FYI.

This story is over 5 years old.

News

La Svezia ha smesso di sterilizzare i trans

La pratica in vigore dagli anni Settanta è stata abolita, ma per molti il provvedimento arriva troppo tardi.

Amanda Brihed

Negli negli ultimi 40 anni, in Svezia—il Paese delle meraviglie dove tutto, dai giocattoli per bambini al modo di stare seduti sull'autobus, diventa una questione di libertà e parità tra i sessi—è stata imposta la sterilizzazione forzata a chi si fosse sottoposto a un'operazione di riassegnazione del sesso. Nel gennaio del 2012 avevamo parlato con Love Georg Elfvelin, transgender female-to-male, che protestava per il suo diritto a non essere sterilizzato. Buone notizie per Love: settimana scorsa, la Corte Suprema svedese ha finalmente cambiato la legge. Ma cosa succede, invece, a chi è già stato sterilizzato contro il suo volere?

Pubblicità

Diverse organizzazioni per i diritti dei transgender hanno lanciato una campagna per aiutare quest'ultima categoria. Un compenso in denaro può essere di consolazione, ma non permette certamente di far riacquistare funzionalità agli organi riproduttivi. Per cercare di capire cosa succede in questi casi ho incontrato Amanda Brihed, che è stata sterilizzata qualche anno fa, dopo essersi sottoposta a un intervento chirurgico per diventare donna.

VICE: *Ciao Amanda. Cosa si prova a sapere che la sterilizzazione forzata appartiene finalmente al passato?*
Amanda Brihed: È una bella sensazione. Ho lavorato moltissimo perché accadesse. Sfortunatamente non cambia il fatto che in futuro non potrò metter su famiglia. Ma cambierà le cose per molte altre persone, e per me è un sollievo. È anche un primo passo per fare giustizia verso tutto quello che è accaduto.

Posso immaginare. Stai cercando di ottenere un risarcimento dallo Stato?
Sì. Faccio parte di una class action e ho accettato di parlare pubblicamente anche a nome di altri che sono dovuti sottostare al processo di sterilizzazione. Ci aspettiamo che quest'anno il processo giudiziario cominci per davvero, e credo che lo vinceremo. In passato, situazioni simili si sono concluse con un risarcimento e scuse pubbliche da parte di Stato e governo. Non c'è ragione di credere che ci verrà negato: il processo segue le linee guida dell'UE per questi casi.

Pubblicità

Come sei stata coinvolta nella campagna?
Non ero la prima a parlare di sterilizzazione forzata, ma suppongo di essere stata la prima a essersi fatta sentire attraverso i media e la politica. È cominciato tutto quando ho scritto un post sul mio blog in occasione della Giornata dalla mamma, un paio di anni fa. Ho descritto il dolore e il senso di perdita che ho provato quando amici e parenti hanno cominciato a metter su famiglia e ad avere bambini. Il post è poi diventato una rubrica sul quotidiano Aftonbladet. E a quel punto le cose sono iniziate ad andare per il verso giusto. Interviste, articoli, servizi al telegiornale, talk show, dibattiti politici e manifestazioni. È stato un periodo frenetico e a volte molto difficile. Ma è straordinario che ci abbia portati a questo punto. Inoltre, associazioni come RFSL e KIM hanno fatto un gran bel lavoro. Ho collaborato moltissimo con loro, come membro e attivista, e adesso sto lavorando anche all'interno dell'apparato politico.

Qual è stato il supporto della comunità?
Il supporto è arrivato lentamente. Fino a non molti anni fa eravamo considerati dei paria. Le persone ci ridevano in faccia e ci prendevano in giro. Molti transgender hanno ancora una vita difficile, ma oggi siamo molto più supportati. Me ne accorgo ogni giorno di più. Sono passata dal sentirmi come un animale allo zoo fino a ritrovare l'autostima. È incredibile. Ormai siamo uno degli ultimi movimenti per i diritti civili rimasti. Siamo stati lasciati indietro e ci siamo rimasti per troppo tempo. Ma adesso abbiamo battuto ogni record di visibilità. Anche come movimento globale.

Pubblicità

Com'è stato per te cambiare sesso?
Quando sono cresciuta io, non c'erano molte informazioni a proposito del cambio di sesso. Sapevo che c'era qualcosa che non andava fin dall'asilo, ma non avevo modo di spiegare come mai non riuscivo a sentirmi a mio agio. Sono andata via di casa a 16 anni ed è stata una cosa del tipo "Ok, deve succedere ora." Ma non ho ricevuto alcun aiuto dal sistema sanitario svedese se non dopo aver compiuto i 30 anni, e per allora avevo già cercato aiuto all'estero, per cominciare i trattamenti. È stato solo tempo dopo che le autorità svedesi hanno fatto il loro ingresso in scena, e questo significava che non mi era concesso salvare i miei gameti e che sarei stata sterilizzata contro la mia volontà.

Una delle numerose proteste svedesi contro la sterilizzazione forzata. Pride Parade, Stoccolma, 2010.

Come mai sei stata sterilizzata anche se hai fatto l'operazione all'estero?
Non venivo accettata dal sistema sanitario svedese. Ho cercato di ottenere un'impegnativa per un gruppo svedese di investigazione dell'identità sessuale fin da quando avevo 16 anni, ma non ha funzionato e così ho fatto quello che sentivo di dover fare. Ho pagato per la trafila e per fare l'operazione all'estero. Tuttavia, la Svezia pone delle condizioni molto rigide per concedere un legale cambio di sesso. Come cittadina svedese, dovevo aspettare il nulla osta del Consiglio nazionale della salute. E per ottenerlo, dovevo garantire di non aver conservato nessuno dei miei gameti né in Svezia né all'estero. Dopo l'operazione di cambio di sesso, mi hanno anche sottoposto a visite mediche piuttosto invasive, per accertarsi che non fosse rimasto nulla delle mie capacità riproduttive. Esami ginecologici, certificati e documenti in quantità spaventosa. E non c'era modo di evitarlo. Se lo stato svedese avesse avuto qualche sospetto che potevo ancora avere figli, nel futuro mi avrebbe estromesso da tutte le forme di assistenza sanitaria, senza contare che mi avrebbe tolto per sempre la possibilità di ottenere un legale cambio di sesso.

Pubblicità

Non c'era un modo per dirgli di andarsene a fare in culo?

No. Se mi fossi rifiutata di seguire la legge svedese, non mi sarebbe stato permesso il cambio di sesso. Mi avevano spinta così al limite che per poco non mi buttavo dal ponte di Vӓsterbron, a Stoccolma. In un certo senso, ho dovuto sacrificare me stessa per poter diventare me stessa. E questo mi farà sempre soffrire.

Cosa ti fa più incazzare, a parte ovviamente la rimozione dei tuoi organi riproduttivi?

Come ho detto, non siamo ancora considerati esseri umani. La protezione che ci viene offerta contro discriminazioni, violenze, minacce e in generale l'odio è ancora molto limitata. Non ci sono nemmeno leggi che ci proteggano sul lavoro. La sterilizzazione forzata è solo la punta dell'iceberg.

Come hanno reagito la tua famiglia e i tuoi amici a tutto questo?

In modi molto diversi. La mia famiglia si è divisa su questa vicenda. Molte persone mi sono state di grande sostegno, ma altri mi hanno minacciato di morte. Sfortunatamente ne hanno fatta una questione d'onore. Ora non mi rimangono molti amici del passato, ma sono fortunata, ho una bellissima relazione, un sacco di amici e molte persone che mi circondano, anche oggi.

Amanda al lavoro con il giornalista svedese Emanuel Karlsten.

Perché credi che ci sia voluto così tanto tempo per eliminare la sterilizzazione forzata in Svezia, nonostante le continue proteste?
Probabilmente perché in pochi hanno fatto sentire la loro voce forte come avrebbero dovuto. È stato molto difficile far circolare ampiamente il messaggio. Per l'opinione pubblica non è stato facile capire cosa stesse succedendo.

Pubblicità

Non è un po' uno schiaffo in piena faccia che sia stata la Corte suprema svedese a cambiare la legge, e non lo Stato?

Credo che sia molto indicativo. A livello politico non c'è mai stato un vero desiderio di cambiare le cose. Penso che tutti i partiti, non importa di che parte, dovrebbero vergognarsi.  Dovrebbero rendersi conto che non è giusto ignorare noi, e la situazione in cui ci troviamo.

Se riuscirai a ottenere il risarcimento, qual è la cifra pattuita?

I soldi non sono la cosa più importante, ma, basandoci su precedenti casi simili, abbiamo chiesto un minimo di 23.300 euro a persona. In ogni caso, niente può rimpiazzare quello che ci è stato tolto. Molti di noi sono rimasti segnati a vita.

Hai intenzione di metter su famiglia in qualche altro modo?

Sì, in un modo o nell'altro. Sfortunatamente le leggi riguardanti la famiglia sono ancora disegnate in un modo che rende impossibile a un transessuale crearne una. Il mio futuro marito e io stiamo pianificando il matrimonio per quest'estate. Dopodichè, dovremo ancora lottare per poter avere figli. Infatti, in Svezia, né l'adozione né il ricorso a madri surrogate sono alternative legali possibili per un transessuale. La situazione non è rosea al momento: c'è ancora tanto da fare.

Congratulazioni per il tuo matrimonio Amanda, e grazie.