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Música

SIAE? NIAE! - Il marchio della bestia

Continua il nostro viaggio tra le aberrazioni della SIAE. Questa volta è Bruno Dorella degli OvO a raccontarci di come si possano rischiare 6 mesi di galera per due bollini mancanti.

Un paio di settimane fa vi ho parlato della Società Italiana Autori Editori. Vi ho raccontato la storia tutta italiana di un ente governativo innamorato del proprio Paese al punto da volerlo sempre abbracciare, stringere forte, fortissimo… insomma da volerlo stritolare e spremere fino all'ultima goccia. La trama di quella splendida romanza si può riassumere in pochi semplici punti:
1- Un autore che voglia proteggere le proprie creazioni facendo a meno della SIAE, almeno in Italia, ha ben poche possibilità.
2- Non importa chi siete e cosa suonate, ogni volta che pagate la tassa sui “concertini”, i soldi troveranno il modo di finire nelle tasche dei vari Al Bano e Baglioni.
3- Qualsiasi cosa acquistiate in questo Paese, se lo fate da un esercizio che tiene la radio accesa, state comunque sovvenzionando la SIAE.
4- I famosi “bollini”, secondo i regolamenti dell'Unione Europea, sono illegali. Ciononostante, in Italia è proibito vendere un qualsiasi prodotto intellettuale che ne sia sprovvisto.
Ed è proprio da quest'ultimo punto che ripartiamo, stavolta con una testimonianza diretta. Bruno Dorella è un musicista eclettico e creativo. Nel corso di quasi vent'anni di carriera, oltre a gestire una delle più importanti label indipendenti italiane (Bar La Muerte), ha pubblicato un numero inquantificabile di dischi ed è stato membro di diversi gruppi. Tra questi, i più famosi sono sicuramente gli OvO, tra le poche band dell'underground italiano a godere di una certa stima in tutto il mondo. I riconoscimenti non sono mancati, tanto che nel 2007 sono arrivati a pubblicare per l'americana Load Records Miastenia. L'album gli ha aperto moltissime porte, ma non ha mancato di farli scivolare nella ragnatela burocratica della SIAE. È lo stesso Bruno a raccontarci com'è andata: “Nel 2007 gli OvO vengono pubblicati dalla Load, vivono a Berlino (quindi fuori dall'Italia), NON sono iscritti alla SIAE e ricevono dall'etichetta circa 300 dischi da portare in tour europeo, un tour costato un duro lavoro di organizzazione completamente DIY. Alla richiesta dei bollini, la SIAE mi dice che non possiamo averli, perché non abbiamo partita IVA e il bollino è import. Dovremmo quindi aggirare la cosa facendo figurare il cd come non import, come se fosse stato stampato in Italia. Avremmo dovuto quindi mentire per essere nella legalità!”

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Bruno Dorella degli OvO

Fin qui la faccenda sarebbe più ridicola che altro, ma ovviamente il racconto prosegue: “Decidiamo di lasciar perdere. Andiamo in tour senza bollini, tanto in Italia abbiamo solo 3 date. Appena varcata la frontiera dall'Austria ci fermiamo all'autogrill, all'uscita troviamo la Finanza davanti al furgone. Sono in cerca di droga: hanno visto il furgone e gli strumenti e hanno probabilmente pensato fosse conveniente andare in cerca di un paio di canne. Guardano tutto, quand'ecco che arriva il momento dei cd.” Sprovvisti di bollino, appunto. Ai finanzieri non importa che siano stati prodotti in USA, e scatta la denuncia. Il reato è penale: “Ma qual è il reato? C'è il mio nome su quei cd, la SIAE dovrebbe proteggere la mia opera d'ingegno, ma io non ho mai chiesto alla SIAE di farlo, e inoltre questa è appunto LA MIA opera, sto piratando me stesso? Niente da fare. Un muro. Pochi giorni dopo il PM di Udine mi comunica la richiesta di 6 mesi di reclusione e 6500 euro di multa.”

A chi dovessero sembrare rogne di poco conto, ricordo di considerare che, per chi fa la vita del musicista underground, con un introito risicatissimo e vicino allo zero, si tratta di una cifra enorme… Aggiungete poi una serie di magagne collaterali: “Tre anni di avvocato, di problemi—ad esempio non potevo prendere residenza a Berlino, dove vivevo, perché avevo un processo penale in pendenza—e 250 dischi sequestrati a marcire nelle cantine del tribunale.”

L'epilogo della vicenda, neanche a dirlo, ha del tragicomico: “Il giorno del processo la SIAE non si costituisce nemmeno parte civile. Mi piace pensare che persino loro si siano resi conto che siamo davanti ad una buffonata. Il processo si risolve in 5 minuti. Vengo assolto, ma dovrò aspettare ancora un anno prima di riavere i dischi, e ho dovuto ugualmente pagarmi l'avvocato e le spese processuali.” Verrebbe quasi da vederlo come un lieto fine, non fosse che sono stati spesi tempo e soldi per una questione ridicola. Per un reato che non esiste, ma che sembra studiato apposta per far cagare in mano chiunque tenti la strada dell'indipendenza. Con questa storia un avvocato, un giudice, due finanzieri e chissà chi altro si sono guadagnati la pagnotta, mentre qualcun altro temeva per il proprio futuro. Dice bene Bruno: “Gli siamo serviti solo per imbrattare carte, per tenersi il posto, per dare un senso alla loro giornata.”

Adesso, per vedere le cose da una prospettiva diversa, o meglio, diametralmente opposta, stiamo cercando di intervistare un rappresentante della SIAE. Speriamo di riuscirici molto presto e di sentire cos'avrà da dire riguardo tutto ciò.