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È "giusto" drogarsi? L'abbiamo chiesto a una filosofa

La filosofa Peg O'Connor ha dedicato alle droghe molto del suo lavoro intellettuale, perciò le abbiamo chiesto perché le persone si drogano, come la filosofia l'ha aiutata a uscire da una dipendenza e cosa insegna ai suoi studenti.

Alcuni ragazzi festeggiano la momentanea legalizzazione dell'ecstasy a Dublino a marzo dello scorso anno. Foto di

Sarah Elizabeth Meyler.

La filosofa Peg O'Connor conosce bene le droghe. In effetti, ha dedicato alle droghe gran parte del suo lavoro. Il suo blog Philosophy Stirred, Not Shaken applica alcune delle domande più interessanti della filosofia occidentale al nostro stile di vita edonistico: per esempio, perché agli studenti piace tanto l'MDMA? Va bene avere amici con cui non condividi altro che le sbronze?

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La filosofia ha storicamente avuto un approccio tutto suo all'uso di droghe; nel saggio Le porte della percezione Aldous Huxley descrive la depersonalizzazione e la conseguente consapevolezza ottenuta nel corso di otto ore di trip da mescalina—droga psichedelica amata anche da Sartre. Nietzsche era dipendente dall'oppio mentre scriveva la Genealogia della morale. E, stando a un recente sondaggio, il 90 percento degli studenti di filosofia in Inghilterra ha fatto o fa uso di droghe.

La filosofia può dirci delle droghe più di quanto non riescano a fare la scienza e la legge con gli aridi mezzi di cui dispongono. Forse è questo il motivo per cui la filosofia è anche utile per quanti cercano di uscire da una dipendenza. Peg è un'ex alcolista ormai pulita da dieci anni. È stata la filosofia, secondo lei, a permetterle di individuare le cause e le conseguenze della sua dipendenza e di rimanere sobria.

Questa settimana esce nel Regno Unito il suo libro Life On The Rocks. Finding meaning in addiction and recovery. Perciò abbiamo pensato di chiederle se da un punto di vista filosofico è ok fare uso di droghe.

VICE: Ciao Peg. Anzitutto, qual è il punto d'incontro tra filosofia e uso di droghe?
Peg O'Connor: Sin dall'antichità la filosofia cerca di capire come vivere al meglio. Può insegnare alle persone a chiedersi: Perché lo sto facendo? Mi fa bene? Che ruolo hanno le droghe nella mia vita? Questa sostanza sta in qualche modo modificando il mio carattere? Credo che queste siano domande che tutti si pongono, ma i filosofi lo fanno programmaticamente.

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È questo il motivo per cui gli studenti di filosofia prendono più droghe?
Credo che molte persone siano attratte dalla filosofia perché dà la possibilità di cercare le risposte a domande interiori, ma in un contesto accademico. I miei studenti sono molto interessati ai filosofi esistenzialisti: Sartre, Camus, Kierkegaard… La mia teoria è che questi filosofi si fanno domande che possono interessare tutti: Qual è il mio ruolo nel mondo? Qual è la mia responsabilità? Cosa significa questa situazione?

Poi c'è quell'idea romantica di legare la produzione artistica alle droghe, tutti pensano ai grandi scrittori alcolizzati capaci di pensieri profondissimi, e lo stesso vale per musicisti e poeti. C'è quest'idea che la droga e l'alcol siano parte del loro genio e li aiutino a chiamare a sé le loro muse. Non è che gli studenti di filosofia prendono più droghe, la droga è parte dell'esperienza universitaria.

È immorale prendere droghe, da un punto di vista filosofico?
Non sono sicura che polarizzare la questione in termini di morale o immorale sia la cosa migliore, direi piuttosto che possiamo dire con John Stewart Mill che se qualcuno si droga a casa propria e non mette in pericolo gli altri in alcun modo, che problema c'è? Tuttavia è sempre importante capire perché la gente faccia uso di droghe, di quali droghe e in quali quantità. Tra l'altro il fatto che una cosa sia legale non significa che non sia nociva o che non crei dipendenza.

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Il fatto che lo dicano le istituzioni è abbastanza per rendere le droghe "il male"?
Dipende da cosa intendiamo per "male"—se il governo dice che le droghe fanno male e le rende illegali, be', le droghe diventano il male. Sono consapevole del fatto che i governi decidono quali droghe sono le peggiori e quali non potranno mai essere legalizzate. Ma considera che la marijuana era un tabù negli Stati Uniti e ora invece è legale in molti stati.

E gli psichedelici? Secondo molti ci aiutano a considerare le cose da un punto di vista differente.
Le droghe psichedeliche vengono usate in alcune culture e tradizioni religiose, perciò non si può non riconoscere il fatto che i motivi che hai citato siano riconosciuti: gli psichedelici aiutano a vedere le cose in modo nuovo, agendo anche su processi cognitivi che di solito seguono percorsi abituali e ci spingono a considerare le cose sempre nella stessa maniera. Ma va anche detto che gli effetti possono essere imprevedibili e molto duraturi. E avere le percezioni completamente modificate può farti sentire priva di controllo su te stessa e sulla realtà.

In che modo la filosofia aiuta a combattere le dipendenze?
La filosofia si occupa da sempre della domande esistenziali e della sofferenza, cercando di trovare un senso alla e tramite la sofferenza. La dipendenza da droghe è spesso sia la causa sia la risposta alla sofferenza—riguarda la natura e la condizione dell'uomo, argomenti a cui la filosofia si è sempre dedicata. È solo che non siamo ancora riusciti a trovare un punto di contatto profondo tra i problemi con l'alcol e la droga e la filosofia.

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Se la dipendenza è sia la causa che la conseguenza della sofferenza, è un serpente che si morde la coda.
È sicuramente un ciclo. Credo che un sacco di gente cominci a drogarsi o a bere perché soffre. Ci sono per esempio molte ricerche secondo cui le persone che sono state vittime di un abuso sessuale in giovane età hanno maggiori probabilità di sviluppare dipendenze. Le persone iniziano a drogarsi per automedicarsi, come se volessero fuggire da qualcosa. Ma ci sono anche persone che non hanno vissuto nulla di terribile ma iniziano a drogarsi o a bere—passano dall'uso all'abuso alla dipendenza.

Pensi che la droga sia sempre una forma di evasione?
Non sempre. Il punto è che non possiamo ignorare che prendere droghe possa essere divertente e piacevole. Ma nella cultura in cui viviamo c'è una specie di fascinazione anche a livello mediatico dell'uso di droga, come se significasse "Ora sono maturo". In qualsiasi film che parla di studenti universitari parte del divertimento consiste nell'ubriacarsi e sballarsi, è un po' l'inizio di qualunque avventura. Perciò ci sembra una realtà affascinante.

In che modo la filosofia ti ha aiutata a uscire dalla dipendenza?
In molti modi, soprattutto mi ha aiutato a esercitare il mio libero arbitrio. William James fa una meravigliosa distinzione tra desiderare e volere, e io per molto tempo ho desiderato che la mia vita fosse differente, ma senza la volontà che lo fosse davvero. Il desiderio è soltanto un bottone a cui giri intorno senza fare niente, finché non hai la volontà di premerlo.

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