Attualità

I momenti più assurdi e imbarazzanti di questa campagna elettorale

Televendite sessiste, Giorgia Meloni che cucina i panzerotti, le barzellette di Berlusconi su TikTok e i Verdi che fanno allusioni sessuali.
Lavinia Martini
Rome, IT
elezioni 2022 spot elettorali
Da sinistra Matteo Salvini su TikTok, il candidato di Forza Italia Massimo Mallegni in uno spot, Silvio Berlusconi su TikTok. 

Il 25 settembre si andrà a votare e nessuna delle persone che conosco è veramente su di giri all’idea di farlo. Questa estate, essendo abbastanza fuori dall’Europa, ho ringraziato il cielo di ricevere solo gli echi lontani della campagna elettorale. Ma una volta tornata a casa, il circo era lì ad aspettarmi.

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Vista da una prospettiva annichilita, la campagna elettorale è quel momento in cui una cerchia ristretta di cinquantenni si esibisce in una serie di attività con il fine ultimo di risultare affidabile e sexy per un potenziale elettorato.

Un rituale di seduzione dove si fondono insulti, lamentele e abbondante uso di Photoshop. Il fulcro della libido è costituito da un momento irrinunciabile: le promesse. In Italia il picco è stato raggiunto e mai più superato nel 2018, quando Di Maio in campagna elettorale promise che avrebbe abolito la povertà.

È per ricordi come questi che abbiamo raccolto i momenti più assurdi e imbarazzanti di questa campagna elettorale.

Le televendite del candidato di Forza Italia Massimo Mallegni 

Mia nonna avrebbe urlato, vedendo lo spot in cui Massimo Mallegni, senatore e candidato di Forza Italia in Toscana, promette una legge per dare stipendio e pensione “alle nostre mogli e alle nostre mamme.”

Nella televendita realizzata—tiro a indovinare—a budget zero, si vede un uomo di mezza età in completo ministeriale fare il suo ingresso a mani larghe tra due donne; una più adulta sulla sinistra, una più giovane sulla destra, entrambe impiegate in faccende domestiche.

La prima passa il folletto, l’altra invece stira i panni infiocchettata come un uovo di Pasqua. È su di lei che cade lo sguardo quando alle parole “pensione” esibisce un eclatante sospiro di sollievo, agitando l’enorme pancia in gommapiuma che le spunta da sotto l’abito.

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La retribuzione del lavoro domestico è una cosa seria, non di certo materiale per una televendita.

Enrico Letta ha usato più volte una citazione di Rocky III 

Siete fermi con l’auto in mezzo al traffico, passa un autobus che reca sul dorso l’immagine gigante di un uomo con un colorito grigio. È un dettaglio importante, perché sui coloriti si gioca buona parte dei voti dell’elettorato.

Sotto il suo faccione c’è scritto a caratteri cubitali “Scegli”. Tu pensi “ti prego, no.” Di lui sappiamo che in campagna elettorale ha più volte usato un improbabile riferimento a Rocky III, per questo tutti gli avversari lo spernacchiano chiamandolo “occhi di tigre.”

La faccenda ha inizio all’indomani delle dimissioni di Mario Draghi, quando Enrico Letta incitò i militanti del Partito Democratico “ad avere gli occhi di tigre” con una citazione non letterale di Eye of the Tiger. Da quel giorno nulla è stato più come prima. 

Carlo Calenda che dice di sé pessime cose

Nella commedia degli errori Calenda è quello che va in giro con la polo usando tutte le flessioni del trasteverino accompagnate da termini tipo cianciare, troglodita, totale.

Alla decisione di sbarcare su TikTok segue un video maldestro in cui sembra più insultare gli utenti che accalappiarli: “Uno: io non so ballare, sembro un orso ubriaco. Due: non posso dare consigli di make-up perché c’ho la pancia e sono brutto” e già andava tutto male, ma poi ha aggiunto “però posso parlarvi di politica.”

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Avevamo già osservato questa tattica nel video di presentazione: “Mio nonno è stato uno dei grandi registi italiani, con lui ho fatto Libro cuore come protagonista, ero un cane di attore, totale,” aveva detto in un fiato.

Giorgia Meloni va a fare i panzerotti 

In ogni campagna elettorale c’è un politico che va a cucinare con delle vecchiette. Sia mai che le chiavi dello stato finiscano nelle mani di qualcuno che non sa fare la parmigiana.

C’è un’altra cosa che succede spesso: nessuno legge i programmi elettorali perché sono noiosi e pieni di sostantivi lunghissimi. Delle 40 pagine di testamento meloniano però ci stiamo perdendo la “creazione di un nuovo immaginario italiano anche promuovendo la storia dei grandi d’Italia e le rievocazioni storiche” e poi “il diritto a una vecchiaia serena” a cui concorre il “contrasto alle truffe rivolte agli anziani e alle promozioni commerciali invadenti,” ma anche lo “stimolare il coordinamento con le istituzioni europee per limitare l’esposizione alimentare del continente nei confronti del resto del mondo.”

Lo sentite pure voi quel rumore di che cazzo vor dì? Ma torniamo alla gastro-politica. Meloni va in Puglia a fare panzerotti, Letta gioca a fare il cameriere, Berlusconi per Ferragosto ha affittato il palazzo delle cerimonie. Manca Salvini, che però li aveva preceduti tutti prima di abbandonare la sua veste di food influencer. Sarà per quello striscione comparso in Abruzzo in cui si leggeva “Salvini mangiati la merda?” 

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Un cosplay di Mussolini si aggira per le strade di Firenze 

Alessio Di Giulio, consigliere della Lega a Firenze, è sconosciuto ai più se non per lo stentato utilizzo della punteggiatura e le massime ficcanti (genitori, segnate questa: “Anche se potete non viziate i vostri figli, devono sudarsi le cose per poi apprezzare il valore di esse”). Di recente ha postato un video sul suo profilo Facebook mentre cammina per le strade di Firenze.

Nella clip lo si vede riprendere un sé stesso traslucido e una donna di origine rom. “Il 25 settembre vota Lega per non vederla mai più,” dice ridendo. Di Giulio si è difeso dalle critiche con delle motivazioni del tutto insolite: “Non sono razzista. La mia ragazza è nigeriana. È stato fatto in maniera scherzosa,” aggiungendo che “mi ha molestato, l’accattonaggio è illegale e io sono per la legalità.”

I rom, intanto, restano la minoranza più odiata in un paese che non sa fare i conti col suo razzismo sistemico.

Berlusconi è ricaduto nelle barzellette 

Come anticipavo, il colorito è uno degli elementi su cui si gioca il consenso delle masse. Berlusconi lo sa bene quando sceglie di sfoderare un fondotinta long lasting color terra di Namibia per il suo debutto trionfale su TikTok.

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Ma c’è qualcosa che stride. Tipo: Berlusconi pensa di parlare giovane ma gli sfugge un “decontribuzione” e un “detassazione”, poi fa una cosa stranissima con la testa mentre dice “Tik Tok” o peggio “Tik Tok Tak.” Al secondo video gli avranno detto di essere meno ingessato, meno Seconda Repubblica, e quindi si mette in poltrona e fa sparire la bandiera dell’Italia.

È qui che ricade nelle storielle perché, dice lui, “la barzelletta è terapeutica e pulisce il cervello”—in alcuni casi fin troppo. A questo punto credo che non stia più ascoltando nessuno: sono tutti puntati sul telefono spento.

I Verdi e la Sinistra Italiana fanno allusioni sessuali

“La prima volta è come il sesso, solo per amore” è il succo dello spot elettorale diffuso dall’alleanza Verdi-Sinistra Italiana che dovrebbe—il condizionale è d’obbligo—convincere i giovani ad andare a votare.

Che dire: è il progressismo, baby. Tutti i pubblicitari giovani erano in vacanza a Fuerteventura e Nicola Fratoianni in giro ha trovato solo i grafici del Cioè. Sul finale alcune scritte fatte con il defunto Paint si muovono al rallentatore. Non sto piangendo, mi è solo entrato un Comic Sans nell’occhio. 

Le live piene di cringe di Matteo Salvini su TikTok

A Salvini va il merito di aver raggiunto un livello ultrasonico e ultracringe di comunicazione politica. Dalle live su TikTok in cui mette fiorellini al video in cui un cucciolo di Bambi sta per portargli via una falange, a Bob Sinclar che urla “Noooooo” mentre capisce che a un suo dj-set, nel quale Salvini balla in camicia bianca Roma Nord, la folla canta “Salvini is on fire” invece che “Freed from desire”.

Protagonista anche involontario del messaggio subliminale del giornalista di La7 che lo introduce come “il leader della sega”, Salvini non appare più rampante come il padano di una volta: forse perché c’è troppo testosterone in questa campagna elettorale? Che la sparata più grande debba ancora venire?

Intanto accontentiamoci della foto di un pene fatto con la bomboletta a spray postata in un messaggio per contrastare il vandalismo a Busto Arsizio. 

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