Scott Hocking ha raccolto i graffiti più brutti di Detroit

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Scott Hocking ha raccolto i graffiti più brutti di Detroit

L'ultimo progetto fotografico di Scott perlustra la vera essenza dei graffiti: non il marchio di un maestro, ma l'opera di tizio con una bomboletta che vuole esprimere quel che ha da dire scrivendolo su un muro. Anche se quel che ha da dire è solo "Mi...

Scott Hocking è un fotografo e artista di Detroit, e a giudicare dal suo sito appare molto abile nel documentare la decadenza in modo poetico e struggente. Ecco perché, mentre stavo scorrendo quelle immagini, mi è sembrato strano che tra le sue fotografie concettuali ci fosse anche una raccolta di immagini decisamente diverse, con un sacco di cazzi e tette e oscenità. La sua serie Bad Graffiti si occupa proprio di questo: di quanto queste classificazioni in termini negativi siano soggettive. Scott ha perlustrato ogni angolo di Detroit, generalmente con una macchina fotografica, e ha scattato centinaia di foto agli scarabocchi che ha incontrato. Il suo nuovo libro, anch'esso intitolato Bad Graffiti, è recentemente uscito per Black Dog Publishing, e scava nella vera essenza dei graffiti: non il marchio di un maestro, ma l'opera di tizio con una bomboletta che vuole esprimere quel che ha da dire scrivendolo su un muro. Anche se quel che ha da dire è solo "Mi piacciono le tette".

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VICE: Come è nato questo progetto?
Scott Hocking: In quanto artista faccio un sacco di cose diverse e per un po' questa storia dei graffiti è stata solo un progetto marginale. Poi nel 2010 mi ci sono concentrato, perché volevo fotografarli prima che sparissero. A volte hai delle idee che ti piacciono, ma non le vedi come possibili progetti fino a quando non prendono vita da sé.

Cosa è successo? Cosa ti ha fatto cambiare idea?
Un giorno ero con un'amica, stavamo lavorando, e mi è venuto in mente che avrei dovuto finire quel lavoro dei graffiti. Gliel'ho detto. Mi sono emozionato, e anche lei sembrava entusiasta. È stato lo stesso giorno in cui ho trovato quello con scritto "close my ass". Ecco perché è la prima immagine che ho inserito nel libro: perché è stata una rivelazione. Stavo pensando a questo progetto e mi sono imbattuto in quella scritta.

Hai individuato dei motivi ricorrenti o ricondotto più scritte a una stessa persona?
Avevo delle regole molto precise, è una cosa che faccio spesso nel mio lavoro. Una di queste era che se avessi trovato una scritta che si ripeteva più volte, tante da poter essere considerata una tag di una data persona, avrei dovuto escluderla. Cercavo pezzi unici, cose che si tenevano in piedi da sole. Ho deciso di concentrarmi su graffiti che sembravano fatti da ubriachi o su quelli che sembravano venuti male, cose così.

Nel corso del progetto non ti è venuto in mente di includere anche città diverse da Detroit?
Ho trovato un sacco di cose che mi piacevano in altre città. Ma dovevo darmi dei parametri, o sarebbe venuta fuori una cosa troppo grossa. Anche solo decidendo di rimanere entro i confini della città ho dovuto fare delle scelte ostiche. La maggior parte dei graffiti erano esterni, e volevo mantenere quella linea. Ma se avessi deciso di includere i graffiti nei bagni? Sarebbe stato tutto un altro livello, quindi ho evitato.

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Il libro è stato pubblicato, ma tu stai ancora lavorando al progetto, giusto?
Sì, va sempre così. È difficile abbandonare un progetto quando continui a trovare soggetti incredibili. Quindi il libro è uscito, e l'accordo con la casa editrice era che avrebbero stampato 4.000 copie; se avessero venduto bene avrebbero preso in considerazione una ristampa. La mia speranza è che se il libro va bene potrò avere l'opportunità di fare una seconda edizione, magari includendo foto nuove o che sono state scartate dalla prima edizione… un Bad Graffiti Part Deux.

Per vedere i lavori di Scott, clicca qui.

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