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Come sono diventata dipendente dal Valium

La prima volta che ho preso il Valium avevo 19 anni. Ma è stato solo più avanti che la situazione mi è sfuggita di mano e ne sono diventata dipendente: uscirne è stata la cosa più difficile che abbia mai fatto.

Immagine via  ​Dean812

La prima volta che ho preso il Valium avevo 19 anni ed ero in viaggio con alcuni amici nel Sud-est asiatico. Stavo attraversando la mia prima grande crisi d'amore e mi svegliavo tutte le notti in preda al panico. Era una situazione piuttosto drammatica e col Valium ero riuscita a dormire come un sasso, come non succedeva da settimane.

Eppure la mia dipendenza non è cominciata durante quella vacanza, ma quando ho iniziato a soffrire di affaticamento mentale durante il mio primo lavoro dopo l'università. Non mi pagavano abbastanza e non avevo i soldi per andarmene di casa. Lo stress di vivere coi miei, di avere continuamente i capi con il fiato sul collo e il pensiero di essere di troppo mi provocavano spesso forti emicranie. Le mani mi si intorpidivano mentre scrivevo, ero diventata ansiosa all'inverosimile e lo stress si manifestava in diverse forme, ma allora non avevo una conoscenza adatta delle mie condizioni mentali, e cercavo semplicemente di andare avanti.

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A quel punto la situazione mi è sfuggita di mano—d'altronde quando sei giovane e la tua vita è già condizionata dall'ansia, desiderare esperienze potenti e irrazionali non è così insolito—e mi sono ritrovata nel tunnel del Valium. Io e i miei amici lo compravamo da amici di amici, e lo prendevamo per uscire dai momenti più bui. Aveva, e ha ancora, lo stesso effetto di un soffice e caldo piumone.

Anche se ero arrivata al punto di non uscire di casa la sera senza le mie piccole pillole blu a portata di mano, il pensiero di esserne diventata dipendente non mi sfiorava nemmeno lontanamente. Un giorno però ho preso il Valium mentre ero al lavoro, e col senno di poi so che questo è stato il punto di non ritorno. In pochissimo tempo la paura e la tensione sono svanite insieme al mio mal di testa. Riuscivo a gestire il mio capo dispotico e le decine di email non lette nella mia casella di posta, e quella costante e inquietante sensazione di essere sull'orlo di un attacco di panico se n'è andata. Ed è lì che tutto ha avuto inizio.

Naturalmente il Valium, così come gli altri ansiolitici appartenenti alla famiglia delle benzodiazepine come lo Xanax, non creano solo una forte dipendenza, ma portano anche a sviluppare una buona tolleranza nei confronti del principio attivo. All'inizio prendevo mezza pastiglia di Valium quando ero sotto scadenza, ma il mio corpo ne voleva sempre di più. Ci ho messo poco a oltrepassare il limite. In breve tempo ho iniziato a prendere 10 mg di farmaco ogni mattina. Dopo qualche mese ne prendevo tra i 20 e i 30 mg al giorno.

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Il problema ovviamente è che più cresce la tolleranza nei confronti del principio attivo più viene meno lo stato di normalità quando non lo si assume. Io sono arrivata al punto in cui se non prendevo il Valium raggiungevo livelli di panico di gran lunga superiori a quelli che mi avevano spinto a farne uso. "Le benzodiazepine come il Valium, che normalmente vengono utilizzate per gestire i picchi di ansia, finiscono per peggiorare e intensificare i sintomi dell'ansia," spiega Tim Leighton, direttore del centro Action on Addiction. "Ecco perché si consiglia sempre di non utilizzarli a lungo."

"Di solito le persone che sviluppano problemi sono di due tipi: persone anziane a cui il farmaco è stato incautamente prescritto molti anni prima e che ora non riescono più a smettere di assumerlo, oppure giovani che se lo sono procurato online." Giovani come me. E ha ragione, perché anche io lo ordinavo online, senza avere la benché minima idea della provenienza o della purezza. Per quanto ne sapevo io poteva essere tranquillamente acido citrico tinto di blu. Il punto è che io, e come me chiunque altro, posso tranquillamente ordinare una confezione di pillole da 10 mg per 40 dollari e ritrovarmela a casa solo qualche giorno dopo, senza dover ricorrere a uno spacciatore.

Avere del Valium sempre in circolo a un certo punto inizia a rincoglionirti. Mi sono ritrovata a fare cose discutibili con uomini che conoscevo appena, senza preoccuparmi minimamente delle conseguenze. Probabilmente, se avessi iniziato a farmi delle domande mi sarebbe venuta voglia di prendere un'altra pillola.

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Ma i nodi prima o poi devono venire al pettine e anche in questo caso al pettine ci sono arrivati. Lo scorso natale, a 26 anni, ho ordinato delle pastiglie false senza saperlo. È lì che il mondo ha iniziato a crollarmi addosso. Durante quei giorni ho pensato di essere andata completamente fuori di testa. Mi sono ritrovata immersa in una serie di disagi fisici e mentali che, nonostante io continuassi a ingurgitare le pastiglie (false), non diminuivano di intensità. Mi sembrava di essere costantemente sull'orlo di un attacco di panico, avevo angoscianti manie di persecuzione, agorafobia, emicrania, conati di vomito, vampate di caldo e di freddo, tachicardia. Mi sentivo sul punto di morire.

Ho iniziato a cercare ossessivamente i miei sintomi su Google, e alla fine mi sono imbattuta in una conversazione su un forum che spiegava perfettamente la mia situazione. Senza saperlo avevo smesso di assumere una sostanza potentissima da cui ero diventata dipendente. Ero nel bel mezzo di una astinenza fisica e psichica.

"[In certi casi] smettere di assumere Valium può essere più complicato e difficile di quanto non lo sia per sostanze più 'spettacolari' tipo l'eroina o la cocaina," spiega Leighton. "L'astinenza dipende dalla quantità di Valium che si è assunta e dalla quantità di tempo per cui lo si è fatto, ma può essere rischiosa per la nostra vita. Ad esempio l'astinenza da eroina di per sé non è pericolosa per la nostra vita, mentre le crisi che sopraggiungono quando si cerca di smettere in blocco con il Valium possono essere mortali."

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I mesi successivi li ho trascorsi diminuendo gradualmente la dose di Valium, grazie all'aiuto di un meraviglioso medico da cui non mi sono mai sentita giudicata. Ma entrare in quel centro è ancora oggi la cosa più difficile che io abbia mai fatto. I sintomi che avevo provato a Natale erano tornati, anche se in modo più blando. Ero riuscita a tenermi stretto il mio lavoro (più o meno) ma a fine giornata non riuscivo a fare altro che tornare a casa, sdraiarmi sul divano e spegnere il cervello. Ero in preda alle paranoie, sudavo, tiravo su col naso e mi sentivo come se avessi sempre l'influenza. Anche solo uscire o parlare con qualcuno era faticoso. I miei bioritmi erano del tutto stravolti, e non potevo far altro che continuare a inventare scuse—ai miei amici dicevo sempre che ero "stanca" o che un membro della mia famiglia non stava bene. Alla fine una mia amica mi ha detto "ci pacchi sempre" e io sono tornata alla paranoia più profonda. Ma chi poteva biasimarla?

Così, una volta a settimana, andavo in un centro per le tossicodipendenze e mi sedevo lì, ad aspettare il mio turno. Il medico che mi seguiva ha innanzitutto cercato di capire se poteva fidarsi di me (dopotutto, se avessi voluto, avrei potuto prenderlo tutto in una volta e comprarne altro online) tanto da rilasciarmi una prescrizione per una dose settimanale di Valium, calibrata apposta per aiutarmi a smettere gradualmente nel giro di qualche mese. Mi sono attenuta alla sua prescrizione, perché ero determinata a non tornare indietro—soprattutto perché sentivo che, fisicamente, non ci sarei riuscita. Il mio corpo era devastato. Eppure non ho detto niente a nessuno. Nessuno sapevo cosa mi stava succedendo. Mi vergognavo troppo di me stessa. "Essere segretamente dipendenti da qualche sostanza non è una cosa così rara quanto si pensa," ha detto Leighton. "Non ci accorgiamo che qualcuno ha una dipendenza perché fa di tutto per tenerlo nascosto." Riuscire ad affrontare da soli una dipendenza, ha detto, "è ammirevole, ma è sempre meglio avere qualcuno con cui confidarsi."

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Andare al centro una volta a settimana non è stato facile: ogni volta che varcavo la soglia ero terrorizzata. Tutti gli altri erano lì per cercare di uscire dall'eroina: io sembravo la classica ragazza ricca e stupida, e tutti gli altri pazienti devono essersi chiesti almeno una volta cosa ci facessi lì.Spesso scoppiavano risse in sala d'attesa, e per strada mi capitava anche di venire importunata da persone che erano in cura nel mio stesso centro di disintossicazione. Ma questa è la desolante realtà dei centri pubblici per le tossicodipendenze—e chi può permettersi di andare in una clinica privata?—e al di là di questi momenti devo alla cortesia delle persone che lavoravano lì dentro la mia vita e la mia sanità mentale.

È passato un anno da quando ho capito di essere diventata dipendente dal Valium e forse oggi, per la prima volta, posso iniziare a dire che sto bene. Lentamente, e sotto la supervisione del mio medico, sono tornata a essere una persona "normale". Ho ancora attacchi di panico per cose stupide e soffro ancora di forti mal di testa e mal di schiena, ma sto iniziando a sentirmi di nuovo me stessa.

Ho sempre avuto una tendenza all'ansia, anche prima di iniziare a prendere il Valium. Ma non avevo mai sperimentato dei veri attacchi di panico o la spirale di pensieri negativi che ne deriva finché non ho raggiunto l'apice della mia dipendenza. Se potessi cancellare gli ultimi 12 mesi della mia vita lo farei subito, perché ora, dopo aver capito quanta oscurità e disperazione può contenere la mia mente, sento che non potrò mai più essere quella di prima. Ho pensato e passato troppo.

La mia unica speranza è che anche una sola persona che prende il Valium a scopo ricreativo legga questo pezzo e pensi, sì, forse dovrei smettere. Allora la mia esperienza sarà servita a qualcosa. Il Valium—come qualsiasi altra benzodiazepina—non è uno scherzo. Non è un gioco. Non è una rimedio rapido a tutti i problemi della vita. All'inizio potrà anche aiutarvi ad attutire le ansie e le delusioni, ma fidatevi di me: più ci fate affidamento, più diventerà potente. È una droga che nessuno è in grado di controllare.

Il nome dell'autrice è stato cambiato per proteggere la sua identità.