizionale] indossato dalla sciamana brillavano con forza, e quando ho chiuso gli occhi ho avuto visioni della Salvia divinorum che cresceva, ogni nodo che emergeva dal precedente come una serie di mandibole telescopiche che si riproducevano all'infinito dalla bocca di un'anguilla.

La sciamana mi ha massaggiato con del tabacco verde, e abbiamo danzato insieme al chiaro di luna. Tre ore dopo aver cominciato a ingerire le foglie ancora ero fatto, anche se ero abbastanza in me da essere sorpreso dalla durata degli effetti della droga. Di solito, l'esperienza psicotropa dura solo un'ora. Alle quattro del mattino, mi sembrava il momento di andarmene in ogni caso, e mentre lasciavo la sua casa la sciamana mi ha dato una foto della Salvia divinorum che cresce al sole. Suo marito mi ha chiesto di scambiarci i poncho, e ho restituito la foglia rituale e il sombrero. Quattro ore e dieci minuti dopo aver avvertito i primi effetti, ero ancora alterato, ma sono stato in grado di mettermi a letto. Il marito della sciamana mi ha assicurato che avrei avuto sogni molto vividi quella notte, invece ho avuto un sonno nero e senza sogni.

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Qui sotto ci sono foto e descrizioni di alcuni passaggi della cerimonia.Hamilton Morris

Una donna per le strade di Huautla de Jiménez, nello stato di Oaxaca.

Alcune aree in cui cresce la Salvia possono essere raggiunte solo a dorso d'asino.

Morris raccoglie alcune foglie di Salvia divinorum_ _selvatica.

Morris guarda la sciamana tritare le foglie fresce su una roccia con un pestello.

La sciamana mette la polpa di foglie in una ciotola e la mescola con acqua del fiume per farne una bevanda.

Una delle due cerimonie consisteva nel masticare foglie di Salvia, la seconda nel bere la bevanda alla Salvia.

Il marito della sciamana aiuta Morris a scegliere e posizionare le foglie necessarie per la cerimonia.

La sciamana unge di tabacco verde le mani di Morris per dargli sostegno una volta iniziata l'esperienza psicotropa.

Quando l'esperienza arriva al suo culmine, Morris non riesce più a rimanere seduto sulla sedia e si sdraia sul pavimento di cemento.

Dopo la cerimonia, il marito della sciamana ha chiesto a Morris di scambiarsi i poncho.

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