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Abbiamo chiesto agli studenti dell'Università di Bologna come ci si sente a essere i più precari d'Italia

L'ultimo rapporto AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati dice che gli studenti dell'università più antica del mondo sono anche più precari del resto d'Italia. Siamo andati a vedere cosa ne pensano.

Studentesse dell'Accademia di Belle Arti di Bologna sorridenti di fronte alle sorti dei colleghi UniBo. AlmaLaurea non ha ancora statistiche sui diplomati dell'Accademia :(

Se avete già conseguito una laurea in Italia ricorderete con un certo disagio misto a noia il momento della compilazione del questionario AlmaLaurea. Ebbene, per quanto dopo un po' la tentazione di rispondere "più no che sì" a qualsiasi quesito prenda il sopravvento, sappiate che con quei dati il consorzio universitario ci stende dei rapporti che prima o poi torneranno a tormentarvi.

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Secondo il XVII rapporto 2015 AlmaLaurea sulla condizione occupazionale dei laureati, per esempio, solo il 26 percento dei laureati magistrali dell'Alma Mater di Bologna riesce a trovare un lavoro stabile a un anno dal titolo—una percentuale inferiore di circa dieci punti rispetto alla media nazionale. Sempre gli studenti dell'Alma Mater, inoltre, sono quelli che tendono a rimanere per più tempo in ambito accademico e che, a cinque anni dal titolo magistrale, percepiscono stipendi un po' più bassi della media. Il tutto, e la cosa ha una certa ironia, nell'università più antica del mondo.

Per la stampa questa è stata l'occasione per definire gli studenti dell'Alma Mater "più precari del resto d'Italia," ma dato che le fredde statistiche lasciano un po' il tempo che trovano, siamo andati a parlare direttamente con gli studenti dell'Università di Bologna per scoprire cosa ne pensano.

Camilla, 20 anni, di Verona.

Secondo anno di Economia.

VICE: Come ti sei trovata finora all'Università di Bologna?
Camilla: Bene. Nonostante creda che l'università non abbia abbastanza progetti per noi studenti. Siamo obbligati a cercarceli.

Hai sentito gli ultimi dati riguardo al precariato degli studenti che escono dall'Alma Mater?
Mah, ti dirò: non trovano lavoro neanche quelli che escono dalla Bocconi.

Allora non è un problema dell'Università di Bologna?
No, è un problema del'Italia. Non si riesce a capire ancora cos'è che vogliono le aziende: la gavetta. Il valore aggiunto lo rappresento io come individuo, non l'università in cui ho studiato. Un laureato che pensa di uscire e trovare lavoro è un po' un illuso. Secondo me uno si deve fare la gavetta, farsi il culo, e dopo trovare qualcosa di buono.

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Quindi dopo la laurea faresti anche stage ed esperienze non pagate? Non avresti problemi?
Sì, io prima farei esperienza perché è molto importante. Ho anche lavorato in un'azienda assicurativa. La gavetta serve anche a capire cosa fare.

Chiara, 21 anni, di Viano (RE). Terzo anno di Lettere moderne.

VICE: Quando ti sei iscritta all'Alma Mater avevi già delle prospettive in campo lavorativo?
Chiara: Non troppe; lo sbocco più facile è l'insegnamento, ma vorrei lavorare nell'editoria o nella ricerca.

Quindi sapevi già che lavoro volevi fare?
No, all'editoria ho cominciato a pensare il primo anno. Anche l'ipotesi di fare ricerca mi è venuta in mente quest'anno, essendo io in grado di fare nient'altro se non studiare.

E perché proprio Bologna?
Perché è vicina a casa mia ed è un ottimo ateneo per quel che riguarda lettere; è la prima o la seconda in Italia.

E pensi sia così? Per esempio per l'editoria, pensi che la tua facoltà ti prepari? Dopo una triennale in Lettere uno ha i mezzi per lavorare?
No. Vabe', qualcosa di storia dell'editoria, un esamino c'è, ma non preparerebbe assolutamente. Per lavorare nell'editoria è necessario—credo—farsi un master o una magistrale.

Giordano, 30 anni, di Ascoli Piceno. Laureato in Economia (triennale) e Diritto (magistrale).

VICE: È la prima volta che cerchi lavoro?
Giordano: Ho lavorato per Novartis e ho avuto la possibilità di girare molto all'estero, nei congressi medici oncologici. Poi ho lavorato nelle assicurazioni, ma il contratto di lavoro è venuto meno.

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L'ultimo rapporto di AlmaLaurea dice che i laureati Alma Mater hanno più difficoltà a trovare un lavoro stabile a un anno dalla magistrale. Trovi riscontri nella tua esperienza e in quella dei tuoi colleghi?
I miei colleghi si trovano per la quasi totalità nella mia stessa posizione. Il problema sta non tanto nelle aziende o nella preparazione di noi studenti, ma a monte. Credo che vada rivisto il sistema delle assunzioni dal punto di vista generale. Vero è che il mondo del lavoro è saturo. Conosco due, massimo tre tra i miei coetanei che sono arrivati a una posizione importante. Due di loro lavorano a Londra.

Pensi che il tuo corso sia stato impostato in modo adeguato per prepararti al lavoro?
No, penso che i corsi fossero impostati in maniera troppo accademica; mancavano progetti di tipo pratico, che ad esempio sono molto comuni in altre università italiane ed estere.

Federico, 27 anni, di Varese.

Secondo anno magistrale di Scienze Politiche.

VICE: Quali pensi che siano le tue opportunità una volta finita l'università?
Federico: L'obiettivo è trovare qualcosa con cui potermi mantenere senza dover lavorare in un'azienda o essere dipendente di qualcuno. Però ci sarebbero diversi sbocchi professionali: si può fare il cassiere al supermercato, lo spazzino… No dai, scherzo.

L'idea per cui avrai difficoltà a trovare lavoro è dovuta alle esperienze degli altri, o è un po' generale?
Entrambe le cose. Ho una sfilza di amici baristi che si sono laureati con 110 e lode a Scienze Politiche. Se qualcuno ha un lavoro per loro li chiami.

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Tu hai fatto dei lavoretti durante gli studi?
Sì, tra la triennale e la specialistica mi sono preso un paio di anni per lavorare. Per i primi tempi pensavo di continuare a farlo. Era anche a tempo indeterminato, però non era quello che mi immaginavo di fare, perciò sono tornato a studiare.

Hai letto i dati AlmaLaurea sull'occupazione usciti in questi giorni? Sapere che non sono troppo positivi cambia la tua percezione dell'Università di Bologna?
La mia percezione dell'Università di Bologna è sempre positiva. Oltre a vedere i piani di studio vado anche a guardare l'ambiente e quindi la crescita personale che uno studente può avere qui, e secondo me Bologna rimane una delle migliori in Italia, da questo punto di vista. Poi, insomma, sapevo già che Scienze Politiche non è una facoltà che ti apre tantissime porte, quindi rimango abbastanza della mia opinione.

Francesco, 20 anni, friulano. Primo anno di Scienze biologiche.

VICE: Perché Bologna?
Francesco: Perché la considero una delle università più importanti d'Italia, una delle migliori.

Tu hai già scelto la specialistica, Farmacia e botanica farmaceutica. Pensi che la tua facoltà ti dia abbastanza sicurezza per il futuro?
Credo di sì.

Quali pensi che siano i corsi di laurea che ti danno più possibilità?
Ingegneria, medicina, giurisprudenza… poi ovviamente dipende dal mercato.

Comunque sei sicuro del fatto che frequentare l'università che genera più precari a un anno dalla magistrale non ti preoccupi?
Secondo me devi essere il migliore nel tuo campo per riuscire e realizzarti. Puoi prendere i dati come monito, ma poi sta a te.

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Quindi tu proverai a diventare il migliore?
Sì, ci proverò almeno.

Pietro, 22 anni, di Pergola (PU). Secondo anno di Fisica.

VICE: Avevi valutato altre università prima di iscriverti?
Pietro: La scelta era tra Bologna, Milano, o Torino. I programmi triennali sono quasi tutti uguali, quindi ho pensato di fare la triennale qui e poi andarmene.

E per quanto riguarda il lavoro?
Io ancora lo vedo lontano. Spero di fare il dottorato, e puntare sul fatto che i fisici sono persone altamente specializzate.

Ho l'impressione che qui a Bologna non ci siano molte offerte provenienti dalle aziende. Secondo te dipende dall'impostazione dell'università?
Diciamo che il 3+2 non ha agevolato la nostra materia. Perché dopo una triennale non sei propriamente un fisico.

Hai visto gli ultimi dati sul precariato fra i neolaureati dell'Alma Mater? Come ti fanno sentire?
Forse ancora meno motivato a rimanere a Bologna. Penso però che la nostra facoltà non rispecchi questi dati: siamo troppo pochi. La ricerca sarebbe molto più interessante se condotta suddividendo lo studio fra le varie facoltà. Soprattutto il Dams.