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La vera emergenza è un sistema d'accoglienza che non funziona

Il dibattito sull’immigrazione in Italia non riesce minimamente a uscire dai binari dell’“emergenza”, seppure ci troviamo di fronte a un fenomeno strutturato che dura ormai da anni.
Leonardo Bianchi
Rome, IT

È la mattina del 10 giugno quando un folto gruppo di migranti e richiedenti asilo del Cara di Castelnuovo di Porto, nell’estrema periferia di Roma, esce dalla struttura e inizia a bloccare il traffico sulla via Tiberina.

Nell’arco di pochi minuti accorrono le forze dell’ordine in assetto antisommossa. Secondo il racconto di DinamoPress, i poliziotti “iniziano a trascinare via di peso le donne e gli uomini seduti a terra, e in breve parte la carica.” Gli agenti arrivano fino ai cancelli del Cara e, sempre secondo il resoconto del sito, i migranti vengono “buttati a terra, trascinati per i capelli, presi a pugni e calci.” Alla fine della mattinata i fermi sono tre, e un carabiniere rimane contuso nell’inseguire i rifugiati.

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Tensione davanti al Cara e primo intervento delle forze dell’ordine.

Quella di martedì non è la prima mobilitazione organizzata dagli “ospiti” del centro. Lo scorso 16 maggio, infatti, i migranti avevano bloccato la struttura in segno di protesta contro la cooperativa Auxilium che la gestisce.

I motivi della protesta erano (e sono tuttora) numerosi: le pietose condizioni igienico-sanitarie in cui versa il Cara; il sovraffollamento; il cibo immangiabile;  la scarsità di mediatori culturali e assistenti legali e la mancata erogazone del “pocket money”, la paga giornaliera di due euro e 50 che “spetta al migrante sull’importo giornaliero pagato per ogni ospite dello Stato ai gestori del centro.”

La polizia era intervenuta anche allora, disperdendo i migranti con idranti e pesanti cariche davanti ai cancelli. Alla fine degli scontri otto persone erano state fermate. Nonostante le promesse del direttore del centro, in un mese non è cambiato nulla, ed è così che si è arrivati alla mobilitazione del 10 giugno.

Esattamente nello stesso giorno, forti tensioni si sono registrate anche a Portopalo di Capo Passero, piccola cittadina in provincia di Siracusa. Un centinaio di migranti minorenni, bloccati da mesi in una palazzina adibita a “centro d’accoglienza”, hanno sbarrato pacificamente la strada d’accesso al paese. “Ci avevano detto che saremmo rimasti qui solo qualche giorno o qualche settimana”, racconta un migrante al Tg3. “E invece sono ormai tre mesi che siamo qui.” Un altro spiega: “Siamo minori e non dovremmo essere qui, e invece il Governo italiano sembra averci completamente dimenticato.”

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La situazione è degenerata quando una macchina guidata da un italiano ha sfondato il blocco e, in retromarcia, ha puntato i migranti. Successivamente, italiani e stranieri si sono affrontati per circa un’ora con sassi e bastoni. A un certo punto è anche volata una bomba carta. L’intervento di alcuni agenti, che si sono frapposti tra i due gruppi, ha evitato l'aggravarsi degli scontri.

Nel silenzio pressochè totale dei media, i fatti di Portopalo sono diventati nei vari siti razzisti—ad esempio “VoxNews” o “Tutti i crimini degli immigrati”—degli autentici “scontri etnici” tra italianibravagente e “clandestini” assetati di sangue e denaro. Certe formazioni di estrema destra non hanno esitato a cavalcare l’accaduto, affiggendo a Palermo manifesti come questo.

Pubblicazione di CasaPound Italia Sicilia.

Per il resto, quanto successo al Cara di Castelnuovo di Porto e a Portopalo è solamente la manifestazione più visibile ed evidente di un sistema d’accoglienza sempre più prossimo all’orlo del collasso. Un’altra conferma si è avuta quando circa 500 migranti e rifugiati di varie nazionalità, dopo essere sbarcati a Taranto, sono stati caricati su dei pullman per poi essere letteramente scaricati nei parcheggi delle stazioni di Roma Anagnina e Milano Rogoredo.

Il “viaggio,” come riporta l’associazione Naga, che ha “recuperato” i migranti “depositati” a Rogoredo, sarebbe stato organizzato addirittura dalla prefettura di Taranto. L’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati ha emesso un comunicato sulla vicenda, ritenendo “inaccettabile che migranti e rifugiati vengano privati dell’assitenza minima, caricati su dei pullman e abbandonati alle periferie di Roma e Milano. Sono stati trovati scalzi, disorientati, senza che avessero ricevuto né da bere né da mangiare.”

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Il tutto avviene in un momento in cui il flusso migratorio verso l’Italia è particolarmente significativo (sarebbero 50mila i migranti arrivati sulle coste italiane dall’inizio dell’anno), sindaci e comuni chiedono lo stato d’emergenza a più riprese e l’operazione Mare Nostrum, avviata dopo la strage di Lampedusa del 3 ottobre 2013 per far sì che tragedie del genere non si verificassero più, è diventata il bersaglio principale delle polemiche politiche.

Crisi demografica: sempre meno nascite, aumenta l'emigrazione italiana diminuisce l'immigrazione straniera. SVEGLIA! http://t.co/S1uWqQEcnv

— MagdiCristiano Allam (@magdicristiano) June 16, 2014

Secondo la Lega Nord, che insieme a Forza Italia ha presentato una mozione di blocco alla missione al Senato, Mare Nostrum “in sintesi traghetta migliaia di clandestini dalle coste africane in Italia a spese dei contribuenti”. Il governo, quindi, dovrebbe mettere “in atto un serio piano di respingimenti e di blocco delle partenze dalle coste Nord Africane”, e ripensare “completamente la politica sull’immigrazione […] in chiave di difesa dei confini, della sicurezza e della salute pubblica.”

Il Senato ha respinto la mozione di Lega Nord e Forza Italia, approvando una mozione di maggioranza in cui si chiede però di verificare “ogni necessaria iniziativa che possa consentire il superamento dell'operazione Mare Nostrum,” che “non può in alcun modo costituire la soluzione definitiva di questo drammatico problema.” Intervenendo in aula, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Graziano Del Rio, ha difeso a spada tratta l’operazione, dicendo che Mare Nostrum ha “permesso di soccorrere 39mila migranti” negli ultimi mesi. Ma all'interno del governo le opinioni sono molto divise sul tema: il Ministro dell'Interno Angelino Alfano, ad esempio, ha dichiarato che "così com'è l'operazione Mare Nostrum non può andare avanti."

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Chi ha ragione, dunque? Mare Nostrum serve ancora, va cambiata o va abolita del tutto? Secondo Fulvio Vassallo, docente di diritto d'asilo presso l'Università di Palermo, l’operazione è funzionata fino alla fine di aprile 2014, ma ora non basta più. “Qualcosa è cambiato e le ragioni sono molte e complesse,” dice Vassallo, “e tra queste ci sono il deterioramento della situazione in Libia, la necessità di legittimazione del governo (adesso esautorato), il ruolo di EUBAM Libia, missione dell'Unione Europea per formare la polizia libica, e infine le stesse polemiche interne su Mare Nostrum.”

Il professore individua il punto di svolta nel naufragio del 12 maggio scorso, avvenuto tra le coste libiche e quelle di Lampedusa e che è costato la vita a decine e decine di persone. “Da quella strage è risultato evidente che i mezzi militari impegnati dall'Italia nella missione Mare Nostrum non sarebbero più riusciti ad operare tutti gli interventi di salvataggio che si rendevano necessari dopo le chiamate di soccorso.” Le petroliere e i grandi cargo, inoltre, “non sono mezzi che garantiscono sicurezza nelle operazioni di salvataggio,” come purtroppo dimostrato da quanto è avvenuto al largo della Sicilia pochi giorni fa.

Da diversi mesi, inoltre, il continuo rimpallo di responsabilità tra Governo italiano e Unione Europea non fa altro che aumentare la confusione e bloccare ogni processo decisionale. Per Vassallo, tuttavia, “le responsabilità sono di entrambi: l’Italia è un disastro per la prima accoglienza. Inoltre, si impiega un anno ed oltre per una risposta sulla richiesta di asilo, mentre negli altri paesi si arriva al massimo a tre-sei mesi. L’Europa, invece, mantiene il Regolamento di Dublino palesemente iniquo verso i paesi più esposti e ha smarrito il minimo senso di solidarietà, trovando accordi solo per respingere e detenere.”

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Dal momento che le iniziative messe in campo finora non sembrano funzionare, secondo Vassallo la politica sull’immigrazione andrebbe riformata radicalmente. Come? Anzitutto, bisognerebbe “aprire corridoi umanitari dai paesi di transito come Giordania ed Egitto, sospendere il regolamento Dublino con una distribuzione dei profughi in tutta Europa, riaprire canali legali di ingresso per i migranti economici che cercano lavoro.” Sarebbe questo, prosegue il professore, “l'unico modo per contrastare davvero le mafie e lo sfruttamento del lavoro irregolare. Gli immigrati vengono fatti entrare irregolarmente perché sono utili per essere sfruttati, e questo crea anche una concorrenza con i lavoratori autoctoni.”

Di sicuro c’è che il dibattito sull’immigrazione nel nostro paese non riesce minimamente a uscire dai binari dell’“emergenza”, seppure ci troviamo di fronte a un fenomeno strutturato che dura ormai da molti anni. La retorica dell’emergenza (che l’Organizzazione Internazionale per le Migrazioni definisce non numerica, ma “umanitaria e operativa”) inficia inoltre qualsiasi tentativo parlamentare di affrontare la situazione con mezzi che non siano raffazzonati e di fortuna.

Pochi giorni fa, tanto per fare un esempio, la Camera dei Deputati ha bocciato alcuni articoli della Legge di Delegazione Europea 2013-bis, che regola i criteri di delega al governo per il recepimento delle direttive UE sull’accoglienza dei richiedenti asilo e rifugiati (che sono circa l’80 percento dei migranti che arrivano in Italia).

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La ragione di questa bocciatura è la mancanza di copertura finanziaria. L’Asgi (Associazione per gli Studi Giuridici per l’Immigrazione) ha parlato di “pericolosa battuta d’arresto della riforma del sistema d’asilo in Italia,” ricordando che “il reperimento delle risorse finanziarie per gestire il sistema di protezione per i richiedenti asilo e i rifugiati costituisce un obbligo per gli Stati dell’Unione.”

Per il resto, le vicende dell’ultima settimana fanno emergere—ancora una volta—un sistema allo sbando in cui, come rilevato qui, il minimo comune denominatore è l’abbandono: “I sindaci dei territori si dicono abbandonati dalle istituzioni, i migranti anche. E infatti, in questo ‘racconto’, manca la voce di qualcuno: è quella dello Stato. Che, ancora una volta, latita.”

Il che, a ben pensarci, è molto comodo. Ma non sposta di una virgola la questione: quella di assumersi una volta per tutte la responsabilità di risolvere, o quantomeno gestire, una situazione che va avanti da molti anni. Senza agitare di continuo lo spauracchio dell’“invasione” di proporzioni bibliche, e quindi incontrollabile, per giustificare certe derive.

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Pubblicazione di Matteo Salvini.

Thumbnail via Flickr/noborder. Segui Leonardo su Twitter: @captblicero