Il sesto giorno di fuoco, lacrimogeni e sangue a Piazza Taksim

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Il sesto giorno di fuoco, lacrimogeni e sangue a Piazza Taksim

In Turchia si continua a protestare.

Ieri, nel sesto giorno della più grande rivolta civile turca degli ultimi dieci anni, le forze di polizia si sono ritirare da piazza Taksim dopo una battaglia di 36 ore.

Nel corso della nottata precedente, decine di migliaia di manifestanti avevano cercato di resistere a un brutale attacco a base di lacrimogeni, cannoni ad acqua e proiettili di plastica che ha lasciato dietro di sé svariate persone ferite, traumatizzate e successivamente ricoverate.

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All'indignazione per la brutalità della polizia si è aggiunta anche quella per il silenzio dei principali media del paese, che non hanno fatto alcun riferimento né edizione in diretta dei fatti. Gli abitanti che non potevano uscire di casa hanno cominciato a sbattere pentole e accendere e spegnere le luci dei propri appartamenti per creare una sorta di sinfonia della protesta.

Il trattamento riservato dal partito Giustizia e lo Sviluppo del primo ministro Recep Tayyip Erdogan ai manifestanti è stato motivo d'unione tra la popolazione, che ha visto formarsi alleanze anche inaspettate tra membri dei "Devrimci Muslumanlar" (musulmani anticapitalisti), gruppi LGBT, secolaristi, formazioni di destra e le tifoserie organizzate delle principali squadre di calcio. Molti dottori hanno prestato servizio volontario nel tentativo di aiutare i feriti negli scontri, e diversi avvocati si sono resi disponibili a seguire quanti hanno subito un arresto.

Ieri pomeriggio si è inoltre diffusa la notizia che diversi ISP erano stati disconnessi, obbligando quanti rimasti isolati a ricorrere a DNS e VPN alternativi. Alla fermata del traghetto in corrispondenza di Besiktas, a un quarto d'ora da piazza Taksim, la polizia bloccava i manifestanti scesi a terra attaccandoli con manganelli e lacrimogeni.

Dopo che le forze dell'ordine hanno lasciato la piazza (non senza lanciare un'ultima scarica di lacrimogeni), migliaia di persone sono rimaste a Gezi Park per sventolare bandiere turche e scandire lo slogan "Tayyip istifa"—Tayyip dimettiti—mentre su Twitter #tayyipistifa è balzato tra i trending topic. Alcune fonti indicano che nel quartiere di Tophane ci siano state tensioni tra i manifestanti e membri di gruppi islamisti fedeli al governo, alcuni dei quali armati di coltelli.

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Nel frattempo gli scontri si sono estesi ad Ankara; anche qui, la gente riunitasi in piazza Kizilay è stata accolta dai lacrimogeni della polizia.

Nel post precedente: Il centro di Istanbul è diventato una zona di guerra