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Il trasporto pubblico dovrebbe essere gratuito?

A Barcellona ci sono state diverse proteste contro un nuovo aumento delle tariffe del trasporto pubblico. Per far luce sull’argomento ho parlato con lo scrittore e sociologo Jorge Moruno.

La metro di Barcellona - via Wiki Commons.

Nelle ultime settimane a Barcellona ci sono state diverse proteste contro un nuovo aumento delle tariffe del trasporto pubblico. Con lo slogan “Stop Pujades” (Basta agli aumenti) e il sostegno di altre organizzazioni, inclusi i dipendenti dei Trasporti Metropolitani di Barcellona, i manifestanti hanno bloccato molte stazioni metro, bus e di treni locali nella speranza di convincere le autorità a fare un passo indietro.

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Ma vale la pena protestare per i trasporti pubblici di Barcellona, o di qualsiasi altra città? C’è un’alternativa, un modello sociale più vantaggioso a cui dovremmo passare? O dovremmo solo mandare a quel paese le metro?

Per far luce sull’argomento ho parlato con lo scrittore e sociologo Jorge Moruno.

Le proteste a Barcellona.

VICE: Ciao, Jorge. Pensi che dovremmo tutti iniziare a saltare i tornelli della metro?
Jorge Moruno: La cosa comporta certi rischi che devono essere presi in considerazione. Può esser fatto individualmente o come gruppo, in un modo politicamente più organizzato. Se Rosa Parks non avesse rifiutato di cedere il suo posto, ad esempio, il movimento per i diritti civili avrebbe avuto un percorso diverso. Non sto facendo confronti con queste situazioni; sto solo cercando di mettere in pratica la logica politica della disobbedienza civile; ciò che è legale non è necessariamente legittimo. La democrazia non è un animale pietrificato. È sempre in movimento.

Sì. Ma esiste una buona ragione per saltare i cancelli, no?
La disparità tra stipendio, reddito e prezzo dei biglietti è angosciante. Ci sono molti disoccupati o con uno stipendio molto basso che hanno bisogno di usare i trasporti pubblici per lavorare, incontrare altre persone o cercare lavoro. L’accesso alla mobilità è un requisito fondamentale, altrimenti si rischia l’esclusione sociale.

Non c’è legittimità nel fatto di non potersi spostare nella propria città o di spendere quel poco di soldi che uno ha nei trasporti. La disobbedienza collettiva contribuisce a gettare le fondamenta per i nostri diritti futuri. La legge non è il fulcro della democrazia, ma piuttosto il contrario: la democrazia è alla base della legge.

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Quindi qual è la soluzione? Prendere il controllo dei trasporti pubblici e sottrarlo alle autorità?
L’uso della disobbedienza civile per assicurare l’accesso collettivo alla mobilità ha lo scopo di garantire che i trasporti rimangano pubblici e senza restrizioni. “Pubblico” significa che tutti possono farne uso. Ma c’è un paradosso qui, perché noi tendiamo—o ci fanno tendere—a pensare che pagare il biglietto, a prescindere della tua situazione sociale, sia un dovere civico.

Quelli che non hanno mai viaggiato stipati in una metropolitana o quelli che operano tagli a servizi pubblici e diritti sociali sono gli stessi che ci dicono di pagare ogni volta che il prezzo del biglietto aumenta. Non ci vuole una mente rivoluzionaria per capire che il diritto di ribellarsi è un diritto del popolo. Fu persino predetto da John Locke, il padre del liberalismo classico, ed è enunciato nella Dichiarazione dei Diritti Umani. È solo buonsenso.

Quindi come potrebbe essere finanziato questo nuovo modello di trasporti?
Come dice Lester Freamon in The Wire, devi seguire i soldi. Sebbene il lavoro sia scarso e precario, i soldi non evaporano, girano solo di mano in mano. Tra il 2011 e 2013 il numero di milionari in Spagna è aumentato del 5,4 percento. Quando i salari e i contributi fiscali diminuiscono, quando il debito risucchia tutta la ricchezza, e quando c’è una richiesta di privatizzazione, il denaro pubblico finisce nelle tasche di qualche privato.

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È necessaria una riforma fiscale, così che quelli che hanno più soldi paghino più tasse. L’evasione fiscale deve essere eliminata, e il processo che ci sta portando verso un sottosviluppo economico va ribaltato.

Cartelloni della protesta (via).

Il costo dei trasporti pubblici continua ad aumentare; pensi ci sia un nesso tra il rialzo delle tariffe e il costo dei servizi stessi?
Ci diranno che questo rialzo dei prezzi non coprirà il costo dei trasporti pubblici e che ci sarà bisogno di finanziamenti statali. Con la situazione di deficit in cui ci ritroviamo, forse non abbiamo bisogno della seconda rete ferroviaria più veloce al mondo, mentre la rete locale, usata ogni anno da milioni di persone, soffre di tagli sostanziosi. Il trasporto pubblico, come anche l’acqua, l’assistenza sanitaria, l’energia, o l’educazione, non può costituire un business. È un diritto fondamentale che stiamo pagando con le nostre tasse.

Pensi che un servizio di trasporto pubblico gratuito sarebbe vantaggioso per l’economia?
Prima di tutto, ci dovremmo chiedere a quale economia sarebbe vantaggioso. L’economia è politica, le sue regole non sono naturali. Il punto della questione non è un servizio pubblico gratuito, ma la convinzione etica e politica che i bisogni e il benessere delle persone debbano essere posti in cima a tutto il resto, assicurando l’accesso della popolazione al trasporto pubblico. Una società dove si vive meglio senza la paura del futuro è una società più sana, più innovativa, più intelligente.

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Conosci qualche caso in cui il trasporto pubblico e gratuito ha funzionato?
A Tallinn, in Estonia, il trasporto è diventato un servizio pubblico grazie all’eliminazione del pagamento diretto e grazie ai finanziamenti provenienti solamente dallo stato e dalle tasse. Un altro esempio ottimo esempio è Friburgo, in Germania, un modello che apre le porte a una mobilità ecologica e accessibile. Promuovono l’uso dei trasporti pubblici, e gli abbonamenti mensili dei lavoratori pendolari dell’area industriale sono interamente o parzialmente finanziati dai loro datori di lavoro.

La mobilità non si limita solo al trasporto. C’è bisogno di un cambiamento globale nelle politiche urbane e pubbliche, nel modello di produzione, nella cultura democratica e nel modello fiscale. Quando si parla di trasporti pubblici si parla di un intero sistema di coesistenza.

In che modo vedi le proteste contro gli aumenti delle tariffe a Barcellona?

Sono un altro segno dell’impoverimento della popolazione, che li ostacola dall'ottenere i loro diritti di cittadini. Riuscire a fermare l’aumento delle tariffe del trasporto o la privatizzazione dei servizi di sanità pubblica è espressione della stessa aspirazione democratica: la difesa della vita contro la dittatura della servitù finanziaria.

Grazie, Jorge.

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