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WikiLeaks potrebbe sganciare una "bomba" da un momento all'altro

WikiLeaks non ha preso bene la decisione di The Intercept di tacere sul quinto paese spiato dalla NSA. E ora, anche se la rivelazione potrebbe significare rivolte e morti, minaccia di farla.

Illustrazione via Josh Begley.

Dopo essere stato in giro per le principali testate mondiali a promuovere il suo nuovo libro No Place to Hide, Glenn Greenwald, il custode principale dei documenti di Snowden—insieme ai giornalisti Laura Poitras e Ryan Devereaux—ha pubblicato su The Intercept un resoconto sconcertante in cui sostiene che l'NSA starebbe acquisendo il contenuto di ogni conversazione telefonica fatta nelle Bahamas, in Messico, nelle Filippine, in Kenya e in un altro paese misterioso che il pezzo non rivela.

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Il programma usato dall'NSA per violare le telefonate di un'intera nazione, nome in codice SOMALGET, è parte di un più vasto progetto dell'NSA denominato MYSTIC. Il Washington Post aveva parlato del Progetto MYSTIC qualche tempo fa, ma in quell'occasione aveva deciso di non rivelare i nomi delle nazioni sotto sorveglianza. The Intercept ha fatto un passo in più.

In ogni caso, per WikiLeaks quel passo non era abbastanza. In un acceso scambio di tweet tra John Cook (Editor-in-Chief di The Intercept), Jacob Appelbaum (ex hacker di WikiLeaks, una persona che ha "accesso" ai documenti di Snowden e che ha più volte raccontato di come persone misteriose abbiano cercato di entrare nel suo appartamento), WikiLeaks e Glenn Greenwald, la persona dietro all'account di WikiLeaks ha  rimproverato The Intercept per aver taciuto sul nome della quinta nazione spiata. Appelbaum ha definito tale correzione "un errore."

Potete leggere l'intero scambio qui.

WikiLeaks ha rimproverato la testata di "aver seguito l'esempio del Washington Post nella censura" imposta su un'intercettazione di massa che riguarda un'intera nazione. Ma questa non è l'unica accusa che sta combattendo Firstlook media, il gruppo che detiene The Intercept.

Nel 2011, 14 membri di Anonymous sono stati accusati di aver lanciato attacchi DOS contro Paypal (attacchi che, però, non hanno mai mandato completamente offline il sito), come ritorsione contro la decisione di Paypal di bloccare i trasferimenti di denaro a Chelsea Manning e a WikiLeaks. I 14 sono stati processati secondo il controverso Computer Fraud and Abuse Act—la stessa legge responsabile delle accuse mosse al defunto Aaron Swartz—risalente agli anni Ottanta, prima che esistessero i computer così come li conosciamo.

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Pierre Omidyar, fondatore di Firstlook e di eBay, l'azienda a cui appartiene PayPal, aveva dichiarato che i responsabili dell'attacco a PayPal meritavano clemenza. Alla fine i 14 erano stati multati per più di 80.000 dollari da versare a PayPal, anche se molti dei loro difensori consideravano l'attacco DOS una forma di protesta digitale. È in corso una raccolta fondi per coprire le loro spese legali. Tale raccolta fa parte di una nuova campagna che si è schierata contro Firstlook e Pierre Omidyar, accusandolo di lucrare sulle azioni degli attivisti mentre possiede una testata che si batte per divulgare i segreti del governo.

Non fatico a capire perché qualcuno possa trovare tutta la faccenda un po' ipocrita.

Ieri Glenn Greenwald ha dichiarato di aver ricevuto informazioni credibili secondo cui la pubblicazione del nome della quinta nazione avrebbe come risultato diverse morti. Questa decisione ha scatenato una conversazione molto interessante sulle responsabilità di giornalisti come Greenwald, che pubblicano in forma completa e quasi priva di censure documenti trafugati ai servizi segreti governativi. Negli Stati Uniti, intanto, è in corso di redazione una nuova legge che ha lo scopo preciso di contrastare i giornalisti che scrivono per testate come The Intercept.

Che siate d'accordo o meno sulla pubblicazione della quinta nazione, sembra che quelli di WikiLeaks si siano arrabbiati al punto di decidere di diffondere la notizia "nel giro di 72 ore" dalla data di pubblicazione dell'articolo; il che vuol dire che entro giovedì potremmo sapere chi altro stanno spiando gli Stati Uniti. Non è chiaro come faccia WikiLeaks a conoscere il nome della nazione, ma Business Insider ha avanzato qualche ipotesi sulla fonte dell'informazione.

Se la valutazione della situazione fatta da Glenn Greenwald è corretta, quest'informazione potrebbe causare rivolte in un paese già instabile, o quantomeno diverse morti. Lo scenario ipotizzato può potenzialmente avere conseguenze molto pericolose, ed è prova dell'impatto delle rivelazioni di Snowden sul mondo—ora che i suoi documenti sono nelle mani di persone come Glenn e, forse, WikiLeaks.

Sappiamo che Snowden ha scelto Greenwald per un motivo, e che non si era rivolto al New York Times dopo che la testata, dietro pressioni dell'amministrazione Bush, aveva accantonato una rivelazione su intercettazioni telefoniche senza mandato. Anche se evitare di pubblicare una notizia e omettere un dettaglio fondamentale sono due cose molto diverse, a quanto pare con il suo comportamento The Intercept ha fatto incazzare lo zoccolo più duro degli attivisti. Per ora possiamo solo fare supposizioni su cosa pensi Snowden di tutto questo, o su quale sia il quinto paese.

Vedremo quello che succederà giovedì.

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