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Un po' di studenti stranieri parlano dei pro e contro dell'Erasmus in Italia

Per capire cosa voglia dire veramente fare l'Erasmus in Italia e quali sono i lati positivi e negativi dell'esperienza, abbiamo parlato con alcuni ragazzi stranieri che ci sono passati o ci stanno passando.
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Tutte le foto per gentile concessione degli intervistati.

Per quanto ne sapevo, gli studenti Erasmus in Italia si manifestavano principalmente in formato bidimensionale, nelle locandine delle serate a loro dedicate in ogni città universitaria della penisola. E Il Corriere della Sera sembrava avere una risposta a questa apparente invisibilità: secondo un articolo intitolato "l'Italia non è un paese dove fare l'Erasmus," "solo il 7,4 percento degli studenti sceglie di venire da noi."

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Tra gli ostacoli principali, il Corriere annovera "la lingua difficile," l'elevato costo della vita e il mercato del lavoro "non brillante", fattori che portano l'Italia al quinto posto per arrivi di studenti stranieri (20.204 nell'anno accademico 2013-2014, contro i 26.331 partiti dall'Italia). I dati, estrapolati dal rapporto annuale sul progetto Erasmus, mostrano che alla Spagna spetta invece il primo posto sia per arrivi (seguita da Germania, Francia e Regno Unito) che per partenze, fatto confermato anche da una ricerca di Uniplaces e Erasmus Student Network Spain secondo cui, peraltro, l'86 percento degli Erasmus in Spagna si fermerebbe volentieri nel Paese al termine del periodo di studi.

Ma cos'ha la Spagna che l'Italia non ha (a parte la birra economica)? E perché venire qui a fare l'Erasmus? Per capirlo, abbiamo parlato con alcuni studenti stranieri che hanno scelto come meta del progetto diverse città italiane.

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Tutte le foto per gentile concessione degli intervistati.

Bernat, 23 anni, Spagna
Erasmus a Venezia, Architettura

VICE: Cosa ti ha portato a scegliere l'Italia?
Bernard: Ho scelto Venezia in particolare più che l'Italia. C'ero stato in gita da bambino e mi aveva colpito un sacco. Facendo architettura è sicuramente una città affascinante, e in più mi sono sentito subito a casa, mi sono ambientato immediatamente.

L'università invece come funziona?
Ecco, forse gli unici aspetti negativi riguardano proprio l'università: le aule sono affollatissime, siamo in tanti e non è facile. In più è super disorganizzata ma incredibilmente severa per alcune cose.

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Tu vieni da un Paese, la Spagna, che è al primo posto nelle scelte degli studenti Erasmus. Hai notato grosse differenze nella vita di qui e là?
No, non ci sono differenze molto grandi. Diciamo che in Italia non si dorme a metà giornata e alle 19 sono tutti a fare l'aperitivo. Certo, a Venezia non c'è vita notturna, ma ci sono tantissimi eventi e mostre interessanti, quindi un po' compensa.

Jeanne, 22 anni, Francia
Erasmus a Siena, Giurisprudenza e Scienze Politiche

VICE: Mi dicevi che l'inizio del tuo Erasmus non è stato facilissimo.
Jeanne: Sì, Siena è molto piccola, è come vivere in un paese: sempre le stesse persone, le stesse cose da fare, gli stessi locali… non offre molto dal punto di vista della vita notturna.

E l'università? Forse il fatto di essere in una città più piccola compensa quantomeno dal punto di vista dell'organizzazione.
Non è facile capire come funzionano gli esami e la burocrazia. Per esempio, in Francia non ti devi iscrivere a ogni esame, quindi da questo punto di vista trovo un po' complicato capire il sistema italiano. Però l'università è molto bella, e i professori sono in gamba.

Hai avuto modo di confermare o smentire alcuni stereotipi sugli italiani?
Sì. Cibo a parte, su cui è vero che gli italiani sono fissati, parlate con le mani! Però, al contrario di quanto sentivo dire prima di venire, non è vero che i ragazzi italiani ci provano continuamente con le straniere.

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Clement, Francia, 22 anni
Erasmus a Firenze, Arte

VICE: Hai fatto l'Erasmus in Italia l'anno scorso e poi sei rimasto, giusto?
Clement: Studiando arte rinascimentale, volevo andare a Firenze più che in Italia. Poi mi sono travato bene, e finito l'Erasmus volevo migliorare la lingua, in più avevo la ragazza in Italia—così, dopo aver trovato un'opportunità tramite una convenzione con l'università, ho deciso di rimanere e mi sono trasferito a Udine.

Come è stato fare l'Erasmus a Firenze?
Firenze è stata bella per un anno, poi non credo che sarei rimasto. La città è un po' cara per gli studenti ed è un po' opprimente. L'esperienza nel complesso è stata positiva. Dal punto di vista organizzativo non ho avuto alcun problema con l'università—credo che per i ragazzi Erasmus sia organizzata bene, ma ovviamente con la lingua era un po' difficile, non frequentavo molti italiani e se li frequentavo non erano di Firenze. All'università era difficile integrarsi, e questo vale anche ora che parlo meglio l'italiano.

Più difficile che in Francia?
No, non credo. In Francia non parlavo mai con ragazzi Erasmus, quindi credo che funzioni allo stesso modo ovunque.

Rimarresti in Italia?
Vorrei intraprendere la carriera accademica, e se già in Francia è difficile, in Italia mi sembra addirittura impossibile, quindi non penso sarebbe possibile.

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Karin, 20 anni, Finlandia
Erasmus a Roma, Lettere

VICE: Spiegaci come sei arrivata a Roma.
Karin: Studio letteratura italiana, volevo venire qua per migliorare la mia conoscenza della lingua e riuscire a parlarla senza timidezza. Roma mi piace: c'è un casino incredibile, traffico, rumori, ma poi la via quotidiana scorre più tranquilla, più libera, tutto si sitema e tutti fanno quello che che vogliono.

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Vale anche per l'università?
Esattamente. È molto meno organizzata rispetto a quella finlandese, ma una volta che lo sai agisci di conseguenza. A volte mi manca l'università finlandese, dove se ho una domanda so già che riceverò una risposta. Però in generale non ho avuto grandi problemi.

Uno di questi, sottolineato da molti Erasmus, è la lingua—sia in università che fuori.
Sì, la cosa più difficile sono gli esami orali, che non ero abituata a dare e per cui c'è la barriera della lingua. Quanto alla vita fuori dall'università, è molto importante, e a Roma ogni sera c'è qualcosa. Diciamo che faccio tutte e due le cose, anche se mi sento spesso in colpa perché potrei studiare di più.

Alvaro, 23 anni, Spagna
Erasmus a Benevento, Economia

VICE: Hai scelto Benevento perché cercavi una città piccola, o ci sei finito per caso?
Alvaro: Prima di tutto volevo, venire in Italia—la cultura italiana e quella spagnola sono molto simili, e volendo imparare un'altra lingua pensavo che con l'italiano sarebbe stato sicuramente più facile inserirmi e seguire i corsi. In più sì, ho scelto Benevento perché volevo una città piccola.

Per quanto riguarda l'università, come la vedi rispetto a quella spagnola?
Sono diversi i tempi: noi abbiamo il 4+1, voi il 3+2, questa è la differenza principale. Quanto ai metodi di lezione o anche di organizzazione, tutto funziona in modo molto simile alla Spagna: sono tutte e due abbastanza disorganizzate, quindi non ho mai avuto alcun problema, ero già abituato.

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Grazie, è una grande consolazione. Un altro dei problemi legati all'accoglienza Erasmus è quello dell'inglese, dato che le facoltà non hanno corsi in lingua e in generale l'inglese è poco parlato. In questo siamo messi peggio di voi spagnoli?
Sinceramente non ne ho idea. Si dice di sì, ma poi in Spagna ci sono un sacco di ragazzi che non spiccicano una parola d'inglese mentre qua ho conosciuto persone che lo parlano molto bene, quindi sinceramente non vedo una grande differenza.

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Gregor, 22 anni, Austria
Erasmus a Bologna, Medicina

VICE: Sei soddisfatto della tua scelta?
Gregor: Sì, se non fosse che so che il mercato del lavoro è in crisi mi ci trasferirei! Sono contento soprattutto di aver scelto Bologna. Sono stato anche a Roma, Firenze e Venezia e sono tutte molto più turistiche, a differenza di Bologna che è molto vivibile e in cui mi sono trovato subito bene. Inoltre la cultura italiana è molto diversa da quella in cui sono nato e cresciuto.

Diversa in cosa?
Credo che dipenda dal fatto che siete molto più vivaci, più disordinati e—non è una critica—più superficiali, avete un lato emotivo più accentuato e aperto. [Il rovescio della medaglia è] la disorganizzazione. A volte è un po' difficile capire come funziona in Italia, sia nella vita che all'università.

E a proposito di università, come ti trovi?
Lo studio è organizzato molto diversamente rispetto alla Germania, dove studio. Da noi c'è molta più pratica, da voi più teoria. Inoltre in Germania se vuoi finire in cinque-sei anni è possibile, qua invece è diverso, il sistema ti rallenta. Ma un aspetto molto interessante, se paragono la Germania a Bologna, è che la vita studentesca a Bologna è molto vivace, c'è un'offerta straordinaria di attività extracurriculari.

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Laurène, 22 anni, Francia
Erasmus a Roma, Architettura

VICE: Facendo tu architettura immagino che la scelta di Roma non sia stata casuale, è così?
Laurène: Non avevo molte scelte in Italia, e ho deciso per Roma perché in Francia stavo in una piccola città e volevo provare un'esperienza diversa. Ma sì, per architettura Roma è il massimo.

E l'università? Tutte le altre persone con cui ho parlato mettono al primo posto dei problemi la disorganizzazione.
È vero che è un casino, ma alla fine secondo me si tratta di dettagli… è molto difficile iscriversi, trovare i corsi, la burocrazia insomma, ma quando capisci come funziona poi ce la fai. Al di là di questo, io sono una studentessa Erasmus, quindi i professori sono molto più comprensibili e hanno un occhio di riguardo.

Rimarresti in Italia?
Ho fatto un sacco di amicizie, vivo con due ragazze italiane con cui ho legato molto, e mi trovo bene quindi l'idea non mi dispiace. Ho la possibilità di fare un altro semestre fuori il prossimo anno, e credo proprio che se sarà possibile tornerò a Roma.

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