Musica

Ha ancora senso andare contro la trap per difendere l'hip-hop italiano?

Egreen ha deciso di usare il suo primo singolo in major per dire che l'hip-hop italiano "è una sòla", quindi ci abbiamo ragionato insieme a lui, Jack The Smoker, Macro Marco, Dargen D'Amico, MACE, DJ Fede e il Chicoria.
Simone Zagari
Milan, IT
tradizione
Da sinistra: Macro Marco (via YouTube), Egreen, DJ Fede, Chicoria (fotografie promozionali), MACE (fotografia di Ludovica De Santis)

Avete presente quelle pagine che su Facebook pubblicano aforismi abbinati ad una foto in bianco e nero di un personaggio famoso random? Ecco, immaginatevi un bel “Solo gli stupidi non cambiano idea” in Comic Sans, ma al posto della faccia di Vin Diesel metteteci quella di Nicholas Fantini, in arte Egreen.

Egreen è un rapper vecchia scuola, di quelli duri e puri che l’underground ce l’hanno nell’anima, ma che col tempo ha saputo smussare i suoi angoli più spigolosi. Ce l’ha detto lui stesso nel maggio scorso, in occasione della pubblicazione di Entropia 3: “Ero contro tutto, un estremista totale, iper purista. Negli anni ho sempre cercato di levarmi, un pezzetto alla volta, questo inutile senso di appartenenza estremo. Secondo me oggi questi allarmismi disfattisti, conservatori e retrogradi non portano a nulla di buono”.

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Egreen è un rapper vecchia scuola, di quelli duri e puri che l’underground ce l’hanno nell’anima, ma che col tempo ha saputo smussare i suoi angoli più spigolosi.

E infatti ecco arrivare, proprio sul finire del decennio, il suo nuovo singolo dall’emblematico titolo “Ho sbagliato”. Il pezzo mette in discussione tutta la carriera pregressa del rapper e le sue convinzioni: “Ho creduto nell’Hip-Hop italiano / L'hip-hop italiano / Bella sòla, bella presa per il culo” e ancora, su una base dal sound tutto 808 e hi-hat a raffica, “In Italia sei un fallito se trappi a trent'anni, ti prendono in giro / Ma è solo in Italia che ‘sta merda è per i bimbi dell’asilo nido”.

Ma se anche un samurai depone la spada, quali certezze ci rimangono? Puristi, Vecchia, Nuova e Nuovissima Scuola, featuring, trap, soldi, numeri. Dato che non si capisce più niente abbiamo provato a fare chiarezza sulle posizioni dell’underground all’interno del rap game attuale facendo qualche domanda a persone che potrebbero essere dirette interessate: Chicoria, Dargen D’amico, Jack The Smoker, Macro Marco, DJ Fede, Mace, e Egreen stesso.

"L'hip-hop italiano / Bella sòla, bella presa per il culo." - Egreen, "Ho sbagliato"

Partiamo da un errore comune. Fra tradizione e innovazione non c’è dualismo né tanto meno una faida in corso, su questo gli intervistati sembrano essere tutti d’accordo. È proprio la coesistenza di entrambe che spinge a creare musica di livello e a creare sana competizione. Secondo Macro Marco forse è proprio qui il nocciolo della questione, nel non dover dialogare per forza nell’ottica di un bene comune ma nel pensare a fare bene le cose, con professionalità e personalità.

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Più che un problema di vecchi vs giovani, sarebbe più salutare discutere con “punti di vista diversi”, come li chiama anche DJ Fede, nell’ottica dell’arricchimento reciproco e con la voglia di fornire al pubblico un ampio ventaglio di scelte, tutte qualitativamente alte.

egreen ho sbagliato

L'artwork di "Ho Sbagliato" di Egreen, cliccaci sopra per ascoltarla su Spotify

Prendiamo Guè e Marra, per esempio: due astri del rap, due “avanguardisti” come li chiama Chicoria, che si sono cimentati con determinate sonorità prima ancora che diventassero un trend, e che ora si divertono a rappare su ogni tipo di base. Per un fiero sostenitore dell’innovazione come Mace questa è una cosa normalissima, ma anche chi continua a spingere l’old school come Fede ammette la fattibilità di rinnovarsi senza sfigurare né tanto meno “vendersi”.

Ciò è possibile perché, a detta di Macro Marco, la musica che fai è un po' una carta di identità: ogni tot si rinnova cambiando foto e formato, ma non il nome né i segni particolari. Ci si può quindi adattare ai tempi che corrono senza per forza snaturarsi, soprattutto quando si è artisti con la A maiuscola. Come sottolinea Egreen, infine, la musica è un lavoro e rimanere sul mercato (con un prodotto artisticamente coerente) è un pregio, non un difetto.

"La musica che fai è un po' una carta di identità: ogni tot si rinnova cambiando foto e formato, ma non il nome né i segni particolari." - Macro Marco

Nonostante molti pesi massimi si siano già cimentati con questo tipo di sound, però, la percezione comune è quella a cui accenna Egreen in “Ho sbagliato” e cioè che la trap, o comunque qualsiasi modo innovativo di fare rap, sia roba da ragazzini. Jack The Smoker lo vede come un fatto appurato considerando che ai concerti trap l’età media è bassa e che le classifiche sono mosse da ragazzini; Dargen invece riconduce il problema a una questione di “vizi privati e pubbliche virtù”, perché la trap tra gli adulti si ascolta di nascosto mentre i ragazzi sono più coerenti e spensierati proprio grazie alla loro giovane età.

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Come ci ricorda Marco, però, probabilmente la verità sta nel mezzo: è “una cosa più vicina ai giovani, dato che è esplosa in un momento in cui il mercato musicale ed extra musicale viravano in una determinata direzione. Proprio nello stesso identico momento, questa nuova generazione ha spontaneamente preso il genere come il trend da seguire”. Ma tanto lo sappiamo tutti che “alla fine, poi, l'ascoltano tutti. Giovani e meno giovani. Provando a trovare dentro qualcosa che si avvicini ai propri gusti”.

"Sai quanti adulti negli anni Sessanta in America pensavano che il rock fosse un fenomeno passeggero? È una storia ciclica, ovunque nel mondo." - Mace

Mace, invece, tira in ballo corsi e ricorsi storici: “Sai quanti adulti negli anni Sessanta in America pensavano che il rock fosse un fenomeno passeggero? È una storia ciclica, ovunque nel mondo. Non solo nella musica, le grandi novità vengono catalizzate dai giovani (o dalle persone più curiose) e bistrattate dagli altri, che ormai si sono auto-costruiti il loro castello di certezze e hanno paura a rimetterlo in discussione. Fino a che un fenomeno cresce a dismisura e non si può più ignorare”.

Anche Dargen si è accorto che oggi un mese vale un anno e che escono due artisti rivelazione a settimana; è palese che sia successo “qualcosa di strutturale” nella musica italiana. Le nuove e le nuovissime leve del genere spopolano ovunque, sono riuscite ad accaparrarsi la fetta più grossa del mercato discografico spodestando il cantautorato e ottenendo molto più successo commerciale e mediatico dei loro predecessori. Viene quindi spontaneo chiedersi come questi ultimi abbiano vissuto il passaggio del testimone.

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Bé, la stanno vivendo tutti bene, molto bene. La rottura apportata nel 2015 da quella che Jack definisce “generazione di Sfera” è stata una fase di passaggio che ha attirato una fetta di pubblico che prima non ascoltava rap. Secondo DJ Fede è tutto un percorso di mutazioni, siano esse evoluzioni o involuzioni, conseguenza di trend planetari che sarebbe stupido contrastare; quello che si può continuare a fare, però, è creare un’alternativa di qualità. Anche Marco è d’accordo: “sono sempre nate cose nuove, come altre cose sono lì, da sempre, e non hanno certo intenzione di scomparire, anche se non sono sotto le luci dei riflettori”.

Egreen vede tutto in un’ottica estremamente positiva, considerando poi che “c’è molto talento, i linguaggi cambiano ma di base la sostanza è la stessa: ragazzi che hanno qualcosa da dire”. Chicoria è della stessa idea e si dice entusiasta, portando a galla anche le competenze tecniche di alcuni dei nuovi talenti che spesso producono i beat “una cosa impensabile per tanti MC degli anni 90”.

“Se fanno du mijoni de story su Instagram e poi hanno fatto n’album che puzza” - Chicoria

È anche vero però, continua il Chico, che tanti altri giovani “se fanno du mijoni de story su Instagram e poi hanno fatto n’album che puzza” perché, come nota DJ Fede, oggi molti sono più web star che artisti. La figura del rapper outsider che ha vissuto Jack è scomparsa ma d’altronde, citando Mace, “Video killed the radio star, no? Tutto il mondo è in metamorfosi. Continuamente”.

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È altrettanto innegabile che i contenuti delle canzoni abbiano subito un cambiamento. Come affermano il Chicoria e Fede, la forte connotazione politica da centri sociali dei Novanta si è persa per strada, ma è pur vero che l’immaginario cittadino e la voglia di fare i grossi è sempre stata una caratteristica costante del genere. Ed è proprio questo aspetto che piano piano, nei primi 2000, è venuto fuori aprendo a 360° lo sguardo sulla cultura giovanile, favorendo l’esplosione del cosiddetto storytelling di strada: esempi sono Co’Sang, Club Dogo, TruceKlan.

“La musica si adatta perché l'arte manifesta i tempi” - Dargen D'Amico

E se la cultura giovanile oggi è caratterizzata da apparenza e materialismo, non è di certo colpa del rap. “La musica si adatta perché l'arte manifesta i tempi” (Dargen) e “anche se oggi il tempo non è che sia proprio dei migliori, sarebbe sbagliato parlare di evoluzione o involuzione” (Marco). “Oggi, a parte rari casi, la linearità del testo non è importante, ci si muove più per immagini, si arriva a fine pezzo e si fa fatica a capire cosa è stato detto. Ma si tratta proprio di un altro modo di scrivere” (Jack), “e oggi come ieri, c’è chi scrive da Dio e chi fa cagare” (Mace).

Chi si è saputo distinguere della Nuova Scuola è rimasto sulla cresta dell’onda, stimolando la nascita artistica di un’ondata di artisti che sono ormai già un culto affermato: Madame, Psicologi, Shiva, Massimo Pericolo, Speranza. Il rap scevro di qualsiasi messaggio sembra ormai avere vita breve e tutti sono felici delle nuove maestranze talentuose.

È che troppo spesso ci si lascia abbagliare da tutto il contorno mediatico, dai gioielli, dai social, ma alla fine “il rapper fa il rap, parla tramite le canzoni e le sue canzoni parlano per lui. Nel bene o nel male” perché “è la musica che conta, il resto è aria fritta” (Marco); e “la buona musica cammina con le proprie gambe” (DJ Fede). Era così negli anni Novanta e nei Duemila, è stato così nel decennio appena conclusosi e, ci scommetto, sarà così anche in quello che verrà. Simone è su Instagram. Segui Noisey su Instagram, Twitter e Facebook.