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Siamo andati a caccia di fantasmi con i ghost hunter di Mistero

Report dalla Val Trebbia, dove tra convegni di ufologia, abduction e seminari di reiki attecchisce qualsiasi leggenda, anche quella di Mistero.

Da bambino ti sembrava normale fare le vacanze in Val Trebbia. Poi sono passati vent'anni, sei tornato e te ne sei reso conto: questo è il terreno dove attecchisce qualsiasi leggenda. E presto o tardi, qui, ci passano tutti. Ci sono stati i convegni di ufologia con proiezione di diapositive, le abduction, il Diavolo che appariva agli incroci, la cura Di Bella, i seminari di reiki con annesso schema piramidale per Fare I Soldi Da Casa!!! e i riti di auto-miglioramento per alzarsi il carisma.

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Oggi l'intera vallata è sotto il controllo del

dottor Mozzi, il Kurtz dell'Emilia-Romagna, che promette di guarire il 90 percento delle malattie (gambe in cancrena comprese) facendoti mangiare solo fagioli cannellini. Ma negli anni Settanta c'è stato anche l'Uomo Falena, avvistato vicino al campo sportivo di Bobbio—campo sportivo dove poi non si verificò alcuna tragedia, per cui l'Uomo Falena doveva essere lì in forma privata. A meno di dieci anni dalla nascita di una leggenda in territorio americano, ne esistevano già tracce in Val Trebbia. Allora non ti meravigli quando sotto casa tua vedi spuntare manifestini con scritto "ADE CAPONE: SERATA MISTERO". Adelino "Ade" Capone è uno degli autori storici di Mistero, il programma di Italia 1. Lui è nato a Piacenza, e si vede che ogni tanto torna da queste parti, a parlare dei suoi successi: durante la serata presenterà un libro scritto da lui (Mistero - Indagine sull'aldilà) e una rivista, Mistero Magazine, che prosegue il lavoro iniziato dallo show. Gioiello della corona: un'indagine paranormale dal vivo, affidata a quelli del Ghost Hunters Team, o GHT, che con Mistero collaborano da qualche anno. Saranno loro a esplorare i sotterranei dell'Abbazia di San Colombano, e i risultati verranno proiettati su maxischermo, in tempo reale. Ingresso gratuito a esaurimento posti. Solo a Bobbio (PC). La Serata Mistero si svolge nel chiostro dell'Abbazia. Il maxischermo già l'hanno messo: da domani servirà per il cinema all'aperto. Si segnala l'arrivo anticipato della signora (omissis), fu cassiera del bar Tornari, che accompagna il nipote adolescente. Non è l'unica: della settantina di persone presenti, molti sono genitori e nonni con bambini. Per intrattenere il pubblico in attesa dell'inizio vero e proprio, sullo schermo vengono proiettati alcuni servizi dei GHT già andati in onda su Mistero: Daniele Bossari nei boschi delle Apuane; Jane Alexander che resta senza fiato in un'ex miniera forse infestata. "Una leggenda," dice l'uomo con i capelli corti che capirò con un ritardo ingiustificabile essere non il fonico del gruppo, ma il co-fondatore, Luca. Lui lamenta la scarsa affluenza di pubblico, specie se paragonata a un posto in provincia di Pavia dove di persone ce n'erano 200. Poi dice che dovrebbero farci vedere un altro filmato: quello sì che era un bel servizio. Hanno parlato con un bambino morto. Poi si parte, con mezzora di ritardo: Bobbio viene definita "un luogo magico". Sono presenti Ade Capone, una giornalista di Mistero Magazine, il chitarrista Corrado che passerà la serata suonando pezzi dei Joy Division e precisando che Ian Curtis è morto suicida, e due/tre dei Ghost Hunters, che fanno la spola tra il palco e i sotterranei. Questa è la seconda volta in assoluto che in Italia si tenta una rilevazione para-normale dal vivo: i GHT fanno una cosa seria, ci tengono a precisarlo, con strumenti all'avanguardia, e sanno bene che parlare di fantasmi equivale a "essere additati come sempliciotti."

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La regia audio/video è sistemata in una saletta sul lato destro del cortile da cui si passa ai sotterranei. E la porta di accesso, a un certo punto, si chiude di scatto. Peccato che lì sotto ci fosse anche Marco, il fotografo, a cui era stato permesso di dare—nelle intenzioni—una velocissima occhiata agli strumenti dei GHT. Dieci minuti dopo dal palco dicono che Marco prenderà parte all'indagine come testimone. Accade spesso. Stasera, però, appena sono scesi nel sotterraneo, una macchina fotografica si è scaricata di colpo.

Intanto lo schermo viene diviso in quattro riquadri: su ciascuno vengono proiettate, in diretta, le immagini riprese dalle telecamere nei sotterranei. La regia le alterna con cura. Riassunto delle schermate per l'ora successiva: sala vuota, sala buia, scalinata, corridoio / sagome umane, cunicolo, scalinata, sagome umane con torce elettriche / schiene, schiene, cunicolo, schiene / foto presa dal sito dei GHT con una macchia in apparente movimento / foto della stessa macchia virata in verde / in viola / sala vuota, corridoio, corridoio, sala vuota. Un appassionato di found footage ci andrebbe a nozze.

Qualunque sia il risultato, dicono, l'indagine sui fantasmi si svolge sempre "in più fasi": primo, capire dove ci sono "anomalie energetiche", segno che qualcosa è fuori posto; secondo, capire se quei segni sono para o normali. C'è "un'entità" là dove c'è, ad esempio, un campo elettro-magnetico privo di spiegazione scientifica. Tra i luoghi esaminati dai GHT, che non chiedono soldi per il disturbo, ci sono molte case private. Di solito sono i proprietari a chiamarli. Molti dopo la loro visita decidono di traslocare. E su questa frase, dopo venti minuti scarni, inizia il lento e inesorabile abbandono del campo da parte del pubblico. I primi a mollare il colpo sono quattro adolescenti maschi, uno si alza sbuffando. Quelli che restano seduti dietro di me intervallano la serata provando suonerie del cellulare. A chi resta viene spiegato che una chiave dell'indagine paranormale è la metafonia: "Captare suoni che noi non possiamo udire," aiutandosi con apparecchi speciali che registrano questi sotto-suoni. Ci viene proposta una registrazione fatta in una casa vuota, "dove non c'erano nemmeno più i mobili." Si sente un rumore metallico, come di lamiere che ondeggiano, poi un lungo lamento semi-umano. Dal palco ci spiegano che quello che abbiamo sentito erano tre voci distinte, un uomo, una donna e un bambino che piange. "Forse una lite familiare tra fantasmi," dicono. Poi la serata si rianima: annunciato come "Adamo, un amico," e arrivato, pare, di sua spontanea iniziativa, sale sul palco Adamo Cirelli, un ragazzo di Varese che da quando ha sei anni e mezzo vede gli angeli ("entità di luce, non hanno le ali") e gli spiriti-guida, più rari. Adamo non chiede soldi perché "le persone hanno bisogno di un messaggio di speranza." Dice che tutte le persone riunite qui stasera hanno accanto un angelo. La platea rumoreggia. Di seguito interviene Daniele Piccirillo, il sensitivo dei GHT. Lui e Adamo si sono conosciuti un mese fa a Pomeriggio Cinque. La specialità di Daniele è la scrittura automatica: a 14 anni, mentre stava facendo un tema a scuola, ha cominciato a scrivere un messaggio della madre morta di una compagna di classe. Nemmeno Daniele chiede soldi. Nel frattempo ragazzini si inseguono urlando nel cortile accanto. A fine serata scoprirò che sono stati messi in fuga da una collaboratrice dei GHT: i ragazzini agitavano i cellulari nel buio sussurrando uuuuuuuu, finché la tipa è uscita strillando "ANDATE VIA". Si avvicina al palco un ragazzo che viene dalla provincia di Bologna; sua moglie Valentina, che rimane seduta, ha avuto una presenza fissa—una specie di ombra—che le stava appiccicata in camera da letto, da quando Valentina faceva le elementari a quando ha avuto 22 anni. Ma c'è ancora, l'ombra? Sì: lui dice che "lei non vuole vedere," lei dice che "ora c'è meno." Lui precisa che dopo il matrimonio è andato a vivere nella stessa casa, quindi, in un certo senso, la questione un po' lo riguarda. E quindi, anche se incarna una variante molto meno ributtante del Marito del film Paranormal Activity, il ragazzo bolognese abita pur sempre all'interno della trama del film Paranormal Activity. Ora, lo scetticismo di cui ho dato prova con l'ultima frase potrebbe non essere un problema mio e basta. Secondo Daniele, "L'Italia non è preparata alla morte, invece negli Stati Uniti quasi la festeggiano." L'aldilà è "una vita più vita di questa"; non c'è nulla da temere. Giusto per citare un caso, Daniele racconta di aver ricevuto la visita della ragazza uccisa sul lago di Bracciano una mattina appena sveglio. Lei se ne stava lì e fissava l'immagine del suo cadavere, a terra. Poi ha guardato Daniele, gli ha chiesto cos'era. "È il tuo corpo," ha risposto lui. Al che lei ha detto "ah", ed è sparita. Alle 22:41 arriva la svolta: ci viene annunciato che i GHT hanno appena PARLATO CON UN FANTASMA. È andata così: spingendosi in quelle che chiamano "le celle più recondite dei sotterranei" (cioè in quella che un addetto comunale mi ha giurato essere una singola stanza, l'ex ghiacciaia dell'abbazia), i GHT hanno registrato una voce umana. Hanno chiesto "chi sei?", e la voce ha detto "Galimberto". E lì, puntuali, "gli strumenti luminosi hanno registrato dei picchi." Il materiale verrà analizzato a dovere, e poi… i GHT lo metteranno sul loro sito. E anche "sul seguitissimo profilo Facebook". A noi non ce lo fanno sentire? No. In cambio Daniele il sensitivo racconta di quando i GHT hanno esplorato l'ex manicomio della Marcigliana, a Roma: "siamo dovuti scappare perché abbiamo trovato una messa satanica in corso". Poi è il turno della domanda dal pubblico: un signore di Bobbio, che si presenta come medico, dice che di campi energetici siamo circondati, ma li usiamo anche per fare le analisi; "Il resto sono misteri della scienza, non misteri registrabili." E aggiunge: "non inoltriamoci poi nella genetica [ho perso il filo] … dal greco agnus che vuol dire spirito…"  Vivissimi applausi. Lui si avvia verso l'uscita, salutando in generale. A questo punto Marco esce dai sotterranei tutto felice. "Mi hanno fatto sentire la voce!" Chiede se voglio vedere i sotterranei pure io. Uno dei GHT mi presta una torcia che proietta un fascio di luce bianca grande come una moneta da un euro. Scendendo le scale, incrocio gli ultimi due che se ne stanno andando. "La cella più recondita" è, in effetti, l'unica stanza grande e visitabile dei sotterranei: è aperta al pubblico ogni giorno, perché ospita una parte del museo dell'abbazia. È completamente al buio, adesso, e gelida. Mi esce di bocca un filo di voce che dice mi dispiace.
Sentite: io non volevo trollare i Ghost Hunters. Non so perché l'ho detto, so solo che l'ho detto, e che se nel sotterraneo c'era attaccato un registratore, uno di quelli che registrano i suoni segreti nelle stanze vuote dove non dovrebbe poter entrare nessuno, io gli ho appena rovinato la serata per l'eternità.  Sulla carta, la Serata Mistero sembra costruita per fare colpo, e nel frattempo tirare su due soldi; come il mago che taglia la donna a metà, dove l'abilità del mago sta nel distrarre lo spettatore al momento giusto, e il divertimento dello spettatore nell'essere piacevolmente coglionato (o nell'accanirsi a scoprire come ha fatto il mago di preciso).

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Invece ti ritrovi a sentire persone che raccontano cose pazzesche successe altrove e sei mesi fa. Però a queste cose, loro, ci credono. E pure tanto. Ci credono talmente tanto, con l'ausilio della scienza e di quel chilometro di cavi srotolati nei cunicoli per poi ri-arrotolarli a fine serata, che magari il rischio è di suggestionarsi tra di loro per primi: comunque non fanno giochetti da chiromante, non usano i trucchi smontati nel primo tempo di Red Lights. E tutti quanti ripetono di non volere soldi, non chiedere mai soldi.

Infatti: nessuno vendeva niente. Non s'è visto nemmeno un tavolo con qualche copia di

—il libro—o Mistero—la rivista—, e la serata doveva servire per presentare due prodotti del genere "leggenda o realtà?" alla fascia di popolazione più disposta a credere alle leggende in tutta l'Italia. Forse, se a questo pubblico fosse stato chiesto o anche solo suggerito di mettere mano al portafoglio, avrebbe ubbidito SUBITO, e nessuno avrebbe acciuffato il microfono per scandire frasi contenenti il sintagma "dal greco agnus". Mica lo so chi sta messo meglio. A fine serata, mentre Luca tira fuori il cellulare per mostrare—a me e a quella che credo sia la vice-assessora al turismo di Bobbio—la fotografia di un bambino imbalsamato dentro un catafalco da esposizione, bambino che i GHT hanno trovato durante una delle loro visite a domicilio (e pure lì gli strumenti registravano i picchi), Daniele sta discutendo con una signora del pubblico. Mi avvicino.

Lei sta dicendo: " […] altrimenti il rischio è cadere nello spiritismo." Daniele fa segno di sì. Lei continua: "ci vuole una medaglietta benedetta da un sacerdote vero, mica uno che viene lì e dice che fa il sacerdote…" I due si salutano. Mentre lei si allontana, Daniele si produce in un vedi d'annattene a denti stretti. "Lo sai cosa mi ha detto, questa? Che i tatuaggi sono Il Male." Daniele ha un simbolo di San Michele tatuato sul braccio; la signora lo considerava protezione insufficiente. "Ma che ne sa lei, io c'ho dietro una medaglietta di Giovanni Paolo II."

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