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Abbiamo chiesto a un avvocato che cosa rischia 21 Savage

21 Savage

Domenica 21 Savage, il cui vero nome è She’yaa Bin Abraham-Joseph, è stato arrestato dall’ICE, cioè dall’agenzia per l’immigrazione e le dogane statunitense, con l’accusa di essere un immigrato irregolare. Il portavoce dell’ICE Bryan Cox ha rilasciato una dichiarazione ufficiale sull’accaduto e ha specificato che l’arresto è avvenuto nel contesto di “un’operazione morata” nell’area di Atlanta. Ha inoltre detto che “le procedure di deportazione contro il rapper cominceranno presto in un tribunale federale”.

Stando a un certificato di nascita ottenuto dalla celebre agenzia di stampa Reuters, 21 Savage è nato nel 1992 a Londra, nel borgo di Lambeth. Le autorità sostengono che Abraham-Joseph sia arrivato (e poi rimasto) negli Stati Uniti nel 2005 con un permesso temporaneo della durata di un anno e mai rinnovato. A due giorni dal suo arresto 21 è ancora detenuto e gli è stata negata la cauzione. Il che è piuttosto singolare, dato che stiamo parlando di una persona che la settimana scorsa è stata protagonista di un evento prima del Super Bowl insieme a Ludacris e ai Migos, ma proviamo a mettere ordine in tutto quello che è successo.

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L’avvocato di 21 Savage, Charles H. Kuck, ha rilasciato una dichiarazione a Buzzfeed News in cui sostiene che l’ICE abbia arrestato il suo cliente “basandosi su informazioni sbagliate riguardo a vecchie accuse penali”. Secondo Kuck 21 avrebbe inoltre fatto domanda per una U-Visa, cioè un permesso di soggiorno accordato a persone che hanno subito violenza fisica o mentale sul territorio degli Stati Uniti e può quindi ritenersi legalmente non deportabile. L’avvocato ha inoltre posto dubbi sulle tempistiche dell’arresto, dato che l’Ufficio Immigrazione statunitense sa del suo status legale almeno dal 2017. Ecco la sua dichiarazione:

L’ICE ha arrestato She’yaa Bin Abraham-Joseph, il celebre artista e autore di Atlanta conosciuto come “21 Savage”. Lo ha fatto basandosi su informazioni sbagliate riguardo a vecchie accuse penali e ora si rifiuta di scarcerarlo su cauzione, nonostante abbia fatto domanda per una U-Visa (in quanto vittima di crimini) all’Ufficio Immigrazione, e che può ritenersi legalmente non deportabile. Il signor Abraham-Joseph non ha mai nascosto il suo status di immigrato al governo degli Stati Uniti. Il Dipartimento di Sicurezza Nazionale sa dove vive e conosce la sua storia almeno dal 2017, cioè dal momento in cui ha fatto domanda per la U-Visa, e nonostante questo non ha agito nei suoi confronti fino all’ultimo fine settimana. L’ICE può continuare a tenere in carcere solo persone considerate una minaccia per la comunità, o che potrebbero ragionevolmente scappare dagli Stati Uniti e non presentarsi in tribunale. Ovviamente il nostro cliente non è a rischio di fuga, dato che è ampiamente riconoscibile e un membro importante dell’industria musicale. Inoltre il signor Abraham-Joseph non è un pericolo per la comunità. Anzi, i suoi contributi alle comunità locali e alle scuole dell’area in cui è cresciuto sono esempi del tipo di immigrato che vogliamo in America.

L’ICE non ha accusato il signor Abraham-Joseph di alcun crimine. Quando era un minore la sua famiglia è rimasta negli Stati Uniti anche al termine del loro permesso di lavoro, come quella di quasi due milioni di altri bambini, ed è rimasto privo di uno status legale senza averne colpa. Questa è una violazione dei diritti civili, e la detenzione del signor Abraham-Joseph non ha alcuno scopo se non quello di punirlo senza motivo e provare a intimidirlo, così che rinunci al suo diritto di combattere per restare negli Stati Uniti. Ha avuto successo nonostante le difficili circostanze della sua gioventù e ha dato alla nostra società contributi che rivaleggiano quelli di un qualsiasi cittadino nato in America. Il signor Abraham-Joseph ha figli americani che supporta e può considerarsi esente dalla deportazione. Combatteremo insieme a lui per liberarlo, per la sua famiglia e per il suo diritto di restare in questo paese. Nessuno si aspetterebbe di meno da lui.

Nonostante 21 Savage sia arrivato negli Stati Uniti da un paese che solitamente non consideriamo come un posto da cui la gente scappa, la sua situazione è comunque desolante e sottolinea la natura oppressiva delle politiche di immigrazione degli Stati Uniti. 21 aveva 12 anni quando è arrivato negli Stati Uniti ed era solo un adolescente quando il suo permesso di soggiorno è terminato. Come centinaia di migliaia di bambini che vivono tuttora negli Stati Uniti, è stato portato nel paese sotto circostanze su cui non aveva il minimo controllo. Oggi ha 26 anni e ha passato più che metà della sua vita in una nazione che adesso lo minaccia di deportazione per il comportamento tenuto dai suoi genitori anni e anni fa. Il che è più che ingiusto.

L’arresto di 21 arriva dopo due anni in cui Trump ha aumentato largamente le capacità repressive dell’ICE. Nonostante il direttore della sezione di Atlanta dell’ICE abbia dichiarato che la sua agenzia “sia concentra sull’arresto di persone che pongono minacce alla sicurezza pubblica e nazionale”, le statistiche dimostrano il contrario. Sotto Trump, l’arresto di persone non criminali è aumentato del 171%. La dichiarazione pubblica di Cox sull’arresto è in linea con le intenzioni dichiarate dall’agenzia: “Il signor Abraham-Joseph è stato arrestato dall’ICE in quanto illegalmente presente sul territorio degli Stati Uniti, e in quanto pregiudicato”. Ma TMZ riporta che il reato del 2014 su cui Cox si basa per definire 21 un “pregiudicato” è stato cancellato. Quella dichiarazione di colpevolezza non appare quindi più sulla sua fedina penale, e 21 non è quindi tecnicamente un “pregiudicato”. È a questo che il suo avvocato si riferisce quando parla di “informazioni sbagliate”.

Il tentativo dell’ICE di criminalizzare il passato recente di 21 viene controbattuto punto per punto dalla dichiarazione del suo avvocato. C’entra il fatto che supporti tre bambini nati negli Stati Uniti e quindi regolari cittadini, c’entrano i suoi contributi alle comunità locali, c’entra la sua domanda per la U-Visa. Queste ultime vengono accordate molto raramente (solo 121 nel 2015, per esempio), dato un lungo processo burocratico. Una stima del 2017 sosteneva che gli immigrati devono aspettare quasi tre anni prima di essere messi sulla lista d’attesa per le U-Visa, se la loro domanda è approvata. In ogni caso, la domanda dimostra che le autorità erano a conoscenza dello status di 21 Savage e che lui era conscio di non poter restare negli Stati Uniti a tempo indeterminato senza mettersi in regola.

L’ironia è che tutto sarebbe potuto essere molto più semplice. Se 21 fosse stato residente da qualche altra parte nel mondo avrebbe potuto fare richiesta di diversi tipi di visti che gli avrebbero permesso di entrare negli Stati Uniti senza problemi. Ci sono moltissime stelle del cinema, artisti e atleti stranieri che risiedono in America grazie al permesso per “straordinaria abilità“, concesso a chi si distingue in una particolare arte o disciplina. I suoi tre figli, al compimento dei 21 anni, avrebbero potuto fare una richiesta ufficiale per portarlo legalmente negli Stati Uniti. Il governo americano offre inoltre la possibilità di pagare per ottenere permessi di soggiorno. Ma la permanenza illegale di 21 sul territorio degli Stati Uniti gli avrebbe probabilmente impedito di seguire queste strade per ottenere la cittadinanza.

Non è chiaro che cosa succederà ora. Gli avvocati di 21 sostengono che debba essere liberato, in attesa del responso alla sua domanda di permesso, e che il suo ruolo e la sua persona non debbano essere considerati “a rischio”. L’ICE invece agisce secondo una logica di discrezionalità dell’azione legale e può quindi detenere 21 Savage finché non viene fissata una data in cui svolgere un processo. Le linee guida dell’Ufficio Immigrazione dicono che “il fatto che un reato sia stato cancellato non elimina la relativa condanna” e che non ha “alcun effetto su arresti dovuti a crimini legati all’immigrazione”. Solo che, a differenza della stragrande maggioranza delle persone a cui succede qualcosa di simile, 21 ha risorse economiche tali da poter assumere avvocati di prim’ordine e una fama tale che il suo caso è seguito con attenzione da media nazionali e internazionali. Il che ha un peso, negli Stati Uniti del 2019.

Jessica Meiselman è un’avvocato e una scrittrice di New York. Seguila su Twitter.

Una versione di questo articolo è comparsa originariamente su Noisey US.

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