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Simon Mason era lo spacciatore dell'aristocrazia britpop

Arriva il momento in cui sei più famoso di Noel Gallagher, e un minuto dopo ti ritrovi in una discarica a condividere la roulotte con un altro drogato.

Simon con un amico prima della svolta del crack a LA, nel 1988.

Simon Mason era un pusher notevole. Ci siamo incontrati per la prima volta alla metà degli anni Novanta. All'epoca, se frequentavi un certo ambiente-ormai quasi completamente scomparso-era difficile evitarlo: portava cappelli di cattivo gusto, conosceva tutti e non sembrava interessato ai soldi che prima o poi gli avresti dovuto. Ma per queste e altre ragioni, il suo stile di vita non era destinato a durare.

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La scalata da principiante con buone conoscenze (a Glastonbury nel 1990 girava insieme a Bez) a fornitore ufficiale dell'aristocrazia britpop (fu lui a presentare gli Oasis sul palco, nel 1994) si è rapidamente tramutata in una caduta inarrestabile. Ha raccontato tutte queste disavventure in Too High, Too Far, Too Soon, un libro a metà tra Addict di Stephen Smith e Wonderland Avenue di Danny Sugerman, nonché il probabile grande narco-memoir dei nostri giorni.

Mentre gli alti della sua carriera godono di un'ampia documentazione (una rapida ricerca su Google vi condurrà all'inventario dei suoi prodotti per Glastonbury '94), sono i momenti più bassi e lontani dai riflettori a rappresentare le parti maggiormente istruttive della vicenda di Simon. In una scena del libro risalente ai primi Duemila lo ritroviamo in un camper parcheggiato in una discarica di Clapton con un altro fattone, che lo sveglia per avvertirlo delle fiamme divampate intorno al suo corpo. Invece di buttarsi fuori, Simon decide di bagnarsi con la prima sostanza liquida che gli capita sotto mano-una bottiglia da due litri di piscio del suo ospite-per poi ributtarsi a dormire in stato confusionale. Il fatto che questo avvenimento non sia nemmeno vicino al suo punto più basso può darci un'idea della dipendenza in cui era finito, e che lo accompagnerà fino alla disintossicazione, nel 2006.

Oggi lavora in prima linea nella riabilitazione, a sostegno dei tossicodipendenti appena usciti di prigione. "L'altro giorno uno mi ha buttato addosso i suoi campioni di urina," dice. "È il karma?" Che non abbia perso il suo senso dell'umorismo è stupefacente almeno quanto il fatto che non ci abbia rimesso la vita. Mi sono seduto a chiacchierare con Simon della sua carriera, la sua dipendenza e il suo libro.

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Glastonbury,1990.

VICE: Il libro viene pubblicizzato puntando sulle vicende intorno al Britpop, ma c'è molto di più.
Simon Mason: Si parla di dipendenza, di qualcuno a cui è andata male, di una fuga da ragazzino-di uno ossessionato dalla musica e, giustamente o no, finito nel mezzo di quell'enorme caso culturale degli anni Novanta. E poi di cose che non sono successe solo a me. La gente che entra in quel tunnel, dove finisce? Frega qualcosa a qualcuno? Io credo di sì-siamo tutti esseri umani.

Nel libro ti descrivi continuamente come a un codardo, ma, cazzate causate dalla dipendenza a parte, alcune tue azioni sono state piuttosto coraggiose. Ad esempio, a 17 anni ti sei trasferito a LA senza una lira.
Se mi fossi seduto e ci avessi pensato un po' su, probabilmente non l'avrei fatto. È un po' come la cosa delle droghe, ne parlo spesso al lavoro: hai alterato il tuo modo di essere prima di accorgertene. Te ne stai in giro, sballato-ti entrano 10 sacchi, 20 sacchi da una parte o dall'altra e ti senti già meglio. Non hai ancora veramente immesso la droga nel tuo sistema, ma hai già cambiato umore. Trasferirsi a Londra e vedere un cartello con scritto, "99 sterline, sola andata, per New York" era la stessa cosa. Mi sono detto, "Lo faccio." Sono saluto sull'aereo, ho buttato giù una bottiglia di Chivas, messo su il mio walkman, fumato 20 sigarette e aspettato. Non era proprio una cosa pensata.

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Ultimamente tra i libri di maggiore successo ci sono quelli che provano a spiegare e promuovere atteggiamenti di successo e altri, come il tuo, che fanno l'opposto, mostrando i risultati meno desiderabili. Ma parte delle strategie alla base di entrambi i mondi sono simili-pensa da te, insegui il tuo sogno, non farti dissuadere e via dicendo. 
È il sistema dei premi. Anche questo lo dico spesso sul lavoro-se per risolvere un problema impieghi anche solo metà dello sforzo richiesto per distruggerti, volerai. Vai a qualsiasi ora del giorno in un posto in cui la gente si droga e ce li trovi, conciati da schifo. Poi la situazione si impenna, tutti stanno bene e se ne vanno! I fattoni possono svegliarsi al verde e andarsene a dormire con 500 euro di crack nell'organismo. Questo è un talento.

Simon ai tempi di "funghi, oppio, sidro, acidi e colombe maculate", Glastonbury '94

Per un po' sei stato un pusher di successo.
Bastava essere nel posto giusto al momento giusto. La gente voleva qualcosa-io ce l'avevo, o conoscevo persone che ce l'avevano. Ti infili in quella roba lì e diventi un'appendice del sistema. Una volta sono entrato nel backstage di T in the Park con Noel Gallagher e tutti lo hanno superato e sono venuti da me, per farti capire come funzionava.

Mentre il New Labour rappresenta più o meno per tutti l'aspetto simbolo di quell'epoca, tu nel libro eviti di fare riferimenti politici o sociali.
Be', gran parte dei miei pensieri per tutto il libro ruota intorno all'urgenza di procurarmi denaro. Non avevo il lusso di discutere con Noel Gallagher se andare a Downing Street fosse una buona o una cattiva idea. Nel libro dico cose tipo, "Sei mesi fa ero su un pullman in tour con lui, ora sto a Kentish Town con un ago che mi pende dal braccio. Le mie priorità sono un po'cambiate." Sono stato lì per un po'. La loro stella era in ascesa, la mia stava andando fuori controllo.

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Da ragazzo leggevi libri sulle droghe e sulla musica. Non hanno funzionato come deterrente?
Be', tu pensi che a te non capiterà, giusto? Non sarebbe successo a Zammo in Grange Hill-non sarebbe successo a nessuno-e non sarebbe successo a me. È proprio lì il discorso, no? "Non succerà certo a me."

Entrambi negli anni Ottanta abbiamo letto libri sugli anni Sessanta, ed eccoci qui, vent'anni dopo, a parlare del tuo libro sugli anni Novanta. Cosa c'è lì dentro che qualcuno potrebbe leggere e farne uso?
Non credo ci sia qualcosa che possa far sì che uno come me non viva le mie stesse cose, almeno non più di tutti quei libri che hai citato. Perché è il solito discorso, "Non succederà certo a me." Per lavoro incontro un sacco di persone che escono di galera con problemi di droga. Gli spiego come la penso, e un mese dopo sono di nuovo lì, distrutti.

Simon su Holloway Road, Londra, 1998.

Quando sei in galera, certe opzioni non le hai più.
Hai ragione. E sono stato chiaro, non voglio fare la morale. Non ho nessun giudizio morale sulle droghe, ma la dipendenza è una brutta, bruttissima cosa. Gran parte della gente andrà a Glastonbury, si drogherà, si divertirà e tornerà al lavoro un po' scarmigliato e starà benone. Ma alcuni non ci riusciranno. Un paio potrebbero morire, un paio perdere il lavoro, distruggere storie d'amore. E una percentuale di persone l'anno dopo non tornerà, per una ragione o per l'altra.

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La gente che vive senza mai provare droghe o sentirsi male con se stessa potrebbe guardare alla tua vita e pensare, "Ripigliati, sfigato."
Non credo di essere stato un tossicodipendente perché mio padre è morto quando ero bambino. Non credo di essere stato un tossicodipendente per quello che mi è successo a scuola. Chiaro, non ha aiutato. Potremmo parlarne tutto il giorno. Quel che so è che, alla fine, sono arrivato a un punto in cui avevo bisogno di qualcosa diverso dalle droghe per affrontare la vita. Dio solo sa come ho fatto a sopravvivere così a lungo. Sono passato dal posto del camper, a Clapton-sono appartamenti di lusso ora, non è più una discarica.

Il tipo che possedeva il camper è morto da un sacco di anni. Un altro mio amico è morto in quella strada e hanno cementato tutto. Non so chi o perché ce la faccia, ma io ci sono riuscito. Senza diventare un qualche tipo di sponsor per la vita, se qualcuno legge questo libro ed è nei guai e vede che questo tipo era uno scoppiato che ce l'ha fatta (con un sacco di aiuto di un sacco di gente), allora ne sarà valsa la pena.

Da sinistra verso destra: Simon con sua madre nel 2006, dieci giorni dopo essersi disintossicato; a Glastonbury '94; nella sua fase Sick Boy dopo la disintossicazione nel 2002.

Ho notato che nessuno di noi è andato a Glastonbury quest'anno.
Non me lo posso permettere. Ti dirò di più, e lo dico perché è vero: a volte, negli ultimi anni, intorno ad aprile, quando vedi tutti quei manifesti del festival, mi sedevo lì e pensavo, "Potrei fare una fortuna. Non mi faccio-sarebbe tutto diverso stavolta. Torno a lavorare, mi trovo uno stupido cappello!" Poco tempo fa sono andato a un concerto e uno che non vedevo da 15 anni è venuto da me e mi fa, "Hai qualcosa?" E io, "Scusa? No, sono uscito dal giro." E lui, "Eri il migliore!" E io, "Grazie. Offrimi una limonata."

Il libro di Simon Too High, Too Far, Too Soon è uscito per Mainstream Publishing.

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