Pubblicità
La reazione di Internet è stata ovviamente commisurata all'alto grado di fraintendibilità del frammento del discorso di Eco. Già di per sé Umberto, nonostante non sia a tutti gli effetti un grande comunicatore (anzi, sembra uno di quei chiacchieroni da bar dopo un paio di bicchieri di vino di cui parla anche lui) con poche parole è riuscito a creare un caso mediatico e a sollevare parecchi punti di ragionamento interessante.VECCHIO VS NUOVOHo immediatamente pensato di chiamare mia madre per confrontarmi con lei sulla percezione che potesse aver avuto delle medesime parole. Mia madre è preoccupata per gli atti di bullismo e per la diffusione di esempi di violenza su Internet, non è preoccupata per gli imbecilli. Metto giù il telefono con lei e inizio a ragionare sul fatto che stiamo vivendo un momento per cui si va evidentemente verso una realtà aumentata, in cui lo strato social, "virtuale", avrà la stessa identica importanza della realtà materica che ci circonda. Non ci siamo ancora arrivati e infatti esistono ancora esseri umani che, come Eco, ritengono importante piantare i piedi e assumere una linea reazionaria perché "oggi il premio Nobel ha lo stesso diritto di parola dell'imbecille."Come se l'imbecille non avesse mai avuto diritto di parola tale e quale a quello di un premio Nobel, come se la comunicazione e la direzione della cultura fosse sempre stata dettata da qualche saggio, scelto con criterio, che fino all'avvento dei social network è stato in grado di coordinare la cultura mondiale verso il meglio. Gli imbecilli sono sempre esistiti, non esistono più di quanto esistessero prima di stare tutto il giorno sulla timeline di un social network; sicuramente ne appaiono di più, e molto probabilmente Eco ha poca dimestichezza con la tecnologia social per attivare la funzione "nascondi".
Pubblicità
Pubblicità
Pubblicità