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Il cinema di denuncia di Barbareschi

Il 7 novembre nelle sale italiane è uscito il nuovo film di Luca Barbareschi. Il Vincent Gallo del cinema italiano dirige, interpreta, si doppia e produce Something Good, un film di denuncia sulle sofisticazioni alimentari. Ovviamente siamo andati a...

Il 7 novembre nelle sale italiane è uscito il nuovo film di Luca Barbareschi. Il Vincent Gallo del cinema italiano dirige, interpreta, si doppia e produce Something Good, il film-denuncia sulle frodi alimentari, talmente denuncia da incassare 75.000 euro nel primo weekend vincendo l’ambito premio di “miglior film di sempre per scopare in sala.”

Il film racconta l’amore tra Mr Matteo Mercury, “trafficante di cibo contraffatto”, e Xiwen, ristoratrice cinese che dopo la morte del figlio avvelenato da una bevanda adulterata decide di aprire un “ristorante di qualità”, che cambierà per sempre le loro vite. Un po’ thriller, un po’ storia d’amore e un po’ Linea Verde, Barbareschi dietro la cinepresa dirige il film a tratti con evidente approssimazione e a tratti come lo Tsukamoto del Pdl. L’ex “Trasformista” della TV sceglie di non approfondire i personaggi e la trama preferendo indugiare su di sé, sulla sua conversione e sul martirio finale.

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Mercury incontra per caso Xiwen al suo ristorante, quando con un collega e duesignore decide di mangiare una cosa per il suo compleanno. Appena si accomodano, Barbareschi, che mangia solo kosher “perché si sente sicuro se un rabbino controlla il cibo,” chiama la cameriera e le chiede se può ispezionare la cucina. La signora non ha capito bene ma poi Barba, come un nonno che ti sei pentito di aver portato al ristorante con la tua ragazza, si alza in piedi e tuona: “Voglio vedere quello che mangio.” Entrato nella cucina, allunga le manacce sporche e ficca il naso nelle ciotole annusando il cibo. Poi all’imbarazzo dei cuochi si aggiunge quello degli spettatori in sala quando Mercury chiede di vedere pure “gli utensili” in una scena di disagio che sembra non finire mai.

Grazie a Dio non arrivano gli utensili, ma la cuoca Xiwen che gli spiega con scazzo la provenienza dei cibi, “roba di qualità.” Quando comincio a credere che non usciremo mai da quella maledetta cucina per ricominciare a vedere qualcosa che abbia vagamente a che fare con l’arte cinematografica, assisto al seguente dialogo:

“Questa non è cucina è una guerra. Perché cucini roba buona? La gente mangia con gli occhi non con lo stomaco, è il gioco dell’inganno.”
“Ho scelto la qualità.”
“La gente mangia di tutto e la vita media si allunga sempre di più.”

Altre scene dal film.

I due si innamorano, ma oltre a non aver ancora scopato non si sono detti tutta la verità. Mr Mercury continua a nasconderle il suo vero lavoro. Effettivamente non lo so neanche io bene cosa fa a parte ovviamente “gestire il traffico dei cibi contraffatti.” Le battute “i giapponesi ci vogliono morti per quella storia della carne” o “forse sono gli indiani per l’appalto del latte” e la recitazione in genere sono talmente insulse che più volte durante la proiezione mi distraggo e mezzo mi addormento, risvegliandomi soltanto nelle scene in cui ricompare Mr Mercury, farneticando nel dormiveglia: “Oh, c’è Barbareschi in Tv.”

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Il ristorante di Xiwen purtroppo deve chiudere, per i troppi debiti e perché non ci va nessuno, essendo didascalicamente “un ristorante troppo di qualità per essere apprezzato,” così Mr Mercury non ci pensa due volte e per rimediare un po' di sesso decide di aiutare la ragazza facendole il bonifico. Parte Damien Rice. I due ballano nel locale e cominciano a stringersi. Barbareschi dice: “Sarò soddisfatto quando potrò gustare la tua cucina.” E parte l’asian interracial.

Lei nel down post coito lo informa che suo figlio è morto avvelenato da un succo di frutta mescolato coi pesticidi, lui ascolta in silenzio e non capisco se ha la scesazza o sta progettando la redenzione.

Prima che Barbareschi possa dirle la verità ci pensa l’ispettore di polizia ad avvertire la ragazza che Mr Mercury “non è quello che sembra.” La povera innocente all’oscuro di tutto è costretta a collaborare per “rubare i dati di Mr Mercury.” Durante la notte, quando il Mister dorme, Xiwen si alza, collega l’iPhone al Mac del trafficante e parte sullo schermo lo screensaver di Matrix che suggerisce allo spettatore “che si stanno trasferendo dei dati.” Poco prima di consegnare il telefono alla polizia Barbareschi confessa a Xiwen le sue magagne: “Non ho parole per giustificare quello che ho fatto,” dice: “Sono profondamente dispiaciuto.” Decide di andare a costituirsi e così lei gli dà il “cellulare coi dati” e gli chiede commossa: “Davvero vuoi lasciarti alle spalle tutto?”

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“Sì” risponde.
“E allora voglio far parte della tua vita.”
“Shhh,” mettendole un dito sulle labbra
“Ti amo,” confessa Xiwen.
“Shhh… appena torno ti bacio.”

[Attenzione, spoiler! Per chi non volesse rovinarsi il finale del film prima di averlo visto al cinema, procedere dopo il salto di paragrafo]

Ma Barbareschi non torna perché muore. Viene ucciso, sulla strada della redenzione, dalla sua stessa “organizzazione” perché “sapeva troppo,” non si sa bene che. Prima di crepare quel satanasso scatta una foto al suo assassino ammonendolo: “Ora sei in rete.”

Alla fine del film l’ispettore che voleva arrestare Barba ma che grazie a lui ha “sgominato l’organizzazione criminale” va a mangiare un boccone al ristorante di Xiwen che sta giocando con il suo nuovo figlio. Il baldo giovinotto si chiama Matteo, proprio come il padre, “Davvero un bel nome” dice l’ispettore: “Mi piace tanto.”

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L’unica vicenda drammatica che Something Good è riuscita a mettere sullo schermo è la scritta nei titoli di coda: “Realizzato con il contributo del Ministero per i Beni e le Attività Culturali.”

Il film infatti soltanto perché Mr Mercury dice frasi sconvolgenti tipo “Facciamo il latte… senza… latte…” e per le sue didascalie confuse “Sei sicuro di quello che mangi?” o “Il traffico di cibi contraffatti ha superato quello della droga” è stato ritenuto d’interesse culturale. Con informazioni simili a quelle che si ricaverebbero da una puntata di Report o tramite una ricerca su Wikipedia, gli è stato possbilie ricevere tre milioni di euro dai fondi del Mibac. Luca "ha contattato anche Agiscuola perché entri nel circuito dei film proposti agli studenti" e come se tutto questo non fosse abbastanza: "ha lanciato un appello all’amministratore delegato di Expo 2015 offrendogli la disponibilità a utilizzare Something Good per sensibilizzare l’opinione pubblica su un tema che sarà centrale per il futuro dell’economia italiana": “come Mr Mercury ci sta mangiando in testa.”

Segui Matteo su Twitter: @stai_zitta

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