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vita vera

Etica Noise

Intervista a Wolf Anus, l’anello di congiunzione tra Roma Est e la “scena noise USA”, sulla sua esperienza al Savage Weekend di Chapel Hill, North Carolina.

Qualche tempo fa, su questi stessi monitor, tale Birsa si lamentavadell’ultima edizione del Primavera Sound. Rimedio ai toni depressi del suddetto rapporto da Barcellona con un nuovo reportage, riguardante questa volta un festival di tutt’altra natura e consistenza: il Savage Weekend che si è svolto il 18 e 19 maggio in quel di Chapel Hill, North Carolina, USA.

In realtà più che un reportage questa è un intervista: ospite d’onore (…) del Savage Weekend di quest’anno era infatti l’amico Wolf Anus, che di ritorno a Roma dalla trasferta americana non si è fatto pregare, prestandosi anzi con un certo entusiasmo al riassunto della due giorni.

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Prima di passare all’intervista vera e propria però, occorre che spieghi chi è Wolf Anus. Potrei cominciare ricordandolo come socio nei defunti (?) Thetlvmth, vale a dire il duo noise che mettemmo assieme ai tempi belli (abbiamo pubblicato un cdr e due cassette e poi nulla più, a parte un brano su “Borgata Boredom”, la compilation-truffa curata da Toni Cutrone). Ma prima dei Thetlvmth, Wolf Anus era già… Wolf Anus: qualcosa di molto simile a un “uomo in missione”, l’anello di congiunzione tra la sgangherata cricca di Roma Est e la famigerata (all’epoca) “scena noise USA”, quella per capirci dei vari Wolf Eyes & co.

Le cose sono andate così: a inizi anni Duemila il buon Wolf Anus si trasferì per motivi suoi nel sud degli Stati Uniti, e per la precisione proprio a Chapel Hill, un posto che ai più non dirà alcunché ma che negli USA gode della tipica fama da college-town “creativa”, dove basta un’università (in questo caso la University of North Carolina) e un branco di studenti bohémien che, come per magia, le cose accadono.

Mi ricordo che ai tempi Wolf Anus mi inviava report eccitatissimi, descrivendo Chapel Hill come una specie di porto di mare da cui passavano tutti i nostri beniamini: vide i Wolf Eyes dal vivo anni prima che questi mettessero per la prima volta piede in Europa. Mi informò che c’era un nuovo tizio che stava facendo stragi “nella scena”, e che il suo nome era Prurient. Mi raccontò di entusiasmanti live di nomi all’epoca semisconosciuti come Air Conditioning e Sword Heaven. Insomma, tutta quella roba di cui fantasticavo nella mia casetta di Centocelle, arrancando dietro i mail order di turno, lui se la viveva in diretta. Era la mia fonte sul campo. Il primo cdr di Mammal me lo regalò lui.

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Nel 2004 due tipi del posto—Jason Crumer e Ryan Martin—misero su un festival chiamato No Future Fest, che al di là dell’abusato slogan punk era soprattutto un modo per prendere per il culo il pompatissimo No Fun Fest di New York, quello curato da Carlos Giffoni. Il festival si teneva in una libreria chiamata Nightlight, in pieno centro di Chapel Hill. Fu lì che Wolf Anus si esibì per le prime volte dal vivo, imparando sul campo come martoriare microfoni a contatto e mixer mandati in loop. A sentir lui, le sue performance erano destinate a rimanere epiche nella memoria della comunità locale, ancora non avvezza a tali mostruosità. Ma, come dire, la fonte non era delle più attendibili.

Però in effetti qualche mese fa, ecco che Wolf Anus—che nel frattempo si era prima spostato in Canada, e poi era tornato a Roma—riceve una telefonata dal vecchio amico Ryan Martin: proprio lui, quello del No Future, il prime mover della scena di Chapel Hill (Ryan tra l’altro venne anche in Italia qualche anno fa, per partecipare assieme ai Thetlvmth a un tour italiano risoltosi nel prevedibile disastro). Ryan informò Wolf Anus che il No Future Fest aveva un nuovo erede: una due giorni da svolgersi al solito Nightlight, chiamata Savage Weekend. Sessanta (!) gruppi in tutto. Per farla breve, Ryan chiese a Wolf Anus di partecipare al Savage Weekend non come uno tra i tanti, ma come vera e propria guest star della rassegna. Insomma, come primo nome in cartellone.

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Quando Wolf Anus me lo disse, ricordo che gli domandai com’era possibile: perché ecco, già i Thetlvmth contavano zero, ma almeno c’erano state delle etichette che ci avevano pubblicato. A nome Wolf Anus invece non esisteva niente: né una cassettina, né un cdr, manco un profilo myspace, una pagina su bandcamp, niente. Ogni tanto faceva dei concerti “in solo” che non duravano mai più di dieci minuti (coi Thetlvmth almeno sfioravamo i 15), e che ci fosse gente che dall’altra parte dell’Atlantico individuasse in lui il nome-clou di un festival, per quanto piccolo e periferico questo festival fosse, be’, mi risultava inconcepibile.

“Ma io sono Wolf Anus, perdio!”, ripose lui. “A Chapel Hill tutti si ricordano di me: sono quello che ha portato il noise in North Carolina!”

Dubito che Wolf Anus verrà ricordato negli annali come “l’uomo che portò il noise in North Carolina” (che suona un po’ come “l’uomo che ha portato il liscio in Basilicata”, per capirci), ma i suoi racconti sul Savage Weekend mi hanno fatto ricordare di quando la scena noise era una cosa brutta, sporca e cattiva, con le persone che ancora non erano vestite da deficienti, e che le gallerie d’arte a malapena sapevano cosa fossero. Un secolo fa, praticamente.

Una vecchia locandina del Nightlight.

Ad ogni modo, ecco l’intervista:

E allora, come è andato questo Savage Weekend?
Bene cazzo. Ma che dico bene? È stato un trionfo, trionfo vero!

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Ti hanno accolto bene a Chapel Hill, dopo otto anni che mancavi?
Be’ sai, ero un po’ la star, vedi…

Per favore…
Va bene, ti racconto come è andata. Il primo giorno del festival sono uscito dall’albergo dopo pranzo, e sono andato dritto al Nightlight. Ero vestito con una camicia hawaiana, una borsa comprata in Polonia con sopra disegnato un gatto, e una bottiglia di San Pellegrino. Quando la gente al Nightlight mi ha visto, è scoppiata tutta a ridere.

Accoglienza trionfale…
Devi capire che per loro ero il ritratto perfetto dell’italiano. Perché vedi, nel Sud degli Stati Uniti a noi italiani ci vedono così: sostanzialmente dei mezzi froci che bevono acqua minerale di lusso (per loro) e vanno in giro vestiti come coglioni. Quelli sono redneck, devi cercare di capirli.

Com’era il Nightlight?
Un cesso peggio di come me lo ricordavo. Ti ricordi di quando andammo in tour con Ryan, e in macchina c’era questa puzza di…

Certo che me lo ricordo, cristo. Cos’era, una specie di puzza d’aglio?
Direi più un misto di aglio, panni sporchi e sudore irrancidito: una roba da vomito. Noi quella volta pensavamo che fosse Ryan, ma ti dico: tutto il posto aveva quell’odore lì. Non voglio dire tutta la città, perché Chapel Hill è comunque una cittadina graziosa, ma diciamo che la fauna… Per esempio, la cena per i musicisti…

Ti hanno portato al ristorante?
Ma figurati, mi hanno portato a casa di non so chi, un appartamento che a confronto il canile di Porta Portese sembra un albergo stellato. C’era tutta questa gente buttata per terra, sdraiata su 15 centimetri di immondizia, e il cuoco era questo tizio nero che infilava le braccia direttamente dentro il pentolone, tutto sudato… Ovviamente non ho toccato cibo. Però anche lì l’accoglienza è stata trionfale, erano tutti lì a chiedermi “Ma veramente sei tu Wolf Anus?”

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Probabilmente erano increduli per via della camicia hawaiana.
Ma no, devi sapere che… Insomma, ti dico quello che mi ha detto Ryan. Lui a un certo punto mi prende da parte e mi fa: “Vedi, una volta eravamo solo io e te a fare queste cose. Adesso le fanno tutti. Riesco a fare un festival con 60 gruppi tutti provenienti da North Carolina e dintorni, ragazzini che magari otto o nove anni fa erano passati per caso al Nightlight pensando che ci fosse un concerto punk, e che invece hanno visto noi che facevamo casino col noise eccetera. E adesso stanno tutti lì a trafficare con pedali, distorsori, microfoni a contatto…” E guarda Valerio che era vero, al festival era praticamente pieno di ragazzini.

Rimarrai nella Storia, insomma. Wolf Anus, il pioniere del Dixie Noise…
60 gruppi, Valerio! Il festival da questo punto di vista era un inferno, perché i tempi erano strettissimi. I concerti non dovevano durare più di un quarto d’ora, e ovviamente non c’era tempo per soundcheck e stronzate del genere. Suonava un gruppo e il gruppo dopo doveva già stare sul palco a provare gli strumenti. C’era una bella atmosfera.

Foto di Jane Chardiet

C’è qualcheahemartista che ti ha colpito particolarmente?

Be’, uno dei migliori è stato Oubliette. Lui il concerto invece di farlo dentro il locale l’ha fatto fuori, all’aperto. Aveva questo bidone pieno di cocci di vetro, schegge appuntite e roba così, e lui ci scavava dentro con un microfono a contatto. Ovviamente tempo due minuti ed era completamente ricoperto di sangue. Però qualcosa gli deve essere andato storto, perché a un certo punto si è rotto, ha sbraitato, ha preso la gente che stava a guardarlo e l’ha cacciata via imbrattando tutti con le sue manone insanguinate. È andato dietro l’angolo, ha preso questo tronco immenso, sembrava il tronco di una sequoia perdio, è tornato e l’ha fiondato sugli strumenti, che devo dire era una bella collezione di pedali, distorsori, mixer, microfoni… Saranno stati 2000 dollari di roba, e lui li ha distrutti così, con questo tronco. Poi ha preso e se ne è andato di nuovo. Mi ha ricordato il primissimo Prurient, hai presente?

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No, quello l’hai presente tu: in Europa Prurient ci è venuto che era già una star, più o meno.
Eh, erano altri tempi. Anche Prurient al Nightlight a un certo punto sbroccò, e poi se ne corse fuori dal locale mezzo nudo, era tipo impazzito. Ed era pure inverno, faceva freddissimo. Lo ritrovarono solo ore dopo, chissà che cazzo gli era preso. Parliamo del 2002, più o meno. Non ci posso credere che adesso Prurient fa stronzate tipo Vatican Shadow…

Dovresti vedere i video dei suoi live con Cold CaveMa andiamo avanti, dimmi di qualche altro highilight del festival…
Eh, c’era anche quest’altra tizia, non mi ricordo il nome… Era una ragazza, un mezzo cesso come tutte quelle che stavano al festival, ma aveva comunque un certo fascino da harsh noiser teutonica, non so se mi spiego. Era anche lei mezza nuda, con del nastro isolante che le copriva i capezzoli minuscoli, e a un certo punto—io ero un po’ lontano—la vedo che comincia a passarsi delle cose di metallo sulle braccia. Penso: “che cazzo fa, si fa le carezze con le chiavi di casa?”, e invece non erano chiavi, erano rasoi a cui stavano attaccati dei microfoni a contatto. E lei tranquilla, si passava le lamette sugli avambracci, con tutto il sangue che colava e questo rumore che veniva dagli speaker, bzzzzz. Era tutto molto rituale, c’era un sacco di gente presa da quel genere di roba lì, tipo dei tizi che versavano delle polverine, cose di questo genere.

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Tu quando hai suonato?
Il sabato sera. Ero l’artista di punta, te l’ho detto.

Come è andata?
Una merda. Uno dei peggiori concerti della mia vita. Ma alla gente è piaciuto. Anzi, che dico, la gente è impazzita. Quando ho detto a uno di loro che era l’ultimo concerto a nome Wolf Anus, quasi si è messo a piangere.

Foto di Jane Chardiet

Cioè adesso che fai, ti ritiri dalle scene?
Non ho detto questo. Ho detto che era l’ultimo concerto a nome Wolf Anus. Wolf Anus è finito, Valerio. Ha già dato. I tempi sono cambiati, è ora di rinnovarsi, di puntare a qualcosa di diverso, di…

Per favore, fermati. Sembri la parodia di David Bowie.
Ok, diciamo solo che Wolf Anus è finito, e adesso al suo posto c’è un progetto tutto nuovo. Il nome del progetto è Summer Lover. Il suono dell’estate, il suono dell’amore. Summer Lover… ti rendi conto? Summer Lover, Valè!


Roba seria, Valerio! Wolf anus is dead, long live Wolf Anus! Time for Summer Lover!

Ti butti anche tu a inseguire la moda del momento? Perché saprai bene che praticamente tre quarti dei vecchi noiser adesso si sono messi a fare o techno, o house, o hip hop, o…
Sì, anche al Savage Weekend c’era un po’ di questa gente, ma meno di quanto mi aspettassi. C’erano un sacco di ragazzini che facevano questa specie di noise hip hop un po’ alla maniera di Sewn Leather: hanno scoperto il beat e tutti ci danno dentro, ma saprai bene che Wolf Anus queste cose già le faceva dieci anni fa, no? Mi fai pensare che questi ragazzini gli assomigliavano anche, a Sewn Leather: tutti quei tatuaggi a cazzo, la roba scritta sulle mani… In effetti Sewn Leather viene anche lui dal sud degli USA: immagino sia una specie di scuola locale.

Una volta mi dicesti che Chapel Hill era destinata a diventare il centro dell’underground americano, roba che manco Brooklyn per capirci. Ne sei ancora convinto?
Non lo so, ma sicuramente il sud degli Stati Uniti vince. A quanto pare c’è una bella scena a Miami. Al Savage Weekend ho incontrato questo tizio, Rat Bastard… Mi ha invitato lì in Florida, e mi ha anche raccontato un sacco di cose interessanti.

Tipo?
Be’, lui per esempio è quello che organizza l’International Noise Conference di lì, di Miami intendo. L’anno scorso ci è andato un altro tizio di Chapel Hill, uno che si chiama Raphael se non sbaglio. Praticamente quando Raphael è arrivato al parcheggio del locale, per prima cosa l’hanno imbottito di crack e di non mi ricordo che altra droga, e poi dopo è arrivato un tizio che gli ha pisciato in bocca—così mi ha detto Raphael, eh… Il locale poi altro non era che un bar di quelli piccoli e squallidi, diciamo il classico bar di Miami frequentato da cubani derelitti. Minuscolo, quattro metri per tre, un buco. Praticamente durante uno dei concerti della Noise Conference, la porta del bar si spalanca ed entra un motociclista. Intendo un motociclista in moto, con la moto accesa. Si mette a fare sgommate al centro del bar, girando in cerchio col tubo di scappamento che infesta il locale… Ed era praticamente parte della performance. Non solo: il motociclista alla fine altro non era che uno dei gestori del bar. Finita la performance, si è messo a lavorare dietro il bancone, con ancora il locale infestato dal monossido di carbonio, roba che se davi un respiro di troppo, ci restavi secco. Insomma, bella roba.

Quindi il prossimo anno andrai a Miami?
Ancora non lo so. Ma quello che conta di questi racconti è… ma sì, l’etica. Scrivilo per bene, mi raccomando. Non siamo stati a parlare di un festival, ma di etica.

Ok, lo metto: etica… Etica di che?
Etica noise.