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La notizia dell'hashtag #terremoto

La prima cosa che viene naturale fare, in casi come questi, è andare su twitter per aggiornamenti. Il problema è che poi otteniamo tutt'altro.
terremoto

Nel momento in cui scrivo, il nostro ufficio ha da poco smesso di tremare dopo una delle ormai frequenti scosse della giornata. La prima cosa che viene naturale fare in questi casi—a meno che, ovviamente, non si abbia l'enorme sfortuna di trovarsi nel mezzo dei casini—è andare su twitter per avere aggiornamenti. Una volta lì, però, a dominare la timeline sono frasi ripetute praticamente all'infinito, che confondo o affermano quello che tutti più o meno già sanno.

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La questione del Trending Topic sull'attualità è tanto semplice quanto, in apparenza, irrisolvibile: qual è, se esiste, il confine tra il twittare per informare gli altri, per esprimere un'opinione che valga la pena esprimere, e il twittare per capitalizzare sulla notizia, ovviamente in termini di visibilità? La storia della "disgrazia che fa vendere il giornale" è la più vecchia del mondo, ma con twitter viene amplificata a dismisura, dato che adesso ogni account con un minimo di seguito si trova all'interno di questo "dilemma". Io stesso, nel momento in cui scrivo un articolo del genere, non posso fare a meno di chiedermi, senza potermi dare una risposta esaustiva, se lo sto facendo per rispondere al bisogno, in quest'ultimo periodo sempre più forte, di diventare in qualche modo parte della notizia (o quantomeno di non restarne fuori), o perché trovo di dover esprimere delle opinioni che reputo rilevanti.

Il punto è che ora come ora, nonostante mi renda conto che a parlare di una notizia del genere dovrebbero essere solo le (pochissime) "autorità" competenti, trattare di argomenti diversi dal terremoto appare a tratti quasi inutile, uno spreco di tempo ed energie. E questo sembra essere un ragionamento piuttosto diffuso tra chiunque scriva su un blog o abbia, appunto, un account su twitter. È in occasioni come queste che mi chiedo che senso abbia ritwittare o rispondere a frasi totalmente banali, contribuendo a renderle "rilevanti" per il solo fatto che è stata una persona famosa, che spesso e volentieri non ha nulla a che fare con la notizia, a scriverle. Immagino che tutti, a prescindere dal numero di follower, siano liberi di dire quello che gli pare—i social servono proprio a questo. Ma è anche vero che nessuno è più così naive da twittare in maniera "inconsapevole", come se non immaginasse che una qualsiasi affermazione a caso sul terremoto riuscirà a scatenare molto più seguito di qualsiasi altra cosa.

Il fatto è che questo meccanismo finisce per sminuire l'enorme utilità che twitter può avere in casi del genere nel diffondere notizie realmente utili. Se da una parte sembra già esserci "una preoccupante assenza di soggetti istituzionali in grado di offrire informazioni certe", la corsa alla notizia su twitter distoglie ulteriormente l'attenzione dalla notizia in sé. Quando oggi sono andato sul social network per avere informazioni, mi sono ritrovato poco dopo a cercare il tweet più tempestivo, quello più offensivo, quello più originale, quasi scordandomi della ragione iniziale per cui ero lì. L'interesse verso la notizia vera e propria scemava tristemente all'aumentare dei messaggi letti, senza che quasi me ne rendessi conto.