Gli hippie di New York sono diventati dei pirati

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Gli hippie di New York sono diventati dei pirati

Almeno nel nuovo libro del fotografo Tod Seelie, che ha passato gli ultimi dieci anni in compagnia di un gruppo di vagabondi che si divertono a costruire zattere con materiali di scarto e sfidare le autorità portuali di New York e Venezia.

Avete mai provato il desiderio di alzarvi dalla sedia, urlare "al diavolo tutto", andare in riva al mare a recuperare tavole di legno e costruirvi una zattera per poi unirvi a una combriccola di artisti? Prima o poi capita a tutti, lo so.

Il fotografo newyorchese Tod Seelie ha passato gli ultimi dieci anni in compagnia di un gruppo di vagabondi che in un qualche momento devono aver avuto un'epifania del genere, e l'ha fatto con l'obiettivo di documentare uno stile di vita che sta a metà tra la street art e la pirateria. Il risultato è questo libro, Bright Nights: Photographs of Another New York, di cui abbiamo parlato brevemente.

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VICE: Questo libro è pieno di immagini estremamente particolari. Da dove arrivano?
Tod Seelie: Be', negli ultimi 15 anni ho fatto parte di una comunità di artisti, sia come semplice osservatore che come membro attivo. Il libro si concentra sulla scena di New York, e come osservatore ho avuto la possibilità di documentare le vite di queste persone fantastiche.

Sembra davvero un mondo fantastico.
Sono personaggi mossi unicamente dal bisogno di creare, che si tratti di costruire zattere giganti con materiali ritrovati qua e là oppure dare feste in cinema abbandonati, sostituire cartelloni pubblicitari con disegni di bambini o far esplodere auto in rottami.

È la cosa più folle che hai mai fatto, quella di unirti a questo gruppo?
Non saprei, mi sono ritrovato a pochi passi da una macchina in fiamme, mi sono buttato in un tunnel, sono salito a bordo di una barca in procinto di affondare… e nel tempo stesso continuavo a fotografare, il tutto mentre eravamo a poca distanza da Manhattan.

Ma una delle esperienze più memorabili è quando con un piccolo gruppetto abbiamo percorso il Canal Grande di Venezia a bordo di una zattera. Era la sesta volta che ci negavano la possibilità di mettere l'imbarcazione in acqua, così abbiamo deciso di farlo comunque, a notte profonda, rischiando la prigione. L'avevamo costruita con materiali di recupero. C'erano anche dei musicisti, e avevamo portato a bordo delle candele. Una cosa da realismo magico.

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C'è un idealismo di fondo, o si tratta di persone che hanno semplicemente voglia di fare cose pazze?
Non molto tempo fa Patti Smith ha detto che gli artisti dovrebbero andarsene da New York, poiché gli affitti in continua crescita e la gentrification creano un ambiente ostile all'arte. Quindi ognuno fa quel che può, entra e esce da progetti. Si creano vere e proprie comunità, come Grub. L'abbiamo fondata anni fa, e in pratica si basava sul recupero del cibo scartato dai supermercati. Due volte al mese ci incontravamo, lavavamo e cucinavamo quanto recuperato e cucinavamo per chiunque avesse voglia di unirsi a noi. Un altro progetto abbastanza recente  è quello dell'Empire Drive In, un cinema all'aperto che abbiamo messo in piedi a Flushing Meadows, sempre con materiali di scarto. Abbiamo preso un po' di macchine da uno sfasciacarrozze e le abbiamo messe in fila in modo che la gente possa salire sui tetti e godersi il film.

E abbiamo fatto un po' di cose anche ad Haiti con quelli del Konbit Shelter, una raccolta fondi per costruire nuove case e creare opportunità di lavoro. Non siamo professionisti, ma come artisti volevamo sfruttare il nostro potenziale.

Il libro di Tod, Bright Nights è uscito per Prestel. Per saperne di più visitate il suo blog, blog.todseelie.com o http://www.rightfootcreative.com/.

Altre foto:

Le foto di Alessandra Sanguinetti mettono in ordine la realtà

La New York di Bill Ellis

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