FYI.

This story is over 5 years old.

Stuff

Un paio di cose su Fidel Castro di cui forse non eravate a conoscenza

Quelli che l'hanno visto in pensione ne hanno dipinto un quadro idilliaco, ma anche degli anni che Fidel Castro ha passato tra rivoluzione e leadership di Cuba molte cose strane sembrano essere passate sotto silenzio.

Fidel Castro nel 2001. Foto di Paul Faith/PA Wire.

Fidel Castro, morto venerdì sera all'età di 90 anni, da molti era considerato "già morto" da ormai un decennio, quando si è ritirato dalla vita politica a causa di problemi di salute e ha passato il comando del paese a suo fratello.

Ma ride bene chi ride ultimo—e lui, come sempre, ha riso per ultimo. Castro è sopravvissuto a sei presidenti americani. Ha vissuto 50 anni dopo l'assassinio di JFK. Secondo alcuni, i complotti per ucciderlo sono stati 638—sembrano un sacco, sì, ma in mezzo secolo non fanno più di uno al mese. Il complotto del sigaro incendiario—è successo davvero. Quello del "fategli cadere la barba"—anche.

Pubblicità

Quelli che l'hanno visto in pensione ne hanno dipinto un quadro idilliaco—considerato che è noto come l'ultimo rivoluzionario del Ventesimo secolo. Viveva in una modesta casa a due piani su un ex-campo da golf: guardava la TV, stava con i suoi nipoti, talora scriveva articoli per il giornale di partito, faceva due ore di attività fisica al giorno e impiegava il suo staff per tradurre libri altrimenti introvabili in spagnolo.

Un giornalista una volta l'ha trovato immerso nella lettura di I sogni di mio padre di Obama. Quella che segue non vuole essere una lettura esaustiva del personaggio—per esempio non prende in considerazione tutte le sue violazioni di diritti civili. Piuttosto, è una lista di piccoli fatti curiosi sul "fantasma dell'Internazionale Socialista."

ERA UN GRANDE SPORTIVO

Prima ancora che si buttasse nei discorsi da otto ore, il fatto che il destino di Castro fosse segnato era evidente già negli anni Quaranta. Era un giocatore di baseball di grande talento destinato a entrare in una squadra importante—nel 1944, aveva vinto il premio per migliore atleta scolastico a tutto tondo. Un'ottima base per un leader, insomma.

ERA UN BAMBINO PRECOCE

Ma le radici della sua megalomania non affondano qui—in effetti sembra che corrano fino alla nascita. A 14 anni—non a 12, come diceva lui—aveva scritto una lettera a Franklin Delano Roosvelt per congratularsi con lui per la sua rielezione, e l'aveva firmata "Il suo amico". Nella sua testa, Castro si considerava alla pari di re e capi di stato. Proprio quello che piace ai biografi.

Pubblicità

ERA AVVOCATO

Era questo il suo vero lavoro. Era entrato in politica candidandosi al congresso con il Partito Ortodosso. Lì aveva scoperto di essere un buon oratore e si era messo in evidenza. Poi però Fulgencio Batista annullò un'elezione in cui il Partito Ortodosso era favorito e Fidel decise che in politica non si poteva andare lontano senza sganciare qualche bomba.

TUTTE LE RIVOLUZIONI CONTENGONO ELEMENTI FARSESCHI

Ma quella castrista, probabilmente, ne aveva più di molte altre. Per prima cosa, ci fu quel disastroso colpo a salve con cui aveva aperto quella che sarebbe diventata la rivoluzione cubana. Nel 1953, insieme a un centinaio di altri rivoluzionari assaltò la caserma Moncada. In questo modo sperava di scatenare una vera rivoluzione. Ma fallirono. Otto uomini vennero uccisi negli scontri, e un'ottantina furono torturati e uccisi dall'esercito, in seguito.

Castro fu risparmiato e spedito in carcere. Lì, fu iniziato alla tradizione di complotti giullareschi ai suoi danni destinati al fallimento, complice anche la grandissima fortuna che lo accompagnava. Un capitano dell'esercito aveva infatti ricevuto ordini di avvelenargli il pasto. Ma l'uomo si rifiutò e denunciò il fatto. A quel punto, Batista sapeva di essere troppo debole per rischiare di mettersi contro l'opinione pubblica con un secondo tentativo. Grosso errore. Castro se ne andò in Messico, dichiarò di aver attraversato il Rio Grande a nuoto per incontrare il Presidente cubano in esilio in un motel americano, poi tornò e rovesciò il governo Batista, a soli 32 anni.

Pubblicità

MA TUTTE LE GRANDI SCONFITTE POSSONO ESSERE INTERPRETATE COME GRANDI VITTORIE

L'organo di stampa del governo cubano è un quotidiano, Granma. Prende il nome dallo yacht su cui Fidel aveva cercato di fare ritorno a Cuba, con un piccolo manipolo di uomini. I "guerriglieri" a bordo erano allo sbaraglio. Finirono le provviste. Naufragarono in mezzo al nulla. Poi vennero individuati dalla contraerea cubana, secondo Castro, che si lanciò in un attacco che durò finché il contingente fu ridotto a soli sette uomini.

ERA AMICO DI UN'ICONA DA MAGLIETTA

Che Guevara, l'uomo-poster argentino, si è fatto un nome proprio a Cuba. Il Che aveva combattuto al fianco di Castro. Era anche diventato presidente della banca nazionale e ministro dell'industria, posizione in cui avvicinò Cuba ai sovietici. Ma il Che si allontanò presto dagli altri leader cubani, finché nel 1965 annunciò che avrebbe lasciato il paese. Due anni dopo, era in Bolivia, morto.

NON ERA MOLTO COMUNISTA, ALL'INIZIO

Castro si è presto guadagnato la nomea di ultimo rosso, secondo per ardore ideologico solo a Kim II Sung. Nomea utile, ma falsa. Non era un gran teorico del marxismo. Non era un gran teorico e basta. Aveva lasciato tutto quell'aspetto al Che e a suo fratello. Cercava sempre di tenersi fuori dai dibattiti sul comunismo, e alla stampa diceva solo che avrebbe fatto "qualunque cosa fosse necessaria".

Nel 1959 aveva detto: "Ho già detto in modo chiaro e definitivo che non siamo comunisti." E così, le sue prime decisioni al governo furono pragmatiche: nazionalizzò, cercò di sostituire le importazioni, confiscò le proprietà statunitensi, istituì la sanità pubblica—ma il suo progetto era tanto nazionalista quanto comunista. Solo quando si trovò nella merda dovette cominciare a fare più attenzione all'ideologia. La crisi economica galoppante costrinse infatti il governo a cercare aiuti, che arrivarono dall'URSS. I russi comprarono tutto lo zucchero cubano, e in cambio mandarono beni di consumo, preziosa valuta estera e un sacco di consiglieri speciali. In cambio, Castro era costretto a seguire la dottrina di Mosca.

Pubblicità

MA COMUNQUE FU COINVOLTO NELLA GUERRA FREDDA

Negli anni Settanta e Ottanta, Castro mandò uomini in Angola e Mozambico dove, quando finalmente i portoghesi colonizzatori si erano ritirati, era scoppiata la guerra civile. In entrambi i casi, gli scontri sanguinosi con i guerriglieri anticomunisti armati e aiutati dalla Forza di Difesa Nazionale Sudafricana si risolsero in uno stallo.

SAPEVA CHE NON SI SPRECANO LE OPPORTUNITÀ

Nel 1980, Castro aprì il Porto di Mariel per permettere ai cubani che vivevano negli Stati Uniti di "riunirsi con i propri cari." In tutto, più di 120.000 persone lasciarono l'isola nel corso di pochi mesi. Molti non lo sapevano, al tempo, ma Castro si era anche assicurato di imbarcare carcerati, pazienti psichiatrici e altri "indesiderabili"—l'Esodo di Mariel è passato alla storia come uno dei più grossi espatri illegali.

FECE IL MALE DI UNO DEI PRINCIPALI PRODOTTI D'ESPORTAZIONE DEL SUO PAESE

Amante dei sigari dall'alba dei tempi, Fidel smise di fumare nel 1985. "La cosa migliore che puoi fare con una scatola di sigari è darla al tuo nemico," dichiarò. E un centinaio di vecchie donne che rollavano Havana a mano furono licenziate.

A UN CERTO PUNTO AVEVA SCOPERTO CHE LA SUA COPERTA ERA TROPPO CORTA

L'URSS salvava Castro dalle sue follie economiche un anno sì e uno no. Perciò quando l'Unione Sovietica collassò nel 1990, anche Cuba andò in crisi. Il PIL cubano scese del 33 percento tra il 1990 e il 1993. E non si fermò lì. I risultati furono catastrofici. Una crisi del carburante portò l'economia già in difficoltà a uno stop definitivo. Dopo 30 anni di buoni raccolti, si assistette anche a una carestia: tornò la malnutrizione. Quel periodo venne eufemisticamente chiamato "periodo speciale". Per i medici che facevano ricerca sugli effetti della perdita di peso subitanea in una popolazione estesa su malattie come il diabete, fu un momento fortunato. Per tutti gli altri, fu un momento amaro, in cui ogni piccola speranza si spense.

Pubblicità

GLI PIACEVANO I MANIC STREET PREACHERS

A un certo punto, durante il loro concerto del 2001 al teatro Karl Marx dell'Havana, si alzò e applaudì la loro canzone su Elian Gonzalez.

IL SEQUEL DELLA RIVOLUZIONE DOVRÀ ASPETTARE FINO AL 2018

È allora che la gerontocrazia dovrà finalmente aprirsi a un po' di sangue nuovo: Raul Castro ha detto che si ritirerà (secondo altre dichiarazioni, dovrebbe farlo già nel 2017) e, se tutto andrà secondo i piani, Miguel Diaz-Canel Bermúdez farà il suo debutto internazionale (speriamo si accorci il nome). Diaz-Canel Bermúdez è l'erede unto dei Castro, e sembra una persona per bene. Va in bici. Che è una bella cosa. È un ex professore universitario. Di solito i prof sono persone di buone maniere, non gli piace torturare i dissidenti. Era il più giovane di sempre al Politburo. E questo vuol dire che ha carisma.

Ed è, in ottica cubana, un liberista: vuole riportare la proprietà privata, e ha sostenuto molte riforme recenti del marcato. Forse sarà il vero momento di disgelo tra gli Stati Uniti e questo ormai anziano seppur indistruttibile regime.

SECONDO QUESTO SITO, "FIDEL CASTRO È UN POLITICO CUBANO E RIVOLUZIONARIO SOCIALISTA, E VALE 900 MILIONI DI DOLLARI."

E questo immagino che l'abbia lasciato scritto nel testamento.

Segui Gavin su Twitter.

Segui la nuova pagina Facebook di VICE Italia: