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Cosa resta della Settimana Mondiale del Luogo Comune

La Settimana Mondiale del Luogo Comune è già finita. E lascia una stramba sensazione mista: un senso di divertimento malinconico, di solleticamento intellettuale con un fondo di perplessità. E pure un po’ di ansia.

Un grab della pagina dell'evento poco prima della chiusura.

La Settimana Mondiale del Luogo Comune è già terminata. È stata una sorpresa per quelli che l’avevano scoperta per ultimi, convinti di essere tra i pionieri di un nuovo modo di perdere tempo, mentre era già da un po’ di giorni che mucchi di utenti Facebook si sfidavano sulla pagina dell’“evento”. Non fa troppo strano la potenza con cui la creatura è diventata virale, e nemmeno è capace di generare reazioni ostili e infastidite. Semmai lascia una stramba sensazione mista: un senso di divertimento malinconico, di solleticamento intellettuale con un fondo di perplessità. E pure un po’ di ansia.

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L’evento è andato online lunedì 18. Quando l’ho visualizzato io, giovedì nel primo pomeriggio, aveva più di diecimila partecipanti. Il mattino dopo erano cinquantamila, e nel giro di due ore erano nuovamente raddoppiati. A quel punto stavano già uscendo instant-post sui vari siti di news che descrivevano il fenomeno basandosi non tanto sull’effetto curiosità quanto sul “ah ma ci sono anche io, parlano di me.” Non è una stronzata, anche la menzione di un non-evento virale a cui contribuiamo solo come unità di un numero gigantesco o firma di un incessante flusso di cazzate riesce a coinvolgerci a livello di ego.

La cosa veramente fondamentale di tutta la vicenda però è completamente diversa, perché non contiene nessuna elaborata teoria sulle cause e le conseguenze di un fatto (AHEM) culturale come questo. O meglio, la contiene, solo che queste non portano da nessuna parte. Comunque, al momento della chiusura, il festival aveva superato i duecentocinquantamila partecipanti.

L’unica, brevissima conversazione che per questioni tecniche sono riuscito ad avere con uno degli ideatori ha ridimensionato del tutto le mie idee sul fenomeno. A detta sua la settimana è stata generata “per caso, ogni tanto ne organizzo con amici, esattamente come questa volta. Abbiamo organizzato la giornata mondiale di STOCAZZO®! e la settimana mondiale dell'Appoggio (nell'accezione sexy del termine). Questo, e non so perché, ha spopolato.”

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Insomma, si tratta solo di un gruppo di amici, che, nel pieno del sacrosanto cazzeggio, si fabbrica degli aggregatori di cose sceme dal funzionamento molto semplice: ognuno scrive la sua e andiamo avanti a oltranza, senza commentarci troppo l’un l’altro né ragionarci troppo.

Non se lo spiega, giustamente, perché la catena di concause è composta soprattutto di banalità e casualità talmente generiche che non ha proprio senso cercare di capirle.

In effetti, ciò su cui veramente mi frega qualcosa di riflettere è il fatto che decine di migliaia italiani, chi più chi meno, hanno dedicato ore della loro giornata a fare una stessa cosa più o meno contemporaneamente… Al suo posto, ora, c’è la settimana mondiale della Domanda Stupida, che però appare infinitamente meno attraente. Non che sulla carta abbia qualcosa da invidiare alla sorella maggiore, però la “magia” non scatta e non scatterà mai più, perlomeno non a questi livelli.

Un'altra delle storture notate nella faccenda, comunque, è che tantissimi degli intervenuti hanno dimostrato di avere molto poco chiaro cos’è un luogo comune. Tante delle frasi postate erano modi di dire, meme o semplici locuzioni che gli autori reputavano fastidiose. L’hanno notato anche quelli che hanno creato una delle tante pagine parodistiche nate subito dopo, ideata da qualcuno che non conosce a sufficienza le impostazioni di Facebook e, soprattutto, che non si rende conto di avere generato solo un’appendice del corpo principale, immune agli antivirali e alle bestemmie. È, comunque, ancora tutto da definire il confine tra i luoghi comuni e tutto il resto; probabilmente lo status è dato solo da un grado alto di diffusione incrociato con un ancora più alto dato di superficialità (e ancora, non è che questa sia poi troppo facile da attribuire).

Poi c’è la questione dell’originalità: su quella pagina ho fatto cinque post, un nonnulla in confronto a chi ci ha passato giornate intere, e mi sono sforzato di trovare luoghi comuni che non fossero ancora stati postati. Ora però mi viene il dubbio di avere toppato: non avevano forse più senso i luoghi comuni tra i luoghi comuni? Non avrei sposato molto meglio lo spirito dell’iniziativa scrivendo quattrocento volte che non c’è più la mezza stagione? E soprattutto: può essere “sticazzi” l’unica vera risposta a questi interrogativi? Ovviamente sì e, di nuovo, è proprio questo il punto.

Nell’internet odierno, infatti, succede anche che tanta gente metta da parte un segmento della propria vita per dedicarlo a una forma di intrattenimento che non sembra neanche più intrattenimento, perché non è spensierato ma contiene un’ansietta claustrofobica che, appunto, sta dentro tutto quanto diventi virale senza contenere effettivi spunti di rielaborazione a lungo termine e voglia essere divertimento puro: il passaggio dalle risate al fastidio alla noia totale per tornare alle risate è un rimbalzo continuo da persona a persona, da bacheca a bacheca, e l’unico orizzonte possibile è quello della saturazione.

Normalmente i meme in forma così accelerata sono di due tipi: o sono il frutto di uno sforzo tutt’altro che spontaneo, tipo un hashtag che si vuole far andare a tutti i costi tra i trending topic e che parte da un’idea talmente stupida che partecipano solo i peggio babbei, oppure sorge come parodia, presa per il culo sarcastica e cattiva di uno che se l’è cercata (tipo “Berlusconi che restituisce cose” o “Perdere la Verginità al Mi Ami”). In generale mi pare che questa seconda forma di meme-lampo si sposi molto bene con la forma italiana di stronzaggine. Il luogo comune, similmente, ha scatenato la nostra passione per le chiacchiere a proposito delle chiacchiere, per il quotidiano ozio ironico sui discorsi oziosi della quotidianità. Se sembra una supercazzola è perché lo è. Ma non voglio lanciare anatemi contro il fenomeno perché sarebbe una roba ben patetica: giusto o sbagliato che sia, la Settimana Mondiale dei Luoghi Comuni ha affermato la presenza del vuoto pneumatico nelle nostre giornate senza lasciare neanche niente su cui riflettere.

Tra le altre cose, che grosso luogo comune è un articolo di VICE che parla di una minchiata dell’internet? Segui Francesco su Twitter: @FBirsaNON