Le classifiche di fine anno sono una roba tendenzialmente fastidiosa e brutta, una roba che intasa social network e siti web con cadenza regolare e genera pletore di dibattiti scemi tra nerd musicali che non hanno davvero niente da fare. Ecco, siccome non potevamo esimerci dal renderci a nostra volta parte di qualcosa di fastidioso, abbiamo chiesto ad ogni redattore e collaboratore di Noisey di illustrare i dieci dischi che gli sono piaciuti di più quest’anno. Una volta tanto, non trovere la boria e la pretesa di spiegarvi qual è l’insindacabile disco dell’anno, ma solo la voglia di condividere qualcosa che ci è piaciuto. Ancora buone feste!
FRANCESCO FARABEGOLI
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THE EX + BRASS UNBOUND – ENORMOUS DOOR
Vecchiacci brutti e bavosi incontrano altri vecchiacci brutti e bavosi. Se dieci anni fa mi avessero detto che un giorno nel mio disco dell’anno ci avrebbe suonato Roy Paci, probabilmente li avrei presi a calci in bocca. Mats Gustafsson quest’anno ha la fregola.
FIRE! ORCHESTRA – EXIT
Mats Gustafsson quest’anno ha la fregola.
SHANNON WRIGHT – IN FILM SOUND
Nelle classifiche di fine 2013 mi capita spesso di vedere il disco di Waxahatchee. Per carità, non è che Waxahatchee abbia la capacità di offendermi con la sua musica, ma metterlo tra i dischi chiave di un anno in cui è uscito anche un disco di Shannon Wright, non saprei.
LADY GAGA – ARTPOP
Il miglior disco di Lady Gaga e il miglior disco female-pop da cinque anni a questa parte. Quando ve ne sarete resi conto è probabile che Gaga si sia già ficcata una pistola in bocca.
THE THING – BOOT!
Mats Gustafsson quest’anno ha avuto la fregola.
MARNERO – IL SOPRAVVISSUTO
Se vanno avanti a fare roba così, capace che mi dimentico chi erano i Laghetto.
DAFT PUNK – RANDOM ACCESS MEMORIES
Ha creato questa nuova corrente di pensiero secondo cui i Daft Punk ora “fanno musica prog per vecchi tristoni con un impianto stereo da ventimila euro, che nostalgia i tempi di Discovery”. Il tutto, sostanzialmente, togliendo la cassa in qualche pezzo. Disco dell’anno di chi non pensa di meritarsi i Power Francers.
CASO – LA LINEA CHE STA AL CENTRO
Il 2013 per me è l’anno in cui ascolto musica che normalmente odierei ma in questo caso no perché fatta da gente che ha fede nel proprio cristo musicale. Caso è il primo cantautore italiano che non ucciderei a colpi di scure da dieci anni a questa parte.
GAZEBO PENGUINS – RAUDO
Rock normale come il disco di Nikki, che è ancora il motivo per cui mi sono imbarcato in sta merda credo.
THE KNIFE – SHAKING THE HABITUAL
Rimozione di massa: ad affidarsi alle reazioni a caldo sembrava il disco più bello mai registrato, poi è sparito. Magari i concerti hanno aiutato a farlo sparire, ma rimane un disco da top ten se uno ama quel genere di pop un po’ suicida.
DEMENTED BURROCACAO
WEON – s/t
mono neon per quanto mi riguarda è il nuovo bootsy collins:Kriswonto invece un produttore che farà presto il botto. E quindi il futuro della musica nera e quella bianca che si incontrano danno vita a sto discone.
PRIMITIVE MAN – SCORN
In un solo disco tutte le musiche estreme possibili: noise rock, grind, sludge, hardcore, powerviolence. E tutte portate ad un parossismo tale che alla fine risultano all’avanguardia. Per avere tutto e subito.
AUTECHRE – EXAI
Un disco da sentire tutto intero fino a che chiedete pietà e il cervello va in sciopero. Non ci sono punti di riferimento possibili sulla terra per etichettarli , forse lo faranno i marziani nel 2090 per ora limitiamoci a farci soverchiare.
COLIN SETSON – NEW HISTORY WARFARE VOL.3
il jazz che finalmente diventa un virus, capace di unire amanti del pop come del noise come del free come del minimalismo. Un uomo che da solo fa per 5, una personalità che spazza via tanta fuffa per portare sostanza e rimettere i puntini sulle I
FABIO MANCINI – tutto
Un uomo che non sa neanche cosa sia la vaporwave dei vari Onethrix Ferraro e co., ma da solo fa delle robe che manco Zappa davanti al Synclavier. Delirante, sbagliato, fuori misura, passionale, allucinante. Come diceva Cutugno , “ti accorgi che l’america sta qua”
VV.AA. – ACID: MYSTERIONS INVADE THE JACKIN’ZONE
Finalmente una super-raccolta con grandi classici acid house datati 86-93, con un sacco di rarità targate Chicago che sentite oggi sembrano piu’ fresche del fresco. Altro che le Volca, qua si combatte a suon di 303 e la battaglia non finisce mai.
STEVE HAUSCHILDT – SH
Quando si entra nel campo del “ricordo del ricordo” si puo’ farlo puntando in alto.Blade Runner futurizzato,suoni laser,un postmodernariato che finalmente emoziona e non è il solito esercizio di stile
AARON DILLOWAY – SIENA
Aaron è uno dei baluardi della tapemusic e uno dei pochi a non aver rinnegato il noise: anzi l’ha rivitalizzato e reso popolare, tanto che qua sembra la NCCP presa a cannonate. Tutto gratis, tutto fatto da solo, niente pavoneggiamenti.
MGMT – s/t
Disco imperfetto ma grandioso suicidio commerciale di una band che ai soldi preferisce fare musica. E con un singolo come “your life is a lie” possono stare tranquilli che la loro ce la ricorderemo.
L’ULTIMO DISCO è una inesistente—e prodotta dalla mia testa —compilation di produzioni dei miei amici, che sono una bomba. Ma poi pare che faccio favoritismi, e allora vi dico solo: non cercate lontano, ma cercate. Soprattutto “don’t believe the hype”.
GIULIA BERTUZZI
DARKSIDE – PSYCHIC
Suono cardiaco e succulento per evocare un mix fra elettronica, blues e falsetti funky. Dave Harrington a Nicolas Jaar confezionano un album la cui delizia è direttamente proporzionale al loro grado di snobbismo. Paper Trails riassume tutto.
THE NATIONAL – TROUBLE WILL FIND ME
Un album decadente che si insinua nella mente con un delay considerevole rispetto al primo ascolto. La massima resa per la voce abissale di Berninger e il guizzo creativo di Bryan Devendorf.
BOMBINO – NOMAD
Blues vecchio stampo direttamente dal deserto del popolo dei Tuareg. Nomad poteva rischiare di trasformarsi in un trastullo per l’ego di Dan Auerbach che al contrario riesce a mantenersi alla giusta distanza e a collaborare alla riuscita dell’album solo a latere.
JANELLE MONÀE – TROUBLE WILL FIND ME
Quando solleva la testa e finisce di omaggiare l’Artista precedentemente noto come Prince, Janelle non si fa mancare nulla; soul ruffiano, morbido r’n’b e il torpore jazzy del duetto con Esperanza Spalding.
SAVAGES – SINCE YOURSELF
Female Power al 100%, quattro musiciste londinesi prendono a sberle il romanticismo scontato e prevedibile, fra influenze alla Joy Division e approccio vocale alla Siouxsie and the Banshees. Un punk new wave particolarmente ruvido e mascolino.
BLOOD ORANGE – CUPID DELUXE
Molleggio anni ’80 e ritmiche funk per un corteggiamento sonoro che attinge nel profondo dalla black-music fino alla NY anni ’90. Cupid Deluxe è un album sinuoso quanto narciso, innamorato senza riserva della bellezza che ha saputo raggiungere.
EELS – WONDERFUL GLORIOUS
Mr. E è fra i personaggi migliori che potreste ritrovarvi sul palco, fosse solo per il fatto che suona in una tuta in triacetato Adidas. Digerito il lunghissimo periodo di sfighe personali, Wonderful Glorious è l’album della pacificazione, fra assalti rock e ballate fuzzy.
PORTUGAL. THE MAN – EVIL FRIENDS
Danger Mouse alla spalle, la formazione di Portland affina il miglior album della carriera. Psichedelici senza eccedere, freschi di una nuova svolta pop senza snaturare gli albori delle origini.
JIMI HENDRIX – PEOPLE, HELL AND ANGELS
Dagli archivi segreti di Janie L., sorellastra di Hendrix, emerge il materiale per People, hell and angels. Dodici tracce desunte fra il 1968 e 1970, versioni di pezzi in studio e dal vivo immortalati in una selezione tratta in gran parte dai master originali. Brani che vedono Hendrix al fianco di vecchi compagni come Billy Cox al basso e Buddy Miles alla batteria.
THE OH SEES – FLOATING COFFIN
Da San Francisco con amore, l’ennesima produzione frutto del sovrabbondante flusso creativo di Dwyer e soci. Un garage kraut a psichedelico ipnotico e capace di leccare per bene i neuroni. O quello che ne resta.
FRANCESCO BIRSA ALESSANDRI
METASPLICE – INFRATRACTS
Techno senza essere techno.. ballabile e imballabile allo stesso tempo, ma sono cose che potrei dire di quasi tutti i dischi di questa lista. I Metasplice sono riusciti meglio di chiunque altro a fare quello che mi piace: musica psichedelica, postumana e claustrofobica. Dalla vita non ho mai voluto altro.
SHAPEDNOISE – UNTIL HUMAN VOICES WAKE US
L’abisso. Soluzioni minimali con una raffinatezza sonora incredibile e un livello di potenza davvero impareggiabile. È straniante e irresistibile come un parassita alieno. Non fossero usciti i Metasplice sarebbe il mio disco dell’anno.
MORPHOSIS – DISMANTLE/MUSIC FOR VAMPYR
Rabih Beaini è l’unico al mondo a fare musica techno-related con attitudine autenticamente freeform. Seguire il flusso meditativo e intuitivo delle sue improvvisazioni è un’esperienza che arricchisce mentalmente e allena lo spirito.
KA – THE NIGHT’S GAMBIT
Nell’anno in cui tutti si sono sbrodolati per qualche disco hip-hop io ne ho amato veramente solo uno. L’unico che mantenesse un minimo di cattiveria stradaiola credibile.
DEMDIKE STARE – TESTPRESSING #1
Sono solo due tracce, ok, ma si magnano molti dei dischi più lunghi usciti quest’anno. Sean & Miles dimostrano che la jungle è il genere più versatile di tutti, se maneggiarlo sono le menti giuste.
MARCOS CABRAL – FALSE MEMORIES
Un disco che sfotte l’ascoltatore, il che è bene. L’idea è che l’esperienza è frutto di ricostruzioni artificiali di memoria, e il clubbing pure. Perché sei un DROGATO.
SAMUEL KERRIDGE – A FALLEN EMPIRE
L’elettronica ci ha regalato una forma di “heavy metal” molto più coerente con l’idea astratta che il termine stesso evoca, una forma matura di heavyness e sofferenza, insomma. In questo senso, questo è un album perfetto.
WOLF EYES – NO ANSWERS: LOWER FLOORS
Sono stati la band più importante del decennio scorso, e non hanno perso un briciolo di classe. Pure in versione narcolettica anti-noise.
ÄÄNIPÄÄ – THROUGH A PRE-MEMORY
La dimostrazione che tutto il tempo speso a dare retta a Stephen O’Malley non fu sprecato per colpa dell’hype, anche se qui domina sicuramente Vainio. Poi in un pezzo compare Alan Dubin e mi scende la lacrimuccia. Di sangue.
DAVID VAN TIEGHEM X 10 – FRKWYS Vol.10
La serie FRKWYS di RVNG è uno dei progetti più interessanti avuti da una label di recente. In questo volume c’è un genio come Van Tieghem che suona con altre dieci persone usando oggetti a caso.
JAR MOFF – COMMERCIAL MOUTH
Plagiarismo, campioni a caso e suoni captati da una radio messa all’intersezione tra un paio di universi paralleli. PAN è una grandissima label e ha fatto uscire quasi solo dischi della madonna da quando esiste. Dovendo scegliere una release ho pescato questa.
VIRGINIA W. RICCI
AUTRE NE VEUT – ANXIETY
Se avessi dovuto scegliere un solo disco quest’anno avrei scelto questo, senza dubbio. Fanculo io amo Arthur Ashin.
LAST NIGHT IN PARIS – ROSES
Troppo sexy. Non siete un cazzo sexy se non avete questo mixtape.
UNCLE ACID AND THE DEADBEATS – MIND CONTROL
Oh non ci posso fare niente sono una fricchettona.
PRIMITIVE ART – PROBLEMS
Credo che questi due stronzetti abbiano fatto apposta a far durare la title track “Problems” il tempo esatto per fumarcisi un trombone sopra. Esperienza che consiglio vivamente a tutti.
TIM HECKER – VIRGINS
Tim Hecker ha mandato tutti quanti a casa con la cover di questo album, che riassume alla perfezione il lato sensuale della religione, l’unico lato sensato.
DEAN BLUNT – THE REDEEMER
Rimanendo in tema fideistico, Dean Blunt dovrebbe essere autorizzato a celebrare matrimoni ma soprattutto a praticare esorcismi. Quest’anno ha confermato di essere in grado di fare davvero il cazzo che vuole, in ogni ambito. E questo disco è splendido.
NICK CAVE – PUSH THE SKY AWAY
Per chiudere la trinità, se Tim Hecker è Sant’Agostino, Dean Blunt è Nostradamus, Nick è Gesù. Mi è bastato vederlo camminare sulla folla per confermare anni di fede indiscussa.
AGONY FACE – CLX STORMY QUIBBLINGS
Oltre ad essere il gruppo dei miei amici del cuore, nonché il gruppo con il peggior nome della storia, gli Agony Face sono gli unici che conosca in grado di tirare su un muro di suono apparentemente disarticolato e generato da una forza casuale, formando incredibilmente qualcosa di armonioso e sensato.
KAE – 5 PARTS OF THE SOUL
Credo che l’affermazione di Kae sia stata la cosa più giusta successa quest’anno alla musica in Italia.
MILEY CYRUS – BANGERZ
Se non credi che “Wrecking Ball” sia la canzone dell’anno non hai capito un cazzo della musica.
SONIA GARCIA
NOYZ NARCOS – MONSTER
La cruda verità è che fosse per me scriverei dieci volte Monster, in questa lista. Attenzione, la combo tipo-che-ti-molla e “Via Con Me” provoca istinti suicidi. Non è il migliore di Noyz, ma è sicuramente ciò che più ha fatto vibrare gli ossicini delle mie orecchie quest’anno.
SERPE IN SENO – CARNE
I Serpe In Seno fanno testi à la Lou X e questo già basta ad assicurare loro gloria eterna. Perché alle manifestazioni i disobba non fanno rimbombare Carne al posto di Bob Marley? Gradite risposte agguerrite. Miglior verso: “assumo droghe ma senza contratto”.
NICK CAVE AND THE BAD SEEDS – PUSH THE SKY AWAY
Questo disco ti ribolle dentro anche a distanza di ore da quando hai finito di ascoltarlo. Improvvisamente ti senti colpevole di aver passato la tua giornata/esistenza esaltandoti per merda chiassosa e becera. Bravone Nick Cave che sei riuscito a destabilizzarmi. Ah, tuo figlio è un gran bono.
MARNERO – IL SOPRAVVISSUTO
Ho capito solo ora che il 2013 è un “E quindi tutto bene dai, a parte la vita” gigante.
THE MOB – THERE’S NOTHING YOU’VE GOT THAT I WANT
Hanno suonato a Monza e io l’ho saputo il giorno dopo. Grazie vita. Trent’anni di silenzio sono stati squarciati dall’uscita di questo vinile, che è la dimostrazione che chiunque può essere i Mob e fare anarcho punk nel 2013 senza risultare—troppo—obsoleto.
NERORGASMO – PASSIONE NERA
Credici che ci provo anche solo minimamente a descrivere questo manufatto. O che provo a descrivere i Nerorgasmo. La FOAD records ha ristampato la loro discografia—con allegate illustrazioni dello stesso Abort, foto, testi e tante altre meraviglie—per ricordarci che al mondo non può esistere niente di meglio, per quest’anno.
VATICAN SHADOW – REMEMBER YOUR BLACK DAY
Sto andando in stazione a prendere un treno e sono in quel quasi ritardo che mi fa sempre cagare addosso. Durante il tragitto decido di ascoltare questo disco per distrarmi, arrivo alla metro e appena mi accorgo che passa tra tredici minuti, parte Remember Your Black Day. Sull’estasi e l’orrore di quel momento forse voglio scrivere un libro. Ps. alla fine l’ho preso.
THE GODFATHERS –ONCE UPON A CRIME
I Godfathers non sono altro che Necro e Kool G Rap. Serve altro? È mio profondo desiderio che i vari Kanye West di questa terra capiscano di non essere nemmeno le mutande sgommate di questi due.
LYDIA LUNCH – RETROVIRUS
La donna con la frangia più longeva del mondo ha pensato che il 2013 doveva essere l’anno in cui le persone si ricordassero di lei come migliore live act femminile. Così ha fatto uscire Retrovirus, che in fatto di intensità ed energia è secondo solo a Nocturne di Siouxsie. Applausoni a te e alla tua frangia.
KAPPA O – EL MARIACHI
Caro Kappa O, quando dici “Anche te fai rap hardcore, la tua vita deve essere triste” hai molta ragione, ma ti assicuro che la vita di chi ASCOLTA rap hardcore non è il sogno che ti aspetti. Mi piaci, mi ricordi Noyz agli esordi, quando ancora bestemmiava e l’odio che sgorgava dai suoi versi era cristallino. Continua così, odiare è bello.
ALBERTO ASQUINI
DAFT PUNK – RANDOM ACCESS MEMORIES
Le valanghe di merda che mi sono preso per questo n.1 me le ricorderò a lungo.
SLOW WALKERS – S/T
L’ultima Grouper su Kranky mi aveva fatto ribrezzo. Arriva qui con Lawrence English con un disco di drone scura flemmatica e abbatte ogni cuore di pietra.
FUCK BUTTONS – SLOW FOCUS
Vabbè loro ormai sono epos puro. Disco-sviaggio 2013, la psichedelia che tutti dovrebbero fare e però ci riescono solo loro.
THE NECKS – OPEN
Un’ora e dieci, un pezzo. Che se non sei i Troum potrebbe essere anche una discreta rottura di coglioni. Invece minimalismo, jazz pettinato in punta di piedi. L’Australia rimane comunque una merda eh.
TIM HECKER – VIRGINS
Il disco con il quale il canadese si lava la coscienza. Non riesce a fare un disco brutto, coi droni quasi elisi e le madonne a un passo.
MINILOGUE – BLOMMA
Vladislav Delay e la Chain Reaction dieci anni dopo, invecchiati benissimo. Minimal-tutto però con classe allucinante. Dopo rifletti che è uscito su Cocoon e temi nelle allucinazioni.
SHAPEDNOISE – UNTIL HUMAN VOICES WAKE US
Orgoglio noise italiano. E’ pure più giovane di me e questo mi fa sentire una merda e pensare a quel che non ho combinato. Poi vabbè il disco è brutalità e, per converso, vorrei abbracciarlo fortissimo.
SECRET BOYFRIEND – THIS IS ALWAYS WHERE YOU LIVED
Tipo: Microphones/Mount Eerie più acid-rural-roots-drone-minimalsynth-folk. Vero disco-pazzia 2013, Blackest Ever Black, ovviamente.
MATMOS – THE MARRIAGE OF TRUE MINDS
Veterani che danno la polvere (ancora) a tutti. Dentro c’è tutto e il contrario di tutto. Buzzcocks + acid, boh provateci voi.
LUSSURIA – AMERICAN BABYLON
Summa di tutto quel che di non bolso esce dalle mani di Fernow. Compila stupenda con droni, cassa ovattata a tratti, quelle cose lì dai che tutti conoscete
EMILIANO SCHIROSI
SLEAFORD MODS – AUSTERITY DOGS
Una sorta di raccolta del rapper più scazzato del pianeta, incarnazione punk dei personaggi a fumetti di Andy Capp e Tommy Wack.
BLOOD ORANGE – CUPID DELUXE
Adoro Prince e Frank Ocean, quindi perché no?
BRAINBOMBS – DISPOSAL OF A DEAD BODY
Odio cieco, sfacelo industrial-detroitiano, voglia-di-vivere-saltami-addosso. Buon Natale.
PATRICK COWLEY – SCHOOL DAZE
Mago della dance alle prese con la colonna sonora di una pellicola gay-
porn. Da mettere sul piatto quando chiamate l’idraulico.
BLL VERMETTE – KATHA VISION
Sperimentatore nella scena di Chicago sin dagli anni 70, nel 1984 stampò privatamente questo capolavoro ambient che è il non plus ultra del synth e del trip notturno.
REZZETT – REZZETT
Una sberla minimal, techno, noise… chiamatela come volete ma sappiate che sempre sberla resta e dischi del genere non escono tutti i giorni.
GIRLS PISSING ON GIRLS PISSING – EELING
Disagiati new-zelandesi che vi sfido a googolare senza incappare in video fradici di pioggia dorata. Spruzzi di Raincoats e Naked On The Vague per una delle uscite più inquietanti dell’anno.
CRYSTAL SHIPSSS – CRYSTAL SHIPSSS
Un giovane berlinese se ne esce con un e.p. perfetto contenente “Listening to Devil Town (by Daniel Johnston)”, aka la miglior canzone dell’anno passato e venturo.
JESSICA 93 – WHO CARES
One man band francese debitrice tanto al punk marziale dei Pailhead quanto al blues di Abner Jay.
DI MELO – DI MELO
Fantastico musicista pernambucano capace di fondere le rivoluzionarie intuizioni tropicaliste con il funk e certo nuovo tango argentino. Altra ristampa da avere.
MATTIA COSTIOLI
LONDON GRAMMAR – IF YOU WAIT
Il livello di eleganza di questo disco su una scala da 1 a 10 corrisponde più o meno a James Dean sotto bromazepam. Se non vi piace è perché siete gelosi. O felici.
AUTRE NE VEUT – ANXIETY
Com’è stato il 2013? Così.
FOREST SWORDS – ENGRAVINGS
Quel confine tra sociopatia e ritardo mentale in cui ci sono Forrest Gump, Rain Man e quello bruttino ma interessante che ti ha fregato la ragazza al liceo. Quest’album è più o meno così.
CUUSHE – BUTTERFLY CASE
Il Giappone è un posto stravagante e io conosco solo quella parte fatta di reality show al limite del porno e karōshi. Quest’album mi ha insegnato un sacco di cose sul Giappone (cosa voglia dire fare musica in Giappone, ad esempio,) in più mi ha consumato i timpani.
EMINEM – THE MARSHALL MATHERS LP 2
È l’album più commovente che sia uscito quest’anno (e vi giuro che io di roba frangipalle ne ascolto parecchia.)
EARL SWEATSHIRT – DORIS
Potrebbe essere anche il disco del decennio, ha così tanto potenziale che finirà per mettere in secondo piano la carriera di Felpa, rendendolo il rapper più giovane della storia a sentirsi dire non sei più quello di una volta. Un classico.
DISCLOSURE – SETTLE
Questo disco è universale, puoi ballarci sopra, starci sotto o lasciarlo andare mentre fai la fila in auto al fast food.
DEAN BLUNT – STONE ISLAND
Perché il mio 2013 in fondo è iniziato ad agosto e queste canzoni (registrate in un’unica sessione in una stanza d’albergo) sono un regalo enorme che ho ricevuto, meritatamente o meno. Una specie di doveroso ringraziamento allo svolgersi delle cose.
KAE – FIVE PARTS OF THE SOUL
Perché è il disco che farei io se le mie competenze tecniche andassero oltre il giro di do e il flauto in quarta elementare.
VOLCANO CHOIR – REPAVE
[Sulle di “Un’avventura”] Non sarà né VICE né Noisey / a fermare il mio amore per Justin Vernon. E fino a prova contrario tutto ciò che tocca diventa oro.
GIULIA POLVARA
KURT VILE – WAKIN ON A PRETTY DAZE
Perché quando lo ascolti sei subito avvolto da una foschia psicotropa e luccicante, forse in realtà dovuta alla combustione di specie botaniche specifiche, e perché si è abbinato bene ai miei momenti di sociopatia, che avvengono con cadenza regolare.
BATHS – OBSIDIAN
Perché dal vivo maneggia drum machine e campionatori con la stessa destrezza di Shiva, e perché aggiunge quella componente di dolcezza all’elettronica che mi fa diventare gli occhi a cuoricino nel giro di due secondi.
SAVAGES – SILENCE YOURSELF
Potere alle donne.
FUCK BUTTONS – SLOW FOCUS
Una parola. BRAINFREEZE.
THE NATIONAL – TROUBLE WILL FIND ME
Perché i National sono tra i pochi che mantengono un po’ di spessore culturale nel soft rock. E perché al contrario di molti, i loro dischi diventano progressivamente meno lagnosi.
PHOSPHORESCENT – MUCHACHO
Assieme ai National è stato il disco che mi ha fatto venire le farfalline allo stomaco. Ma forse erano solo postumi.
ONEOHTRIX POINT NEVER – R PLUS SEVEN
Perché mi ha fatto fare una figura di merda di proporzioni titaniche, su cui non sto a dilungarmi, e perché ha mandato a puttane tutto il mio bilancio musicale di questo 2013.
M.I.A. – MATANGI
Perché M.I.A. sarà sempre più fica di te, e perché tutte le volte che l’ascolto vorrei tanto essere Tamil anche io.
DARKSIDE – PSYCHIC
L’ascolto di questo disco è stato un momento di catarsi per le mie orecchie. D’altra parte da Nicolas Jaar ci si poteva aspettare poco altro. WÜNDERBAR.
NICK CAVE AND THE BAD SEEDS – PUSH THE SKY AWAY
Perché quest’album fa venire la pelle d’oca fin dal primo secondo, perché Cave ha fatto il concerto dell’anno e perché agli Arcade Fire gli caga in testa con grande disinvoltura.
VALERIO MATTIOLI
JAMES HOLDEN – THE INHERITORS
Grazie Marco Rainbow Island.
MASTER MUSICIANS OF BUKKAKE – FAR WEST
Il loro disco prog (più o meno).
MIKE COOPER – WHITE SHADOWS IN THE SOUTH SEAS
Gli Heroin In Tahiti all’inizio dovevano chiamarsi Opium in Honolulu, ma poi abbiamo pensato che già c’era Mike.
LAND OF KUSH – THE BIG MANGO
Ero rimasto un po’ perplesso dal nuovo di Alan Bishop con gli Invisible Hands, ma per fortuna c’è Sam Shalabi.
DJ NIGGA FOX – O MEU ESTILO
Portugàl senza saudade.
LIVITY SOUND –s/t
Bassi inglesi
RABIH BEAINI – ALBIDAYA
Capolavoro. Sul serio. Anche meglio di Morphosis. Rabih dammene ancora.
SKY NEEDLE – DEBASED SHAPES
Il mio disco “storto” dell’anno. Sono australiani.
ONEOHTRIX POINT NEVER – R PLUS 7
Musica per Google Glass.
WOLF EYES – NO ANSWERS: LOWER FLOORS
Fortuna che almeno loro non si sono messi a scimmiottare la techno. Per ora.
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