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La Sapienza è davvero l'università migliore d'Italia?

L'abbiamo chiesto a chi la frequenta.

Tutte le foto di Melania

Andronic.

Qualche giorno fa, il Center for World University Rankings ha pubblicato la classifica annuale delle 1000 università migliori del mondo, stilata prendendo in considerazione vari parametri tra cui, primariamente, la qualità dell'insegnamento, il tasso di occupazione e la qualità della docenza. La Sapienza di Roma risulta la prima università in Italia e la novantesima nel mondo (a seguire, con uno scarto notevolmente ampio, Padova e Milano, le quali occupano rispettivamente le posizioni 169 e 172).

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L'università più antica di Roma e la più grande d'Europa per numero di iscritti, quasi 120mila, è ad oggi una sorta di Giano bifronte in cui a fare da contraltare all'ottima qualità del corpo docente c'è un apparato amministrativo vagamente kafkiano.

Per toccare con mano entrambi gli aspetti, basta rispettivamente, 1) controllare il curriculum di un professore a caso e 2) farsi un giro veloce sul grezzo e confusionario sito internet dell'università: se riuscirete a navigarci per più di cinque minuti senza impazzire, allora siete pronti per entrare nel magico mondo della Sapienza.

Sebbene siano stati sollevati da più parti dei dubbi sulla effettiva validità di questi studi, è un dato che colpisce—soprattutto considerato il fatto che lo scorso anno la Sapienza si trovava 22 gradini più in basso nella classifica mondiale, e precisamente al centododicesimo posto.

Abbiamo quindi chiesto un parere a studenti ed ex studenti della Sapienza sulla loro percezione dall'interno di questo primato.

Francesco, 22 anni, di Policoro (Basilicata), terzo anno di Giurisprudenza.

VICE: Pensi che i dati di questa classifica siano attendibili? Soprattutto a giurisprudenza, i docenti sono molto criticati dagli studenti per la loro eccessiva severità.
Francesco: I professori hanno una preparazione che sinceramente ho visto da poche altre parti. Magari è più un fatto di organizzazione che lascia a desiderare rispetto alle altre cose, ecco.

Secondo te il dato dell'organizzazione dovrebbe incidere sulla scelta dell'Ateneo da parte di uno studente?
Mah, per me conta solo la formazione che l'università dà, è inutile andare all'università più organizzata del mondo se poi non impari niente. Preferisco un'università magari con più problemi organizzativi e logistici, ma che ti dia una preparazione solida, come appunto la Sapienza.

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Hai mai pensato di iscriverti a un'altra università o rimarresti comunque alla Sapienza nonostante queste difficoltà?
Fondamentalmente ci ho pensato una volta, ma più che altro perché all'inizio ho vissuto male il cambiamento dal mio paese a Roma, questa università così grande e caotica mi sembrava insormontabile. È un pensiero che però ho accantonato perché il sacrificio è ripagato, in un certo senso. Ti fai le ossa per il futuro, come si dice.

Sara, 22 anni, di Frosinone, appena laureata in Lingue orientali.

VICE: C'è un motivo particolare per cui hai scelto di venire alla Sapienza?
Sara: Per il suo prestigio e poi perché altrimenti sarei dovuta andare a Napoli o Venezia. Avrei potuto scegliere anche Roma Tre, ma sicuramente non c'è paragone con questa università.

Ti sei trovata bene durante il corso dei tuoi studi?
Sì, e credo che la Sapienza valga, però sinceramente non penso sia la migliore università d'Italia: l'insegnamento, per quanto buono, non è da primo posto. Dipende dai professori, con cui comunque in generale mi sono trovata bene, a parte qualche eccezione. Considera poi che noi abbiamo classi piccole, al massimo siamo in 15 a seguire. Un po' come al liceo!

Cos'è che in particolare non ti ha soddisfatto in questi tre anni?
È proprio il sistema che è sbagliato, per esempio il dover fare alcuni esami che non c'entrano nulla col mio corso di laurea. Io studio arabo e ho due esami di letteratura italiana, per dire. A livello organizzativo poi è un disastro, soprattutto con gli appelli.

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Tra i vari parametri presi in considerazione dal CWUR c'è quello della facilità con cui si trova lavoro una volta conseguita la laurea. Sei preoccupata per il futuro?
Sì, ho un po' di paura soprattutto perché in Italia nel mio ramo si può fare poco. Questi dati mi hanno confortato per un secondo, ma poi torni alla realtà e sai che non è vero niente. [ Ride]

Jaime, 21 anni, studente di Biologia in Erasmus da Madrid.

VICE: Come mai hai scelto la Sapienza come meta per l'Erasmus? Ti trovi bene?
Jaime: La mia ragazza aveva sentito parlare della Sapienza e mi ha convinto a venire qui. Devo dire che sotto certi punti di vista l'Italia è molto meglio della Spagna. Per esempio, a Madrid hai solo due appelli per le materie annuali, non è un sistema libero come quello italiano che ti permette di scegliere gli appelli che preferisci.

Le lezioni ti hanno soddisfatto?
Allora, dal punto di vista pratico sono un po' una merda. A Madrid facevo almeno due settimane di laboratorio per ogni materia, qui per ora non ci sono neanche mai entrato—e sto facendo la magistrale!

Ti sei trovato bene coi professori?
Sì, tranne per alcune materie. Alcuni professori sono vecchi di novant'anni che hanno scritto un libro vent'anni fa e a lezione si limitano a ripeterlo. Forse a filosofia puoi farlo, ma nella biologia dagli anni Ottanta a oggi qualcosa si è scoperto sicuramente.

E a proposito dell'organizzazione hai qualcosa da dire? Tutti gli studenti italiani o quasi se ne lamentano.
Essendo abituato a Madrid, che fa schifo in tutto, non mi sono trovato troppo male. L'unico problema è stato capirci qualcosa sui corsi, perché la pagina web della Sapienza è merda pura. Non lo capiscono neanche qui quello che c'è scritto lì sopra. Poi alcune cose sono obsolete, come la verbalizzazione fisica.

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Valeria, 23 anni, di Roma, penultimo anno di Chimica e tecnologie farmaceutiche.

VICE: Finora ti sei trovata bene alla Sapienza?
Valeria: Sì, è un bel posto, anche relativamente stimolante perché pieno di attività extracurricolari. Dal punto di vista della gestione amministrativa però mi trovo male, ad esempio c'è grande disorganizzazione dal punto di vista della disponibilità delle aule.

Tra i parametri presi in considerazione per la classifica c'è anche il numero di pubblicazioni. Credi che sia importante?
Be', in effetti i nostri professori sono veramente bravi e conosciuti anche a livello internazionale, per cui capita spesso che alcune tesi prestigiose vengano pubblicate in collaborazione con studiosi di università europee, per dire.

Anche tu hai riscontrato problemi con i laboratori come altri studenti?
Sì, anche non troppo gravi. Le cose alla Sapienza funzionano a tratti per mancanza di materiale, magari alcune esercitazioni non vengono effettuate perché mancano determinati reagenti o perché mancano i guanti di plastica, e lì un po' rosichi.

Roberta, 24 anni, di Napoli, laurea magistrale in Economia.

VICE: Hai fatto alla Sapienza anche la triennale?
Roberta: No, l'ho fatta alla Federico II di Napoli. Sono venuta qui alla Sapienza perché i corsi lì non mi ispiravano, c'erano poche specializzazioni. Alla Sapienza poi c'era anche la possibilità di conseguire la doppia laurea italo-belga ed ero fortemente tentata; alla fine comunque ho scelto di fare l'Erasmus e partirò a Settembre.

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La Federico II (254° posto della classifica) è un'università molto prestigiosa. Quali differenze hai riscontrato rispetto alla Sapienza?
Non ho trovato differenze eclatanti tra le due università, a parte il fatto che qui i corsi sono di più e più interessanti.

Pare che i professori siano eccelsi, almeno stando alla classifica. Sei d'accordo?
Alcuni sì. Per dirti, c'è questa professoressa di risk managament che, se superi il suo esame, ti lascia un particolare bollino che altrimenti dovresti pagare. La qualità degli insegnanti non si discute, i problemi casomai sono altri. Per dirti, sono andata tre volte a parlare in ufficio con la responsabile dei viaggi all'estero e abbiamo avuto solo litigi su questioni organizzative e di apertura degli uffici.

Ilaria, 20 anni, di Formia, secondo anno di Medicina.

VICE: Credi che la Sapienza ti stia fornendo una preparazione adeguata?
Ilaria: Guarda, a livello di preparazione non ci sono stati problemi, i professori sono ottimi. Il problema è che non c'è stata troppa disponibilità a risolvere problemi a livello burocratico, a livello di esami e cose così, anche se questo è stato un anno molto particolare perché sono stati accettati tantissimi ricorsi e adesso siamo un'infinità di persone. Magari in una situazione del genere ci si aspetterebbe una collaborazione da parte di professori e alunni, che purtroppo non c'è stata.

Consiglieresti la Sapienza a uno studente indeciso?
Sì, assolutamente. Non la trovo neanche disorganizzata, sarà forse perché medicina è trattata abbastanza bene: col fatto che abbiamo il test siamo un po' privilegiati, anche se non sono convinta che il numero chiuso sia positivo.

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Hai mai pensato di cambiare università a causa delle difficoltà incontrate nel tuo percorso? Ad esempio, la Terza Università di Roma è chiamata dagli studenti "Roma Trenta", di solito.
No, mai. Mi butterei dalla finestra piuttosto, ma rimarrei comunque alla Sapienza.

Stefano, 21 anni, di Roma, terzo anno di Lingue e letterature straniere.

VICE: Il parametro della disponibilità di aule non è stato preso in considerazione per stilare la classifica, a quanto sembra. È vero che la situazione a Lingue e letterature straniere è particolarmente problematica in questo senso?
Stefano: Sì, è verissimo. Pensa che noi dell'area francesistica-anglistica siamo stati addirittura cacciati dalla precedente sede di Villa Mirafiori, e questo è un dato che sicuramente non risulta da alcuna classifica, anche perché è una notizia che abbiamo ricevuto pochi giorni fa.

Sai darmi qualche dettaglio in più su cosa è accaduto?
Non so per quale motivo non è stato rinnovato il contratto di permanenza di Mirafiori, e da settembre ci spediranno a San Lorenzo senza averci dato alcun preavviso. Abbiamo fatto qualche colloquio per dire la nostra, ma non siamo stati ascoltati.

Sembri essere un po' scettico a proposito di questa classifica.
Mettiamola così, penso che queste classifiche non siano molto attendibili: secondo me è tutta una questione di marketing e basta.

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