Questa specie di palla di fango che porta il nome della Cirinnà è arrivata infine al Senato. Ma ci è arrivata monca, sfinita e piuttosto diversa da come era stata presentata allo stadio iniziale.Così come era in quello stadio iniziale, il ddl Cirinnà rappresentava a tutti gli effetti un buon modo per mettere "in regola" unioni che esistono già, famiglie composte da due genitori dello stesso sesso che già hanno figli e a cui manca solamente il riconoscimento legale per dirsi tali. Al contrario di quanto si è detto nel corso degli ultimi mesi, queste famiglie che esistono, queste coppie che esistono, non hanno in alcun modo distrutto la famiglia tradizionale: perché se vogliamo trarre conclusioni altrettanto riduttive basterebbe sentenziare che la famiglia tradizionale non esisteva già più dai tempi in cui sono stati approvati divorzio e aborto.
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Ma, appunto, non c'è granché di cui stupirsi: da quando senza chiedere a nessuno—e ci tengo a dirlo, senza i miei due euro—Renzi è al governo non c'è stata mezza uscita che non fosse un goffo tentativo di raccogliere consensi dando un po' a civatiani delusi, un po' agli ineffabili grillini e un po' ad Alfano e a tutta la destra cattofascista che ancora impesta il nostro panorama politico.
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Onestamente se andassi in pizzeria e mi portassero un piatto di croste non vorrei pagare il conto, se mi regalassero una scatola di cioccolatini mezzi mangiati non mi verrebbe da ringraziare, e se mi organizzassero una festa di compleanno in cui mi vietassero al contempo di mangiare la torta o di scegliere gli invitati non potrei considerarla la mia festa. Non c'è niente da festeggiare, oggi, e non ci sarà niente da festeggiare finché queste leggi saranno i giochini malati dei politici per i politici. Non c'è niente da festeggiare se alla richiesta di un riconoscimento di parità ci rispondono con un riconoscimento di disparità. Al contrario: è esattamente questo il momento di urlare a gran voce la nostra insoddisfazione, è il momento di svegliare noi stessi, di infilarci la sveglia in culo e iniziare a pensare che non possiamo appaltare la nostra speranza in una serietà politica a quei pochi senatori del PD che "ancora ci credono."Da un po' di giorni mi chiedo come sia possibile che le uniche forme di protesta che gli arcigay e le associazioni hanno architettato siano stati quei ridicoli flash mob in cui suonavano all'unisono le sveglie dei telefonini e da un piccolo palco, sulle note di qualche vecchia canzone degli ABBA, una voce di qualcuno che nemmeno si capisce se fosse Vladimir Luxuria o Paola Concia pronunciava frasi già sentite, di una protesta debole, sfinita, che nemmeno più sa aggregarsi. Al contrario di quanto succedeva negli anni delle grandi proteste, non abbiamo un movimento coeso, non abbiamo nessun portavoce credibile dei nostri diritti, nessuno che ci metta la faccia e sappia fare un discorso che fila, che trovi le parole chiave per unire le forze di milioni di individui tutti diversi che si trovano ad affrontare, insieme, una battaglia gigantesca.L'accordo sulle unioni civili è un fatto storico per l'Italia. È davvero — Matteo Renzi (@matteorenzi)24 febbraio 2016
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