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Le cose migliori e peggiori che possono capitarti quando provi i funghi allucinogeni

Abbiamo chiesto a una serie di nostri conoscenti di raccontarci la loro esperienza migliore o peggiore con i funghetti. Perché non tutti vedono gli odori e sentono i colori.

Foto via Flickr

I funghi allucinogeni—o funghetti magici, come ci piace chiamarli per sottolineare la loro ascendenza druidica—sono noti per i loro effetti psicoattivi. Se qualcuno ci vede un modo per aprirsi al mondo e a se stesso o di "connettersi" all'ambiente circostante, molti altri associano al consumo esperienze traumatiche e bad trip. Del resto le voci che circondano la psilocibina—la molecola psicoattiva contenuta nei funghi—sono molte, e alcuni scienziati pensano persino che i funghi possano aiutare a curare la depressione.

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Personalmente ci ho messo un sacco di tempo per iniziare a considerare interessanti i funghi. I racconti sul tema che ascoltavo alle feste mi hanno sempre scoraggiato. Non avevo molta voglia di infilare il mio gatto nel forno pensando che fosse una torta di mele. Ma, dopo aver superato le mie paure, quest'estate mi sono ritrovata a ridere come una deficiente mentre mi lasciavo trasportare a occhi aperti in sogni psichedelici in cui i miei amici sembravano le attrazioni di un luna park.

Così, ho deciso di chiedere a una serie di conoscenti di raccontarmi la loro esperienza migliore o peggiore con i funghetti. Ecco cosa ne è venuto fuori.

NOVE ORE D'ANSIA E SEI MESI DI ANGOSCIA

Li ho provati per la prima volta ad Amsterdam, un capodanno. Quando ci siamo fatti tentare e siamo entrati in un coffee shop avevamo già bevuto e fumato abbastanza. Ho comprato la mia prima confezione di funghetti e me la sono sparata tutta, anche se la dose consigliata era la metà. Sulla scatola c'era scritto che gli effetti sarebbero arrivati dopo 15 minuti, ma dopo 20 non provavo ancora niente. Così, un po' scocciato, ho deciso di comprarne degli altri ancora più forti. Ho preso anche quelli, solo che in quel preciso momento i primi hanno cominciato a fare effetto. Nel giro di qualche minuto mi sono ritrovato da tutt'altra parte. I miei amici mi hanno trascinato in un bar, ma nella mia mente vedevo drag queen e trans ovunque, tanto che a un certo punto mi sono messo a indicare la pista urlarndo, "Oh, ci sono i froci!" (Faccio notare che non sono per niente omofobo.)

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Mi ricordo che in quel momento ero particolarmente attratto dalla gente fatta che avevo intorno: non parlavo che a persone sotto cocaina, speed o LSD e avevo la sensazione che avessimo tutti una specie di legame. Nella mia testa loro avevano capito tutto, a differenza delle persone la cui vita è facilmente sintetizzabile nell'alternanza lavoro/riposo. A un certo punto mi sono messo a parlare con un olandese pensando di capire tutto quello che mi avrebbe detto. Non è stato così, dato che non so una parola di olandese.

La serata si è conclusa, e siamo tornati a casa sotto la pioggia. È stato allora che è iniziata la parte brutta. Per strada abbiamo incontrato un ragazzo fatto di crack e credo che sia stato quell'incontro a farmi prendere male. Non riesco tuttora a capire cosa mi sia successo, pensavo che sarei rimasto fatto per tutta la vita, che sarei diventato un barbone e avrei passato tutto il mio tempo a interrogarmi sull'assurdità dell'esistenza su un marciapiede di Amsterdam. In totale, la mia fattanza è durata nove ore. Quando mi è passata mi sono sentito davvero sollevato. Penso che quest'esperienza mi abbia fatto capire molte cose, mi abbia fatto crescere e mi abbia insegnato a considerare l'esperienza umana da un punto di vista diverso. Anche se per i sei mesi successivi ho avuto attacchi di panico.
—J.E.

UNA CONVERSAZIONE CON IL MIO SUBCONSCIO

Anch'io ho preso i funghetti in un coffee shop di Amsterdam. Gli effetti sono arrivati circa 40 minuti dopo. All'inizio ho sentito un grande calore, come se fossi sotto una coperta invisibile. Poi ho iniziato a vedere i colori in modo più vivido, e a percepirli in lento cambiamento. Ad esempio la tappezzeria del coffee shop ha iniziato a cambiare colore. A quanto pare, questi effetti sono abbastanza comuni. Vedevo anche forme geometriche in continuo movimento.

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Mi ricordo anche che mi sentivo leggerissima, ma che le mie mani erano pesantissime. La cosa mi metteva a disagio, perché mi sembrava di essere diventata improvvisamente vecchia e di non avere più alcun controllo sul mio corpo. Avevo paura di questo e avevo paura del mio cervello, ma ho capito che non avevo altra scelta che accettare la cosa e lasciarmi andare. La presenza di persone intorno a me mi ha aiutata a gestire l'esperienza nel modo migliore.

Poi il tempo è sembrato allungarsi all'infinito, e ho iniziato a riflettere sulla mia vita e su me stessa. Sono andata in bagno e mi sono guardata allo specchio. Di solito non mi piace guardarmi allo specchio per paura di trovare qualche difetto, ma in quel momento era come se avessi raggiunto un altro tipo di intimità con il mio riflesso, e per la prima volta mi sono trovata a guardarlo con affetto. È stato allora che ho capito che tendevo a giudicarmi troppo severamente e che mi obbligavo a fare cose che non avrei voluto per cercare di controllare l'immagine di me stessa che davo agli altri. Ho capito che dovevo iniziare a volermi bene.

Era come se la parte saggia e sana del mio subconscio si fosse impossessata dei miei pensieri e mi stesse dicendo che sarebbe andato tutto bene e che potevo fidarmi di me stessa. Tutta l'ansia se n'era andata. Dopo questa esperienza, ho continuato a sentire un'aura di positività per circa nove mesi. È un bel ricordo ed è stata un'esperienza utile perché mi ha fatto capire meglio il modo in cui penso e percepisco le cose.
—Marie

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Foto via Flickr

UNA PESSIMA STELLA

La mia prima volta risale a quest'estate, sulle isole Magdalen, in Quebec. Il mio compagno di stanza di Montreal mi aveva descritto l'esperienza come un viaggio per conoscere se stessi e l'universo. Mi aveva detto che si possono sentire i colori e vedere gli odori. Quando è arrivato il fatidico giorno, abbiamo montato la tenda su una spiaggia deserta e io mi sono assunta il compito di preparare e distribuire le dosi. Anche se ci eravamo informati, eravamo tutti dei neofiti. Gli effetti sono arrivati così lentamente che già cominciavamo a chiederci se non ci avessero rifilato dei normalissimi funghi. Poi mi sono distesa sulla schiena e ho iniziato a vedere delle forme geometriche nel cielo. Il cielo era bellissimo e al centro c'era una stella così brillante che tutte le altre erano sparite. Poi il cielo si è "illuminato" e tutte le stelle si sono collegate tra loro. Ho visto un sacco di immagini simmetriche, di leoni e di strani disegni indiani. Era assurdo, anche perché all'inizio pensavo che avrei più che altro percepito un senso di pace e unione con l'universo.

Poi ho iniziato a percepire altri stimoli, mi sono sentita vulnerabile e ho iniziato ad andare nel panico. Mi sono girata per vedere se la "mia" stella c'era ancora, ed era ancora lì. Era come se mi stesse bombardando di cattivi pensieri e parole durissime. Non sapevo più a cosa aggrapparmi, ero completamente fatta, non capivo più niente.

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Sono andata a sdraiarmi in tenda, che sembrava aver assorbito tutta l'umidità della spiaggia. Avvertivo una sensazione di connessione con il mondo, ma non mi faceva per niente piacere. Ricordo di aver pensato di essere un peso per la mia famiglia e altre cose brutte. Alla fine ho accettato quello che stava succedendo e ho lasciato scorrere i pensieri negativi. Se oggi dovessi definire la mia esperienza in una sola parola, direi che è stata deludente.
—Sarah

Foto via Flickr

RIDE BENE CHI RIDE ULTIMO

Ho preso per la prima volta i funghetti nel dicembre del 2014. Era la vigilia di capodanno, ero ad Amsterdam con altri sette amici e avevamo deciso di prenderli insieme. Uno di noi li aveva già presi una volta e ci aveva raccontato dei suoi viaggi psichedelici e di quanto non vedesse l'ora di riprovare l'esperienza. Per quanto mi riguarda io ero curioso, anche se non avevo la minima idea di cosa aspettarmi.

Secondo il tizio che ce li ha venduti, ognuno ha preso una dose "normale" di un tipo di fungo non troppo forte—livello due su sei, anche se non sapevamo a cosa corrispondesse quella scala.

Il sapore dei funghi era pessimo, sembrava di mangiare della muffa. Ci abbiamo messo 20 minuti a mangiarli tutti. Poi ci siamo messi a camminare aspettando che facessero effetto. Dopo un'ora è partita una risata di gruppo, che è continuata per le due ore successive. Ridevamo di tutto, senza motivo, è stato davvero un bel momento. L'effetto è stato molto più cerebrale che visivo. È stata proprio la nostra percezione del mondo a cambiare: non sapevamo più cosa volessero dire i cartelli né come usare i nostri telefoni. Gli oggetti nelle vetrine ci sembravano uno più inutile dell'altro.

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Dopo un po' siamo andati in un pub, ci siamo seduti e abbiamo ordinato delle birre. Abbiamo continuato a ridere per un'ora buona, mentre le nostre birre si riscaldavano.

Poi ho cominciato a sentire un dolore inspiegabile. Volevo alzarmi ma non ci riuscivo. Percepivo questo dolore come un ostacolo e ho iniziato a ridere un po' meno. Con uno sforzo sovrumano sono riuscito a raggiungere il bancone con l'intenzione di prendere un bicchiere d'acqua. Ho capito che le parole non mi sarebbero mai uscite di bocca. Sono stato cinque minuti davanti al bancone chiedendomi come avrei potuto farmi dare dell'acqua. Alla fine un mio amico l'ha chiesto per me. Poi ho vomitato davanti alla cameriera. Nonostante la mia vergogna, ero felice del fatto che gli effetti dei funghi stessero svanendo.

Quindici minuti dopo siamo usciti. Avevo freddo e non ridevo più, nonostante fossi ancora incapace di dire se il mio cervello stesse funzionando normalmente o meno. Sono diventato paranoico. La strada mi faceva paura, i passanti mi facevano paura, i miei amici mi facevano paura. Erano le 11. Per fortuna con noi c'era anche il mio migliore amico e sono "riuscito" a fidarmi di lui. Per tutto il resto della serata non mi sono allontanato da lui. Ero sia infastidito che impaurito, evitavo gli angoli bui della strada e non guardavo nessuno negli occhi. Non parlavo nemmeno con i miei amici.

La cosa peggiore è che gli effetti vanno e vengono a intermittenza. In quei momenti riuscivo ad analizzare la situazione in modo normale e mi rendevo conto del disagio che avevo addosso. Poi, dopo pochi minuti, tornavo totalmente in paranoia. Per tre ore il mio cervello è stato una specie di yoyo—sono state le tre ore più lunghe della mia vita. E faccio notare che sotto l'effetto dei funghetti il tempo scorre più lentamente.

Il giorno dopo, mentre ero convinto che tutti gli altri avessero provato quello che avevo provato io e che nessuno si fosse divertito, i miei amici mi hanno raccontato di aver continuato a ridere per tutta la sera.

Anche se a loro l'esperienza è piaciuta, io non intendo ripeterla. Se mi dovesse capitare di farlo, seguirò il consiglio del venditore di prenderli in un luogo chiuso e familiare, senza interferenze esterne.
—Fred