Storie di persone che hanno assunto droghe per sbaglio
Illustrazioni di Adamo.

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Droga

Storie di persone che hanno assunto droghe per sbaglio

Innocenti bottiglie d'acqua che si rivelano piene di MDMA, torte alla marijuana, polveri ignote.

Quando eri piccolo tua mamma te lo diceva sempre: "Non accettare niente dagli sconosciuti." Ogni volta che te lo sentivi ripetere, pensavi che stesse solo portando avanti quella linea di paranoia che passa di madre in madre da eoni. Quindici anni dopo capita che ti ritrovi con una gran botta dopo che ti hanno passato una canna a una festa in barca, solo per scoprire quando ormai stai vomitando sulla fauna ittica che era oppio.

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Le storie che seguono parlano proprio di quelle volte in cui qualcuno si è ritrovato con postumi che non aveva messo in programma—queste però sono tutte a lieto fine, perché purtroppo tua mamma aveva ragione a essere paranoica, e potevano finire molto peggio. Ma sulle storie finite peggio non c'è niente da scherzare (per imparare qualcosa in merito, vai qui).

LA CENA PASQUALE Dopo il pranzo di Pasqua di tre anni fa, completamente gonfio di cibo, sono andato al bar a prendere delle grappe per cercare di digerire. Di ritorno a casa, ancora abbastanza brillo, mi sono imbattuto in un amico che mi ha costretto ad andare a casa sua, rinfacciandomi che mi lamento sempre del fatto che lui non mi offre mai nulla e che quindi non potevo tirarmi indietro, per una volta che i ruoli si erano invertiti.

Quando sono arrivato a casa sua, c'erano già due strisce pronte sul tavolino della sala. L'ho guardato domandandogli cosa fosse e lui si è spazientito ancora di più, dicendomi di muovermi e tirando di nuovo in ballo la scusa dell'unicità dell'evento.

Convinto di essermi fatto di cocaina, mentre stavo tornando a casa mi è arrivato un suo messaggio che chiariva che quella roba era MDMA miscelata con ketamina. Il messaggio finiva con uno smile. Non mi sarei impanicato più di tanto, se non avessi avuto 17 parenti ad aspettarmi, pronti per una cena alla quale mia madre si dedicava da una settimana.

Appena mi sono seduto a tavola ho cominciato a sentirmi un po' strano—anche se le prime difficoltà le avevo avute già scendendo le scale di casa del mio amico. Nel momento in cui mi hanno messo davanti un piatto pieno di crostini mi sono reso conto di non avere assolutamente fame; allo stesso tempo, i crostini al tartufo hanno cominciato ad ammiccarmi. Il tutto mentre mia zia si faceva sempre più simile a Trotsky.

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Ho iniziato a parlare a vanvera e, cercando di mantenere una plausibile sobrietà, a mangiare qualsiasi cosa mi portassero, anche due volte. È stata la cena più lunga e difficile della mia vita.—Marco*, 24 anni

DULCIS IN FUNDO

Una sera, io e degli amici avevamo deciso di organizzare una pizzata con tanto di torta alla marijuana stracarica. Alla cena si è presentato anche un amico di amici che neanche aveva mai fumato una canna in vita sua, e quando ha chiesto una fetta di dolce io e gli altri ci siamo guardati bene dal dirgli che ci fosse un ingrediente speciale.

Il "débutant" si era reso subito conto che ce la ridevamo sotto i baffi, ma non sembrava dar peso alla cosa. Comunque, aveva deciso di mangiarne solo un pezzo molto piccolo. Tutto è andato bene per la prima mezz'ora, finché l'ingrediente speciale non ha cominciato a farsi sentire sopra a tutti gli altri. Il tipo, non fumando, non capiva assolutamente cosa gli stesse succedendo—così ha cominciato a vomitare mandando indietro occhi e lingua, che per poco non gli finiva in gola.

Nel frattempo ci additava sostenendo che l'avessimo avvelenato e che fino a quel momento avesse avuto a che fare con dei finti amici. Tra una minaccia e l'altra continuava a chiedere un'ambulanza, e visto che sembrava l'unico modo per tranquillizzarlo, l'abbiamo chiamata.

Prima che arrivasse abbiamo buttato via tutto quello che c'era in casa di sospetto, consapevoli che ci sarebbe stato come volontario il nonno di un amico che era lì a cena con noi. Una volta arrivata l'ambulanza, nell'imbarazzo generale, mentre lui continuava a dire agli infermieri che l'avevamo avvelenato, io e altri due l'abbiamo accompagnato in ospedale.

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Lì, con grande disagio, ci siamo ritrovati a spiegare la situazione alle infermiere—visto che lui non era minimamente in grado di farlo. Ovviamente le infermiere non credevano che avesse semplicemente mangiato una fetta di torta alla marijuana, dato che le sue condizioni facevano effettivamente pensare a un allucinogeno.

A quel punto c'era poco da fare: abbiamo confessato che la torta l'avevamo mangiata tutti, perciò la sua era proprio una reazione fuori dal normale. La mattina dopo, una volta dimesso, siamo andati a riprenderlo. Abbiamo dovuto trattenere un nostro amico dal prenderlo a sberle quando ha commentato "Ieri è stata proprio una bella serata."—Pietro*, 21 anni

LA BEFFA

Tutto è successo una sera in cui mi sono ritrovato per circostanze del tutto casuali e non prevedibili a una festa con un gruppo di persone che fino a poche ore prima mi erano del tutto sconosciute.

Di solito non bevo, perché le bevande fredde mi fanno venire la dissenteria fulminante, ma quella sera—che fortuna!—ero riuscito a ubriacarmi senza cagarmi addosso. Erano almeno un paio d'anni che non mi ubriacavo e, com'era giusto che fosse, a un certo punto ho avuto l'esigenza di vomitare.

Dopo che una volante dei Vigili si era fermata al solo scopo di ridere di me per poi scappare via sgommando (questo a oggi rimane il momento più prezioso della mia esistenza) sono rientrato alla festa, tutto assetato per via dei quintali di vomito riversati per strada. Ho preso una bottiglietta d'acqua dalla tasca del mio "nuovo amico" e me la sono scolata.

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Ero molto felice di essere riuscito a vomitare tutto da solo senza sporcarmi e, in generale, mi sentivo rinvigorito e pronto a continuare la festa, ma per qualche ragione a quel punto erano tutti incazzati con me. Come ho poi scoperto, mi ero appena scolato metà della loro MDMA (sostanza che non avevo mai avuto il dispiacere di conoscere prima di quel momento).

Nonostante sia riuscito a vomitarne una parte, ho passato il resto della nottata sui sedili posteriori di un'auto, terrorizzato e a sudare freddo, aspettando il momento della morte. Mi hanno detto che di solito non fa quest'effetto, ma tant'è.—Filippo*, 32 anni

AL FUORISALONE

Avevo 22 anni ed era il periodo del Fuorisalone, momento in cui Milano diventa invivibile e piena di feste. Per rapportarmi sia all'invivibile sia alle feste ho preso un paio di giorni di pausa dall'università e mi sono stabilita a casa di un'amica. Casa di questa amica è in zona Tortona, l'epicentro del delirio. Perciò a un certo punto abbiamo deciso che avevamo bisogno di droga.

Tuttavia usare i soliti canali era fuori discussione a meno di decidere di camminare sulle teste degli hipster o dei designer o degli studenti che come me bigiavano. Perciò la mia amica ha chiamato altri tizi che vivevano a pochi portoni di distanza insieme a qualche gatto e qualche mobile rubato alle edizioni precedenti del Fuorisalone e loro sono arrivati con un sacco di altra gente e una polvere bianca. Che una volta sniffata, con grandi risate loro e grande disagio mio, si è rivelata un mix di compresse di antiepilettici.

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Non riesco a dire come sia stata la botta, tranne che molto, molto, molto confusa. Era molto difficile muovermi e molto difficile tenere gli occhi aperti. Al contempo, sentivo una grande necessità di contrarre e stirare gli arti. Qualche anno dopo mi sono messa con un ragazzo che non sapevo dove avessi già visto, finché non mi sono ricordata che uno dei tizi della polvere era lui. Come qualcuno possa trovare divertente queste cose, non mi è chiaro.—Lucia*, 26 anni

LONG ISLAND CON SORPRESA

Il primo maggio di tre anni fa sono andata a sentire un concerto in un parco, e ho incontrato un tipo che avevo conosciuto settimane prima sul treno mentre tornavo a casa a Roma.

In mano teneva un cocktail che dal colore mi sembrava un long island. Vista la disinvoltura con la quale lui lo sorseggiava mentre mi riempiva di storie mai avrei pensato che si trattasse di qualcosa di anomalo, e quindi quando me l'ha offerto non ci ho visto nulla di male nel farmi più di un sorso—soprattutto visto il caldo di quella giornata.

Dopo esserci salutati, io sono tornata dai miei amici e lui è tornato a confondersi tra la gente. Il problema è che circa 30 minuti dopo, mentre guardavo un gruppo di ragazzi che giocava con un frisbee, ho cominciato a rendermi conto che le loro gambe si liquefacevano come fossero di gelatina. Ho abbassato lo sguardo per cercare di focalizzarmi su qualcosa di immobile, ma l'erba sotto i miei piedi ha iniziato a muoversi freneticamente, come se qualcuno la stesse calpestando.

Quando il mio ragazzo si è avvicinato per chiedermi se andava tutto bene, la sua faccia ha cominciato lentamente a dilatarsi. L'ultimo ricordo che ho di quella giornata sono io che cerco di spiegare che ho bevuto qualcosa da un tizio a caso e un mio amico che commenta divertito, "Ma a noi non ne hai lasciato?" A tutt'oggi non so cosa ci fosse dentro quel long island, sempre che fosse un long island. Nemmeno lo voglio sapere.—Sara*, 27 anni *I nomi sono stati cambiati.

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