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Sullo studente di Catania che ha "asfaltato la Boschi"

Il video è stato presentato come un atto coraggiosissimo, quasi rivoluzionario. Ma in fondo è stato sfruttato semplicemente come un altro mezzo di propaganda sulla questione referendum.

Per quanti studi si possano condurre sui meccanismi della viralità online, ogni tanto spuntano fuori dei fenomeni che sono veramente impossibili da comprendere razionalmente.

In questi ultimi giorni abbiamo avuto una riprova lampante di questa insondabilità—e non mi riferisco alla faccenda della madre con la maschera di Chewbacca. Sto parlando del video di otto minuti che sta monopolizzando le bacheche Facebook e il dibattito politico in Italia, quello dell'invettiva dello studente catanese rivolta al ministro delle riforme Maria Elena Boschi.

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Per chi se lo fosse perso, il video in questione risale a un incontro all'università di Catania in cui Maria Elena Boschi avrebbe dovuto spiegare le ragioni della riforma costituzionale, e riguarda nello specifico l'intervento di uno degli studenti presenti.

Alessio Grancagnolo—questo il nome dello studente—prende la parola, e rifacendosi alle obiezioni avanzate da diversi costituzionalisti elenca una serie di critiche alla riforma costituzionale che nel prossimo ottobre sarà sottoposta a referendum. Nel fare ciò impiega il classico linguaggio da studente di Giurisprudenza a metà del suo percorso universitario, e lo unisce alla retorica di una persona politicamente impegnata—come si evince dalla sua biografia, dal suo profilo sui social e dal fatto che Grancagnolo è candidato alle elezioni universitarie del suo ateneo per la lista Link, associata alla Rete della conoscenza.

Insomma: nel corso di un incontro pubblico in università, un 22enne ha mosso dei rilievi—più politici che "tecnici," tra l'altro—a un ministro, che a sua volta ha risposto per 15 minuti difendendo la riforma. E visto che l'intervento andava avanti per le lunghe, ogni tanto il rettore ha chiesto allo studente di stringere i tempi, uscendosene con una frase abbastanza infelice e criticabilssima: " Questo incontro non prevede contraddittorio, chi non gradisce questo format può anche non partecipare."

Messa così—e senza voler per forza difendere i renziani, che in questi giorni sul tema si stanno dimostrando a dir poco "attivi"—è evidente che non siamo di fronte a qualcosa di particolarmente eclatante; così come non è nemmeno la prima volta che membri dell'esecutivo (incluso lo stesso premier) sono stati contestati all'università.

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Eppure—prima nel sottobosco dell'Internet, poi nei circuiti dell'opposizione (M5S in testa) e infine sulla stampa nazionale—quel video è stato trasformato nell'unico, coraggioso atto di resistenza contro un establishment tirannico che schiaccia il dissenso (" Boschi contestata a Catania, il rettore censura gli studenti") e rifugge dal confronto con i cittadini.

In queste ore, su Facebook sono rimbalzati articoli con titoli altisonanti quali "PAZZESCO! Il video dello studente catanese che umilia la Boschi. Sul web è diventato virale!," "STUDENTE DEMOLISCE LA BOSCHI SULLA RIFORMA COSTITUZIONALE" o ancora "STUDENTE SMONTA REFERENDUM DEL SI, BOSCHI ASFALTATA," tutti incentrati sul coraggio della verità e l'importanza di sfidare il potere.

Paradossalmente, però, i siti gentisti o grillini sono stati surclassati da un organo più "istituzionale," ossia Il Fatto Quotidiano e i suoi giornalisti, che hanno messo lo studente in prima pagina nell'edizione del 21 maggio, e hanno scritto editoriali e status Facebook dedicati al suo intervento.

"Parliamo di lui perché speriamo che altri seguano il suo esempio," ha scritto Travaglio nel suo editoriale, "che, insomma, di qui a ottobre, ovunque i piazzisti del Sì alla controriforma tenteranno di imbonire la gente, si ritrovino di fronte un Alessio che si alza in piedi, chiede educatamente la parola e poi smonta con la forza delle idee le loro balle."

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A completare il quadro è poi intervenuto Fedez, che ha condensato tutti questi argomenti in un apposito video postato su Facebook.

Giunti ormai al quarto giorno di seguito, insomma, l'impressione è che si sia decisamente cagato fuori dal vaso nell'esaltare una vicenda che, nella realtà, non dimostra chissà cosa.

Non ho nulla contro lo studente, né contro il discorso che ha fatto e posso capire chi ha definito l'incontro all'Università di Catania un "tour di propaganda". Ma l'entusiamo intorno a questa non-notizia mi sembra del tutto immotivato, e in primo luogo funzionale solo ed esclusivamente a un tipo di propaganda d'effetto opposta a quella di Boschi e dei renziani.

Leggendo le reazioni al video e alla risposta del Ministro ho avuto l'impressione che nessuno avesse visto fino in fondo l'intervento dello studente (personalmente mi ci sono messo d'impegno prima di scrivere questo post, combattendo a fatica contro la tentazione di skippare), e scommetto che molte persone che hanno messo like non hanno una conoscenza precisa dei contenuti di cui si parla—l'importante era gridare alla "censura" del rettore e sbandierare la narrativa dello "studente coraggioso" contro il Potere cattivo. O, dall'altra parte, esaltare la risposta del Ministro.

In un certo senso, infatti, le reazioni intorno al video esemplificano piuttosto bene il livello del dibattito sul referendum: da una parte c'è la personalizzazione esasperata di Matteo Renzi e del governo, dall'altro—proprio a causa di questo atteggiamento—si punta tutto sulla creazione artificiale di vari eroi assoluti.

Ma dopotutto, se l'opposizione al premier si riduce al condividere a nastro i VIDEO PAZZESCHI DELLO STUDENTE CHE ASFALTA LA BOSCHI, allora mi sa che—piaccia o no—Renzi resterà lì per i prossimi quarant'anni.

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