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Cosa succede a Sanremo quando non guardi Sanremo

Sanremo è piena di qualsiasi cosa abbiate criticato, detestato e malvoluto.

Erano anni che desideravo andare a Sanremo. Mi correggo, era da sempre. Da quando ho visto il dopofestival con il cazziatone di Baudo a chi criticava “Come Saprei” di Giorgia, a quando hanno vinto i Jalisse, agli scontri tra Tony Renis e la Ventura. Mi piaceva che la stampa ne parlasse in modo furibondo tutti i giorni, nonostante guerre, governi crollati ed eventuali piogge di meteoriti. Pensavo a Sanremo come un posto che in realtà non esiste, come un nominativo generico per raggiungere il teatro Ariston, attorno un grande vuoto. Oddio, ho visto che a suo modo più o meno quello che c'è attorno è un grande vuoto, solo più incasinato di come ce lo si immagina. Sanremo è piena di qualsiasi cosa abbiate criticato, detestato, malvoluto e che se per sbaglio avete provato ve ne state vergognando ancora ora.

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La prima cosa che ti dicono tutti di Sanremo è che Sanremo è piena di vecchi. Non mentono. Sono ovunque, sono lenti, sono poco agili e non hanno paura di farti del male con i loro movimenti scoordinati. Stanno attaccati a transenne che danno sul nulla, si svegliano presto e restano in piedi fino a tardi, a volte con piattini in mano e bocche impastate dalla farinata, e restano impassibili sia che non succeda nulla, sia che succeda qualcosa. Le signore si accompagnano ad amiche vestite con gli stessi capi spalla di colori diversi—pelliccia marrone e pelliccia beige, piumino grigio e piumino bluette. Si chiedono chi hanno davanti e rispondono “Ahnnn”, ma difficilmente sanno collegare un nome a qualcuno che non appare in TV almeno dal 1970. Mettono un po' di tristezza, se non fosse che poi hai a che fare con i giovani.

Urlano e guardano davanti ai televisori quando vedono Mengoni, sospirando “Che figo.” Gridano “CHIARA” o “ANNALISA”, certi si prestano a fare delle stronzate a pagamento, mentre altri li seguono senza neanche un rimborso spese [qua ci torniamo dopo]. Le ragazze indossano minigonne fascianti e collant velate per gironzolare attorno all'Ariston senza apparente motivo, altre stanno elegantissime (nel concetto di “elegante” secondo il CIS di Nola) sui divanetti di Casa Sanremo in attesa di farsi riconosce per qualche partecipazione a programmi su tv locali, mentre i produttori esecutivi di tv locali sperano di farsela dare. Rimpiangi quelli che urlano davanti alla tv.

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I VIP  Si dice che i VIP girino per Sanremo, che quello ha incontrato quell'altro in quel posto, ma i VIP non si vedono. Oddio, non è del tutto vero: stanno dietro le vetrine, come ad Amsterdam ma con accanto presentatori radiofonici. I presentatori radiofonici hanno anche l'arduo compito di dire che i VIP non verranno perché hanno intervista/prove/pranzi/scazzi da fare, “Ma sono comunque dei grandi, bravissimi. E ora sentiamo i gruppo mai sentito di chitarristi classici, canta la nostra bella nome provinciale!”—questa cosa è capitata sul tappeto rosso davanti all'Ariston, dopo il mancato arrivo della Littizzetto. Gli spettatori non si sono lamentati più di tanto, erano troppo impegnati a cercare di sopravvivere e ad acclamare la band di Pino il Pinguino, quello creato per la nuova campagna Vodafone. Storia vera: per le riprese dello spot, dei giovani figuranti acclamavano la finta band che si affacciava da un balcone accanto all'Ariston. Inebriati dalla speranza di vedere dei VIP e di acclamare qualcosa, tutti hanno iniziato a urlare OH e UH e AAAAAH verso questi tizi, che poco dopo venivano seguiti dai passanti, intenti a cercare di capire perché li stessero seguendo, ma anche convinti di compiere la loro missioni di seguitori di gente famosa. Situazione simile si crea quando le coppie si fanno fotografare porgendo la macchina a un passante: un ulteriore passante guarda la scena aguzzando la vista per capire se uno dei due soggetti sia minimamente famoso.

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Sembra invece che Sanremo sia un rinomato centro di studio delle palme, nel senso che c'è un centro ricerche e studi per le palme e solo per le palme; davvero, c'è qui una foto, studiano solo le palme.

Per i sanremesi è diverso: il festival è meglio quando non c'è.

Segui Chiara su Twitter: @chialerazzi